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Nuovo giornale
botanico italiano
Società botanica italiana,
Consiglio nazionale delle ricerche (Italy)
IT
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W. O. FABLOW
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NUOVO
GIORNALE BOTANICO
ITALIANO
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NUOVO
GIORNALE BOTANICO
ITALIANO.
Volume Pbimo.
FIRENZE,
Stabilimento di G. Prllas
1869
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lyc^l
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L' abitudine dei Naturalisti di fare inserire i loro lavori, in
periodici, che abbracciano più rami della scenza o negli Atti delle
varie Accademie e Società scentifiche, tanto numerose spe-
cialmente in Italia, è presentemente uno dei più grandi osta-
coli allo studio delle singole Scenze. Cosi molti scritti di insigni
nostri Botanici, hanno appimto per ciò avuta la trista sorte
di restare ignorati e all' estero e nel paese. La mancanza quindi
di un periodico speciale che ofifra ai Botanici italiani un con-
veniente modo di pubblicazione e diffusione dei loro lavori è
vivamente lamentata.
In altri tempi riparava a questo difetto il Giornale Bota-
nico Italiano compilato per cura della Sezione botanica dei
Cìongressi scentifici; però fino dal 1853 dopo otto anni di vita
rimaneva interrotto.
(jolla piena fiducia nell* appoggio e nella cooperazione in
quanti fra noi amano e coltivano la scenza delle piante, mi
provo a riannodare il filo di' quella pubblicazione per mezzo
del Nuovo Giornale Botanico Italiano, nel quale troveranno
luogo: Memorie originali. Rassegne bibliografiche, Corrispon-
denze, Cataloghi, Annunzi, Indicazioni di fatti staccati. Notizie
personali ed infine Estratti di Opere ed anche Riproduzioni
di lavori rimasti dimenticati.
Avrò cura che la stampa proceda con diligenza, ma la re-
sponsabilità per ciò che riguarda il contesto degli articoli è
lasciata intera a ciascuno Autore, che libero di esternare la
sua opinione si compiacerà di firmare almeno colle iniziali i
propri scritti.
Firenze, 31 Marzo 1869.
Odoardo Beocari.
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NUOTO GIORNALE BOTANICO ITALIANO
Fascicolo I. — Maezo 1869.
SOPRA ALCUNE OSSERVAZIONI BOTANICHE
DI LEONARDO DA VINCI.
Dal libro intitolato « Degli alberi e verdure, • che è il sesto
del trattato della Pittura* di Leonardo da Vinci, si rileva che
questo ingegno maraviglioso avea pel primo fatto in botanica
importanti osservazioni, le quali sono comunemente attribuite
a scenziati che vissero molto tempo dopo di lui. Né qui in-
tendo riferirle tutte per disteso; ma di alcune soltanto voglio,
in questa breve notizia, rivendicare a Leonardo la dovuta
priorità.
Egli primo ha indicato varie leggi della fillotassi in modo
preciso, come si può ricavare dai seguenti passi del libro so-
vracitato :
« Del nascimento delle foglie sopra i suoi rami. '
» Ha messo la natura la foglia degli ultimi rami di molte
» piante, che sempre la sesta foglia è sopra la prima, e cosi
• segue successivamente, se la regola non è impedita. »
€ Del nascifnento de' rami nelle piante. '
» Tale è il nascimento della ramificazione delle piante sopra
» i loro rami principali , qual è quella del nascimento delle foglie.
» Le quali foglie hanno quattro modi di procedere V una più
* Trattato della Pittura di Lvmardo da Vinei tratto da un codiee della Biblioteca
Vaticana, e dedicato alla Maestà di Luigi XVIII Ee di Francia e di Ifavarra. Roma, 1817,
nella stamperia de Romanis, in-4. Vedi pag. 391. Fra le molte edizioni del trattato della
Pittura, questa ò la sola cbe contenga il libro degli ^liberi e verdure.
* Tratt. deUa Piit, pag. 397.
« Tratt. della Piti., pag. 399.
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n OSSERVAZIONI BOTANICHE DI LEONARDO DA VINCI
» alta che l'altra/ Il primo più universale è che sempre la sesta
• disopra nasce sopra la sesta di sotto,* ed il secondo è che le
» due terze di sopra sono sopra le due terze di sotto, * ed il terzo
» modo è che la terza di sopra è sopra la terza di sotto. » *
t Della ramificazione degli alberi, *
» Tutte le ramificazioni degli alberi hanno il nascimento
» dalla sesta foglia superiore, che sta sopra la sesta inferiore.
» Il medesimo hanno le viti, canne, come vite, pruno. Delle
» more* e simili, salvo la vitalba, e'I gelsomino, che ha le
» foglie apiate Funa sopra l'altra intraversata. » '
Si vede chiaramente che il testo dell'ultimo paragrafo è as-
sai inesatto, o che almeno vi sono gravi errori nell'edizione ro-
mana; per questo però non può negarsi essere stato Leonardo
(vissuto come ognuno sa dal 1453 al 1519), primo ad aver un
concetto esatto della fillotassi. Ma nei trattati* di botanica si dice
che il Brown • fosse quello che nel 1658 osservasse avanti ogni
altro la disposizione delle foglie in quinconce, la quale dopo
di lui fu ancora osservata contemporaneamente dal Grew" e
dal Malpighi. " Il Bonnet" poi è ritenuto" per il vero fondatore
' Leonardo, come si vede nelle lìnee seguenti, di solo tre esempi. Queste ed altre
inesattezsd fanno desiderare sia esaminato di nuovo il manoscritto Vaticano sul quale fu
fatta l'edisione di Roma, mentre però, come osservano giustamente i traduttori del *Dó<
lócluze, ò esagerato il giudizio sfavorevole che questi ne dà nel suo « Saggio intomo a
Leonardo da Vinci. « Siena, Porri, 1844, in-8. Vedi pag. 104, in nota.
' Disposizioni % o Vs- Leonardo osservò probabilmeute soltanto la prima.
' Intende qui senza dubbio parlare di foglie decussate, in cui il terzo verticillo è
nel piano del primo.
* Disposizione J4-
" Tratt. ddla PKtt., pag. 400.
' La canna, la vite e le more o rovi sono distiche, onde la frase ò inesatta, a menu
che Leonardo non consideri due giri di spira in uno.
^ Intende che la vitalba e il gelsomino hanno foglie sezionate come quelle dell'apio
e decussate (1' una sopra l'altra intraversata).
*. De Candolle, Organographie vegetale. Paris, 1827, Voi. I, pag. 324. — - Du Petit
Tliouars, H%$tovre d'un moreeau de bois, pag. 77 e 111.
• Th. Brown, Garden oj Cyrue. Treatité of quineunx, London, 1668.
^^ Neh. Grew, The anatomy of planU. London, 1682. in-folio, pag. 31, e 147.
^^ Malpighi, Anatome planiarwn. London , 1675. in-folio, pag. 22.
*' Bonnet, Recherefies tur Vusage de* feuiUee dan» les pìantes eie. Goettingue et Leide.
1754. in.4. pag. 163.
*' Saint Hilaire Aug. (de), Lé^om de Bolanique. Paris, 1840, pag. 258. — A. de Jussieu,
£otaniqtLe. Paris, pag. 130. — Duchartre, Éléments de Solaniqt^. Paris, 1867. pag. 379. —
Le Maout et Decaisne, Traile general de Botanique. Paris. 1868, pag. 60.
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OSSERVAZIONI BOTANICHE DI LEONARDO DA VINCI 9
delle leggi della fillotassi, avendo indicato altre disposizioni delle
foglie sui fusti oltre quella descritta dal Brown, e avendone
diffusamente trattato. Queste leggi, regolatrici della forza ignota
che presiede allo sviluppo delle piante, ricevettero importanza
sempre maggiore per T osservazione fondamentale, dovuta al
genio del Goethe, * dell'identità di origine delle foglie e degli or-
gani del fiore.
Solo posteriormente, come è noto, i due lavori dello
Schimper (comunicato il primo alla Società dei Naturalisti di
Heidelberg nel 1819, e l'altro,* esteso svolgimento del primo,
pubblicato vari anni dopo), e innanzi tutto quello del Braun '
sopra i coni dei pini e degli abeti, pubblicato nel 1830, fe-
cero della fillotassi una teoria che in breve tempo ebbe grandi
incrementi, per il sussidio che le somministrarono le matema-
tiche, specialmente la teoria de' numeri e lo studio della distri-
buzione di punti sopra le spire elicoidali tracciate sopra le su-
perficie cilindriche, cilindroconiche e ovoidee. Quasi contempo-
raneamente nel 1835, senza che se ne potesse togliere al Braun
la priorità, lo Steinheil, ^ i firatelli L. e A. Bravais ' e il Martins '
trattarono la teoria matematica della fillotassi con metodo di-
verso, e con vedute talvolta originali, sostenendo questi ultimi
con argomenti ingegnosi tendere tutti gli angoli caratteristici di
una data disposizione verso un medesimo e solo angolo;^ final-
mente di recente l' Àgassiz ^ sembrò accettare la ipotesi del
* Goethe, Vevmeh die Mttamorpho^e àer Hanzen tu erJUaren, Gotha, 1790.
' Steinheil, Beaehreibung de$ Symphytum Zeyheri. Oeiger't Ma^asin. T. XXVIII, 1835.
' Braun, Vergleiehende Uniersuchung dar Ordnung der Sehmppen eU. Aet. Acad. Caes.
Carol Natura Curiotorum. T. XV. 1831.
* Steinheil, Quelquet observations sur la théorie de la IhyUotazia et dee VertìeilUe.
Arm. dee Se, Nat, T. IV. 1835. (LugUo).
' L. et A. Bravais, Eeeai tur la diepoeitìon dee feuiUee eurvieériéee. Ann, dee Se.
Nat. T. VII , pag. 42. 1837 (mem. datata dal 7 Gennaio 1835). Eesai sur la ditpoeition
generale dee JeuiUee eurvieériéee. Ann. dee Se. Nat T. XII. 1839. pag. 5 e 65.
' Oh. Martina et A. Bravais, Mémoiree sur la ditpoeition géonétrique dee feuiìUe et
dee infloreeeeneee préeédés d^un réeumé dee travaux de ìQi. Schimper et Braun tur le
mime sujet. Paris, 1838.
^ De Candolle, Théorie de l'angle unique en pkyUotasne. Bihl. Univ, et Berme Suieee
T. XXm. JuiUet 1865.
^ Bevue dee Coure eeientifiquee, Ann. V. 21 Nov. 1868, pag. 823. Il Pierce esagera le
consegnense del confronto che egli h; l'eguagliansa, del resto stiracchiata, dei numeri che for-
mano le dae serie da lai considerate, mostra solo che fùnùoni le quali rappresentano
Idggi della natura espresse per quantità anche non paragonabili fra di loro , come d ap-
punto nel caso nostro, possono avere proprietà comuni : e di questi confronti moltissimi se
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10 OSSERVAZIONI BOTAKICHE DI LEONARDO DA VINCI
Piercé, il quale, paragonando la serie fillotassica più semplice
con la serie che esprime i rapporti dei tempi veri delle rivolu-
zioni siderali, ha cercato dedurne identità perfetta fra le leggi
fondamentali del moto di rivofuzione dei pianeti e quelle che
regolano la distribuzione delle foglie sui fusti.
Mi sembra quindi essere Leonardo e non Bonnet, il primo
che formulando varie leggi della fillotassi ne stabilisse le vere
basi; tanto più che visse assai prima del Brown, del Grew e
del Malpighi, precursori del Bonnet, i quali del resto non le
avevano indicate se non in un caso soltanto. *
Un'altra osservazione di Leonardo si riferisce al modo col
quale dalla struttura dei fusti esogeni si può desumerne l'età.
Questo fatto, benché ora comunemente conosciuto anche da
persone estranee alla scenza, sembra fosse ignorato dagli an-
tichi, poiché Teofrasto ' non ne fa parola, né lo indica Plinio '
ove cita esempi di alberi vissuti lunghissimo tempo. Se ne at-
tribuisce * in generale la scoperta al Malpighi * e al Grew, * che
pubblicarono le loro opere, il primo nel 1675, il secondo nel 1682;
ma era conosciuto avanti. Infatti Montaigne, ^ passando di Pisa
nel 1581 , lo seppe da un orefice di quella città in termini che
rammentano quelli adoperati da Leonardo. * Trascrivo le pa-
role di Montaigne:
ne potrebbero £are. Soltanto nella BÌmilit^idine della forma di tali funzioni si può vedere una
prova di quell'armonia dell'universo che vuol mostrare l'Agassiz; ma non se ne può de-
durre, come {a il Pierce, che la somiglianza dei numeri delle due serie sia determinata da una
sola e medesima causa.
^ Una bibliografia completa della fillotassi , dai primi lavori che ad essa si riferiscono
fino al 1836, trovasi nell'opera intitolata: Ricerchi suUa struttura del caule delle piante
mortocotUedoni di G. Meneghini ete. etc. Padova, 1836. pag, 35.
* Theophrasti Eresii, De Mistoria Flantarum. Amstelodami, 1641. in-4. Vedi Lib. IV ,
Gap. XIV.
' C. Plini Secundi NaluralU Historia. Hamburgi et Goth», 1853. in-8. Vedi Lib. 16,
Gap. 44.
* De Candolle, Op. eiL pag. 174. — Jussieu, Op. eit. pag. 61.
^ Malpighi, Op. eit. Vedi le parti intitolate: Anatomes plarUarum idea, pag. 4 e 5. 2>«
Cortiee, pag. 1.
« Grew, Op. eit pag. 19. § 6.
^ Joumnl du voj/age de Michel Montai'gne en Italie. ÀRome et Paris, 1774. Voi. 3. in-12.
Vedi voi. Ili, p. 205.
81 hanno «oltttnto di queit* opera 1* edizione •oddotta e dae idtre oontemporanee , una in 1 toI. in-4.
e l' altra in S rei. in-lS. Ho riferito 11 teito dato da Juitiou e non quello lo^ermente diAVt-
rento del looffo citato, •ombrandomi il primo doror ossore stato ricavato dal manoecritto
originale.
^ Notiamo che Pacìolo, amico e divulgatore delle dottrine di Leonardo, fu lettore di
matematiche in Pisa dal 1500 al 1505. Vedi Fabbroni, Hist. Aead. Pie. T. I. pag. 392.
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OSSERVAZIONI BOTANICHE DI I^EOKAEDO DA VINCI 11
« L'ouvrier, homme ingénieux et fameux à faìre de beaux
> instruments de mathématique , m'enseigna que tous les
» arbres portent autant de cercles qu'ils ont dure d'années , et
» me le fit voir dans tous ceux qu'il avoit dans sa boutique, tra-
» vaillant en bois. Et la partie qui regarde le septentrìon est
» plus étroite, et a les cercles plus serrés et plus denses que
» l'autre. Par ce il se vante, quelque morceau qu'on lui porte,
» de juger combien d'ans avoit Tarbre et dans quelle situation
» il poussoit. »
Ecco le parole di Leonardo;
« DéUa ramificaaione dèlie piante. «
> La parte meridionale delle piante mostra maggior
• vigore e gioventù che le settentrionali Li circuii delli rami
» degli alberi segati mostrano il numero delli suoi anni, e quali
> furono più umidi e più secchi secondo la maggiore o minore
» loro grossezza. E così mostrano gli aspetti del mondo dov'essi
» erano volti; perchè più grossi sono a settentrione che a me-
• ridio; e cosi il centro dell'albero per tal causa è più vicino
» alla scorza sua meridionale che alla scorza settentrionale. •
Da ciò resulta che tanto le osservazioni sull'età del tronco,
quanto l'altra svlT eccentricità del fusto delle piante, attribuita*
anch'essa al Malpighi,* furon fatte antecedentemente da Leo-
nardo.
In fine egli avea osservato con esattezza il modo col
quale si accresce annualmente la scorza degli alberi, argomento
delle diverse opinioni del Malpighi * e del Grew ' , e causa
quindi di quella lunghissima discussione ^ non ancora comple-
tamente risoluta nonostante gli ultimi studi del Trécul: ^ i quali
del resto confermano soltanto alcune delle osservazioni di Leo-
nardo, avendo egli trascurato del tutto la parte che prende il
cambium nell'accrescimento del legno. Difatti egli così dice:
* Tratt. della PUt. pag. 396.
* De Candolle, Op. cit. pag. 182.
' Malpighi, Op. cit Anatomes Flantarwn Idea. pag. 4.
* Malpighi, Op. cit. Anatomes Flantarum Idea. pag. 2 e 4.
* Grew, Op. cU. pag. 107.
® De Candolle, Op. eit. pig. 208 e seg. Duchartre, Op. cit. pag. 280 e seg.
"^ Trécul , Aeeroissement des végétaux dieotylédonés ligneux. Ann. des Se. Nat. 1853.
LXIX. — Prodaetùm du bois par Véeoree des arbres dieotylédonés. Ib. medesimo volum?.
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12 OSSERVAZIONI BOTANICHE DI LEONARDO DA VINCI
« Ddla scorza degli Alberi. *
» L' accrescimento della grossezza delle piante è fatto dal
» sugo, il quale si genera nel mese di aprile infira la camicia
> ed il legno di esso albero. Ed ih quel tempo essa camicia
» si converte in iscorza; e la scorza acquista nuove crepature
» nelle profondità delle ordinarie crepature. »
Oltre queste importantissime osservazioni di Leonardo,
che ho voluto richiamare alla mente dei botanici, potrei citarne
molte altre, generalmente esatte, sulla struttura e lo sviluppo
delle piante, sulla simetria dei loro assi secondari e sulla
influenza che hanno sopra di esse gli agenti esterni; ma
per queste rimando al libro di Leonardo, che forse per essere
posto in fondo ad un* opera che porta per titolo Trattato della
Pittura^ non ha ottenuto fin' ora quell'attenzione che gli è
senza ogni dubbio dovuta.
È però singolare che il Venturi* non abbia parlato di queste
osservazioni botaniche avendo avuto a mano per lungo tempo
i manoscritti di Leonardo, ed avendoli minutamente esami-
nati: egli infetti non ne parla nel suo Saggio in cui lo rivelò
per un grande scenziato e come uno dei fondatori del metodo
sperimentale. Ne tacciono pure l' Amoretti • e quasi tutti i
successivi illustratori della vita e delle opere di lui; e il
Libri* che scriveva dopo pubblicata l'edizione romana del-
l' opera della Pittura, accenna soltanto che Leonardo trattava
ancora in essa di cose botaniche. Notiamo che fu primo il Libri
a pubblicare importanti esperienze di Leonardo relative al-
l'azione dei veleni sulle piante, ricavandole dai manoscritti*
conservati nella biblioteca dell'Istituto di Parigi, ove avvertì*
pure un processo ingegnoso per seccare le piante, e riprodurne
facilmente l'immagine sulla carta. Tanto in questi manoscritti,
» TraU. di PUt, pag. 403.
' Venturi, Essai sur les ouvrages physieo-mathématiqws de Léonard de Vinci avee
des fragments Urés de ses manuserits, eto. Paris, An. V. (1797). in-4.
' Amoretti, Memorie storiche suBa vita gli studi e le opere di Leonardo da Vinci.
Milano, 1804. in.8.
PremMM «Beoni «1 trattato dell» Pittura itampato « Mnano nello steMo anno.
^ Libri, Sistoire des MathémcUiques en Italie depuis la renaissance des lettres jusqu'à
la fin du XVII* siede. Paria, 1838-1841. 4 voi. in-8. Vedi voi. lU, pag. 52.
' NSS. di Leonardo da Vinci. Voi. N, f. 71. Vedi Libri, loc. cit.
^ MSS. di Leonardo da Vinci. Voi. N. f. 11. Vedi Libri, opcit. voi. Ili, pag. 225.
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08SEEVAZI0NI BOTANICHE DI LEONARDO DA VINCI 13
come in quelli che si trovano nell'Ambrosiana di Milano, nelle
biblioteche di Londra e di Windsor e presso privati, * un bota-
nico troverebbe senza dubbio molte osservazioni singolari per
il tempo in cui furon fatte , e degne anche oggi di essere ac-
curatamente esaminate.
Non deve recar meraviglia che Leonardo si occupasse di
botanica quando sì riflette che imo spirito potente di osserva-
zione, unito in lui a un sentimento profondo della necessità del
vero nell' arte, lo aveva tratto a poco per volta ad abbracciare
diversissime scenze, ' dando a tutte un valido impulso. Come gli
aspetti della natura lo avevano volto a studiar le scenze fisi che,
come le grandezze ed i movimenti degli esseri a conoscere le
matematiche e la meccanica; come più specialmente lo studio
della figura gli avea fatto esaminare e misurare le proporzioni
del corpo umano, ed acquistare estese cognizioni d'anatomia;
cosi lo studio del paesaggio lo spinse a considerare i fenomeni
geologici di cui ebbe esattissimo concetto, e a far osservazioni
sulle piante per poterne poi ricavare col suo spirito disposto
a generalizzare, le leggi regolatrici della loro forma e del loro
sviluppo. L'utilità poi che egli sapeva trovare in queste leggi
per l'arte, e l'importanza che in esse poneva sono chiaramente
indicate dal consiglio che rivolge a chiunque potesse ignorarle:
« Adunque, tu pittore, che non hai tali regole per fug-
> gire il biasimo degli intendenti, sii vago di ritrarre ogni tua
» cosa di naturale, e non dispensare lo studio come fianno i
> guadagnatori. > '
Gustavo Uzielli.
* E. Piot, Lt Cabinet de VArnatew. Ann. 1861 et 1862. Paris, 1863, gr. in-8. Vedi
l'artìcolo: Léonard de Vinci (eea manuacriU), pag. 49.
• Vedi Venturi, Libri, etc. Per la geologia LjeU, PririeipUè of Oeology. 2 voi. in-8.
London, 1867-1868. Vedi toI. I. pag. 30. Noteremo ancora fra le cose pubblicate e meno co-
noscinte di Leonardo le due seguenti tratte dal manoscritto di Windsor, il quale ó compoeto
di 236 fogli contenenti disegni d' anatomia e brevi spiegazioni : 1° il frammento di un trattato
di Leonardo da Vinci sopra i movimenti del corpo umano e sul modo di disegnare le
figure secondo le regole geometriche inciso da Edw. Cowper, Londra 1720 (?). 10 tav. in-
folio compreso il frontespixìo. 2P l'opera singolare, di cui l'originale trovasi nella biblio-
teca di Wolfenbnttel , intitolata; Tàbula anatomica Leonardi da Vinci swmmi quondam
pietoris e Bibliotheea auguiiiseimi magna Britanice Hannovrceque Regie deprompta. Vene-
remobveraam e legifme naturcehominibiu eolam convenire oetendens. gr. in-4. Lunebourg, 1830.
3 Tratt, della PUt, pag. 399.
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14 SULLA CYCLANTIIERA EXFLODENS
SULLA CYCLANTHERA EXPL0DEN8
Gen. Cyclantheba.
t Flores monoeci. Masculi in racemos axillares, nonnun-
quam contractos et subumbelliformes, dispositi. Foeminei in
iisdem axillis solitarii; omnium calyce denticulis minutis 5
(6 in floribus 6-meris) instructo. Stamina in colnmnam cen-
tralem apice antheriferam coalita. Pollen siccum ovoideum,
4-5-8ulcum (num semper?), humefactum globosum porisque
tot quot silici longitudinales apertum. In floribus foemineis
ovarium ovoideum, magis minusve curvatum aut gibbum,
1-loculare, secus placentam unicam longitudinalem hori-
zontaliter pluriovulatum ; stigmate subsessili hemisphaerico.
Pepo maturus follicularis, vix camosus, gibbus aut renifor-
mis, sajpius elastice dissiliens. Placenta funiformis, ex apice
loculi pendula, libera. Semina 5-10 (fortassis et pauciora aut
numerosiora), complanata, marginibus varie crenata, laevia
aut exasperata.
» Plantae americanae, annuae (nonne qusedam radicibus
perennantes?), scandentes; flagellis angulatis, cirrhis bi-mul-
tifidis, foliis nunc pedato-5-7-foliolatis, nunc simplicibus ovatis
aut 3-5-lobis; floribus ut plurimum parvis herbaceis, rarius
majusculis et candidis; fructibus maturis virentibus aut pal-
lide lutescentibus , laevibus aut ssepius echinatis, sapore
cucumerino et nonnunquam edulibus; seminibus nigris aut
nigricantibus. •
Cyclanthera explodens.
Naud. in Ann. se. nat, 4* sér., XII, p. 160.
< C. annua, fere glabra, ramosissima; flagellis 5-angulis; cir-
» rhis inaequaliter bifidis, folio longioribus ; foliis simplicibus,
» irregulariter 3-5-lobis, nonnunquam obscure triangularibus,
• vix puberulis; racemis masculis 10-20-floris, contractis, folio
• brevioribus, floribus parvis subherbaceis; flore foemineo sub-
> sessili, ovario ovoideo gibbo, bine muricato; fructu subre-
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SULLA CYCLANTIIERA ESPLODEXS 15
» niformi, moUiter echinato, sponte dissilien te; seminibus om-
* nino complanatis.
» Hab. Frequens in montibus Novo-Granatensibus.
» Pianta in Horto parisiensi 2-3-metralis, praecocissima, nam
ineunte aprili sata jam ante exitum maii florebat fructusque
post paucos dies maturabat. Flagella glaberrima, angulata.
Folia 5-7 centim. longa et lata, limbo petiolum excedente,
. diversiformia, basi obsolete cordata, ssepius 3-loba quam
5-loba, lobo intermedio lateralibus productiore subacuto,
utraque pagina vix puberula aut iactu scabrella. Flores,
utriusque sexus 5-6-meri, diametro circiter 4-jnillimetrali,
lutescenti-virides ; calyce late cupuliformi, denticulis 5-6
minutis instructo ; petalis triangulari^acutis. Masculorum
anthera orbicularis brevissime stipitata, polline 4-sulco. Foe-
mineorum ovarium semine cannabino paulo crassi us, sub
flore constrictum, hinc laeve, illinc molliter echinulatum;
stigma late hemisphaericum, depressum, subsessile. Fructus
bacca subexsucca, pedunculata, valde gibba et dorso echi-
nulata, circiter 2 centim. et quod excedit longa, paulo mi-
nus crassa, saepius S-sperma, subglaucescens. Mat^uritate
jam proxima gradatim pallide lutescit moxque, sive sponte,
sive tactu levissimo concitata, subito impetu in laciniàs tres
laceratur et semina explodit. Lacinise in ipso momento erup-
tionis elastico revolvuntur, quarum media placentam rigi-
dam porrectam seminibusque orbam retinet. Semina nigri-
cantia , laevia , margine eleganter crenata , centimetrum
longitudine vix metiuntur. »
La descrizione generica e specifica che precede è stata co-
piata dal lavoro del signor Naudin intitolato: Bevue des Cucur-
hitacées culUvées au Muséum en 1859, e pubblicato negli Annali delle
scienze naturali di Parigi, 4* serie, tomo XII. La pianta cui si rife-
risce è ora molto sparsa per i giardini botanici, dove si coltiva
qualche volta sotto il suo vero nome di Cydanthera explodens,
ma più spesso sotto il nome analogo ma errato dì C. elastica.
Nonne esiste per quanto io sappia alcuna figura, ed è per
questo che ho pensato pubblicarne una che feci fare nel luglio
del 1862 sopra alcuni individui coltivati nell'Orto Botanico del
Museo di Firenze.
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16 SOLLA CYCLAÌH'HBRA EXPLODEXS
La figura 1 dell'annessa tavola I rappresenta l'estremità
di un rametto, che mostra il portamento della pianta, con i
suoi piccolissimi fiorì, ed i frutti tanto singolari per la loro
deiscenza; il frutto di sopra è ancora chiuso, quello di sotto è
quale si trova dopoché si è aperto con uno scatto in tre valve
che si attorcigliano al di fuori, la valva più grande, quella che
costituiva il dorso convesso del fimtto, portando via seco, impian-
tato nellasua estremità superiore, un placentario sorretto da un
gambo, slargato a guisa di mano, e privo dei semi i quali nella
deiscenza sono lanciati a distanza per la violenza di quell'atto.
La figura 2 rappresenta un taglio longitudinale del firutto ma-
turo e ancora chiuso; la figura 3 un seme. Nelle figure se-
guenti si hanno stati diversi del fiore femmineo. La figura 4
mostra il gemmulsurio preso in una boccia giovanissima, e ta-
gliato per traverso in guisa da porre in evidenza il grossissimo
placentario, ancora del tutto parenchimatoso, che riempie la
casella unica del gemmulario. À figura 5 si scorge in un fiore
più inoltrato ma tuttora giovanissimo tagliato per lungo nel
mezzo, la parte ceptrale del placentario che si va facendo
fibrosa in grado sempre maggiore dal basso del gemmulario
fino all'alto, dove la stessa struttura prosegue nell'estremità cor-
rispondente di quel lato della parete gemmularica il quale costi-
tuirà poscia il dorso convesso del firutto; dentro il perianzio
chiuso sta il grosso stimma discoideo, sorretto da corto stilo;
e fra questo e il perianzio stesso vedo disegnati due organi,
che rassomigliano in modo singolare a stami, ma sulla cui
natura non saprei dire nulla per avere trascurato di studiarli
più da vicino quando io faceva fare quei disegni. La figura 6
dimostra lo stato delle cose nel gemmulario (sempre tagliato
per lungo nel mezzo) subito dopo la fioritura, quando passa
a giovane firutto; ivi si scorge la parte centrale del placentario di
struttura dififerentissima dal rimanente, la quale in basso finisce
ricisamente prima di toccare il fondo del frutto, e in alto s'in-
nesta al pericarpio da un lato; lo che spiega come all' atto delta
deiscenza del firutto dessa resti attaccata all'estremità di una
sua valva, e sia pcHrtata via da questa come di sopra si è detto.
La figura 7 mostra una struttura analoga nel firutto del-
l'altra specie dello stesso genere Cydanthera^ la C. pedata co-
munemente coltivata nei giardini botanici.
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SOLLA CYCLANTHERA EXPL0DEN8 17
Da quanto ho potuto rilevare dallo studio istologico dei
' frutti di Cucurbitacee, sarei indotto a credere che la deiscenza
subitanea ed elastica che si osserva in diversi generi, dipenda
unicamente dalla contrazione della parete estema del peri-
carpio, indotta da prosciugamento per efifetto di maturazione,
mentre la parete intima rimasta umida e^ estensibile si presta
a seguire quel movimento anziché contrastargli in alcun modo.
Infatti perchè si faccia la deiscenza elastica, occorre che il
frutto abbia il pericarpio di una certa grossezza e resistenza,
ma non soverchia, accompagnato da una polpa intema molle
ed umida {EcbaUium Elaterium, Cyclanfhera explodens^ Momordica
Charantia ec); mentre il fenomeno non si osserva dove il frutto
è una vera bacca come neUe BryonitBy con il pericarpio sot-
tile a guisa di pellicola, o una peponide {CucumiSy Cucurbita ec.)
con r epicarpio troppo grosso e solido, o dove la polpa intema
si prosciuga con la maturazione del frutto.
Devo avvertire che la descrizione generica trascritta in
principio di questo articolo si riferisce a mente del sig. Naudin
anche al genere Elaterium ^ con cui egli crede che dovrà fon-
dersi in seguito il genere Ojclanthera^ di più recente creazione.
Egli dubita ancora che la specie in discorso ossia Cyclanthera
ea^olodens possa forse riferirsi ad alcuna di quelle già indicate
cognomi di Elaterium hrachystachyum Ser., E, hastatum Kunth,
E. ribiflorum Schlecht., ma descritte troppo scarsamente per-
chè si possa verificarne l'identità.
Spiegazione delle Figuro
Tavola I.
JFig. 1. — Estremità di un rametto di Cydanihera explodens, in fiore e frutto.
» 2. — Frutto mataro tagliato per lungo nel mezzo.
» 3. — Seme maturo.
» 4. — Taglio trasversale del gemmulario preso in una boccia giovanis-
sima, ingrandito 30 volte.
> 5. — Taglio longitudinale di un fiore femmineo giovanissimo) ingrandito
15 volte.
» 6. — Taglio longitudinale del gemmulario preso in un fiore appassito ,
ingrandito del doppio.
» 7. — Frutto maturo di Cydanthera pedata, tagliato per lungo.
T. Caruel.
JVuoi'O Giorn. Boi. Hai. 2
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'J8 POLYGALACEARUM ITALK AUUM CX)ySPECTUS
POLYGALACEARUM ITALICARUM CONSPECTUS.
Polygalaceae, ordo imprimis tropicalis, paucis speciebus
in Italia repraesentantur, inter duo genera divisis a pluribus
confusa sed habita characteribusque optime distincta.
Herbae sunt humiliores, annuse vel plerumque perennantes,
una etiam suffrutescens. In hàc {Chankébuxo alpestri) folla latiora,
persistentia, coriacea, pedunculi in axillà foliorum anni praece-
dentisenascentes, subbiflori; in caeteris (Polygalis veris) folla in
caulibus annuis aut turionibus* homotinis angusta, herbaxjea,
et racemi terminales. In omnibus folla alterna, inflorescentia in-
definita, flores axillares, irregulares, cum bracteà axillanti et
bracteolis duabus adbasim pedicellorum, plus minus cito de-
ci duis.
Perlanthium exstat duplex, praefloratione imbricatà. Calyx
est hypogynus, nunc deciduus (CJmnuBbuxm) , sed ut plurimum
persistens (Poh/gala), e sepalis quinque liberis, quorum alterum
posticum et duo anteriora inter se subaBqualia, membranacea
(Chamcdbiixus) aut herbacea (Polygàla)^ et duo lateralia ab illis
tlissimilia maxima petaloidea quae alae dicuntur. Corolla est ga-
mopetala, e petalis duobus posticis ' et altero antico constans,
postico longitudinaliter ad basim usque secta, apice triloba,
lobis lateralibus galeatim conni ventibus, medio cucuUum eflfor-
mante genitalia operientem, et dorso cristam plus (Polygala)
minus (Cham. alpesiris) conspicuam gerente. Insertio corollae
nunc in disco annulari completo et tunc manifeste perigyna (Po-
lygala), nunc hypogyno, (ChanuBbtixus) tum quando discus im-
perfectus unilateralis evadit et ad glandulam magnam se-
palo postico contrapositam reduci tur. Stamina exstant octo,
quaternatim coadunata in phalanges duas laterales , in summo
corollae tubo (ut vulgo dicitur) inserta, cum filamentis aut
* Sic appello ramos omncs e rhizomate extra tciram erumpentos.
* Sic recte Endl. Oen. plani., Spach Uist. dcs vég. phan., et Payer in suo Tratte
d' orgawgértU monstravit potala lat2raUareveraes'je abortiva; alii per contra, ut Benth. et
Hook. Oen. plani., Li Maoùt et Dùc. Traile gè n. de hot., aiunt potala postica deficere.
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POLYGALACEARUM ITALICAEUM CONSPECTUS 19
ima basi tantum coalitis {ChamaHmxus) aut altius aut ad sum-
mum monadelphis (Pólygald) , androphoro postice longitudina-
liter secto. Antherae basifixae, ovali-teretes, ob loculos binos con-
fluentes uniloculares, semper sub dehiscentia apice hiantes, sed
duplicem ob causam, quandoque enim (Pólygala) introrsum
per rimam unicam ab apice ad medium circiter dehiscunt vel
ut dicitur per porum, ' quandoque (Chanusbtixus) per rimas duas
laterales ab apice similiter ad medium protractas, unde apice
bivalves sese ostendunt; polleja continent leve costatum. Gem-
mularium liberum, distincte stipitatum vel subsessile, bilocu-
lare, e loculis altero antico altero postico. Stylus erectus, apicem
versus ampliatus, nunc modice unde subcylindricus {Chama-
huxu8)j nunc magis et cuculliformis aut vere infiindibuliformis
(Pólygala)] apice bilobus, lobo antico membranaceo, maximo
{Pdygàlm pléraeque) vel abbreviato {Chamébuxus , Poi. exilis)^
postico reflexo, carnoso, stigmatoso. Gemmulse solitariae, ex
apice loculorum pendulae, anatropae, cum raphe intemo (ad
placentarium spectante), ac integumento duplici, exteriore in
cucuUum producto.
Post anthesin corolla una cum àndroceo styloque decidit,
protuberantias quinque in thalamo relinquens; * et pedicelli
plerumque reflectuntur. Fructus oritur qui capsula membra-
nacea, per margines loculicide dehiscens. Semina pendula, pi-
losa, arillodio coronata trilobo, cum lobis lateralibus brevibus,
vel elongatis et secus semen dependentibus. Testa crustacea.
(Jermen in axi perispermi carnosi pauci vel copiosioris rectum,
seminis fere longitudine, foliis germinalibus duobus, planis aut
dorso convexis, radiculà supera.
I. ChAMìEBUXUS.
Dillen App. ad cat. plant. circa Giss. p. 152. Spach. Hist.
dcs vég. phan. VII. p. 125.
Galyx deciduus, sepalis tribus exterioribus membranaceis.
13ÌSCUS unilateralis glanduliformis. Corolla hypogyna. AntheraB
apice per rimas duas laterales dehiscentes. Capsula nuda. -—
* àSic etiam dehiscontia anlhorarum in Solanis , Fricis et e. , ubi puiiis sic dictus nil
cisi rima brevis.
* Hoc in Jhlj/gala JlavescenU observavi.
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20 POLYGALACEABUM ITALICARUM CONSPECTUS
Suffrutescens, foliis latiusculis, persistentibus, pedunculi in
foliorum veterum axillis subbifloris, pedicellis fructiferis im-
mutatis erectis.
C. alpestris (Spach o. e. p. 127. Polygala Chanuebuxus Linn.).
Habitat in sylvaticis montium ItalisB, nempe Alpium omnium a radi-
cibus ad somma juga, et Apennini Ligustici necnon Etrusci ubi in editio-
ribus tantum. Floret ab aprili ad julium. ^
n. Polygala.
Tourn. Linn. (partim).
Calyx persistens, sepalis tribus exterioribus herbaceis. Di-
scus completus annularis. Corolla perigyna. Antherae apice per
rimam unicam mediam dehiscentes. Capsula calyce tecta. —
Herbse foliis angustis^ racemis in caulibus vel turionibus annuis
terminalibus, pedicellis fructiferis reflexis.
§ Perenne^, Filam&nta ex tota coalita, Stylus cuculliformis , lobo
antico maximo.
1. P. major (Jacq. fl. austr. Reich. ic. bot. t. 27) foliis oblongo
vel lineari-lanceolatis, infimis subobovatis, racemo ob bracteas
alabastris longiores apice comoso, bracteolis pedicello duplo
longioribus, alis late ovalibus, obtusis vel acutiusculis , submu-
cronulatis, subquinquenervatis, nervatura media superne et
lateralibus externe ramulosis, ramulis anastomosantibus, co-
rolla alis conspicue longiore, gemmularió gynophoro tri-qua-
druplo breviore, capsula carpophoro duplo longiore, arillodii
lobis lateralibus dimidium seminis attingentibus.
Turiones erectiusculi , simplices, 1-2 decim. longi, pube-
scentes; folia margine pubescentia; racemus pauci vel mul-
tiflorus, floribus maximis, ex toto (i. e. corolla cum alis) roseis;
alee 1 centim. longae, in fructu parum auctae et decolores; co-
rolla recurvata; capsula rotundata, profunde emarginata, alis
multo brevior.
Habitat in montosis Ligurias orientalis, et Etrurise australiorisi tunc
copiosior in toto Apennino ab Umbria ad extremas fines Calabrise. Floret
maio, junio.
* Altera hujus generis species est Chamcebuxus paucifolia Nob., seti lòi paueifolia
Willd., e Boreali AmericA, cajas specimen possideo ab àmie. Sonder benevole communicfttnm.
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POLYGALACEAEUM ITALICARUM GONSPECTUS 21
2. P. Preslii (Spreng. syst. veg.) foliis oblongo-lanceolatis,
infimis subobovatis, racemo non comoso, bracteolis pedicello
subaequalibus, alls ovali-lanceolatis , acutatis vel rarlus obtu-
siusculis, subtrinervatis, nervatura media apice tantmn et la-
teralibus externe ramulosis, ramulis anastomosantibus, co-
rolla aJas modico superante, gemmulario gynophoro multo
longiore, capsula carpophoro multoties longiore, ariUodii lobis
lateralibus brevissimis.
Glabra; turiones erectiusculi, simplices vel inferno ramosi,
1-3 decim. alti; racemus multiflorus; flores magni, alis viren-
tibus albidisve, rarius roseis, 8-10 millim. longis, corolla rosea,
cum lobis superioribus elongatis; capsula obcordata, alis brevior.
Habitat in apricis pratis demissis vel montosis ubique in Sicilia (Guss.
il. sic. sjn.). Floret ab aprili ad junium.
3. P. niceBDnsis (Risso in Koch! Deutschl. fl., excl. syn. et
fig. P. vulgariSy partim, Bert. fl. ital. P. rosea Gren. et Godr.
fl. de Fr., non Desf!, excl. syn. omnibus*) foliis oblongo vel
lineari-lanceolatis, infimis subobovatis, racemo subcomoso, bra-
cteolis pedicello subaequalibus, alis ovalibus, obtusis vel acu-
tiusculis, subquinquenervatis , nervatura media apice tan-
tum et lateralibus externe ramulosis, ramulis anastomosan-
tibus, corolla alis aequale vel pauUo longiore, gemmulario gyno-
phoro aequale, capsula carpophoro multoties longiore, arillodii
lobis lateralibus dimidium seminis attingentibus vel panilo
ultra protractis.
Turiones erectiusculi, simplices aut inferno ramosi, 4 de-
cim. attingentes, puberuli ; folla margine pubescentia; racemus
multiflorus, plerumque valde elongatus (usque ad 15 centim.),
floribus magnis, ex toto roseis, bracteisccerulescentibus; alae
8-10 millim. longae, in fructu parum aucta3 et decolores; cap-
^ Claris^imi anciores o. e. I. p. 194 sub nomine P. rosea Desf. describunt plantam a
Fontanesianà diversAm , afferantqne prieierea synonyma duarnm aliarum specìeram pariter
distinctarnm, nempe P. JVealii sapra memorat», et PblygaUz cajusdam incertsa at P. ni-
emensis Rissoi a Beichenbachio in sak Iconogr. boi. ad tab. 24. fig. 51 delineataa , qn»
oadem cum Rocbelii (PI. ban. rar. i. 17) P. vulgaris elongata mihi videtur. Vera P. rosea
Desf! fl. atl. II. p. 28. t. 176 est distinctissima ob flores multo grandiores, magnitudine
eorum P. majoris, bracteolas latas ovatas pedicello dimidio breviores, capsulam distincie
stipitatam profunde emarginatam alis duplo breviorem, aliasque notas; ejus vidi speci mina
Àlgeriensia in herb. Desf. nunc Webbiano, et Hispanica a Bourgean lecta.
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22 POLYOALACEARUM ITALICARUM CONSPECTUS
sula obcordata, alis brevior. Pianta robustior quàm P. vulga-
ris^ quacum saepe confunditur.
Habitat in herbosis montanis NicesB, EtrurìsB occidentalis , Umbrie,
Piceni etc. Floret a maio ad julium.
4. P. flavesoens (Gand. horU monsp. Seb. rom. pi. fase. 1.
1. 1) foliis oblongo vel lineari-lanceolatis, Infimis subobovatis,
racemo comoso, bracteolis pedicello subaequalibus, alis ova-
libus vel ovali-lanceolatis , acutis, subtrinervatis, nervatura
media a medio et lateralibus exteme ramulosìs, ramulis anas-
tomosantibus, corolla alis aequale vel panilo breviore, gem-
mulario gynophoro duplo longiore, capsule carpophoro mul-
toties longiore, arillodii lobis lateralibus dimidium seminis
attingentibus vel panilo ultra protractis.
Glabriuscula ; turiones decumbentes vel erectiusculì ; ra-
cemus multiflorus, initio confertus conicus, denique elongatus;
flores flavi, concolores; alae 8-10 millim. longae, in fructu e
brunneo-viridescentes ; capsula obcordata, alis brevior sed
sublatior.
Habitat in sylvaticis montosis Italie centralis , ab £truri& ad Campa-
niam, haud infreqnens. Floret ab aprili in jonium.
5. P. comosa (Schkuhr boi handb. Reich. ic. bot. t. 26.
f. 54-56) foliis lineari-lanceolatis, infimis subobovatis, racemo
comoso, bracteolis pedicello subaequalibus, alis ovalibus, ob-
tusis vel acutiusculis, trinervatis, nervatura media apice tan-
tum et lateralibus externe ramulosis, ramulis parce anastomo-
santibus, corolla alis sequale vel panilo longiore, gemmulario
gynophoro vix longiore, capsula carpophoro multoties longiore,
arillodii lobis lateralibus vix tertiam partem seminis attin-
gentibus.
Glabriuscula; turiones decumbentes vel erectiusculi ; ra-
cemus multiflorus, initio conicus, denique elongatus, floribus
concoloribus, roseis, coeruleis vel albis ; alae 4-5 millim. longae,
in fructu decolores ; capsula obcordata, alis brevior. »
Stirpa in Italia rarissima, nnper in pascuis montosis Vallium Valden-
sium Pedemontii a d. Bostan et in pineto Ravennati a ci. Caldesio detecta.
Floret junio.
* Huic ex descriptione in Bull. soc. bot. de Fr. X. p. 757 spectat P. pedemorUana
Perr. et Veri.
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rOYOALACEARUM ITALICARUil CONSPECTUS 23
6. P. vulgaris (Linn. sp. plant. Reich. ic. bot. t. 24. f. 47-49 ,
t. 25. f. 52, 53) foliis oblongo vel lineari-lanceolatis , infimis sub-
obovatis, racemo non comoso, bracteolis pedicello subdimi-
dio brevioribus, alis ovalibus, obtusis vel acutiusculis, subtri-
nervatis, nervatura media apice tantum et lateralibus exteme
ramulosis, ramulisanastomosantibus, corolla alis subsequale,
gemmulariogynophoroaequale, capsula carpophoro multoties
longiore, arillodii lobis lateralibus tertiam seminis partem at-
tingentibus.
Glabriuscula vel pubescens; turiones decumbentes aut
erectiusculi ; racemus pauci aut multiflorus, floribus subsecun-
dis, caeruleis, rarius roseis albidisve, concoloribus; alae 5-6 mil-
lim. longae, in fructu viridulae ; capsula obcordata," alis brevior.
Vulgatissima in herbosis sylvaticis planitierum et montiam PeninsulsB
Insularumqae , Sicilia exceptà. Floret ab aprili ad julium secondam loca.
7. P. calcarea (Schultz in bot. zeit. Coss. et Germ. atl. ti.
Par, t. 7. f. 4-6) foliis ovali oblongo vel lineari-lanceolatis, infi-
mis subobovatis, racemo non comoso, bracteolis pedicello
subbrevioribus, alis ovalibus, obtusis vel acutiusculis, subtri-
nervatis, nervatura media a medio et lateralibus externe ra-
mulosis, ramulis frequenter anastomosantibus, corolla alis
subaequale, gemmulario gynophoro aequale, capsula carpophoro
multoties longiore, arillodii lobis lateralibus dimidium seminis
attingentibus.
Glabriuscula; turiones flagelliformes, dein erectiusculi, 5-15
centim. alti; folia ad apicem flagellorum subrosulata; racemus
plerumque multiflorus, floribus coeruleis vel ròseis, concolo-
ribus; alae 5-6 millim. longae; capsula obcordata, alis brevior.
Habitat in pratis petrosis Vallium Valdenaium Pedemontii (Bostan!).
Floret junio , julio.
8. P. amara (Linn. sp. plant. Reich. ic. bot. t. 22. f. 43, 44)
foliis ovali vel oblongo-lanceolatis, infimis subobovatis, racemo
non comoso, bracteolis pedicello brevioribus, alis ovalibus ob-
longisve, obtusis, trinervatis, nervatura media apice tantum
et lateralibus externe parce ramulosis, ramulis non anastomo-
santibus, corolla alis aequale vel panilo breviore, gemmulario
gynophoro duplo longiore, capsula fere sessili, arillodii lobis
lateralibus vix quartam partem seminis attingentibus.
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24 POLTOALACEARUM ITALICARUM CONSPBCTUS
Humilis, glabriuscula, sapore amaro gaudens, nunc insi-
pida (et tunc P. cUpestris Reich.); folia ìnfima subrosulata;
racemus pauci vel multiflorus, floribus concoloribus, coeru-
leis; ^^ 4 millim. longae, in fructu viridulse; capsula longi-
tudine alarum vel illis pauUo brevior, quoad latitudinem alas
nunc parum nunc magis superans. Multum variat: Inter
varietates insignis est Ula, et forsan bona species ddquo jure
cum aliis, quae P. austriaca (Grantz austr. Cbss. et Germ. atl. fi.
Par. t. 7. f. 1-3), habens flores minores, plerumque albidos vel
ccerulescentes, alas 3 mill. tantum longas, angustiores, ideoque
capsulis ssepe breviores et duplo etiam angustiores.
Habitat in locis udis, in pascuis hnmidis età numtium, etiam altìssi-
moram, totius PenincmlsB, in ejos parte boreali ad planitias desoendens.
Floret a maio ad augustom.
§§ Annua. lilamenia superne libera. Stylus infundibuliformis.
* Styli lobus anticus maximus.
9. F. monspeliaca (Linn. sp. plant. Beich. ic. bot. t. 36. f. 57, 58)
foliis lineari-lanceolatis, infimis oblongo-lanceolatis, racemo
non comoso, bracteolis pedicello subsequalibus, alis oblongis,
acutis vel obtusiusculis, trinervatis, nervatura media a basi
vel a medio et lateralibus exteme ramulosis , ramulis non ana-
stomosantibus, corolla alis dimidio breviore, gemmulario gyno-
phoro multoties longiore, capsula fere sessili, arillodio minimo
supra semen non extenso.
Erecta, simplex aut basi ramosa, 1-2 decim. alta; caulis
puberulus, a medio florifer; folìa acuminata; alee viriduke,
6-7 mill. longae; corolla minima, albida; capsula obcordata, alis
brevior sed ({uoad latitudinem aequalis.
Habitat in locis sìccìb planis et coUiniB Itali» inferioris et medi»
utique ad Bononiam et Ligariam. Floret ab aprili in jonium.
** Styli lolms anUcus abbreviatus.
10. P. ezilis (Gand. hort monsp. Reich. ic. bot. t. 28. t 61)
foliis linearibus, infimis oblongo-linearibus , racemo non co-
moso, bracteolis pedicello subsequalibus, alis oblongis, obtusis,
uninervatis, nervatura a basi ramulosà, ramulis non anastomo-
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SULLA UOULA DBLLB OBAMINACBB 25
santibus, corolla alis dimidio breviore^ gemmulario gynophoro
multoties longiore, capsula fere sessili, arillodii lobis lateralibus
brevissimis.
Glabra, erecta, 1 decim. alta, a basi ramosa, ramis a me-
dio et infra floriferis; folla camosula, obtusa; flores minimi,
alis 2 y,-3 millim. longis; corolla pallida, antherse atropur-
pureae; capsula obcordata, alis vix brevior et multo latior.
Habitat in orla Venetia (Bert.). Floret maio, junio.
T. Garuel.
NOTA SULLA LIGULA DELLE GRAMINACEE,
L* appendice che si presenta nelle foglie delle graminacee
al punto di unione del lembo colla guaina, e che si di-
distingue col nome di Ligula, rimane tuttavia mal nota, sotto
il rapporto della sua significazione morfologica.
In qua^i tutti i trattati di Botanica elementare, si veggono
a press'a poco ripetute le medesime cose, senza critica e per
sistema d'imitazione, e mi basterà in proposito riferire alcuni
passi relativi alla ligula, tratti da libri di autori di altissima lama.
< La sonmiité de cotte gaine se prolonge intérieurement
en une lame courte scarieuse et dressée le plus souvent le
long de la tige, qui a re^u le nom delanguette, ou ligule. »
DC. Organogr. p. 286.
« On a longtemps méconnu T origine de la ligule..... Nous
ne pouvons plus douter que ce ne soit le sommet libre d'une
stipulo axillaire soudée plus bas avec tonte la longueur de la
gaine. > S.^ Hilair. Legons p. 194.
< Ai the summit of the sheath of the leaf of grasses exists
a little membranous scale, called the ligula, it is mostly regar-
ded as a doublé axillary stipulo. > Henfr. Elem. p. 50.
« Siccome stipulo son da considerare ancora le ligule delle
graminacee o appendici ordinariamente scariose che si trovano
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20 SULLA LIGULA DELLE GRAMINACEE
nel punto di riunione della lamina della foglid con la guaina^
Osservando le stipule ascellari del Mélianihus, si può benis-
simo comprendere che le ligule sono vere stipole ascellari sal-
date non col picciolo, com'è in parte nel Mélianthus major ^ ma
con la guaina e solo qui in modo più esteso; la continuazione
della ligula, sovente assai manifesta lungo il margine della
guaina, ce ne da una chiara prova. Ctosi ancora noi conside-
riamo Yochrea dei Polygonum^ specie di stipola ascellare saldata
nei margini, com'è per la guaina delle Carex, che inviluppa
circolarmente a guisa di anello, la parte inferiore dei meritaUi
di questi Poligoni. » Parlat. Bot campar, p. 166.
Il celebre De CandoUe e molti altri che ne hanno calcato
le orme, sono stati più circospetti nella definizione della ligula,
e non sono caduti in errore.
n confronto della ligula delle graminacee coll'ocrea dei
Poligoni assolutamente non regge, è im assurdità che non
merita neppure di essere confutata. L'opinione poi che la ligula
rappresenti una stipola ascellare saldata alla faccia intema della
guaina delle foglie è del pari gratuita, fondata su ipotesi che
non reggono al vaglio della critica.
A fronte di cosi volgari rilievi, io crederei che nel libro
di Raspail, Nouveau sy stèrne de Physiologie Vegetale y p. 78, che
qua e là contiene alcune buone ed originali osservazioni, si
trovino i dati che facilmente avrebbero potuto mettere i mor-
fologi sulla buona strada per interprqtare la vera indole del-
l'appendice delle foglie delle graminacee, ma il Raspail ha
avviluppato le sue dimostrazioni di un gergo subalgebrico, op-
primente, e talvolta cosi contorto per cui riesce bene spesso
inintelligibile.
Però io dico che la spiegazione della natura della ligula,
o la sua significazione morfologica, come si suol dire, è for-
nita dall'embrione.
La ligula nelle foglie delle graminacee sta al lembo, come
la coleottila sta al cotiledone nell'embrione, per cui non esiterei
ad affermare che in ciascuna foglia di graminacee, la guaina
e la ligula equivalgono alla coleottila embrionale. La guaina
delle foglie, e questo, se non erro, sarebbe in fondo il concetto
di Raspail, rappresenta la coleottila allungata proporzionalmente
all'estensione degli intemodi che si succedono nel culmo.
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BIBLIOGRAFIA 27
C5oloro che caldeggiano T opinione del S.*Hilaire, potranno
opporre che la coleottila è la stipola del cotiledone e sarebbe
il corollario dell'ipotesi della natura stipolare della ligula, né
io avrei difficoltà ad ammetterlo, alla condizione peraltro di
ritenere la coleorizza come una specie di stipola radicale.
G. De Notaris.
BIBLIOGRAFIA.
FLOBA ITALIANA, ossia descriziokb delle punte che kascoito
SELVATICHE O SI SONO INSELVATICHITE IN ITALLA E NELLE ISOLE
AD ESSA ADIACENTI ; DISTRIBUITA SECONDO IL METODO NATURALE DEL
PROF. Filippo Parlatore. — Voi IV^ Parte L Firenze, 1868.
La prima parte del volume IV della Flora italiana d^l
prof. Parlatore, tanto più desiderata inquantochè da lungo
tempo promessa, è finalmente comparsa nella seconda metà
dell'anno scorso; il chiarissimo autore ci promette che gli altri
volumi usciranno con maggior sollecitudine e che anzi la se-
conda parte del volume IV è di già sotto i torchi.
Il presente fascicolo, che sembra elaborato con cura spe-
ciale, comincia la serie delle Dicotiledoni e contiene la descri-
zione delle Conifere delle Gnetacee e delle Salicacee.
L'autore fa conoscere in primo luogo i caratteri generali
delle piante dicotiledoni, facendoci seguire delle considerazioni
geografiche, notando che < le piante dicotiledoni italiane sono
poco meno dei quattro quinti della flora fanerogama d' Italia
essendo l'altro quinto formato dalle piante monocotiledoni; la
qual proporzione è in generale quella dei paesi che come
l'Italia sì trovano in parte nelle parti centrali ed in parte
nelle meridionali della nostra Europa; > nota come il clima
svariatissimo sia causa che la Flora italiana presenti dei tipi
che la fanno collegare con le flore le più disparate; cosi men-
tre le Alpi ci offrono le forme dei poli, la regione mediterranea
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28 BIBLIOGRAFIA
ci presenta i tipi che collegano la nostra flora con quella dei
tropici da una parte e con la flora orientale dall'altra. Ci dice
poi che son circa 100 gli alberi della Flora italiana e che
rappresentano la 36."** parte della totalità delle Dicotiledoni.
L'antica divisione delle Gimnospermee, il prof. Parlatore la
chiama delle Pitoidee, non essendo egli partitante della Gim-
nospermia, ma essendo invece uno di quelli che con più
validi argomenti hanno sostenuto la teoria opposta.
Avendo egli studiato particolarmente le Ck)nifere, che ha
recentemente descritte per il Prodromo di De Candolle, è na-
turale che si sia approfondito sul soggetto e quindi che an-
che le Conifere italiane siano state scrupolosamente trattate.
Le Pitoidee, che corrispondono esattamente alla Gimnosper-
mee degli autori , contengono le Cicadee , le Gnetacee e le
Conifere. Della prima famiglia non abbiamo rappresentanti
in Europa, della seconda abbiamo il solo genere Ephedra, della
terza la Flora italiana possiede quasi tutte specie Europee ,
quantunque in fronte alla totalità queste non siano che ben
poche.
Viene in seguito la enumerazione dei caratteri delle Coni-
fere. Quantunque molti prima del prof. Parlatore avessero
riconosciuto, che la squama dei coni risultava dallo sviluppo
congiunto di 2 organi in principio generati separatamente,
pure si deve ad esso di aver messo in chiaro la cosa in
molte Cupressinee; benché egli secondo me abbia generalizzato
troppo ed affermato a torto che tutte le squame dei coni delle
conifere, risultano dal saldamente di 2 organi; cosa che non
credo vera, per citare un esempio, nel Taxodiunt disUchum,
dove nei coni giovanissimi il corpo scaglioso o come lo chiama
il medesimo Prof. Parlatore, il Lepidlo, è appena possibile
riconoscerlo nella piccola protuberanza che si scorge alla base
della trattea. Questo fatto quindi starebbe ancora contro l'opi-
nione del signor Bfiùllon, che afferma, che le scaglie delle Cu-
pressinee risultano formate solo dal corpo scaglioso.
Fra i generi di conifere Europee il Cupresms solo non
sarebbe indigeno d'Italia, ma introdotto.
H genere Pinìis è stato dal Prof. Parlatore massimamente
concentrato, forse con vantaggio della scienza, ma con scapito
certamente della facilità dello studio, essendo egli stesso stato
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felBLIOGRAFU 29
costretto di fare dei sotto generi e delle sezioni che più o meno
corrispondono ai gruppi naturali, che erano stati considerati
da molti autori come generi, facilitando raggruppamento
delle specie intorno a due tipi sufficientemente ben distinti,
quali sono il Pino e l'Abete. Se da un lato troverei qualcosa a
ridire su queste riunioni troppo spinte nei generi, dall'altro
mi consolo nel vedere con quanta sagacia sono state dal pro-
fessor Parlatore definite le specie, e quante sono le forme ripor^
tate da esso ai loro più prossimi parenti, senza ingombrare la
scenza di nomi non solo inutili ma dannosi; certamente con
l'idee che hanno guidato l'autore nello studio di queste piante
non era da aspettarsi che si troverebbero in Italia specie nuove,
come non ve ne è neppure una sola in tutto il volume. Un-
dici son le specie di Pinus italiani; un solo Cupressus, es-
sendo stato riunito il C horizontalis come semplice varietà
al C. Sempervirens; cinque specie di Juniperus ed il Taxus
boccata, formano il contingente della Flora italiana alla famiglia
delle CJonifere.
Le Gnetacee contengono 3 specie di Ephedra.
La classe 10."* dal prof. Parlatore vien chiamata delle
Diclini, contenente le Casuarinee, le Amentacee, le Salicinee,
le Orticacee, le Balanophoracee e le Olaragee. Il ravvicina-
mento delle Balanophoracee alle Orticacee mi sembra che
sino a qui nessuno l'avesse proposto; ma oramai cotesta fami-
glia deve essere abituata a passeggiare in su e giù nei diversi
sistemi e adattarsi a tutte le differenti vedute dei botanici.
Della classe delle Diclini mancano in Italia le Casuarinee,
che il profl Parlatore quasi sarebbe inclinato ad includere
nelle Amentacee; di queste manchiamo di rappresentanti solo
della tribù delle Miricee, non crescendo in Italia la Myrica Gale
propria delle parti settentrionali d'Europa; anche le Balano-
phoree hanno il loro rappresentante nel Cynomorium coccineiim.
La famiglia delle Amentacee contiene gli alberi che da
noi principalmente dominano e che rivestono la più gran parte
dei nostri monti; cosi il Faggio, il Castagno, le Quefci, gli
Ontani, i Salici, i Pioppi, i Noccioli, le Betule, il Noce ec.
La famiglia delle Amentacee è divisa nelle tribù delle
Betulee, Corilee, Quercinee ed Juglandee. Le Betulee com-
prendono cinque specie di Alnns^ fra le quali VA. suaveolefis
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30 BIBLIOGRAFIA
Beg. di Corsica, Tunica specie della famiglia veramente parti-
colare alla nostra Flora; la Betula alba e la B. pubescens.
La B. nana non sembra che sia stata trovata con certezza
nelle nostre Alpi Le Corilee contengono il Carpinus BeUdus
ed il C duinetisis Scop.^V Oltrya carpini folta, il Corylus Avellana
e il a Uibulosa WiUd.
Fra le Quercinee vi è il Faggio ed il Castagno ed 8 specie
di Quercie, numero che farò meraviglia, quando si pensi
che in quasi tante specie era stata suddivisa la sola Qucrcus
Bobur Linn., che per il prof. Parlatore fra le altre pretese specie,
contiene la Q. pedunctdata Willd.^ la Q. sessiliflora Smith e la
Q. pubescens WiUd. — La tribù delle Juglandee non ha che il
solo Noce.
La famiglia delle Salicinee infine, naturalissima come è,
rimane nei limiti che sono generalmente conosciuti.
In Italia abbiamo tutti i Pùpulus d'Europa e la più gran
parte delle specie di Sàlix; fra questi il Salix pdoriiona Pre-
stanar, ed il S. crataegifolia Beri., sino a qui non sono stati
ritrovati fuori della nostra Flora. Le specie di Salix descritte
come facenti parte della Flora italiana sono 29.
D volume termina lasciando in tronco la descrizione del
genere Populus.
O. Beccari.
ERBARIO CRITTOGAMICO ITALIANO, pubblicato da G. De
NoTARis K F. Baglietto. Serie II. * — Genova^ Tip. del R. L dei
8ordo-MuU, 1868.
Specie contenute nei fascicoli i, ii, hi.
1. Aspidium pallidum Link — 2. Brachythecium lutescens
BNtris. — 3. Limnobium subsphaericarpum DNtris. — 4. Am-
blystegium riparium abbreviatum Bnjol. eiir. — 5. Bryum tor-
quescens Bryol etir. — 6. Webera polymorpha curviseta Schim}).
— 7. Meesia uliginosa alpina, et minor Bryoi et^r. — 8. Grim-
mia procera Bals. A DNtris. — 9. (J. Tergestina Tommas. —
* I fascicoli della seconda serie di questa importante pubblicazione di crittogame in
natura, sono di un formato più piccolo di quelli della prima serio. H prcEzo di ogni
fiscicolo contenente 50 spot'ie è di Lire 10.
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BIBLIOGRAFIA 31
10. Tortola inermis Montag, — 11. Dicranum falcatum Hedto. —
12. D. fulvellum Smith — 13. Seligeria recurvata Bryol. eur. —
14. Usnea articolata Hoffm. — 15. Ramalina calìcaris Koerh.
— 16. Hagenia intricata DNtris. — 17. H. polverulenta epi-
gea Bagl. — 18. Pannaria craspedia Koerb. — 19. Stereo-
caolon Soleirolii Buf. — 20. S. Vesovianom Pers. — 21. Bia-
tora rivolosa, corticola Fries — 22. Raphiospora viridescens
Massai. -- 23. Caliciom qoercinom, brachipus Bagl. dk BNiris.
— 24. Stenocybe Mildeana Koerh. — 25. Chondriopsis coerule-
scens J. Ag. — 26. Lemania torulosa KuU. — 27. Bryopsis sim-
plex, versatilis Erh. Criti. Ital — 28. Rivularia Lens Menegh. —
29. Oedogonium ciliare DNtris. — 30. Microcystis olivacea Kutz.
— 31. Protococcus roseus Menegh. — 32. Micrasterias denticulata
Bréb. — 33. Euastrum verrucosom Ehrenb. — 34. Gomphonema
Lagenula Kiiùf. — 35. Agaricus (Clitocybe) flaccidus Sotoer. —
36. A. (Clitocybe) hirneolus Fr. — 37. A. (Clitocybe) parilis Fr.
— 38. A. (Collibia) tenacellus Pers. — 39. A. (Pholiota) pudicus
Ff. — 40. Irpex fusco-violaceus Fr. — 41. Clavaria alutacea
Lasch — 42. Rhizopogon rubescens Ttil. —■ 43. Didymium
physaroides Fr. — 44. Trimmatostroma Salicis Corda —
45. Coniothyrium Pini Corda — 46. Cerebella Andropogonis
Ces. — 47. Puccinia coronata, sertata Kl. — 48. P. Calthse ,
cum Uredinè, Link — 49. P. Scirpi, cum Uredine, Link. —
50. P. Virgaureae Lib. — 51. Isoétes MaJinvemiana Ces. S
DNtris — 52. I. Echinospora Dur. — 53. Mnium orthorrhyn-
chum Brid. — 54. Catoscopium nigritum Brid. — 55. Grimmia
Sessitana DNtris. — 56. Desmatodon latifolius, muticus Bryol.
eur. — 57. Tortula marginata Wils. — 58. Trichostomum beri-
cum DNtris. — 59. Dicranum undulatum Bryol. eur. — 60. An-
dreaea grimsulana Bruch — 61. Ramalina fraxinea Ach. —
62. R. fastigiata Ach. — 63. R. poUinaria, cetrarioides Bagl. —
64. Physcia parietina, ectanea Nyl. — 65. Parmelia acetabulum
Dub. — 66. Callopisma aurantiacum, velanum Massai. —
67. C. marmoratum Bagl. — 68. Lecania Picconiana', micro-
carpa Bagl. — 69. Diplotomma Caricae Bagl. — 70. Sphfiicelaria
tribuloides, radicata DNtris. — 71. Ceramium gracillimum Griff.
— 72. Botryophora dicbotoma Bomp. — 73. Neadelia fimbriata
Bomp. — 74. Cladophora moniliformis Ardiss. — 75. Ulothrix
Braunii Kiitz. — 76. Lyngbya seruginosa, Liburnica JSrb. Critt.
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32 &1BLI00UAFU
ItcU. — 77. Oscillaria major FaucA. — 78. Glaeocapsa polyder-
matica Kiita. — 79. HyaJosira rectangula Kutz. — 80. Podo-
sphenia communis Heib. — 81. Pinnularia Passerinii DNtris. —
82. Nitzschia tenuls Smith — 83. Achnanthidium lanceolatum
Bréb. — 84 Cyclotella Kùtzingiana Twait — 85. Agaricus (Le-
piota) acutaesquamosus Weinm. — 86. A. (Mycena) epipterygius
Scop. — 87. A. (Naucoria) Vervàcti Fries — 88. Coprinus fime-
tarius Fr. — 89. Lenzites Faventina Càld. — 90. Hexagona
Marcucciana DNtris. — 91. Peziza bulgarioides Eabenh. — 92. Bli-
tridium Carestiae DNtris. — 93. Dermatea Cerasi Fr. — 94. Tro-
chila Craterium jFV. — 95. Naevia Lauri Cald. — 96. Hypoderma
virgultorum, Vincetoxici Duby — 97. Lophodermium arundina-
ceum Dubi/ — 98. Dothidea Sambuci hippophaeos Erb. Critt. ItaL
99. Aecidium Leucoii Bàls. & DNtris. — 100. Capitularia myelos-
pora Ces. — 101. Isòetes Durieui Bory — 102. Amblystegium (Cra-
tx>neuron) falcatum, heteromallum DNtris. — 103. Fabronia octo-
blephaiis Shwaegr. — 104. Buxbaumia indusiata Brid. — 105.
Brytun Donianum Chrev. — 106. Webera Tozeri Schimjp. — 107. Or-
thotrìchum Lyellii Hook. ~ 108. Tortula squarrosa DNtris. —
109. Trichostomum barbula Schwaegr. — 110. T. strictum Bryol
eur. — 111. Stylostegium caespiticium Bryol eur. — 112. Pha-
scum rectum, forma luxmians, Wither. — 113. Jungermannia
divaricata, rivularis DNtris. — 114. Hagenia efesia Bagl. é Carest.
— 115. Dimaelena nimbosa Th. Dr. — 116. Callopisma aurantia-
cum, holocarpum, corticolum Arnold — 117. Scutula Wallrothii
Ba^.ék Carest. — 118. Leciographanivalis JBoflfi.cfeCare*/. — 119.
Arthonia coniangioides Bagl. — 120. Arthopyrenia Persoonii, Len-
tisci Bagl. — 121. Leptogium tremelloides Fries — 122. Mesogloja
GrifBthsiana Chrev. — 123. Lemania DaJdinii, nitidula Rabenh. —
12^i. Champia parvula Harv. — 125. Polysiphonia tenella J. Ag.
— 126. Psichormium Canapae DNtris.-— 127. Prasiola crispa iCw^ar.
— 128. Spirogyra crassa KUtjs. — 129. Staurospermum caerule-
scens,aeruginosum Rabenh. — 130.Cosmariiim Nsegelianum j?r^&.
— 131. Melosira varians Ag. — 132. Epithemia ocellata KùUs.
— 133. Navicala Gigas Castr. — 134. Gomphonema pulvina-
tum Braun — 135. Rhoicosphenia curvata, stipite abbreviato
Babenh. — 136. Agaricus (Omphalia) griseus Fr. — 137. A. Se-
mentino Viv. ~ 138. A. (Hebeloma) auricomus Batsch. — 139.
Craterellus lutescens Fr. — 140. Polyporus biennis, rufescens Fr.
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DIBLIOGEAFIA 33
— 141. Hypochnus Michelianus Cald. — 142. Hypoxylon repan-
dum JFV.— 143. H. Mieli elianum DNtris. —144. Diatrype aneirina
Fr. — 145. Erysiphe communis, Umbelliferarum Link — 146. Ex-
cipula Eryngii Corda — 147. Exoascus deformans Berkel —
148. Fusarium Lagenarium DNtris.— 149. Pileolaria Terebinthi
Cast — 150. Uredo Caricina DC,
Diagnosi delle Specie nuove.
17. Hagenia polverulenta, epigea.
Asci primum subcylindracei, tandem clavati, 6-8 spori. Pa-
raphyses mediocres, subflexuosae, apice incrassato fuscescentes.
Sporidia juniora subglobosa, nucleolum unicum foventia, de-
mum bilocularia, in quo vis loculo sporidiolum cupulseforme
pedicello crasso praeditum gerentia, fuscescentia. Bagl,
Sulla terra e sui muri in un giardino di Orri, Sardegna meridionale,
1867. Cankpa.
23. Calioium quereinum, brachypus.
Tallus tartareus,albidus. Apothecia breviter crasseque sti-
pitata, stipite atro excipulum margine primi tus pruinosum vix
aequante; juniora, stipite computato crasse clavato-urceolata,
dein infundibuliformi-turbinata saepeque sub ore leniter con-
stricta; disco turgescentia, atra, scabra. Asci, e basi tenuata
teretiusculi, 8-spori, cito evanescentes. Paraphyses filiformes.
Sporidia ovoidea vel ellipsoidea, 2-locularia, ad dissepimentum
ssepe contracta, utroque apice interdum apiculata, fuligineo
badia. DNtrs & Bagl.
Sui castagni annosi, alla selva d'Unchio, Val Intrasca, Lago Mag-
giore, 1866. B AGLIETTO, Db Notaris.
27. Bryopsis simplex, versatilis.
Caespites densi, intricati, altitudine palmares, siccitate ni-
tide ex olivaceo-virides. Ccelomata basi prostrata, ramentis de-
flexis, flexuosis, radicantia, setacea, simplicia vel alterne, parce
vage vel secunde ramosa vel conferte ramosissima. Rami erecti
coeloma primarium interdum subaequantes, simplices, nudi,
vel cum coelomate primario, saìpe infra apicem nudo, pro-
ducto, dense piumati; ramentis distichis vel undique egre-
dientibus. MemorabilisI DNtrs.
Spiaggia di Cagliari, 1867. Gakepa.
Nuovo Oiom. Boi. Hai. 3
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34 BIBLIOGRAFIA
29. Oedogonium ciliare.
Trichomata, ad foliorum marginem dense aggregata, di-
midium centimetrum altitudine vix excedentia, callo scutiformi
adfixa. Articuli inferiores elongati, diametro 4-5plo longiores ,
superiores validiores, diametro '/^o d^^di* panilo excedente
2-3plove longiores ; terminalis obtusus. Oogonia sphaeroi-
dea 2 y, '/loo i^i^- diametro aequantìfe, articulo abbreviato
transverse anpulato saepe suflfulta, discreta vel 2-3 moniliformi
adproximata. Oosporae sphaericae laete aurantiacae, episporio
crasso praeditae, granulis rotundatis aurantiis farcta9. {E spe-
cim. siccatis). DNtrs.
Al margine delle foglie delle Ninfea e del Limnanihemum negli acquàri
dell'Orto Botanico di Parma, 1867. Passerini.
55. Grimmia Sessitana.
Monoica. Habitus Grimmle Donunje. Folia flaccida margine
vix recurvata, superiora comaliaque ovato-lanceolata, nervo
excurrente piliformi aristata, reliqua lanceolata, mutica. Pe-
dunculus curvatus folia comalia aequans. Capsula ovata. Oper-
culum obtuse breviterque conoideum. Anulus nullus. Peri-
stomii dentes apice foraminulosi. Calyptra latere fissa loba-
taque vel cuculiata. BNirs. Bryól. ital mss.
Frane alle Scaturigini del Vogna, sotto l'ospizio della Yaldobbia^ in Val
Sesia. Carestia.
76. Lyngbya sdruginosa, Libumica.
Trichomatibusnonnihilcrassioribus, '/oo i^°^« ^^^^^' aequan-
tibus, vaginis tenuibus a Lyngbya -eruginosa iOscillaria (Bstuarii
Lyngh. Hydroph. dan tab. 26. F.) recedit.
Alla superficie di fetidissimo limo^ presso Livorno, 1867. Savi.
81. Finnxilaria Fasserinii.
Exigua, vix */ioo ^i^- longitud. aequans, ssepe brevior, a
latere rectangularis, a fronte elliptico-oblonga, costata, costis
radiantibus discretis, nodulis subvalidis. D2ftrs.
Crescendi modo Frustuliam pelliculosam (Orun. Navic.
Tab. 5. fig. 18.) ^ dimensione et forma Naviculam muticam (Grun. L
e. Tab. 3. fig. 16.) semulatur; ab utraque, ni fallor, costis eviden-
tissimis, discretis, haud granulatis recedit; a Navicula mutica.
(Babenh. Alg. n. 965) , certe distinctissima.
Parma; nelle vie della citt^ e de* dintorni, sotto forma di un velo macoBO,
olivaceo; sul finire di Febbrajo ed al principio di Marzo 1866. Passebini.
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BIBLIOGRAFIA 35
90. Hexagona Maroucoiana.
Ligneo-suberosa. Pileus ungulatus, sessilis, superficie cru-
staceus, glaber, nitide umbrino vel piceo-foscus, vix scruposus,
ambitu obsolete zonatus, ex integro fere tubulis constans. Trama
compacte fioccosa, umbrina. Tubuli ampli, lignei, stratosi, in-
tus dilute fuscescentes, Iseves, ore infuscato, hexagoni, penta-
goni, varieve angulati. Bagl. & DNtris.
Hexagona Mori Ftmg. Sarà, in Collect Un. liiner. 1866, vix
FóUinii.
Hexagona Mori Poli. Hort. et prov. Veron. pi. nov. e. te. —
Favolus Mori Foli. Viagg. Lag. Gard.^ et Boletus Mori FI. Veron.
IH. 618 ex diagnosi ipsius Pollinii • pileo sessili dimidiato, co-
riaceo suberoso, planiusculo^ glabro, luteo ^ poris magnis hexago-
nis, nec non duratione annua » ab hoc fungo toto ccbIo recedere
videtur. — Hexagona Mori Poli, ni valde fallimur, est species
Favolo europeo affmis , ad Morum albam in Italia superiore
(Val' Intrasca, Val d' Ossola, Valtellina etc.) obvio.
Sul tronco delle querele in più luoghi della Sardegna. 1866. Marcucci,
Gennari, Canepa.
92. Blitridium Carestise.
Ascomata patell alata, discocarnea, excipulo cellulis atris
constipatis contexto, in sicco repando-inflexo-marginata. Asci
grandes 4-5 spori. Paraphyses filiformes. Sporidia grossa, oblon-
gata, nucleolis lutescentibus in series transversas parallele dige-
stis foeta. Structura affine Blitridio caliciiformi. DNtrs. Ci.
Comment. J, 374.
Cryptodiscus Carestie Cesai, ex Carestia.
Riva di Val Sesia, sui rami secchi del Bhododendron ferrugineum.
Cabestia.
98. Dothidea Sambuci, HippophaSos.
Sporidia bilocularia, recta velleniter curvula, loculis inae-
qualibus, superiore majore. DNtrs.
Sui rami secchi déìTHipp. rhamnoides, disposti a siepe , a Langhirano,
provincia di Parma. — Aprile 1867. Passerini.
103. Amblystegium (Cratoneuron) falcatum, heteromallum.
Late confertum,decimetra 2. altitud. metiens.Caulis erectus,
ramissolitariis, geminis fasciculatisve innovans. Folia laxe im-
bricata, erecto-patula vix in ramis homotinis subsecunda, e
basi constricta, brevissime decurrente, late ovato-acuminata.
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36 BIBLIOGRAFIA
integra, plica utrinque extante, concava, nervo valido rufe-
scente ante apicem desinente instructa, in sicco corrugata.
Paraphylla copiosissima, tenuia, subulato-piliformia. DNtrs, Rerh.
Alberga varie specie di Diatomacee, tra le quali rimarclievole , il GrOM-
PHONEMA Mustela {Ehrerìb, Microgeol. Tab, XVII, Fig. 37). — Monte Gravia,
in Valtellina, alle sorgenti. — 1867. Anzi.
113. Jungermannìa divaricata , rivularis.
Folla in surculis sterilibus junioribusve exigua, remota,
segmentis saapius inaequalibus incurva; in ramis fructigeris sub-
imbricata, ampliora, ovata, sinu acuto bifida; involucraJia
terna, erecta, oblonga, bifida segmentis acutis, integris ve!
vix denticulatis; perianthium oblongum, trifido-dehiscens, seg-
mentis obtusis obsolete denticulatis. DNirs.
Su rupi irrigate ad un ruscello del Monterosso, sotto Cavandone in Val
Intrasca, Lago Maggiore. — Autunno 1868. DNtes.
126. Fsìchormium Canepse.
Laete olivaceo-virens, late intricatum, in sicco bombycinum;
articulis valde pellucidis, Vioo ^^- latitud. aequantibus, dia-
metro 2-3-plo longioribus; cingulis crassis, remotis pallescen-
tibus, rotundatis, oblongatove-torosis — Psichorm. cinereo
et PATAVINO simile, sed ob trichomata crassiora neutri tute
admovendutn; num varietas? DNtrs.
In una vasca del podere del Conte Mossa, a Pirri, nella Sardegna meri-
dionale. — 1867. Canepa.
148. Fusarium Lagenarium.
Minutum, plerumque orbiculare, sub epidermide nascens.
Sporae tereti-oblongatae, rectae vel curvulse, interdum oblongo-
subclavatae, nucleo grumoso fcetae, pallescentes , e basidiis bre-
vissimis densissimisque nascentes , epidermide rupta cirrhose
diflluentes, demum in acervos irregulares aurantiacos effusas.
DNtrs.
Sul fiTitto di una Lagenaria all'Orto Botanico di Panna. — Novem-
bre 1867. Passerini.
E. M.
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BIBLIOGRAFIA 37
mSTOIRE DES PLÀNTES. Moxograpkie des monimucées par
H. BaILLON; ILLIJSTRÉE DE 64 FIOURES DAKS LES TEXTES. —
Paris, 1869.
Ecco un' altra parte di un' opera importante , della quale
nell'anno scorso sono comparsi i primi quattro fascicoli, de-
dicati alle Monografie delle Ranunculacee, delle Dilleniacee,
Magnoliacee ed Anonacee. Il primo fascicolo comparso in
quest' anno contiene la monografia delle Monimiacee, trattata
col metodo seguito dal dotto autore nelle altre monografie.
Comincia quindi al solito dallo studio di alcune piante della
famiglia passando in rivista i generi principali delle diverse
serie o tribù, illustrandole con eccellenti incisioni in legno e
riassumendo poi le opinioni dei diversi autori, sul luogo da
essi assegnato alla famiglia nella serie vegetale, ne discute le
affinità secondo le proprie vedute, ne nota la distribuzione
geografica e gli usi , dando infine una descrizione dei generi
che gli è piaciuto ammettere; dico piaciuto, perchè qui è ap-
punto dove (forse a torto) credo che difetti il lavoro, del resto
importantissimo, del sig. Baillon.
Le Monografie del sig. Baillon ci fanno l' effetto di un Ge-
nera concentrato, se ci è permesso questo termine, dove per
definire i generi, all'abito ed ai caratteri spesso anche notevo-
lissimi, si è sostituita l'uniformità organogenica di struttura.
La questione del genere è adesso tenuta addietro da quella
della specie; ma non potrà fare a meno di venire a galla
anch'essa e subire le conseguenze degli assiomi, che i più fra
gli scenziati oramai ammettono riguardo alla specie.
In natura non esistono generi. I generi non indicano
che una stretta parentela, ossia ima comunanza prossima di
origine, in un grado però minore di quello della specie.
Accenno queste teorie (che adesso sembran prender luogo
di leggi), solo per mostrare che il Genere, non essendo ima
cosa definita, può dipendere dalla volontà degli autori di
limitarlo più o meno, di dividerlo, di condensarlo ecc. ed in
questo mi sembra che il raziocinio che dovrebbe servir di re-
gola, dovrebbe essere il comodo degli studiosi, ossia la mag-
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38 BIBLIOGRAFIA
gior facilità di riconoscere i vari gruppi di specie. Il Genere
troppo diviso è incomodo, quanto il troppo riunito.
Quando un Genere aJRBne si riunisce ad un altro Genere,
non si accresce mica per questo V affinità se vi esisteva, e se
non vi era, è un brutto mezzo per provare che si trovava nella
mente dell'autore. Si deve cercare di riconoscere l'affinità
delle specie, dei generi e delle famiglie, solo perchè essa ci
indica il maggior o minor grado di parentela che le piante
hanno fra di loro. Perchè esistono de' passaggi fra un genere
ed un altro (e questo dimostra quanto i generi sono artificiali),
non vi è ragione che si debban confondere sotto il mede-
simo nome forme differentissime, mentre lo scopo primo del
nome è quello di ben distinguerle. Riunendo troppo, non si ha
altro vantaggio che crear confusione, essendo poi sempre co-
stretti di fare dei sotto generi.
Ho fatto questa digressione solo per render ragione della mia
accusa ai Generi del sig. Baillon; con essi mi sembra che non
si faciliti lo studio. Ed infatti chi senza andare a rintracciare il
vero significato delle diverse parti florali, può accorgersi che
V Adonis (BStivalis e VA. autumnalis sono Anemoni? e che un
Acofiitum è un Ddphinium?
Si è fatto carico ai signori Hooker e Bentham di riunire
troppo, ma che si dirà del sig. Baillon che riduce a 19 i generi
delle Ranunculacee, che i sullodati autori portavano a 30? di-
struggendo egli fra gli altri, i generi Caliha^ Adonis, Eranthis,
Coptis, Aconitum etc. Non azzardo impelagarmi nel commentare
le Anonacee, ma trovo 21 generi di meno di quelli ammessi dai
sigg. Hooker e Bentham!
In altri casi il sig. Baillon mi sembra benemerito della
scenza per essere andato contro pregiudizi inveterati. Un ge-
nere molto antico, si ha quasi sempre scrupolo a sopprimerlo;
mi piace poi quando, come esso dice, rompe: « les barriò-
res que Thabitude élève entre les polypétales et les apétales »
ed altri simili dogmi che in scenza non devono esistere.
In alcune delle sue condensazioni generiche mi sembra
felice; cosi il Genere Talauma con ragione non lo divide dalle
Magnolie dalle quali spessissimo negli erbari è impossibile di-
stinguerlo; con ragione pure nelle Magnoliacee stesse riunisce il
genere Talauma al gen. Schigandra^ col quale è identico per il
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BIBLIOGRAFIA 39
fiore e non ne dififerisce, che quando caduto questo, le car-
pelle invece di svilupparsi sull' asse in forma di spiga, ri-
mangono riunite in un capolino.
Adesso qualche cosa più particolarmente della Monografia
delle Monimiaceae.
I Càlycanihus che godevano sin qui di perfetta indipendenza,
sono stati, mi sembra a buon dritto, affratellati colle Monimia-
ceae. L' affinità delle Calicantee colle Anonacee era di già stata
riconosciuta ; sicché le Monimiaceae che eran preparate a conten-
t^.rsi della clorotica compagnia delle Monoclamidee , grazie ai
pochi pregiudizii scentificidelsig.Baillon, si trovano in vicinanza
delle splendide Magnoliacee e delle non men belle Anonacee.
Baillon divide le Monimiacee in cinque Serie che egli chiamò :
1* delle Calycantheae, contenente i generi: Càlycanihus e Chi-
monanthus; 2* delle Hortonieae, con i generi: Hortonia^ FeumuSy
Hedycarya, MolUnedia, Monimia ePalmeria; 3* delle Tambou-
rissesB con i generi: Tambourissay Siparuna; 4* delle Athero-
spermese con i generi Doryphora e Atherosperma; 5* della Gomor-
tegeae, con il solo genere Gomortega.
Se col riportare il genere Calycanthus (somigliantissimo del
resto al genere Atherosperma e dal quale non dififerisce che
per le appendici laterali agli stami, e per T embrione non ar-
ricciuolato, ma accompagnato da un albume abbondante), se col
riportarlo dico alle Monimiacee, si è dimostrata V afBnità colle
Anonacee e le Magnoliacee da im lato, dall'altro col riunirvi il
genere Gomortega si è fetta palese l'affinità colla famiglia delle
Lauracee, aùe quali le Monimiacee si approssimano sotto
molti punti di vista, come il sig. Baillon si propone di di-
mostrare fcB, breve.
Le Monimiacee sono state dai più riportate alle Monoclami-
dee, ad onta che il genere Hortonia sia petalifero, non essendo
ancora ben compresi tutti i botanici della verità, che non è
un organo più od un organo meno o la diversa forma, po-
sizioAO e modificazioni di esso, che indichi la maggiore o mi-
nore analogia fira una famiglia e l'altra, ma solo queir impronta
particolare, che sempre rimane per la comunanza di origine e
che le fa riconoscere come derivate da un tipo comune.
La pretesa analogia con le Urticee, non esiste che nella
forma del ricettacolo di alcune.
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40
BIALIOGBAFIA
Le Rosacee differiscono dalle Monimiacee per la disposi-
zione in verticilli dei pezzi dell' Androceo.
Secondo il sig. BaiUon si conoscono 142 specie distinte di
^lonimiacee, delle quali 100 appartengono all'America. Nessuna
specie si trova in Europa. L' Asia possiede due generi il CAy-
monanihm del Giappone e VHortonia del Ceylan. Le altre specie
sono propie delle Isole della Sonda, della Polinesia, del Ma-
dagascar, della Nuova Caledonia e dell'Australia.
Gli usi delle Monimiacee son pochi; son piante quasi sem-
pre con scorza e legno aromatico; il Pompadour o Calycanthus
odorus è una delle delizie primaverili dei nostri giardini, men-
tre il Cliimonanihus prcecox sparge un profumo soave, nel cuor
dell' inverno.
0. B.
SUD' UKA FOKMA INVOLUTA della cvpoì jl della quebcus ilex,
NOTA DEL D.' G. A. Pasquale. — Estr. dal Befìdicanio della
R. Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli. Adu-
nanza 9 geniiaio 1869.
In questa nota il signor dott. Pasquale, dopo aver fatto
notare quanto variabili siano le forme delle foglie e la cupola
del Qiterctés Bex ed anche del Q. Subety ci fa sapere come
egli abbia trovato nel Parco Reale di Portici delle cupole di
Leccio, che presentavano il margine od orlo ripiegato o come
si direbbe rimboccato 3 o 4 millimetri in dentro, combaciando
ciò non ostante fortemente con la ghianda invece che assot-
tigliato, come nel caso ordinario. Alle volte l'orlo stesso invece
di una, si ripiegava due volte su se stesso. Codesta modifica-
zione è ritenuta dall'autore come una accidentalità, che quan-
tunque costante in tutti gli individui da lui osservati, non è tale
da doverli distinguere come appartenenti ad una varietà par-
ticolare.
Volendo dare ima spiegazione del fenomeno, il 8ig. Pa-
squale, dopo aver descritta la struttura anatomica della cupola,
paragona questa al peduncolo ingrossato del fior della rosa.
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BIBLIOGRAFIA 41
La ripiegatura avverrebbe perchè i tessuti della parte interna
essendo più compatti degli estemi, permetterebbero a questi
di crescere più' celermente e prolungandosi di più, rovesciarsi
sugli altri.
Nota infine che nelle medesime Querele il pedunculo e
la cupola persistono sui rami, più di quello che suole accadere
ordinariamente nella Q. IZcjc, facendo supporre così un ulte-
riore svijuppo. O. B.
WALPEBS. AwALES BcyiAìacES systematiCìE , vol. VII, fasc. I e IL
AUCTOEE D.' Carolo Mueller berol. — Addenda ad littera-
TURAM BOTANICAM ANNORUM 1856-66. LÌpSÌ(By 1868.
Il signor Mueller ha già incominciato col modesto titolo
di t Addenda » la pubblicazione di una nuova serie di fascicoli,
che conterranno tutte le specie di piante descritte nel recente
decennio 1856-66. Impegnato in certo modo ad utilizzare i ma-
teriali che era venuto raccogliendo da molti anni. Egli ha vo-
luta questa variante alla continuazione degli e Annales, > per
manifestare le proprie convinzioni sulla difficoltà di tener
dietro allo sviluppo sempre crescente degli studi fitografici,
quando per di più le forze fisiche fanno sventuratamente difetto.
Egli verrà riproducendo tutte le descrizioni delle specie
nuove delle « Diagnoses » del Boissier, dei « Fragm. Phytogr. »
di Ferd. Mùller ec. ed alcune di quelle contenute negli scritti di
Miquel, Asa-Gray, Grisebach, Schlechtendal ec, dando delle
altre le indicazioni le più esatte possibili. Per le figure che
possono essergli sfuggite, raccomanda di consultare V « Icon.
$ot. Index » di Pritzel ; riguardo alla disposizione delle fami-
glie, intende di seguire V ordine del « Genera Plantarum » di
Bentham ed Hooker per le Polipetale, quello di De CandoUe
e di Endlicher per le altre , e di valersi per le Monocotiledoni
del solito aiuto di Reichenbach e di Anderson.
Sono già comparsi i fascicoli I e II ; il primo comprende
le Ranimculacese-Cruciferse, e si arresta a metà del gen.
Aethianema^ il quale riman terminato nel principio del secondo
fascicolo, che si chiude col gen. Lewisia delle Portulacaceae.
E. M.
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42 REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA
REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA
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REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA 43
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In fol. obi. con atlante di 56 tav. cromolit. e colorite. Torino, (lit. Gior-
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zione (Diatomacee) : la sezione seconda (Phycochromacee) fu pubblicata
nel 1865). Lipsie, 1868.
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Tripp,F.£. — British mosses: their homes, aspects, structure, and uses;
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tanica geografica e sistematica e alla teoria dell* origine delle specie) ,
Leipzig, 1868.
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(Sopra le specie commerciali di gomma elastica o Cautciuc), pag. 2.
Kìtovo Giorn. Bnt. Ilal. 4
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50 REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA
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ralizzate nella valle di Caracas e loro nomi vernacoli); pag. 22, conti-
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Babington, C. C. — Bupleurum aristatum, pag. 28.
GissiNG, P. W. — A new British Fungus. (Un nuovo fungo inglese),
pag. 28.
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(Funghi Imenomiceti rari o nuovi della Flora inglese), Tav. LXXV
e LXXVI, pag. 33.
Bennett, G. — On variation of colour in^ the flowers of the Warratah (Te-
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diverse altre piante indigene della Nuova Galles del Sud), pag. 36.
LrNDSAY, W. L. — On the conservation of forests in New Zealand. (Sulla con-
servazione delle foreste nella Nuova Zelanda), pag. 38.
Hancb, H. F. — De nova Saginse specie Notula, pag. 46.
— A pemptade of New chinese Monochlamydese. (Pentade di nuove monoda-
midee chinesi), pag. 47.
Bennett, G. — Curious Epiphytes from Cape York, North Australia. (Epifite
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Seemann, B. — Revision of the Naturai order Hederaceae. (Rivista delF or-
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GissiNG, T. W. — Dothidea Pteridis , pag. 59.
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natura della decolorazione dei mari Artici), pag. 76.
LiNDSAY, W. L. — On the present domestic use of Lichen dye-stuffs in the
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come materie coloranti , nelle- isole e ne' monti di Scozia) , pag. 84.
Hancr , H. F. — Diagnoses of two New chinese Cyperace». (Diagnosi di due
nuove Ciperacee chinesi), pag. 89.
Russell, Anna. — List of some of the Rarer Fungi ^und near Kenilworth.
(Lista di alcuni funghi piti rari trovati presso Kenilworth), pag. 90.
« Cantonensis. » — Henna in China, pag. 91.
Bennett, G. — The « Paper Bark » trees of New-South Wales. (Gli alberi
di scorza cartacea della Nuova Galles del Sud), pag. 92.
Hancb, H. F. — On a new chinese Acanthacea. (Sopra un' Acajitacea chinese
nuova), pag. 92.
MiTTEN, W. — New or rare British Mosses. (Muschi inglesi nuovi o rari).
Tav. LXVn, pag. 97.
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REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA 51
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chenologia inglese), pag. 100.
LiNBSAT, W. F. — On the present use of Lichens as Dye-Stuffa. (Soli' uso che
si fa presentemente dei Licheni come materie coloranti), pag. 101.
Hakge, H. F. — Note on a Criticai chinese Qrass. (Nota sopra una grami-
nacea chinese critica, pag. 109).
— Sertulum Chinense. A lìecade of interesting new chinese Pianta. (Decade
di nnoTO piante Chinesi interessanti), pag. 111.
Elatt, F.N. ~- Bnumeration of the Primulacese, Pittosporeea and Lrides,
collected dnring the years 1855-1857 in High Asia , bj Messrs. De Schla-
gintweit. (Enumerazione delle Primulacee> Pittosporacee ed Lddacee,
raccolte dai sigg. De Sohlagintweit nelVAlta Asia negli anni 1855-57).
Tav. LXXVm, pag. 116.
Bagkhouss,J. — Viola arenaria, pag. 127.
MildbJ. — Asplenium adulterinnm, pag. 128»
BuGHENAU, F. — On the sculptnre of the testa of German Juncacea. (Sugli in-
tagli del guscio delle GKuncacee germaniche), pag. 142.
Meehan, F. — Dioicous forms of Vitis vinifera. L. (Forme dioiche della Yitis
vinìfera , L.), pag. 154.
LiNBSAT, W. L. — On the economical vaine and applications of the forest-trees
of New Zealand and their products. (Sul valore economico e sulle applica-
zioni degli alberi forestali della Nuova Zelanda e i loro prodotti), pag. 165.
Hanob,H.F. — Three new chinese Asterace». (Tre Asteracee chinesi nuove),
pag. 173.
— On two new chinese Ferns; with some remarks on the Oenus Woodwar-
dia. (Sopra due nuove Felci chinesi; con alcune osservazioni sul genere
Woodwardia), pag. 175.
« AthraisBum ». — Ladies-Bedstraw and Warriff. (Suir etimologia di questi
nomi inglesi di piante), pag. 178.
Pbeston, T. a. — On the first leafing and flowering of plants found in the
neighbourhood of Marlborough. (Sulla prima comparsa delle foglie e dei
fiori delle piante che si trovano nelle vicinanze di Marlborough), p. 180.
Seemakn, B. — Mimicry in nature, (Imitazione delle forme in natura),
pag. 182 e 213.
« Anonimo. » — The Darwinian Theory. (La teoria di Darwin), pag. 183, 208, 271.
Stratton, F. — Relation between plants and soil. (Rapporti fra le piante e
il terreno), pag. 188.
MuBLLSR, F. (von). — Notes on Australiam plants. (Note sopra piante Au-
straliane), pag. 188.
Maury, M. F. — Discoloration of the Artic Sea. (Scoloramento del mare An-
tico), pag. 189.
Seemann^ B. — On two new genera of Smilacine». (Sopra due nuovi generi
di Smilacine»), Tav. LXXXI e LXXXIII, pag. 193 e 257.
HsMSLET, W. B. — Notes on the flora of Sussex. (Note sulla fiora del Sussex
in Inghilterra), pag. 194, 258.
LiNDSAT,W. L. — Notes on some plants of Otago, New Zealand. (Note su
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52 REPERTORIO DI BIBUOG RAFIA liOTAXKA
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Hance, H. F. — Description of a new chinese Larkspur. (Descrizione di un
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More, A. G. — Trifolium subterraneum , etc, in Irland. (Il Trifolium subter-
raneum, ec, in Irlanda), pag. 208.
MuELLER, F. (von). — Supplement to the list of trees of Australia. (Sup-
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Clmike, C.B. — A List of Andover plants. (Una lista di piante di Andover
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Grimm. — Sacred plants of the ancient Teutonic people. (Piante sacre del-
l' antico popolo Teutonico), pag. 219.
SciiMiDT, J. A. — Enumcration of the Labiat» and Scrophularineffi, coUected
during the years 1855-1857 in High Asia and the neigbhouring coun-
tries to the South , by Messrs. Adolphe and Robert Hermann de
Schlagintweii (Enumerazione delle Labiata e Scrofularinee raccolte ne-
gli anni 1855-1857 nelP Alta Asia e nei paesi vicini al Sud , dai signori
Adolfo e Roberto Ermanno de Schlagintweit). Tav. LXXXH, pag. 225.
IIance, H. F. — On the Commeljna tuberosa of Loureiro. (Sulla Commelyna
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me), pag. 250. ^
More, G. — Note on Equisetum Moorei, Nowman. (Nota sopra TEquisetum
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vulus, R. et S., in Irlanda), pag. 254.
— Ilippophae rhamnoides in Ireland. (Hippophae rhamnoides in Irlanda),
pag. 255.
Kuhn, M. — Adnotationes de Filicibus nonnullis Ghinee indigenis , pag. 268.
Powell, T. — On varions Samoan plants and their vernaculer names. (So-
pra diverse piante delle isole di Samoa e loro nomi volgari), pag. 278^
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Stratton, F. — Flora Vectensis, pag. 285.
Smith, W. G. — Boletus fragrans, Vitt., a new British fungus. (Boletus fragrans,
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Watson, H. C. — Chenopodium album, Auct., and its varieties. (R Chen. al-
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Hancb, H. F. — Sertulum chinense altcrum ; a Second Decade of new chinese
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Gibson, G. S. — On the Discovery of Potentina norvegica, Linn., in En-
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Bennett, G. — On the Tanghinia veneniflua, the ordeal Poison-Nut of Ma-
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Madagascar), pag. 303.
HooKRR, J. D. — Presidential Address at the Meeting of the British Association.
(Discorso presidenziale alla riunione dell* Associazione Britannica), p. 305.
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REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA 53
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della Bolivia orientale che prodncono il Calisaya condotta dal signor
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Bbigos, T. B. a. — Notes respecting some Plymouth plants. (Note relative
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Balfoub, J. H. ~ On Hieracium coUinum , Fries ; a plant new to Britaia.
(SuU* Hieracium coUinum, Fries; pianta nuova per T Inghilterra). Tav.
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HanosH.F. — On a new chinese Orchid. (Sopra una Orchidaeea chincso
nuova); pag. 371.
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Benth.), pag. 372.
More, A. G. — Hippophaé rhamnoides not indigenons in Ireland. (L*Hipp.
rhamnoides non indigena in Irlanda) ^ pag. 373.
Meehan , T. — Monoeicism in Luzula campestrìs. (Monoicismo nella Luzula
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voL I, n. 3, pag. 183.
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voi. I, n. 6, pag. 482.
— idem, n. XXIJI : Sopra i Licheni del giardino del Palazzo del Lussemburgo
del D.' W. Nylander; voi. I, n. 10, pag. 245.
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54 REPERTORIO DI niBLIOGfiAFU BOTAXICA
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Blondiau, C. — On the irrìtal^ty of pianta. (Sulla irritabilità delle piante),
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Hksb, 0. — On the miocene Flora of the polar regione. (Sulla flora mioce-
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Lutoeb, H. - On the Growth of the stem of Fontinalia antipyretìca. (Sopra
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der Akad. der Wiss. in Wien. Febr. 18, 1868, pp. 43-44), voi. I, n. 5, pag. 392.
MiEBS, J. — On the Tricuspidarien a subtribe of the Eleocarpees (Sulle Tri-
cuspidarie», sotto tribù delle Eleocarpe») ; voi. Il, n. 7, pag. 39.
— Observations ou some of tHe Heliotf opiesB. (Osservazioni sopra alcune He-
liotropie») , voi. Il, n. 8, pag. 121, et n. 9, pag. 191.
WooD, H. C. — Notes on some Alg» from a Califomian hot Spring. (Note so-
pra alcune Alghe di una sorgente d* acqua calda in Galifomia) , voi. n,^
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ScHiMPEB, M. — On the Calamites and Fossil Eqniseta. (Sulle Calamiti e gli
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Fabbbb, T. H. — On the manner of fertilisation of the Scarlet Bunner and
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Howard, J. E. — On the cultivation ot Cinchona in the East Indies. (Sulla
coltivazione della Cinchona nelle Indie orientali), pag. 15.
Master8,M. T. — On some points in the Morphology of the Malvales, to-
gether with a description of a new genus of Buettneriace». (Sopra alcune
particolarità nella Morfologia delle Malvali, insieme alla descrizione di
un nuovo genere di Buettneriacee). Tav. H, IH, pag. 18.
LnGHTON, W. A. — Additions to the Lichens of New SiCaland. (Aggiunte
alla Lichenologia della Nuova Zelanda). Tav. IV, pag. 30.
— On a new species of Umbilicaria. (Sopra una specie nuova di Umbili-
caria). Tav. IV, pag. 33.
WooLLS, W. — Notes on introduced plants occurring in thQ^ neighbourhood
of Sydney. (Note sopra alcune piante introdotte che si incontrano nelle
vicinanze di Sydney), pag. 35.
Olivse,H. — Description of three new genera from West Tropical Africa,
belonging to the naturai orders Guttifer», Olacine» and Celastrace».
(Descrizione di tre nuovi generi di piante dell* Africa tropicale occiden-
tale, appartenenti agli ordini naturali delle GhittifersB, OlacinesB e Ce-
lastracees), pag. 42.
CoLLiMGWOOD, C. ^ On Nutmeg and other cultivation in Singapore. (Sopra
la coltivazione delle Noce moscata ed altre piante in Singapore), pag. 45.
DiCKiB, G. — Note on the characters of the genus Canna. (Nota sopra i ca-
ratteri del genere Canna), pag. 54.
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REPERTORIO DI BIBUOORA^IA BOTANICA 55
BuGHÀiiÀN, J. — Notes on the Botany of Mount Egmont and neighbourhood,
New Zealand, made in February 1867. (Note sulla Flora del monte
Egmont e vicinanze, nella Nuova Zelanda, fatte nel febbmo 1867), p. 57.
— Notes on the botany of the province of Marlborough , made during a
visit there in the months of November, Decomber, and January, 1866-67.
(Note sulla Flora della provincia di Marlborough , dietro una visita
fattavi nei mesi di Novembre, Decembre e Gennaio 1866-67), pag. 63.
AiTOHisoN, J. E. T. — Lahul, Its Flora and vegetable products etc. From
Communications received from the rev. H. JsBschke of the Moravian
Mission. (Lahul, sua Flora e suoi prodotti vegetali ec. Da comunicazioni
ricevute dal rev. H. Jaeschke della Missione Morava), pag. 69.
Bentham, G. ^ Notes on MyrtacesB. (Note sulle Mirtacee), pag. 101.
MiTTBN, W. — A list of the Musei coUected by the rev. Th. Powell in the
Samoa or Navigator's Islands. (Lista di Muschi raccolti nelle isole di
Samoa o dei navigatori dal rev. T. Powell). Tav. V-VI, pag. 166.
Windsor, J. — Observations on Thlaspi alpestre, L. (Osservazioni sul Th.
alpestre, L.), pag. 196.
Hanob, H. F. — On tibe Fagus Gastanea of Loureiro's « Flora Cochinchi-
nensis; » with descriptions of two chinese Oorylace». (Sul Fagus Gasta-
nea della Flora di Gochinchina di Laureiro; colla descrizione di due
nuove Gorilacee chinesi), pag. 199.
Bentham, G. — Note on the stigmatic apparatus of GoodenovieaB. (Nota
sopra r apparato stimmatico delle Goodenoviese), pag. 203.
Scott, J. — Note on the IsoStes capsularìs, Boxb. (Nota sulla IsoStes cap-
sularis, Boxb.), pag. 206.
Mastebs, M. T. — Synopsis of the South-African Bestiacess. (Gompendio delle
BestiacesB dell* Afinca meridionale). Tav. Yll-Vin, pag. 209.
Berkeley, M. J. and GurTis, M. A. — Fungi' Gubenses. (Hymenomycetes),
pag. 280.
— On a collection of Fungi from Guba. Part II , including those belonging
to the Families Gkwteromycetes, Goniomycetes , Hyphomycetes , Physo-
mycetes, and Ascomycetes. (Sopra una collezione di funghi di Guba.
Parte n nella quale sono compresi quelli che appartengono alle fami-
glie dei Gbuteromiceti , Goniomiceti, Ifomiceti, Fisomiceti, ed Asco-
miceti)^ pag. 341.
Darwin, G. — On the character and hybrid-like nature of the oflfepring
fìrom the Ulegitimate unione of Dimorphic and Trimorphic pianta. (So-
pra il carattere e la natura ibrida della discendenza da illegittime
unioni di piante dimorfe e trimorfe), pag. 393.
— On the specific difference betwen Primula veris , Brit. FI., (var. officinali»
of Linn.), P. vulgaris, Brit. FI. (var. acaulis, Linn.), and P. elatior,
Jacq.; and on the Hybrid Nature of the common Oxlip. With Supple-
mentary Bemarks on naturally-produced Hybrids in the genus Verba-
scum. (Sulla differenza specifica fra la Primula veris , Brit. FI. (var. off.
L.) P. vulgaris, B. FI. (var. acaulis, L^» e la P. elatior, Jacq. ; e sulla na-
tura ibrida di quest' ultima. Gon osservazioni supplementari sugli ibridi
prodotti naturalmente nel genere Verbascum), pag. 437.
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56 REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA
Flora, oder àUgemeine botanische Zeitung, Neue Beihe. XXVI. Jahrgang. Be-
gensburg, 1868. '
MiLDB,J. — Vortrag ùber Osmunda. (Relazione sul genere Osmunda), n. 1,
pag. 1.
Stboheckbb, J. B. — Ein empirìscher Beweia der phytochomischen Snbetìta-
tion. (Prova empirica della sostituzione fitochimica), pag. 5.
Hasskabl, G. — 3emerkungen ùber einige indische Pflanzen. (Osserraaoni
sopra alcune piante indiane), n. 2, pag. 17.
MùNTBB. — Die Rohstoffe und Fabrikate aus Palmen auf der Pariaer Welt-
ausstellung im Jahre 1867. (I materiali grezzi e gli articoli fabbricati
di palme neir esposizione mondiale in Parigi Tanno 1867), n. 2 e 3,
Beiohbnbach, H. G. fiL — Ephippianthus. Novum genus Orchideanun, n. 3,
pag. 83.
Abnold, F. — Lichenologische Fragmente. (Frammento Lichenologico), pag. 34.
MiiLLKB, J. — Vier Flechten aus dem Eanton Bem. (Quattro licheni del can-
tone di Berna), n. 4, pag. 49.
Bkiohsnbagh, H. Q. fil — Loureiros Orchideengattungen. (I generi di Orchidee
di Loureiro), "^ag. 52.
Hallirb, e. — Mikroskopische Untersuchungen. Zwei neue Untersuchungen
ùber den Micrococcus. (Bicerche microscopiche. Due ricerche nuove sul
Micrococcus), pag. 54.
Hasskabl,C. — Bericht ùber den Zustand der Chinakultur auf Java. (Be-
lazione sullo stato della cultura della China in Giava), n. 7 , pag. 97.
Hermann, J. — Botrydium argillaceum Wallr. ob Alge oder Flechte ? nebst
einem Nachtrage. (Il Botrydium argillaceum Wallr. ò un* alga o un
lichene? con un* appendice) , n. 9, pag. 129.
Ntlandbb,W. — Animadversio circa historiam amylobactericam, pag. 135.
Hellbom, P. J. — Bericht von einer botanischen Beise in Heijedalen und
angrenzeden Theilen Norwegens. (Belazione di un viaggio botanico nel
Heijedalen e le parti limitrofe di Norvegia), n. 10, pag. 145, n. 11,
pag. 165, n. 12, pag. 187, n. 13, pag. 204, n. 14, pag. 209.
Ntlandeb. W. — Addenda nova ad Lichenographiam europeam, n. 11, pag. 161,
n. 22, pag. 342, n. 30, pag. 473.
GoBKOM, E. W. (van). — Bericht ùber die Cultur der Ghinarindenb&mne auf
^Java im J. 1867. (Belazione suUa coltura degli alberi della scorza di
China in Giava Tanno 1867), n. 13, pag. 193.
Ebkmpelhubeb, a. V. — Prodromus Lichenographise InsulsB Mader», n. 14,
pag. 221; n. 15, pag. 230.
Arnold. — lichenes Lusitanise, n. 16, pag. 241.
LoBBNTZ, P. G. — Ein Ausflug nach Stubach und Eaprun. Beitrag zur Mo-
osflora des Pinzgau. (Escursione a Stubach e Eaprun. Contribuzione
alla flora briologica del Pinzgau), n. 17, pag. 257; n. 18, pag. 273.
Hallieb, e. — Mykologisohe Untersuchungen. Untersuchung der Parasiten
beim Tripper, beim weichen Schanker, bein der Syphilis und bei der
Botzkrankhe^t der Pferde. (Bicerche micologiche dei parassiti nelle ma-
lattie sifilitiche ec.) Tav. IH, n. 19, pag. 289.
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REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA 57
SciiULTZ, F. — Carex murìcata var. B. Schkahr. (C. loliacea Schk., non
Linné) ala gute Ari aufgestellt. (Carex murìcata yar. B. Schkur
stabilita come buona specie), pag. 302.
HoLZNBB, G. — Ueber die phyaiologÌBche Bedeutung des oxalsaueren Kalkes.
Nachtrag. {Sul significato fisiologico dell' ossalato di calce. Supplemento),
n. 20, pag. 805, n. 34, pag. 531.
Sautkb, a. — Ueber Pflanzenwanderung. (Sulle migrazioni delle piante) ,
pag. 310.
Hasskabl, C. — Die Ghinakultur auf Java. (La coltura della china in Giava),
n. 22, pag. 337.
— Der botanische Garten Ton Buitenzorg auf Java. (L*orto botanico di
Buitenzorg in Giava), pag. 340.
Nylandeb, W. — Circa evolutionem gonimicam Collemaoearum, n. 23, p. 353.
— Circa evolutionem sporarum germinantium Varìcellarise notules, pag. 355.
MQllbb, J. — Fùnf neue Flechten. (Cinque licheni nuovi), n. 24, pag. 370.
NTLAin>EB,W. — Circa oephalodia simul epigena et hypogena, 372.
GoBKOìi, C. (van). — Berìcht ùber den Stand der Chinakultur. (Relazione
sullo stato della cultura della china), pag. 373.
Hasskabl, C. — Ueber die Chinakultur auf Java. (Sulla cultura della china
in Giava), n. 29, pag. 449.
Linnaea. Ein Journal fur die Botantk in ihrem ganzen Umfange. Nuova
Serie, voi. I, 1867-68.
Engleb, a. — Beitr&ge zur Naturgesdiichte des Genus Saxi&aga, L. (Contri-
buzioni alla storia naturale del genere Sazifiraga, L.). Tav. I-II, pag. 1.
D(«NSB, J. (von). — Die Cnscuten der ungarischen Flora. (Le Cuscute della
Flora ungherese), pag. 125.
Asohbb80N,P. — Vorarbeiten zu einer Ueberaicht der phanerogamen Meer-
gewftchse. (Studi preliminari per una revisione delle fSemerogame ma-
rine), pag. 152.
WiTTBf AGK, L. — Musa Ensete. Ein Beitrag zur Kenntniss der Bananen. (Musa
Ensete. Contribuzione alla conoscenza delle Banane), pag. 209.
Klatt, F.W. — Beitrag zur Kenntniss der Irideen. (Contribuzione alla co-
noscenza delle Iridee), pag. 291.
SoHWEXNTUBTH, G. — Aufz&hlung und Beschreibung der Acacien-Arten d^s
Nilgebiets. (Enumerazione e descrizione. delle specie di Acacie del ter-
ritorio del Nilo). Tav. IV-XXn, pag. 309.
Klatt, F.W. — Diagnoses Iridearum novarum, pag. 877.
Kuhn, M. -^ Beliquias Mettenianse s. Filices qusddam nov8B ex variis orbis
terrarum partibns collectae post mortem auctoris a..., pag. 885.
Klatt, F.W. — Ueber die Gattung Euparea, Banks. (Std genere Euparea,
Banks), pag. 395.
B^OEXLSB, 0. — Die Cyperaceen des Kòniglichen Herbariums zu Berlin.
(Le Ciperacee delF erbario regio in Berlino), pag. 397.
MiiLLiB,K. — Beitrag zur australischen Moosflor. (Contribuzione alla Flora
briologica dell'Australia), pag. 613.
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58 REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA
Jahrbùcher fùr toissenshafUiche Botanik. Herausgegében von DJ N. Pring^teimf
voi. VI, Leipzig, 1867-68.
Famintzin, a. — Die Wirkung dea Lichtes auf Algen und einige andere
ihnen nahe yerwandte Organismen. (Dell' effetto della luce sulle alghe e
sopra taluni altri organismi affini a loro). Tav. I-DI, pag. 1.
— Die Wirkung des lichtes auf das ErgrOnen der Pflanzen. (Dell'effetto
della luce sul verdeggiare delle piante), pag. 45.
— Die Wirkung des Lichtes und der Dunkelheit auf die Vertheilung der
OhlorophyllkSmer in den Bl&ttem von Mnium sp? (Dell'effetto della
luce e dell'oscurità sulla distribuzione dei granelli di clorofilla nelle
doglie di una specie di Mnium?), pag. 49.
Grtler, H. Th. — Ueber den Gefftssbùndelverlauf in den Laubblattregionen
der Coniferen. (Sulla direzione dei fasci vascolari nelle regioni delle fo-
glie delle Conifere). Tav. IV-IX, pag. 55.
RESBSyM. — Zur Entwickelungsgeschichte der Stammspitze von Equisetum.
(Per la storia dello sviluppo dell'apice del fusto degli Equisetum). T. X-XI,
. pag. 209.
MtlLLBRyN.J. — Die Entwickelungsgeschichte der Eapsel von Ephemerum.
(Organogenia della capsula dell' Ephemero). Tav. XII-XIV, pag. 237.
HiLDKBRAin), F. — Mykologische Beitrftge. (Contribuzioni micologiche). Ta-
vola XV-XVn, pag. 249.
HiLOKBB, G. — Ueber das Auftreten der Erystalle von oxalsaurem Ealk im
Parenchym einiger Monocotylen. (Sulla presenza dei cristalli di ossalato
di calce nel parenchima di alcune Monocotiledoni), pag. 285.
PnTZKRfE. — Ueber die Schutzscheide der deutschen Equisetaoeen. (Sulla
guaina protettrice degli Equiseti d'Allemagna). Tav. XVm-XX, pag. 297.
LoREiiTZ, P. G. — Grundlinien zu einer vergleichenden Anatomie der Laub-
moose. (Basi di una anatomia comparata dei Muschi). Tav. XXI-XXVUI,
pag. 363.
LoKW, E. — Ueber Dematium pullulami De Bary. (Sul Dematium pullulans
De Bary). Tav. XXIX-XXX, pag. 467.
MOllbb, N. C. — Uutersuchungen Qber die Diffusion der atmpsphftrischen
€^e in der Pflanze und die Gasausscheidung unter verschiedenen Beleuoh-
tungsbedingungen. (Ricerche sopra la diffusione dei gas atmosferici nelle
piante e sulla separazione dei gas sotto diverse condizioni di luce). Tav.
XXXI, pag. 478.
Solms-Laxtbaoh, H. G. zu. — Ueber den Bau und die Entwicklung der Em&h-
rungsorgane parasitischer Phanerogamen. (Sopra la struttura e lo svi-
luppo degli organi di nutrizione delle fanerogame parasitiche). Tav.
XXXn-XXXIX, pag. 509.
Hedwigia. Notieblatt far kryptogamische Studien, nebst Bepertorium fUr kryp-
tog. LUeratuTy 1868.
Orunow, a. — Beitr&ge zur Eenntniss der Schizonema und Berkeleya-Arten.
(Contribuzioni alla conoscenza delle specie di Schizonema e Berkeleya),
n. 1. pag. 1.
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REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTAKICA 59
PiTBA, A. — Ueber Chlorangìam esculentum. (Sul Cblorangiom escolentom),
pag. 7.
AuEESWALD, B. — SphsBria cubicularìs, Fr. , n. 2., pag. 17.
EiBSN, C. £.— Beitr&ge zur Kryptogamen-Flora der ostfriesischenlnsel Borkom
(Contrìbozioni alla Flora crittogamica dell* isola Borkom nella Frisa
orientale), pag. 19.
NiTSGHKi. — Anthostoma cabiculare (Fr.) Nitschke, n. S, pag. 38.
NisssL, G. — Ueber daa Vorkommen des Asplenium adnlterinnm Milde , in
M&hren and BQhmen. (Sulla presenza dell' Asplenium adulterinum Milde,
in Moravia e Boemia), pag. 35.
AusBSWALD, B. — Noch einmal Sphseria cubicularìs, Fr. (Ancora una volta
della Sphseria cubicularìs, Fr.), n. 4, pag. 49.
-- Die Ascobolus-arten auf Hundekoth. (Le specie di Ascobolus sugli escre-
menti di cane), pag. 50.
— Die Sporormia-Arten. (Le specie di Sporormia), n. 5, pag. 65.
NiTSOHKB, Ih. — Mittheilungen ùber Pjrenomyceten. (Comunicazioni sui Pi-
renomiceti), n. 6, pag. 81.
Gaibel,E. — Beitrag zur Eenntniss der Spermatozoiden. (Contribuzione alla'
conoscenza di spermatozoi), n. 9, pag. 129.
AusBSWALD, B. — Xylaria Fuckelii, Nke., Peziza echinulata, Awd., Hormospo-
ria oder Sporormia? n. 9, pag. 135-137.
EiBSN, C. E. — Nacbtrag zur Eryptogamenflora der Inseln Nordemei und Bor-
kum. (Appendice alla Flora crittogamica delle isole Nordemei e Bor-
kum), n. 11, pag. 161.
Bakmi90he ZeOung. Anno XXVI, 1868.
Bebss, M. — Entwickelung u. Function der Thyllen. (Genesi e funzione dei
tiUi). Tav. I, n. 1, pag. 1.
9ARTIG, T. — Ueber Saftbewegung in den Holzpflanzen. (Sul movimento dei
succhi nelle piante legnose), n. 2, pag. 17.
KuHN,M. — Filices qusedam novsd et indescriptsB, n. 3, pag. 40.
MiLDi, J. — Index Osmundacearum, n. 4, pag. 49-55.
— Die Fructification der Osmunden. (La fruttificazione delle Osmunde),
n. 5, pag. 65.
WoBONiN,M. — Neuer Beitrag zur Kenntniss der Chytridieen. Entwickelungs-
geschichte von Synchytrìum Mercurialis, Fckl. (Nuova contribuzione alla
conoscenza delle Cbytridiffi. Organogenia del Synchytrìum Mercurialis,
Fckl). Tav. n-m, n. 6, pag. 81 e n. 7, pag. 97.
MùLLBB, F. — Geechlechtsverhàltnisse brasilianischer Pflanzen. (Relazioni
sessuali di piante brasiliane), n. 8, pag. 113.
(Continua),
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60
NUOVE PUBBLICAZIONI.
CàpobalRiG. — Catalogo dei manoscritti inediti del fa Ghiglielmo Oaspar-
rini. Napoli, 1869.
Gabubl,T. — La peste acquatica. (Ànacharis alsinastrom). (BuU. 8oc..Gm>ffr.
lied.) , &8C. 2, pag. 365.
CUPPABI, P. — L* addimestioamento d.elle piante considerato nelle sue cause
e nei suoi effetti» (dalla Nuova Antdogia anno IV. voi. X. fase II,
Febbraio, 1869 p. 285).
DcLPiNO, F. — Sulla Darwiniana teoria della Pangenesi. (Entratto dalla
Riiyista contemporanea nasionàle Italiana). Torino, (A. F. Negro), 1869.
Db NoTABiSfG. e F.Baglubtto. — Erbario crittogamico italiano. Serie n,
£as. IV, n. 151-200. Genova, (tip. del.E. Isi dei Sordo-Muti), Mano, 1869.
Fbojo, G. — Sopra una malattia degli albicocchL (Estratto dagli Atti M
B. Ist. Slnoofog. di NapcU, yoL V, ser. Il, pag. 1868).
MUELLBB, F. (yan). — Idee per la formazione di boscaglie di piante australiane
nell* Africa settentrionale. (BuU. Soe. Geogr. It.t fiasc2, pag. 93), Firenze, 1869.
Pablatobi,F. — Lettura sulla respirazione delle piante, Milano, (Treves
e Comp.), 1869.
Atti dtHa Società Italiana di Sdente NaJtwroM S yoI. XI. fase. IIL Milano,
Febbraio 1869.
Riunione straordinaria in Vicenza, seduta speciale della sezione di Bo-
tanica pag. 386.
Gabubl, V. — Miscellanee botaniche, pag. 643.
Tbbyisan, T. — Sul genere Dimelssna di Norman, pag. 604.
Masà, F. — Ricerche botaniche nelle valli ostigliesi nel 1866-67-68 p. 663.
Pebiodigi
The Journal of Linnean Society, voi. X, n. 48, gennaio 1869, contiene i se-
gpienti lavori.
PracEVÀL Wbioht, e.— Note on Cocoa-nuts in the Seychelles Islands, pag. 455.
Babbib, M. e. — On the structnre and Fertilization of Liparìs Bowkeri, pag. 455.
HooKEB, JiD. — On the true Fuchsia coccinea of Aiton, pag. 458.
Diokib, G. — Notes on Mosses etc, coUected by Mr. James Taylor on the
shores of Davis Straits , pag. 461.
Hbnslow, G. — Note on the structnre of Genista tinctoria, as apparetly af-
fording £Eusilities for the ìntercrossing of distinct flowers, pag. 468.
CoLLiNGWOOD, C. — Extract fropi a letter on a luminous Fungus from
Bomeo, pag. 469.
Mahbil Wbale, J. P. — Notes on the structure and Fertilization of the ge-
nus Bonatea iwth a special description of a species found at Bedford,
South Africa, pag. 470.
* (S diipiaoe di avere rioevnto troppo tardi questo volume per fame oonoBoere diffaiamente
dò ehe oontìoie per la parte Botanica.
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NUOVE J'UnBLICAZIOXl 61
Wright, e. — Notes on Jussiroa, pag. 476.
Mac Owan, B. a. — NotulsB Capenses, pag. 480.
Hance, H. F. — On the Silkworm-Oaks of Northen China , pag. 482.
Mastkrs, Max. T. — On the structiire of the Flower in the Geons Napo-
leona, etc, pag. 492.
Pabish, C. — Dimorphism of Flowers of Cymbidium tigrìnom , pag. 505.
The Journal of Botany Britiàh and Foreign, eàited hy Berthold Seemann.
Num. LXXVm-LXXrX, Gennaio e Febbrajo 1869.
Howard, J. E. — The Calisaya Barks of Eastern Bolivia, pag. 1.
Brongnlvrt. — Notice of a Fossil Lycopodiaceous Fruit. (Tradotto dai Com-
ptes-Bendus dea Séan. de VAcad, des Sciences f voi. LXVH Séan. da 17
Aoùt, 1868) , pag. 3.
GuLLivBR, G. — Notes on Lemnace» and on the Discoveray of the Baphidian
Character in Systematic Botany, pag. 9.
Hance, H.F. — Ou the Phoenix of the Hongkong Plora, pag» 15.
Lauder Lindsay, W. — On the economical vaine and applications of the
Leaf-fibre of New Zealand Flax. (Phormium tenaz, Forst), pag. 22 e 43.
Bloxam, a. — On Rubus Briggsii Blox., a New Species found in Devonshire,
con un tavol, pag. 33.
BbiQgs, a. — Stations of, and Notes respecting, some Plymouth Rubi , pag. 33.
Hance, H.F. — Note on Panicum Mandshuricum, Maxim., pag. 41.
— Note ou the Capparis magna, of Loureiro, pag. 41.
— Note ou Thesium decurrens, BL, and T. Chinense, Turez., pag. 42.
Crombie, J. — New British Lichens. pag. 48.
Hedwigia. — Notishlatt far kryptogamische Studien, nebst' Bepertorium fur
hryptog, Literàtwr, Ne I. IL 1869.
Bonordbn. — Triphragmium, Lk. , p. 1.
AuERSWALD. — Fleischhakia Awd., nov. gen. e grege Perìsporiacearum, p. 2.
Cohn, P. — Ueber Stemschnuppengallert, p. 17.
Hbllbom, P. J. — Notizen ùber das Stenhammar' sche Flechtenberbar, pag. 21.
Boianische Zeitung, 27 Jahrgang, 1. Gennajo — 19 Marzo 1869. n^ 1 — 12.
MoHL. H. (von). — Beitrag zur Lehre vom Dickenwachsthum des Stammes di-
cotyler Bftume, p. 2.
Bebnoulli, G. — Zur Kenntniss dimorpher Blùthen , p. 18.
— BeìtrSige zur Pflanzen-Teratologìe, p. 19.
B($CKELEB. — Einige Bemerkungen flber die Cyperaceen-Gattung Anospo-
rum, p. 23.
HoFMEiSTER, W. — Ueber passive und actiye Abwartskrflmmung von Wur-
zeln, p. 34 e p. 50, 74, 90.
Grajen zu Solms-Latjbach, H. — Vorlaufìge Mittheilung ùber den Bau der
Grappe der Lennoaceen, p. 38.
Beess, M. — Zur Naturgeschichte der Bierhefe , Sswìcharomyces cerevisiaB, Me-
yen, p. 106.
AsoHERSON, P. — Ueber Formen vou Papa ver alpinum, p. 122.
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62 NUOVE PUIiBLlCAZIOXI
EuHN,M. — -Analecta pteridographica , p. 130, 144, 162.
WoBONiN, M. — Be-trag zur Eeniitniss der Vaucherien, con 2 tav., p. 138, 154.
TiMiBJASBirr, C. — Ueber die relative Bedeutung vou Lichtstrahien verschìe-
dener Brechbarkeit bei der Eohlens&urezerseizung in Pflanzen, p. 170.
BuGHBNAU, F. - Das Wuohem der Elodea canadensis, p. 176
Grafkm zu Soliis-Laubaoh, H. — F. CaYolini's Beobachtungen tlber Gytinus p. 1 86.
Habtig, Th. — Nachtrftge tur Abhandlung « Pilzbildong im keimfreien Bau-
me ». pag. 190.
— Ueber das Fanlen von Eiem in nnverletzter Eischale , pag. 193.
Annàlea dea Sciences naturdka, cinquième sèrie, Botamque, tome IX. Paris,
1868, n. 3 et 4, (comparsi nel 1869).
TnoHEM , Ph. (Van). — Becherches sur la structure du pistil, p. 129.
Stbasbubgib, Ed. — De la fécondation dans les Fougéres, p. 227.
Priellieux, Ed. — Étude snr les courbures que produisent les seconsses snr
les jennes ponsses des végétauz, p. 248.
NOTIZIE.
Casl Friedrich Philipp yon Martius, botanico e viaggiatore distintis-
simo, è morto il 13 dicembre 1868 a Monaco di Baviera. Era nato ad Erlan-
gen il 17 aprile 1794, ed aveva studiata la storia naturale sotto la direzione
di suo padre Em. Wilh. Martius botanico e scrittore conosciuto; poi fu allievo
di Schreber, discepolo di Linneo. Nel 1814 pubblicò il suo primo lavoro « Plan-
tarum horti academici Erlangensis enumeratio », e nel 1817 la sua « Flora
cryptogamica ErlangensÌB >. Nel 1816, era gik stato impiegato nel Giardino bo-
tanico di Monaco per V influenza di Schrank , che egli conobbe in Erlang^
nell' occasione del trasporto a Monaco dell* erbario di Schreber, comprato dal-
r Accademia bavarese, alla morte di quel naturalista.
Massimiliano Giuseppe I, re di Baviera, amante della botanica, volle che
Martius insieme al D.' Johann Baptist von Spix s* imbarcasse nella fregata
austriaca coli* ambasciata che accompagnò la giovane principessa, destinata
ad essere V imperatrice del Brasile. Il piano della spedizione scentifica fu
preparato dair Accademia bavarese, e i due naturalisti seppero con pochis-
sima spesa mandarlo ad effetto in tre anni (1817-1820) , durante i quali visita-
rono le province di Rio, S. Paolo, Pemambnco, Bahia, ed Ilheos e traversarono
quelle di Piauhj e Maranham per raggiungere il fiume delle Amazzoni , che
risalirono fino ai confini del Perù. Essi riportarono da questo viaggio circa 3500
specie di animali , e 6500 di piante che furono depositate nel Museo di Mo-
naco. Spix estenuato dalle fatiche del viaggio e dal clima tropicale, tornato
in Europa non sopravvisse che pochi anni, lasciando a Martius tutta la cura
e della relazione e della direzione delle memorie sì di Zoologia che di Botanica.
La « Beise in Brasilien » ò un* opera di tre volumi in 4^ con rm atlante
in folio, che contiene la storia del viaggio, molte notizie, e la distribuzione
geografica delle piante e degli animali che poi vengono descritti in speciali
monografie. Il primo di questi lavori monografici fu il « Genera et specùe^
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NOTIZIE 63
Palmamm > in tre volumi in folio e 245 tavole molte delle quali colorite. Il
primo volume tratta delle Palme in generale, il secondo comprende le specie
brasiliane e il terzo una monografia generale deir ordine: la prima parte in-
cominciò a comparire nel 1823 e V opera fu finita nel 1850. Ugualmente in
folio è il suo « Nova genera et species Plantarum quas per Brasiliam etc. »
il primo volume del quale fu pubblicato nel 1824, mentre gli altri due com-
parvero uno nel 1826, T altro nel 1829-82; T autore del primo, fu Zuccarini,
gli altri due volumi furono elaborati dallo stesso Martius. Fanno seguito a
questa pubblicazione le « Icones plant crypt. 'per Brasiliain coli. » che venne
fuorì dal 1828 al 1884.
Volle anche tentare un modo più pronto di pubblicazione dei suoi mate-
riali brasiliani con una serie di volumi in 8<^: ma due soli furono quelli che
rimasero finiti , uno di Nees von Esenbeck sulle Graminacee e uno su diverse
crittogame di Martius stesso e di altri.
Nel 1829 cominciò la sua < Flora brasiliensis » in folio, lavoro al quale
egli consacrò tutta la sua vita: le varie monografie che la compongono si
succedono V una all'altra senza ordine sistematico. Una introduzione, stampata
nella « Begensburger Flora, > precedo la distribuzione delle sue piante
secche del Brasile , incominciata nel 1837 con una serie di fascicoli sotto il
titolo di < Herbarium Florse brasiliensis ». Nel 1843 pubblicò il suo « Sy-
stema materise medicsB vegetabilis brasiliensis ». Nò fu questo il solo lavoro col
quale interruppe di quando in quando i suoi studi di botanica sistematica e
quelli sulla storia naturale del Brasile, chò dal 1822 al 1827 pubblicò il
« Palmetum Orbignianum» e diversi altri lavori monografici sulle Lychnophora,
Fridericiat Amarantacea, Scemmeringia, Eriocaulon, Erythroxylon^ ed Agave»
La « Flora brasiliensis » ò rimasta incompleta; ma ò a desiderarsi che
non tardino ad essere pubblicate le monografie forse già pronte per la stampa.
Martius fu direttore del giardino botanico di Monaco e in vari tempi
ne pubblicò la storia dando descrizioni ed illustrazioni di molte delle piante
più rimarchevoli in esso coltivate, ed esponendo lo stato delF Erbario di
quel regio stabilimento. Si occupò anche di botanica agricola ed ebbe una
particolare predilezione per gli studi linguistici. ^
Adàlbebt Sghnitzlein , professore di Botanica e direttore del Giardino
botanico di Erlangen, è morto nell' età di 55 anni il 24 ottobre 1868 , per
un sinistro avvenutogli mentre erborava in Tirolo. L* opera per la quale il
suo nome ò molto conosciuto ò la « Iconographia familiarum naturalium regni
vegetabilis », lavoro rimasto incompleto ma che probabilmente verrà conti-
nuato malgrado la morte dell'autore, essendone già incise tutte le tavole.
Si hanno di lui una Flora della Baviera e una monografia del genere Typha»
Eduabd Pokppig, è morto il 4 di settembre 1868. Egli era nato a Pla-
nen in Sassonia il 16 luglio 1798. Nel 1827-29 viaggiò nel Chili, Perù e nel
bacino del fiume delle Amazzoni; al suo ritomo in Europa pubblicò una
storia del suo viaggio e insieme ad Endlicher dette la esposizione delle piante
raccolte, in una opera di 3 volumi in folio , illustrata da 100 tavole. Egli
era professore di Zoologia a Lipsia.
' Vedi Scemami, The Jonnial of Botany, n. LXXIU, pag. 17.
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64 NOTIZIE
FBANgois Delb&sebt, firatello di Beniamino Delesscrt di cui aveva ereditate
le magnifiche collezioni , è morto a Parigi il 15 ottobre 1868. La Biblioteca
botanica Delesscrt, la più ricca del continente fino ad oggi, appartiene ora
alla Accademia delle Scienze di Parigi per volontà degli eredi. La separazione
di queste collezioni dalla Biblioteca, la loro remozione da Parigi e la sta-
zionarietà a cui tutto sarà inevitabilmente condannato, sono state molto
censurate dai Naturalisti parigini specialmente Botanici , i quali in poco
tempo hanno dovuto vedere allontanarsi dalla loro città una dopo 1* altra
lo collezioni di Webb, ereditate dal Museo di Storia naturale di Firenze, quelle
di Gkiy comprate dal Museo di Kew, e quelle del conte Jaubert che le ha
trasportate nel suo possesso di Berry. Oggi di collezioni botaniche partico-
lari di molta importanza accessibili agli studiosi non rimangono in Parigi
che quelle del conte di Franqueville e quelle del signor Cosson.
Christian Fbdedbioh Ecklon, ò morto verso la fine del dicembre 1868
al Capo di Buona Speranza. Egli era nato il 17 dicembre 1795 in Apenrade
nello Schleswig. Nel 1828 e nel 1832 tornò in Europa per distribuire le
piante dei dintorni della città del Capo e nella Cafreria , dove viaggiò prima
solo, poi in compagnia di Zeyher insieme col quale pubblicò le novitìi rac-
colte sotto il titolo di « Enumeratio plani Africa australis extratropicse. »
James Baokhousi, viaggiatore e botanico inglese, ò morto a Londra il
20 gennaio nell*età di 74 anni. Aveva viaggiato in Australia, in Tasma-
nia, a Maurizio e al Capo di Buona Speranza riunendo un considerevole er-
bario e moltissime note manoscritte adesso esistenti nel Museo di Eew.
Si dice che il D.*" Pietro Bubani di Bagnacavallo sia per pubblicare
una « Flora Virgiliana ». La nota erudizione dell* autore ò garanzia della
importanza dell* opera: ne attendiamo la comparsa con vivo interesse.
L* Associazione libera dei coltivatori a Ghistelles ha proposto un premio
di 1000 fìunchi da pagarsi o in denaro o con un oggetto di egual valore a
chi saprà trovare un ibrido perenne, il cui granello possieda qualità ali-
mentari e possa acquistare un valore in commercio, fra le seguenti gra-
minacee Eìymus arenarius, E. giganteus, E.phUadélphicm, Triticum acutum,
T. pungena, AmmophUa arenaria , o altre specie marittime del gruppo
^(^ropyrum da un lato, e il Grano, il Farro, la Segala, TOrzo, T Avena dal-
r altro. Lo scopo è quello di utilizzare con una fecondazione artificiale le
graminacee che crescono abbondantemente nelle dune della costa occiden-
tale della Francia. Il concorso fu aperto sino dal 10 ottobre 1863 e durerà
per 5 anni consecutivi ; i concorrenti possono far conoscere il resultato delle
loro esperienze quando credano di essere riusciti; il premio sarà conferito su-
bito che il riéultato sia riconosciuto tale da soddisfare.
Una grande Esposizione orticola intemazionale avrà luogo a Pietroburgo
nella corrente primavera, insieme a un congresso di botanici ugualmente
intemazionale. L* Esposizione si aprirà il 19 maggio e si chiuderà il 31 dello
stesso mese. I signori professori Parlatore e De Visiani hanno avuto Tonore
di essere nominati Giurati dalla Commissione russa. E. M.
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MOVO GIORNALE BOTANICO ITALIANO
Fascicolo li. — Maggio 1869.
0. BECCARI. - ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PIANTE
BORNENSI.
BALANOPHOREAE.
RiCH. in Mém. Mus. Voi. viii, p.4^5. Hook, in Trans. Linn,Soc,Yohxxu.
p. 1. 1859 EicHLER acL congr. ini. Boi. Paris. 1867.
BALANOPHORA REFLEXA.
BECC. in Aiti Soc. Hai. Se. Nat. Voi. XI. 1868, p. 197.
B. dioica luteo-rubescens , carnosa, tuberosa, tuberibus glo-
bosis ovoideis elongatisve indivisis, apici bi-quinque vel
irregulariter lobatis, stellulato-tessellatis; stipite unitripol-
licari cylindraceo, bracteis membranaceis, concavis subae-
qualibus ; p. masc. floribus corymbosis erectis dein reflexis,
longe pedunculatis; perigonio 4-fido , sub-bilabiato , lobis
minoribus lateraJibus ovatisacutis, majoribus late spatulatis
apici rotundato-truncatis, tandem omnibus revolutis; anthe-
ris in corpus spatulatum subtruncatum compressum adnatis,
rimis plurimis et insequalibus longitudinaliter dehiscenti-
bus; bracteis reflexis adscendentibus; p. foem. capitulis, ro-
tundato-ovatis, bracteis clavatis, ovariis numerosis breviter
pedunculatis ellipticis , stilis elongatis stigmatibus exertis.
Tav. II, m, IV.
Cresceva alla altezza di circa 700 metri dal livello del mare
sul Gunon * Wah, monte di pietra arenaria presso le sorgenti
del Sarawak, a circa 4Ò miglia in linea retta dalla costa.
' GuDOD o Gunoog in Malese significa monte.
Nuovo giorn. Boi. Ila!. 5
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66 ILLUSTRAZIOXE DI XUOVE SPECIE DI PIAKTE BOBXBySl
Era parassita sulle radici di un frutice scandente del quale
ignoro la specie non avendo potuto procurarmene in quel nao-
mentd le foglie, che rimanevano in alto fra la chioma di un
grande albero. Ritrovai la medesima pianta abbondante, quan-
tunque poco sviluppata, sui monti presso Tian-laggiù nella pro-
vincia del Batàn-Lupàr. In questa località si sviluppava principal-
mente sulla scorza alla base di varie specie di piccoli alberi, dei
quali talvolta ricopriva il tronco sino all'altezza di 2 cent, al di
sopra del terreno. Ho osservato che le piante del medesimo sesso
non si trovavano confuse; ma su di un albero si sviluppavano
piante maschie, su di un altro piante feminee esclusivamente.
Il medesimo accadeva quando la pianta cresceva sulle radici
e gli esemplari disseccati che conservo mostrano evidentemente
questo fatto, che come noterò in seguito è di una certa impor-
tanza.
La pianta viva è color giallo arancione in alcune parti più
o meno rosea, in questo simile a varie altre specie congeneri
ed al Cyiinus Hypocistis fra le piante europee.
I rizomi, che cosi Hooker' chiama le parti che diretta-
mente s' innestano sulla matrice e che Junghuhn * assai pro-
priamente chiama invece ricettacoli basilari , sono sferoidei
ovoidali oblunghi, irregolarmente fessi alla sommità in 2-5 lobi,
formando una spece di calice all' asse fiorifero o stipite. '
Gl'individui maschi, essendo la spece dioica, hanno i rizomi
più allungati dei feminei. La superficie ne è sempre screpo-
lata in modo da presentare un gran numero di tubercoletti
sfaccettati piramidati piùo meno irregolari, frammisti ai quali
si trovano delle pustole cruciformi o stellate, che Hooker ha
paragonato alle lenticelle ed alle quali egli attribuisce un uffi-
cio analogo. Ciò lo crederei poco probabile considerando che
il tessuto cellulare del quale risultano, è formato da elementi
a grosse pareti e che mal mi sembra si presterebbero ai fe-
nomeni fisiologici che si vorrebbe supporre potessero pro-
• Hook. Trans. Linn. Soc. v. XXII, p. 2.
« Jungh. N. Ad. Nat. Cur. v. XVIIL Sappi, p. 203.
^ Il rizoma è stato chiamato anche « radice », « tubero > e « caule *
da Richard « asse > da GrifQth, < rizoma > e « caudice » da GGppert
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ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PIANTE B0BNEN8I 67
durre. Forse non debbon considerarsi che come le ultime
traccio di brattee o scaglie arrestate ilello sviluppo. La pre-
senza loro non è costante e sarà forse accidentale che in tutti
gli individui da me osservati siano più apparenti nei rizomi
delle piante maschie, le quali come pure ho detto sono con-
temporaneamente più sviluppate deUe feminee.
Lo stipite, che qui mi sembra rappresenti il vero caule
della generalità delle piante fanerogame, è più o meno cilìndrico
in ambo i sessi, rivestito di brattee membranacee concave
spatolate, rotondate, denticolate od intere al margine, prima
erette, imbricate ed abbraccianti i capolini, poi reflesse, più
grandi e più sviluppate negli individui maschi.
I fiori maschi in numero assai limitato (da 12-15), sono ri-
uniti alla sommità dello stipite in un capolino sparpagliato
corimbiforme, sorretti da pedicelli di 8-15 mill. di lunghezza ,
incurvi, ascendenti poi reflessi, alquanto compressi, muniti
alla base di due o tre bratteole, corte, ottuse e carnose; il pe-
rigonio è formato di 4 pezzi opposti due a due e sub-bilabiati,
vai vati, quelli laterali più piccoli lanceolato-triangolari o sub-
trapezoidei, gli altri due largamente spatolati, dopo l'apertura
tutti reflessi e revoluti. Gli stami sono saldati in un sol corpo
(Antherophoro di Junghun) compresso, largamente spatolato,
con le loggie delle antere lineari, sottili e radianti dal basso,
in numero circa di 24.
I capolini feminei (Phoranti o ricettacoli comuni di Ri-
chard,)* sono ovati o rotondati; i fiori sono ridotti a semplici
ovari (Hooker,* Eichler,)^ od ovuli nudi (Weddell,)* ovali-ellit-
tici, sessili brevemente pedunculati , terminati in un prolunga-
mento, che in qualunque modo si voglia considerare l'organo
femineo, fa le funzioni di stilo e che quindi considero come
tale, sporgente al di sopra dei corpi interpistillari clavati, ro-
tondati all' apice ed attenuati verso la base. Questi corpi sono
stati considerati come ramoscelli abortivi o assi secondari da
Wcddèly come pedicelli da Lindley, hanno ricevuto il nome
* Richard. Mém. du Mus. v. Vili. pag. 413, 415. Col nome di Phoranto
Richard chiama tanto i capolini dei fiori maschi, quanto quelli dei fiori feminei.
- Hook.-rZ. e. p. 16.
^ Eichler. Actes du congr. interri, de Boi, de Paris, pag. 135.
' Weddell. Ann. des Se. Nat. Sér. UT, v. U, p. 166.
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68 ILI.USTRAZIOXB DI KUOVli SPECIE DI PIANTE BORKBVSI
di Drusenariiger Kòrper da Gòppert, * brattee da Hooker.* Or-
ganogenicamente considerati non sembran esser altro che fiori
maschi degenerati, come Hooker stesso lo accenna e ne figura
anzi alcuni passaggi/ quantunque in alcuni altri casi, nel
Latrophytuni PeckoUi p. e. evidentemente appariscano essere
assi secondari. '
Non ho visto la pianta coi semi maturi.
L' eccellente monografia di Hooker nel volume XXII delle
« Transactions of the Linnean Society of London, • riassume
cosi bene tutti i lavori fatti fino a quel giorno sulle Balano-
phorecB che sarebbe superfluo tornare a riconfermare ciò che
dall'illustre Autore è stato osservato e scritto su tali piante,
tanto più che i miei studi riguardanti questa famiglia si a))-
poggiano intieramente sulla sola specie che ho descritto.
'Molte questioni però riguardanti lo sviluppo, T istologia ed
analogie di tali piante, essendo ben lontane dall' essere riso-
lute, non credo far cosa del tutto inutile facendo conoscere
alcune osservazioni, che ho potuto fare sugli ihdividui della
specie in parola, raccolti da me in Bomeo e conservati nel-
r alcool.
Quantunque nel Cynomorium * sia stata da Weddell os-
servato il germogliamento del seme, pure non si sa ancora
che poco o quasi nulla, del modo col quale le Balanoforee
e simili parassiti si sviluppano sulle radici.
Ogni individuo di BcUanqphora (parlo specialmente di que-
sto genere perchè è quello che per ora ho potuto meglio stu-
diare), viene direttamente da un seme? Ossia in altri termini,
tutti gli individui che sono parassiti sulla medesima radice
provengono da altrettanti semi?
Credo di potere affermare , che quando sopra una radice
di una pianta qualunque si è sviluppato e cresciuto il seme
di una parassita, il tessuto cellulare di questa si spande e cir-
* GOppert. N. Act Nat. Cur. V. XVIH, p. 248.
* Hook. /. e. p. 14.
' Kook. l e. Tav. V, f. 22.
* Eichler. Bot Zeit, p. 513. Tav. IX, f. 50.
* Weddell, Mémoire sur le Cynomorium eoccineum. Archives du 3lu'
8tum, V. X, 1860.
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ILLUSTRAZIONE DI ITDOVE 81>ECIE DI PIANTE B0RKEN6I 69
cola fra il .tessuto della radice, in modo da potervi dar nascita
ad un numero inde9nito di altri individui , prodotti quindi per
semplice gemmazione dalla pianta madre. ^
Non credo che questo accada in tutte le parassite ma
forse solo in quelle nelle quali il tessuto della matrice, è in in-
tima unione con quello deUa pianta che sopra vi vegeta, come
appunto sembrano essere tutte le Balmwphore<B e le BafflesiacetB.
U fatto che ho citato, del trovarsi cioè tutte le piante del me-
desimo sesso riunite sulla medesima matrice, difficilmente si
spiega senza ammettere una comunicazione di tessuto ed una
dipendenza reciproca fra i vari individui parassiti. R. Brown *
supponeva resistenza di una specie di « Micelio > esternamente
alla matrice, perchè esso pure credeva che i diversi individui
parassiti sulla medesima matrice, avessero un origine comune
e citava il caso del PilosttfleSj pianta dioica nella quale tutti
gli individui del medesimo sesso, frequentemente se pur non
sempre, si trovavano riuniti intorno ad uq medesimo ramo
della pianta che li sopportava.
Osservando con un discreto ingrandimento, una sezione
molto sottile di una radice, tagliata orizontalmente da un punto
non molto distante (2o3 cent.) dal luogo ove si sviluppa, una
pianta di Balanophara^ si vedono fra mezzo alle sezioni dei vasi e
dei clostri, specialmente nella parte più prossima al centro, delle
cellule di color diflferente e che non sembran fer parte del tes-
suto della radice. (Tav. HI, fig. 3, a). Esaminando queste cel-
lule in una sezione longitudinale, CTav. IH, fig. 4, f. f.) com-
pariscono fra mezzo ai clostri riunite in gruppetti di 3-4 o
poche più sovrapposte, con le due estreme assottigliate, qua-
siché cercassero farsi un passaggio fra fibra e fibra, cam-
minando non sempre nella medesima direzione dell* asse, ma
tortuosamente per dove possono più facilmente farsi strada.
' Che una Remplìce cellula, anche nelle piante superiori, possa dare ori-
fi^ne ad una pianta perfetta è fatto oramai accertato e che è &cilmente os-
servabile principalmente in una specie di Begonia, in cui la superficie dei
cauli e delle foglie è ricoperta da cellule , ognuna delle quali può dare ori-
gine ad una nuova pianta. (Darwin, Animàls and Pianta under domestica-
tion. London, 1868). Darwin ha cercato di dare una spiegazione a fatti con-
simili con la sua nuova e già celebire ipotesi della TangenesL
* R. Brown, Trans. Linn. Soc. V. XIX, p. 232.
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70 ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PIANTE B0RNEN8I
Queste cellule si riconoscono come appartenenti alla Balano-
phora, anche a prima vista per il colore giallastro (negli indi-
vidui conservati nell'alcool) e per la forma. La fig. 2. della
Tav. HI rappresenta una porzione del tessuto della matrice,
nella parte ove una giovanissima pianta di Balanophora co-
mincia a svilupparsi; le cellule, a, sono più scure per causa
del sacco protoplasmico provvisto di nucleo che contengono;
esse sono identiche a quelle della fig. 4, f. f. Tav. Ili, che come
ho detto, rappresenta del tessuto cellulare osservato in una se-
zione longitudinale della radice sulla quale cresceva ad una certa
distanza un individuo di Balanophora. Queste cellule con sacco
protoplasmico e nucleo non possono confondersi con il tessuto
della radice che ne manca assolutamente. La medesima fig. 2.
fa ancora vedere alcune cellule, rf, con nucleo , che sono già di-
sgiunte dalle altre. La fig. 5, Tav. HI, rappresenta alcune cellule,
<gf, che pure io credo appartenenti al tessuto della Balanophora^
sulla parete intema delle quali si sono sviluppate delle escre-
scenze di non so che natura, ma che mi sembra si compor-
tino coi reattivi, nel medesimo modo della parte estema delle
grosse cellule della scabrosità dei tubercoli.
Onde assicurarmi ancora meglio che esiste una comunica-
zione di tessuto fra due piedi di Balanophora crescenti sulla
medesima matrice, ho fatto delle sezioni in modo da interes-
sare due giovanissime pianticelle e son riuscito in questo modo
ad assicurarmi, che tale comunicazione esiste avendo potuto
riscontrare fra i due piedi di Balonophora le cellule caratteri-
stiche con il sacco protoplasmico ed il nucleo che mi dimo-
stravano la dipendenza reciproca fra le due piante, quan-
tunque il tessuto mi apparisse in qua e là interrotto, e ciò
a causa del suo scorrere tortuoso fra mezzo alle fibre deUa
matrice.
Quantunque il tessuto, che facilmente e con certezza si ri-
conosce appartenere alla Balanophora^ sia quello più colorato
in giallo, pure può darsi che non sia il solo che le appartiene
e può darsi quindi, che una parte dei clostri incolori e pun-
teggiati appartengano alla parassita. È probabile pure, che
nelle radici molto giovani il tessuto della Balanophora sia an-
che più diffuso e più distinto, e forse nelle radici un poco più
vecchie sia in parte riassorbito o distrutto o solo concentrato
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illustrazione' di KUOVE specie di piante BORNENSl 71
in alcuni luoghi, in quelli appunto ove i rizomi si trovano in
maggior numero.
Hooker * afferma che il tessuto della matrice passa e si
diffonde nel rizoma di alcime Bàlanqphorem^, tanto che lo schele-
tro legnoso del rizoma sarebbe per una buona parte tessuto
proprio della matrice. Io non discuterò questo fatto, che in
realtà è conforme all'apparenza, quantunque Pesame micro-
scopico non tolga assolutamente tutti i dubbi; la credo però
cosa probabile e se vera da^ servire sempre più a conferma
della mia opinione, che il rizoma cioè, deve considerarsi come
una produzione anormale e non deve ritenersi, come crede
Hooker, ' qual vero caule delle BàlancphoreiB.
É ben naturale che piante ridotte a vivere in condizioni
cosi differenti dalle altre, debbano presentare nella loro strut-
tura intima delle modificazioni adattate al loro modo di cre-
scere e di svilupparsi e debban quindi meritar tutta T atten-
zione degli istologi.
Il tessuto cellulare (Tav. Ili, fig. 6) di tali i»ante è quasi
sempre particolare sia per l'apparenza, sia per le sostanze
che contiene. Tutte le parti parenchimatose, son formate da
cellule nelle quali il prolungato soggiorno nello spirito, ha con-
tratto il sacco protoplasmico sulla parete del quale si mostra il
nucleo. La soluzione jodata di cloruro di zinco colora le pareti
delle cellule in violetto e l'inviluppo con il nucleo in giallo;
la soluzione di jodio e quindi l'acido solforico producono il
medesimo effetto, colorando però le pareti delle cellule in bleu
più intenso. Lo sciroppo di zucchero e quindi l'acido solforico
diluito, lentam^ite e leggermente colorano in roseo l'invi-
luppo protoplasmico , svelandone cosi la natura azotata.
Alcune delle cellule più esteme nelle brattee ed alcune
delle grandi cellule che formano il rizoma, specialmente nelle
piante maschie, contengono Rafldi in abbondanza. (Tav. lY,
fig. 4 f.).
Hooker ha messo fuori di dubbio la presenza nelle Ba-
lanqphorete di vasi tracheali, che io pure ho potuto facilmente
riscontrare, quantunque non mi sia mai accaduto di vedere
vere trachee nelle quali il filo a spirale potesse svolgersi.
* Hook. /. e. p. 3.
• Hook, l e. p. 2.
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72 ILLUSTRAZIONE DI NUOVK SPECIE DI PIANTE BORNEKSI
Meritano ancora attenzione le tubercolosità piramidate
che ricuoprano la superfice esterna del rizoma, (Tav. IV, fig. 7),
risultanti da grandi cellule la di cui parete estema, che rimane
libera, si sviluppa immensamente più delle altre ed apparisce for-
mata da strati concentrici, come successivi depositi nell'interno
loro; le pareti interne di queste cellule sono spesso ricoperte
da bizzarre escrescenze che ho rappresentato nella figura 8,
Tav.rv. La natura di codeste escrescenze e della parete delle cel-
lule, sembra sia analoga a quelle tubercolosità che si incontrano
in alcune delle cellule che si insinuano nel tessuto della radice
(fig. 5. g. Tav. HI). Sono come esse molto resistenti ai reattivi,
non si alterano nella potassa caustica, T acido solforico anche
concentrato non le scioglie, si colorano in giallo arancione se
trattate con Tjodio e quindi coli' acido solforico.
Le cellule più importanti finalmente sono quelle ripiene di
cera, (Tav. IH, fig. 1, e' Tav. IV, fig. 1, a, fig. 3, d, fig. 4, e),
che talvolta in alcune specie, come per esempio nella Bada-
mphora dongata, sono in tal quantità, da poter cotesta pianta
servire a Giavanesi per candele quando sia diseccata ed accesa.
Góppert assicura che in codesta spece la cera si trova in
tal quantità, da sembrare di tagliarne una massa quando si
seziona un rizoma. Nella Balanqphora reflexa le parti che più
abbondano di cellule ripiene di cera sono: le brattee, i pezzi del
perigonio, la parte estema e superiore dell'asse florale , i rizomi
delle piante maschie e finalmente i corpi interpistillari nei quali
è facilissimo di scorgerle anche con una semplice lente.
Góppert * credo sia stento il primo ad avvertire la presenza
dalla cera nell'interno delle cellule ed a dame delle figure, in
verità però non molto istruttive; Hooker quindi pure ne parla
nel suo più volte citato lavoro sulle Bàlanophorece e ne da esso
pure qualche figura. Poleck * ha analizzata cotesta specie di
cera che egli considera come una sostanza intermediaria fra le
resine e le cere, ed alla quale Gòppert aveva di già dato il nome
di « Balanoplìoreina. •
» Gdppert. N. Ad. Acad. Nat. Cur. Voi. XXHI. Suppl. p. 229.
* Poleck. — Chemische Untersuchung dea wachsahnUchen Bestandtheils
der Balanophora dongata Bl. in Noe, Act. Acad. Con. Nat. Cur. Voi. XXI,
pag. 159.
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ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PIANTE BORNBNSI 73
Quantunque esista quindi una analisi chimica di codesta
sostanza non sarà forse inutile che io riporti il risultato delle
mie osservazioni.
Avendo sottoposto all' esame microscopico delle sottili se-
zioni di tessuto nel quale si trovavano cellule con cera ed
avendole assoggettate air azione di vari reagenti ho trovato che :
Nell'alcool a circa 25% ove gl'individui da me esaminati
erano stati conservati , la cera appariva nelle cellule, che riem-
piva quasi interamente , sotto forma di un globulo opaco os-
servato per trasparenza e bianco se con luce reflessa.
Neil' alcool rettificato a freddo non si discioglieva. (L'azione
non è stata molto prolungata).
Nell'alcool rettificato bollente si discioglieva ma parzial-
mente e non con molta prontezza.
Neil' etere e neU' essenza di trementina si discioglieva in-
teramente e con facilità.
Nella potassa caustica a caldo ed a freddo , o nell' acido
azotico, o nell'acido solforico diluito rimaneva inalterata.
Neil' acido solforico inglese si liquefaceva senza che , appa-
rentemente almeno, vi si disciogliesse.
Le pareti delle cellule che contengono la cera sono pim-
teggiate.
Quando la cera per un mezzo qualunque o con l'alcool o
con r etere o coli' essenza di trementina è stata disciolta, ri-
mane l'inviluppo del protoplasma colla sua apparenza granu-
losa ed il nucleo, mostrando cosi chiaramente che la cera si
forma neU' intemo dell'inviluppo protoplasmico , il quale coi
reattivi si comporta come il sacco protoplasmico delle altre
cellule; vale a dire si colora in giallo con la soluzione iodata
di cloruro di zinco, e leggermente in roseo con lo sciroppo di
zucchero e quindi coli' acido solforico diluito.
La cera nell' interno delle piante sembra sia una sostanza
più comune di quello che comunemente si crede. Quando si
tenta d' isolare la clorofilla , facendo macerare delle parti verdi
di una pianta per qualche giorno nell' etere e quindi si filtra,
il residuo evaporato si trova esser formato di cera e clorofilla.
Mùlder ' che si è occupato della produzione della clorofilla
M&lder. — Natuiiren Scheikundif;^ archief. T. II.
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74 ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PLàNTE B0RNBN6I
nelle piante, dice che una materia cerosa va sempre unita
ad essa nelle foglie e nelle parti colorite delle frutta.
Tante volte si è discussa rafRnità delle Bàlanophorea
e tante volte si è creduto di aver finalmente risoluto il pro-
blema, che sembrerà strano che io voglia adesso tornarvi so-
pra e per di più, non tanto per riconfermare le ultime idee
che sono state emesse, quanto per dissentirne interamente.
Senza aver la presunzione di credere di aver dato nel
segno, esporrò brevemente le mie idee, che risultano da un
coscenzioso esame.
Messe da parte le analogie bizzarre che alcuni hanno cre-
duto scorgere fra le BalanopharetB ed i Funghi, i Muschi, le Epa-
tiche e le Felci, rammenterò come insieme alle Rafflesiacea ed
alle Q/tinea fossero riunite nella classe delle RhieogenetB o Bhi-
santhetB di Blume , * da Endlicher * e da Lindley. * Karsten *
trova ragioni per poterle ravvicinare alle Gneiacete e collo-
carle nella serie vegetale nel seguente ordine: TaxintcR — One-
tacete — Baìanophùrem — Cynomoriem — Lonmthaceie.
Hooker dopo aver creduto di dimostrare che le Bedano-
pharetB sono vere Dicotiledoni, ritenendo il Cynomorium come
uno dei generi i più elevati dell'ordine, e tenendo conto solo
dei rapporti ed inserzioni delle diverse parti florali, le colloca
presso le HalorageiB '. Eichler * nel recente lavoro sulle strut-
tura del fiore femineo e classificazione delle Balanophorete tenta
di provare l'analogia loro colle Loranthaceaj analogia che
Hooker d'altra parte aveva già riconosciuta; prova quindi che
è il solo genere O^nomorium che fra tutte le Bcdanophorea abbia
dei rapporti colle HaloragetB^ mentre poi pare che egli stesso
dubiti del suo ravvicinamento alla Loranthacea j testé affer-
mato, ' quando dice che « l'ovulo (nelle Balanophorea) attaccato
alla parete ovarica e non emsuiànte dalla placenta assile o
* Blumé, JF7. Java. 1828.
* Endlicher, Mdekmata p. 10. (hn, pi p. 72.
' Lindi. Veg. King. 3* ed. p. 83.
* Kareten, N. Ad. Nat Cur. Voi. XXVI, p. II, p. 885. 1858.
* Hooker, l e, p. 23.
* Eichler, l e. p. 153.
' Eichler, l e. p. 154.
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ILLUSTRAZIONE DI KUOVE SPECIE DI PLA1?TE BOBNENSI 75
costituente la sommità delibasse stesso non trova riscontro fra
le Loranthacem. » Griffith * « come una mera ipotesi » secondo
egli dice, considererebbe le Balcmopharem come Uriicete ad em-
brione omogeneo; ultimamente Parlatore ha seguito coteste
opinione nella sua Flora Its^lana. ' Forse il primo a fare cotesto
ravvicinamento è stato Agardh ' che fa notare pure le ana-
logie con gli Artoearpus, il gen. !I)^pha e le PandanacetB.
A me sembra che si sia troppo precipitato nelF ammet-
tere le Balafiophorem fra le piante dicotiledoni. Questa idea
che fu primieramente emessa da Griffith * e fu poi sanzionata
da Hooker^ e che ora è generalmente ammessa dai Botanici,
ha indotto a cercare per le Balanaphorea delle affinità fra le
dicotiledoni, che non possono esser quindi che accidentali/
Una delle più forti ragioni che hanno indotto Hooker alla
sopraccennata collocazione delle Balanophorete , è stata là strut-
tura del rizoma di alcune specie della famiglia. ^ H rizoma in
tali piante , è una parte troppo anormale perchè possa esser
presa di mira per decidere ima questione cosi capitale; ed
il fatto che Hooker annnette del pctósaggio delle fibre legnose
dalla matrice nel rizoma, dovrebbe da se solo servire per
mostrare, quanto poco valore si dovrebbe annettere alla strut-
tura di questa parte; ciò nonostante nei rizomi stessi, non
vedo nulla che mi rammenti un caule esogenico , «ad ecce-
zione della disposizione regolare dei fascetti fìbro- vascolari in-
tomo all'asse.
< Griff. Trans. Llnn. Soc. Voi. XX, p. 100.
' Pari. FI. ItcH, voi. IV, p. 1, p. 109. Inayyerteniemente nel primo nu-
mero del Nuofco Giam. Bot. li., nella rivista di cotesta opera a pag. 29
ho detto che credevo fosse il prof. Parlatore il (Mimo a proporre il ravvi-
cinamento delle BaianoplwTea alle Ufiieacea.
' Agardh. Aphor. botan. 1825, p. 208. (non vidi).
* Griff, l e.
» Hook, l e. pag. 23.
' Questa è la legittima conseguenza di chi ammettendo come me la
veritèi della teoria Dariwiana, crede che gli esseri presenti stanno in stretto
rapporto con esseri precedenti dei quali gli attuali sono modificazioni acca-
dute per quei processi cosi chiaramente esposti dall' illustre autore delPOrt-
gine deUe specie.
' Hook l. e. vedi Hélosis mexicana, Tav. XV, Fig. 12. H. guyaneneiSf
Tav. XVI, Fig. 30.
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76 ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PUNTE BOENEN^I
La parte che ci deve dare un raziocinio più certo è quella,
che a parer mio rappresenta veramente il caule delia genera-
lità delle fanerogame; questo come ho già detto in altro luogo,
è Tasse fiorifero; in esso T analogia con midollo, raggi midol-
lari, astuccio midollare, libro e scorza (almeno negli individui da
me esaminati), non so assolutamente trovarla; vedo bensì nella
sezione dell'asse della mia specie (Tav. IV, fig. 5) dei fescetti fibro-
vascolari sparsi irregolarmente Tramezzo al tessuto cellulare,
più fitto presso la periferia, ma dove però non trovo le cellule
stratificate in modo da farmi nemmon nunmentare la disposi-
zione della scorza di un giovane caule esogenico; mi sembra
invece di scorgervi una struttura intieramente analoga a quella
del caule di un'infinità di piante monocotiledoni e specialmente
di quelle che hanno uno scapood un fusto erbaceo ed annuo.
Io non credo che la sola ispezione del caule possa sempre
servire per decidere se una pianta debba ritenersi per monocoti-
ledone o dicotiledone, specialmente poi trattandosi di piante
parassite, le quali ancorché certamente riscontrate dicotile-
doni, si è riconosciuto presentare spesso una struttura anor-
male; nelle Baianophorea ciò non ostante tutte le apparenze
sono per un caulo mocotiledone. Questa era pure l'opinione di
Gòppert. *
In ogni caso mi basterebbe aver potuto dimostrare che
r unico criterio sul qual Hooker si appoggiava per riportare le
Bcdanophorea alle dicotiledoni, secondo me non reggerebbe
alla critica e non corrisponderebbe ai fatti.
La struttura dell' asse non opponendosi ad esser conside-
rate la Balanophorea come monocotiledoni, la tendenza trimera
ben inarcata (che però ben so non fare carattere assoluto)
nelle parti florali, ne è una nuova conferma. I fiori maschi
della più gran parte dei generi delle BcUanophorete sono ad ele-
menti trimeri ed anche il Q/nqmorium^ che è uno dei più
anormali, può facilmente riportarvisi; il Mystropetalum ' P altro
* OGpp. L e. p. 256. dice : Der Baa dee WurMMoekes oder des Ehùomi,
80 wie der BlQthenstiele ist entBchieden monokotjledonisoh, .ec.
' Eichler credè che il genere Cynomorium e Mystropetalum non debban
far parte della famiglia delle BaHanophoruB ; il genere Mystropetalum non mi
sembra (per qnel che posso giudicare dalie figiure) che si allontani molto dal
tipo delle vere Balanophorea ed Hooker ha di gi2i dimostrato la oonvenienza
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ILLUSTEAZIOXK DI XUOVE SPECIE DI PIANTE BOUNEXSI 77.
unico genere nel quale per il fiore femineo havvi un perigonio,
questo è pure trilobo. Nella Sarcophite sanguinea l'ovario è
triloculare, neWHelosis guyanensis anche le brattee dell'asse
sono in un verticello trimero. L'embrione non può darci criteri
assoluti perchè trattandosi di piante parassite potrebbe sem-
brare senza cotiledoni anche se realmente si avesse che fare
con piante dicotiledoni, come si sa essere il caso nelle Cuscute,
nulladimeno in tutte le specie ove è stato possibile studiare
l'embrione si è trovato sempre indiviso.
Nel Cynomorium coccinmm^ che è l'unica pianta della fa-
miglia delle BalanophoretB nella quale sia stato possibile os-
servare il germogliamento del seme, per quel che posso giu-
dicare dalle descrizioni e figure del bel lavoro di Weddell ' su
tale pianta, mi sembra scorgervi lo sviluppo di una pianta
certamente endogena. I semi di Cynomorium germogliando emet-
tono una appendice, che non è ohe un prolungamento dell' em-
brione di cui una parte più grossa rimane dentro il seme cir-
condata dal perisperma, e che per conseguenza mi sembra
debba risguardarsi cotesta parte come cotiledone, corrispon-
dendo esattamente a ciò che accade nelle Aroidee ed in una
gran quantità di altre monocotiledoni. Weddell ha osservato
che la creduta radicina, aveva ima costante tendenza a ri-
volgersi in alto al di fuori del terreno, ciò che farebbe quasi
credere che dovesse esser considerata piuttosto come plumula;
ma egli non è stato fortunato abbastanza per potere seguire
lo sviluppo della giovane pianta, che riman quindi sempre un
fenomeno interessante da studiarsi.
di ritenerlo come il tipo più elevato di questa famiglia , dalla quale pure mi
pare non vi sia ragione di separarne il Cynomorium. Non azzardo giudizi
sulla collocazione di questa pianta non avendo avuto occasione di esaminarla
viva ; ma per quel che uno può arguirne dalle figure e dalle descrizioni, mi
pare che essa pure non differisca essenzialmente dalle BcUanophora. Nei fiori
ermafroditi i due pozzi intemi del perigonio probabilmente non debbon con-
siderarsi che come due stami abortiti» ossia come due organi che sarebbero
nella posizione per potersi organogenicamente considerare come due stami.
Nei fiori maschi la scaglia ohe si appone allo stame probabilmente non è che
un rudimento lussureggiante dello stilo, cosicché in un fiore ermafrodito di
Cynomorium sotto il punto di vista organogenico si riscontrerebbe: un ovario
uniloculare, mono-ovulato, uno stilo, tre stami, (2 trasfigurati) e 3 pezzi peri-
goniali , che neiraccre^mento rapido del fiore rimangono ad ineguali altezze.
' Wedd. Arch. da 3fw. T. X, p. 298. Tav. XXVI. ^g. 13-25.
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78 ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PLàNTE BORXBNSI
Richard che è stato il fondatore della famiglia delle Ba-
lanophorea^ ^ le aveva collocate fra le monocotiledoni e ricono-
sciutane l'analogia con le Hydì'ocharidede. * È precisamente se-
condo me intomo a questa famiglia che si debbon rintracciso^
le affinità delle Bcdanophorea. La rassomiglianza fra un capo-
lino maschio di un Melosis o di una Balafwphora ed il capolino
del medesimo sesso di una VaUisneria^ è veramente sorpren-
dente; nell'un caso e nell'altro abbiamo un perigonio ad ele-
menti trimeri con tre antere disposte precisamente nella me-
desima simmetria florale e coi filamenti spesso anche riuniti
in un sol corpo e con un egual numero di logge; i fiori fe-
minei dififeriscono essenzialmente dai maschi e quantunque
nella Balanophora siano semplicissimi nel Mystropetaiufn hanno
un perigonio trilobo; P ovario pure è triloculare. nella Lang-
sdorfia e gli ovuli sono spesso distintamente parietali come
nelle Hydrocharidea.
Nei generi Cynotnorium^ Langsdorfia e M*/stropetalumj l'al-
bume svilupatissimo racchiude il piccolo embrione laterale ed
indiviso, ma in tutti gli altri generi non esiste che una massa
cellulare da alcuni ritenuta per albume da altri per perisper-
ma; probabilmente è realmente perisperma e V embrione allo
stato di maturità del seme è cosi minuto e così poco formato
che sfugge all'osservazione, ma è probabile. che si sviluppi
nel germogliamento, come in modo analogo si è osservato ac-
cadere in varie piante dicotiledoni. '
Le BalanophoretB differiscono dalle Najad€<e per la man-
canza in queste dell' albume. Questa è una differenza che se-
condo me trattandosi di piante che vivono in condizioni così
anormali non sarebbe che di piccola entità. Vi sono infatti
» Bich. Mém. du Mus. Voi. VIE. p. 404. Tav. 19-21. 1822.
- Bich. L e. p. 434. « Celai de ces ordres {monocotylédones h étamines épi-
gynes) ayec lequel 1^ Baianophoréea ont le plus de rapport est la famille
dea Hydrocharidées. »
^ L' amico prof. Caruel ha osservato che nell' HdUòorus viridts V em-
brione allo stato di maturità del seme è piccolissimo (V^ài mill.) moriforme
con i due cotiledoni minuti tondeggianti, ma par distinti, neWEratUhis
V embrione è assolatamente indiviso , rotondo di V? di mill. di diametro. Una
cosa analoga sembra che avvenga nel Cydamen neapcilitanum , nel Banunetdus
glaciaiiSt nel B. abortivus, nella Magnolia grandiflora e nel Ginko bM>a e
probabilmente in una quantità non piccola dì altre piante. (Prof. Pietro
Savi in lett.).
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ILLUSTEAZIOXp DI NUOVE 8PECIB DI PUNTE B0BNEN8I 79
piante della stessa famiglia nelle quali una differente stazione
produce un cambiamento capitale nell'albume. Ck)sì ft^ le
Ardisiacea le Aegiceras, che vivono sulle sponde dei fiumi nei
paesi tropicali e nelle quali Tembrione germoglia sulla pianta,
manca assolutamente T albume, mentre tutte le altre Ardistacea
ne sono abbondantemente provviste.
L* altra famiglia di piante colle quali a parer mio le Bàia-
mphoreiB hanno stretti legami sono le Triurideé^; già questa
analogia sembra fosse intravista da Miers' che dice le Iriu-
ridecd dover andare nel medesimo ordine con le Balanophorte^
quantunque poi aggiunga di non vedervi che piccole relazioni.
Hooker pure parlando dell' embrione delle Balanophorae così
si esprime: t Amongst the many Naturai Orders whose ho-
mogeneo'us seeds or embryos present mone or less analogjr
with those ofBalanophorecSj none have so dose a similarity as
those of TriurideiB. * » A quest' analogia riconosciuta già da tali
autorità, si aggiunge ancora la grande somiglianza di vege-
tazione. Se poi i fiori delle Triuridea posson esser considerati
piuttosto come capolini che come fiori , la rassomiglianza è an-
che più stretta, avendosi allora tanti ovari isolati monoovulati
corrispondenti a quelli delle Bàlanophoreat
Colle Arùide(B , le Bàlanojpharece hanno pure moltissimi punti
di contatto; la conformazione dell'embrione e suoi rapporti col
perisperma, gli ovuli ora solitari ora gemini ora temi, pen-
denti, anatropi od ortotropi, che trovan tbtti i riscontri fi^a le
Aroidece^ la disposizione dei fiori in spighe, l'aspetto generale in
fine, fanno vedere fra queste due famiglie le più strette analo-
gie. Solo nelle Balanophorece quando esiste un perigonio, l'ova-
rio è infero , mentre è sempre supero nell' Aroidea ; questa
differenza pure sparisce negli ovari nudi del genere Baia-
nophora.
Infine seguendo i raziocinii che mi hanno guidato per
rintracciare le affinità delle- Balanophorecd mi trovo costretto
di contradire un altro fatto che Hooker sembrava aver messo
fuor di dubbio. Quantunque Hooker dica che l' unica rasso-
miglianza che esiste fra le Balanopliorea e le Baffiesiacece consi-
sta nel parasitismo, pure da un attento esame di alcune specie
* Miers, M — On the famil j of Triuridese in Trans, Linn. Soc. Voi. XXI. p. 43.
« Hook, l e. pag. 19.
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80 ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PLàNTE BOBNENSI
di questa ultima famiglia mi son potuto convincere, che per
rapporti intimi con famiglie intermedie le BaUMophore4B e le
JRafflesiacete non devono di troppo essere allontanate nella se-
rie vegetale e devono ambedue coteste famiglie far parte della
gran classe delle monocotiledoni.
Nella illustrazione di alcune specie della famiglia delle liaf-
/Ie«a(^^ facenti seguito alla presente, cercherò di sviluppare le
ragioni che mi hanno condotto ad un simile ravvicinamento.
Accennerò solo adesso come le Rafflesiace<B mi sembrino
in stretti rapporti colle BurmanniaceiBj specialmente se si pon-
gano a confronto i generi Hydnora e Prosopancke fra le Baffle-
siac€4Bj con le specie dei generi Ophyomeris e Thismia fra le
Burmanniacecdy delle quali mi propongo pure fare conoscere al-
cune forme nuove, strane ed eleganti, dame scoperte in Bor-
neo. fje affinità delle Burmanniace^e essendo assai note, le re-
lazioni delle BalanophoretB e Bafflesiacea potrebbero essere
rappresentate dal seguente quadro.
Aroideie
Balanophoreìe Rafflesl^cke
Hydrocharide^ Triurideje BurmanniaceìE Taccace.b
(Aristolochiaceìe).
Oltre la spece qui descritta sono state trovate in Bomeo
le due seguenti specie:
1. Balanophora Lowi, Hook. /W., Trans. Linn. Soc. Voi. XXIL
p. 426. lab. 75.
Cresce sul Monte Eina-Balu , nel N. £ di Bomeo, scopertavi dal sig. H.
Low.
2. Bal. globosa, Jmgh. N. Ad. Nat. Cur.XVIlL Svppl.p.210,
Tah. IL Hook, fil., l. e. p. 46.
Raccolta dal sig. H. Low sul monte Eina-Balu nel N. E di Bomeo.
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illustraziove di kuove specie di piante b0bkbn6i 81
Enumerazione delle specie di Balanophora. >
1. Balanophora involucrata, Hook,
a) rubra, Hook.
b) flava, Hook.
e) gracili», Hook.
d) Cathcartii, Hook.
2. — dioica, Brown.{B.t:^phma^ Wall,); {B. pietà, alvrolata,
hurmanica, affimSy Griff.)
3. — elongata, Blum.
Var. maxima y Hook. fU.; {B. maxima, Jungh.).
4. — indica, Wall. (Lapgsdorffìa indica, Am.)
5. — globosa, Jufigh, {B. gigantea, Wall.)
6. — fungosa, Forst
7. — alutacea, Jiingh.
8. — polyandra, Griff.
9; — Lowi, Hook. fU.
10. — Harlandi, Hook. fil.
11. — reflexa, Becc.
SPIEGAZIONE DELLE FIGURE DI BALANOPHOBA BEFLEXA
Tavola n.
Fig. 1. Pianta maschia fiorita, di grandezza naturale.
» 2. La medesima con i fiori non ancora aperti
> 3. La medesima sezionata verticalmente.
» 4. Pianta feminea.
» 5. La medesima sezionata verticalmente.
» 6. Fiore maschio non aperto, leggermente ingrandito.
> 7. n medesimo aperto; a, anteroforo.
» 8. Sezione trasversale dell* antera.
^ A causa del vergognoso difetto deUe Biblioteche scentifiche in Fi-
renze, non posso assicurarmi se siano state pubblicate altre nuove specie
oltre quelle descritte od enumerate da Hooker nelle Trans, of Lin. Society of
London.
Nuovo Giom. Boi. lial. 6
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82 ILLUSTRAZIOXE DI XUOVE SPECIE DI PIANTE BOBKEXSI
Tavola m.
Fìg. 1. Porzione di capolino della pianta feminea; a, a, OTari; ò, ò, stagmi;
e, corpi inierpistiUari contenenti cellule, e* ripiene di cera. Ingr. 1 20 diam.
» 2. Innesto di una giovane pianta di BcHanophora colla matrice ; le cellule
di BcUanophora sono quelle con nucleo e più scure a causa del proto-
plasma che contengono; in d, si vedono 2 di tali cellule staccate dalle
altre. Ingr. 175 diam.
> 3. Sezione orìzontale di una radice sulla quale cresceva ad una certa
distanza una pianticina di Bàlanophora; e, cellule appartenenti al
tessuto della Bàlaìwphara. Ingr. 175 diam.
» 4. Rappresenta il tessuto della medesima radice, ma sezionato longitu-
dinalmente, le cellule f, /*, corrispondono a quelle segnate con U
lettera e, nella figura precedente. Ingr. 175 diam.
» 5. Medesima radice con cellule, g, di Bàlanophora nell* intemo delle
quali , sulle pareti si sono depositate delle escrescenze. Ingr. 175 diam.
» 6. Tessuto cellulare dell' interno dell'asse fiorifero, con cellule contenenti
il sacco protoplasmico ritirato dallo spirito, con il suo nucleo e le
pareti delle cellule punteggiate. Ingr. 110 diam.
» 7. Due decimi di millimetro ingranditi 120 diametri : ogni divisione cor-
risponde ad Vio) di mill. Scala per le fig. 1. della Tav. m e Je
fig. 1 , 2, 4, 8 della Tav. IV, che pure sono ingrandite 120 diam.
» 8. Un decimo di mill. Ingr. 175 diam. Ogni divisione corrisponde ad
un Vioo di mill. scala per le fig. 2, 3, 4, 5 della Tav. m e fig. 8 della
Tav. rV, che pure sono ingrandite 175 diam.
Tavola IV.
Fig. 1. Porzione della sezione orizontale di uh corpo interpistillare, che mostra
molte delie sue cellule, a, ripiene di cera. Ingr. 120 diam.
» 2. La medesima dox>o averne disciolta la cera nelV etere , mostra le cellule
h, con il sacco protoplasmico e le traccio del nucleo. Ingr. 120 diam.
» 8. Porzione del tessuto cellulare periferico dell'asse fioraie nel punto dove
nascono i fiori; e , cellule con sacco protoplasmico e nucleo ; d, cellule
con cera. Ingr. 175 diam.
> 4. Tessuto cellulare del rizoma ; e, cellule con cera ; /*, cellula con Bafidi.
Ingr. 120 diam.
5. Sezione orizontale dell'asse fiorìfero ingrandito 5 diametri; g, fascetd
fibro-vascolari.
* 6. Porzione del tessuto periferico dell^ asse fiorifero, dove non apparisce
nessuna distinzione di tessuto corticale. Ingr. 240 diam.
» 7. Scabrosità della supei-fice esterna del rizoma sezionata verticalmente.
Ingr. 65 diam.
> 8. Una cellula di dette scabrosità con escrescenze filamentose e ramose
nel suo intemo. Ingr. 120 diam.
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ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PUNTE BORNENSI 83
PRINCIPALI LAVORI SULLE BALANOFHORE^. *
Richard, L.'C. — Mémoìre sur une nouvelle flEkinille dea plantee, les BcHa-
nophorées. (Móm. dù Mus. voi. VIU, pag. 404, tav. 19-21, 1822).
SoHLSOHTESDAL. — Nachtrag zu der Ichtyosma Wehdemannù {Sarcophyte
sanguinea). Linnaea n, 1827, m, 1828, pag. 194.
* Endlioher et Sghott. — Meletemata Botanica 1832. Contiene un sommario
di tutto ciò che riguarda le Bhizandhece sino al 1832.
JuNGHUHN, Pr. — Ueh&c jQ,Yaja*ache Balanophoreen. (N. Act. Nat. Cur. voi. XVin,
suppl. pag. 201, tav. 1-2, 1839).
Harvet, V. H. — On two species of a new south african Genus of the naturai
Ordcr Bhizanthe(B of Blume. (Ann. of Nat. Hist. voi. Il, pag» 385, 1839).
* Unger. — Beitràge zur Eenntniss der parasitischen Pflanzen. (Ann. dea Wiener
Mus. n, 1840). Contiene un sommario degli autori che hanno trattato
delle piante parassite sino al 1840.
GoBPPERT, H. 11. — Ueber den Bau der Balanophoren so wie ùber das Vorkom-
men von Wachs in ihnen und in andern Pflanzen. (N. Act. Nat. Cur.
voL XVin, suppL pag. 229, con 3 tav. 1841).
PoLECK, Th. ~ Chemische Untersuchung des wachs&hnlichen Bestandtheiles der
Balanophara dongata, Bl. (N. Act. Nat. Cur. voi. XXTT, pag. 159, 1843).
* Martius. — Ueber di Yegetation der unechten und echten Parasiten zun&chst
in Brasilien. Gel. Anz. d. Egl. bair. Acad. d. Wissensch., Bd. 14, pag. 353.
Vergi. Referat v. Mohl, Bot Zeit. 1843, pag. 497.
GRirFiTH,W. — On the Root-Parasites referred by Authors to Bhizanthea:.
(Trans. Linn. Soc. voi. XIX, pag. 306. 1843-44). Il medesimo lavoro tradotto
negli Ann. des. Se. Nat. sòr. m, voi. VII, pag. 302.
— On the indian species of Bcdanophora. (Trans. Linn. Soc, voi. XX. pag. 93,
tav. 3-8. 1844).
GOEPPERT, H. R. — Zur Eenntniss der Balanophoren insbesondere der Gattung
Bhopalocneinis , Jungh., (N. Act. Nat. Cur., voi. XXTT, part I, pag. 117,
tav. XI-XV, 1846).
Elotzsch. — Langsdorfia in Linn»a, pag. 460. 1847.
Weddbll, H. a. — Affinités dea Bafflésiacces et des Baianopharées. (Soc. phil.
5 Janv. 1850. L'Inst. 1850, pag. 185).
— Consideration sur V ergane reproducteur femelle des Balanopharées et des
Baffksiaeées. (Ann. des Se. Nat. sér. m, voi. 14, pag. 166, 1850).
HooKBR,J.D. — On the Structure and Afflnities of Bàlanophorea. (Trans.
Linn. soc. voi. XXIf, pag. 1, tav. 1-XVI. 1855).
Wbddell, H. a. — Sur le mode de parasitisme du Cynomorium coccineum. (Bull.
Soc. Bot. de Trance, voL IV, pag. 513. 1857).
— Sur les fleurs femelles du Cynomorium, (BuU. Soc. Bot. de Franco,
voi. IV, pag. 795. 1857).
' La presente nota è ben lontana dall* essere completa. Moltissime notizie
sulle Balanophorese che si trovano in opere generali non vi sono citate. Le
opere segnate con asterisco non le conoscono che di ne me , essendomi stato
impossibile di consultarle.
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84 ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PUNTE DORNBNSI
Eabstin, BL — Ueber die Stellung einiger Famìlien paraaitischer Pflanxen in
natuerlichen System. (N. Act Nat Cur., yoL XXYI, pari. II, pag. 885,
tav. 61-65. 1858).
EoFMEiSTEB, W. — Neue Beitrftge zur Kenntnis der Embijobildnng der Pha-
Berogamen, (Balanophoreen). Voi. I. pag. 572, tav. XI-XVIL 1859.
HoofUBB, J. D. -^ On a new Genus of Balanophorea from New^Zealand and tow
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Weddill,H.A. — Mémoire sur le Cynomorium eoecinettm. (Arch. da Mni.
d'Hiet. Nat voi. X. 1860). Rivista del medesimo lavoro nrf BulL Soc
Bot de Franoe, voL Vili, pag. 381. 1861.
* Jackson, J. — The Bcdanophoraeea. (The intellectmd Obeerver, 1866, pa-
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EiGHLEB, A. W. — Sur la stnictare de la fleur femelle de qnelques BaUmo-
phofèes, Actea du congrèa international de Botanique, Paris 1867.
Gbafen zu Solms-Laubagu. — Ueber den Bau und die Entwicklnng der
Em&hrangsorgane parasitischer PBanerogamen. Bàlanopharta. Pring-
sheim. Jahrbflcher fOr wiss. Bot., voi. VI, pag. 529. 1868'.
EicHLBB, A. W. — L(araphytum, ein neues Balonophoreengeschlecht ani Bra-
siUen. (Bot Zeit 1868, n. 32, 33, 34, pag. 513-552. tav. IX).
RAFFLESIAOEAE
BRUGMANSIA.
Blume. Bijdr. Nat. Weiemch. II, p. 422 (1S27). et FI. Jav. BMi-
eanth. p, 15. tab. 3-6. R. Brown, Trans. Linn. Soc. voi. XIX
p. 244. Endl., gen. plani, p. 76. Miquel, FI. Ind. Bai. voi. I,
p. 2.* p. 684. ZiPPELiA ET Mycetanthe Reichenb.
Flores hermaphroditi vel abortu diclines. Perigonium tu-
buloso-campanulatum, limbo 14-16 fido? vel 5-6 fido, lobis tri-
fidis aestivatione valvatim induplicatis; corona nulla. Columna
genitalis (Synema, EndL) subglobosa, centro excavato sti-
gmatifera? Antherae infra verticem sessiles, subhorizonthales
uniserìales, connatae, deplanatde, biloculares, loculi superimpo-
siti, singuli poro dehiscentes. Ovarium (Pseudocarpium, BL)
inferum, uniloculare, placentìs parietalibus numerosis septifor-
mibus, multiovulatis. Styli una cum columna confusi.
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ILLUSTRAZIONE DI KUOVE SPECIE DI PIANTE BOBNEXSI 85
BRUGMAN8IA LOWL
BECO, in AUi Soc. li. Se. Nat., voi XT, p. 197. 1868.
6. dioica, perigonio y basi squamis imbricatis, fragilibus, ro-
tundato-ovatis, concavis, adpressis enervis, integerrimis;
inaperto, ovato-ventricoso, apici parum attenuato ibique
rotnndato-depresso , laeve, lucido, fissuris 14-16 notato,
summitate irregulariter conniventibus; expanso • . • ,
tubo campanulato, inteme, prsBcipue prope faucem, longe
piloso-barbato, 14-16 costato, lacinìis totidem? adpresse
fibriUoso-pilosis; columna globoso-depressa, sparse pilosa
breviuscule stipitata, stipite crebre minuteque sulcato. (Ta-
vola V, fig. 1, 13).
Distinguo questa seconda specie del genere Brugmansia
di Blume, col nome del signor H. Low, tesoriere nella Colonia
Inglese di Labuan, che la scuopri in una isola formatasi nel
letto del Limban, uno dei rami del fiume di Bruni, nel N. E.
di Bomeo.
I vari esemplari che il signor Low mi ha lavoriti conser-
vati nello spirito, sono ancora tutti chiusi; il perigonio aperto
secondo le sue informazioni era di 15 pollici di diametro di
color bruno chiaro. È probabile che in modo più o meno mar-
cato partecipasse dell'odore fetido delle altre Rafflesiacee, ma
nulla èo di preciso in proposito. Cresceva parassita sulle ra-
dici di un Cissìis.
Io non ho potuto seguire esattamente lo svilupiK) di questa
pianta nei pochi individui da me posseduti, che sono in parte
di già alquanto alterati. Il primo indizio che ho potuto osser-
vare, della parassita, è un rigonfiamento che apparisce sulle
radici. Sezionando verticalmente questo rigonfiamento in modo
che esso venga diviso in due parti eguali, unitamente alla ra-
dice su cui si sviluppa e che viene allora ad esser tagliata
normalmente al suo asse longitudinale, si vede la giovane
pianta di Brugmansia formata interamente di tessuto cellulare ,
avere una forma conica tondeggiante e globosa esternamente,
con la punta del cono che s'impianta nelle vicinanze del mi-
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86 ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PIANTE BOBKENSI
dolio della radice alla maniera di una zeppa. Ciò dimostra
a parer mio che lo sviluppo accade dal centro verso la i>e-
riferia, non potendosi supporre che sia il caso opposto, es-
sendo la giovane pianta' intieramente ricoperta dalla scorza
della radice, la quale non dimostra nessuna discontinuità
di tessuto e che si rompe e fende solo quando non può più se-
guire lo sviluppo rapido della parassita.
Questo fatto viene in conferma delle altre mie osserva-
zioni sul parasitismo delle Balanophore{e, sembrandomi an-
che qui strano che diversi individui di una medesima specie,
situati tutti precisamente in eguali condizioni e rapporti l'uno
con l'altro, tutti sulla medesima matrice, quasi tutti in stati
differenti di sviluppo ed in alcune specie sempre quelli del me-
desimo sesso riuniti, ' debbano essere generati da altrettanti
semi.
Le radici di Cissus sulle quali cresce la Bntgmansla^ spesso
presentano i grossi vasi porosi ripieni nel loro intemo di quelle
produzioni di cellule che adesso più particolarmente sono chia-
mate col nome di t Tilli » * Al contrario di quel che si crede ge-
neralmente io sarei inclinato a ritenerli, come il prodotto della
vegetazione di parassiti e nel caso nostro, per quelli rappre-
sentati nella Tav. V, fìg. 19 a, affaccio l'idea che possano far
parte del tessuto della Brugmansia. Le cellule che sono in co-
testi vasi non differiscono per nulla da quelle della Bmgtncmsiay
avendo il loro sacco protoplasmico e nucleo proprio, che non
ritrovo consimile in altre parti delle radici del Cissus già adulte.
Gli indivìdui sviluppati sono sostenuti ed innestati sulla
matrice per mezzo di una specie di disco carnoso, dintorno al
quale si partono una quantità di squame che lubricandosi a
spirale ricuoprono il perigonio nella prima gioventù della pianta ;
esse sono in numero di circa 20, rotondate, molto dilatate alla
base, carnose, col margine sottile, coriacee, figgili, concave ed
appresso r una all'altra.
^ n medeeimo sembra che accada anche nella Sapria himàlayana, GrilF.,
On ihe Root- Paras. etc. Trans. Linn, jSòc, yoI. XIX pag. 314.
* Beesfl,- Zar Eritik der Bdhm^schen Ansicht tlber die Entwickelongage-
schichte and Fanction der e Thjllen. » Bat. Zeit. n. 1. 1868. J. Sachs,- Xd^.
der. Boi. pag. 28 in nota, li chiama < Tùllen. »
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ILLUSTRAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PUNTE BORNENSI 87
Il perigonio è camoso-coriaceo; chiuso è ovato- ventricoso
di 5-6 cent, di diametro, attenuato alla sommità ed ivi un poco
depresso, esternamente è levigato con 14-16 fessure che si vanno
a riunire alla sommità; il tubo è campanulato mplto dilatato,
ma sugli individui non aperti ò difficile precisare il punto ove
termina; esso presenta da 14 a 16 coste poco apparenti verso la
base, ma che si ingrossano sin verso la metà della cavità for-
mata dal perigonio chiuso, ed ivi esse sono rivestite da ciuffi di
peli molto lunghi cilindrici formati da una sola cellula, del resto
simili a quelli che rivestono tutta la parte intema del tubo,
n luogo occupato da cotesti ciuffi credo debba considerarsi
come la fauce (Tav. V, fig. 2 d); al di sopra di questo punto
la cavità è tappezzata da un tomento fitto in forma di velluto,
formato da peli corti, grossi, non tramezzati, ramosi od uncinati
alla sommità ed intrecciantesi colle pimte. (Tav. V, Fig. 13).
Il perigonio nell' aprirsi sembra che debba fendersi in 14-16
lacinie, seguendo le fessure che compariscono all'esterno e che
corrispondono alle costole neirintemo del tubo. Le lacinie nel
boccio sono quindi vai vate coli' estremità induplicata, vale a
dire che giunte all'apice ivi bruscamente si ripiegano e riunen-
dosi vengono a formare im sol corpo conico allungato in forma
di fiammella, che colla sua punta s'insinua nella co)3pa o sco-
della che rimane all' apice della colonna genitale. (Tav. V, Fig. 2
e 3). Nello sbocciamento suppongo che accadrà perfettamente
come nella Brugmansia ZippeUi-, le lacinie si apriranno e si
rovescieranno probabilmente sino al punto ove si trovano i
grossi ciuffi di peli, che formeranno la fauce del tubo.
Venendo adesso a descrivere la colonna genitale (Blume)
o Synema, (Endl.) è tempo di notare che questa specie è dioica.
Nelle altre parti le piante appartenenti ai due sessi non diffe-
riscono minimamente ed anche nelle parti genitali la differenza
non consiste che nello sviluppo più o meno imperfetto di uno
dei sessi. Le piante maschie hanno ancora qualche traccia del-
l' ovario, ma le feminee non ne presentano alcuna delle antere.
Nella pianta maschia la colonna genitale (Tav. V. fig. 3 a,
e fig. 6.) è globosa alquanto depressa, con una cavità in forma di
bicchiere sulla sommità, nella quale, come ho detto, nel boccia-
mento s'insinuano l'estremità riunite delle lacinie del perigonio.
La colonna genitale si può considerare divisa in duepsurti, la
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88 ILLUSTEAZIOXE DI ^UOVE SBECIE DI PUXTE BOBKENSI
parte superiore è ricoperta di setole e leggerissimamente
solcata, con T orifizio della cavità oscuramente dubcrenato; la
parte inferiore tutto all' ingiro porta le antere (Tav. V. fig. 6 a,
e fig. 7.) in numero di 50-60 biloculari, con le logge disposte
verticalmente, vale a dire sovrapposte Tuna aU' altra, in modo
che sezionando orizontalmente la colonna, esse apparirebbero
uniloculari. La loggia inferiore si allunga in basso e divizie
assai più grande della superiore (Tav. V. fig4 7 a.); ogni loggia
deisce per un foro, (Tav. V. fig. 7 6, fig. 6 6.) dal quale il
polline si trafila; i fori sono ravvicinati Puno all'altro e tutti
e due posti nella metà superiore dell' antera. La colonna ò so-
stenuta da uno stipite o collo alto 5 milL, cilindrico, marcato
da un numero di solchi eguale a quello delle antere; i medesimi
solchi si estendono anche all'intorno della colonna alla base
del perigonio , e sono dovuti all'impressione che le antere vi
hanno operato nel bocciamento.
La colonna genitale feminea (Tav. V. fig. 2 a, e fig. 8.) per
la forma non differisce dalla maschile, essa pure alla sommità,
è depressa e con la cavità ciatiforme al fondo della quale però
in questo caso si osservano alcui^ punte o pieeole prtmiinenze
irregolari terminate da qualche pelo. Vi è pum ben distinta una
parte superiore (Tav. V. fig. 8 a.), che presenta le setole, come
nella colonna maschile, e le medesime solcature appena appa^
renti, che suppongo non essere dovute altro, che alla pressione
esercitatavi dalle varie lacinie del perigonio. La parte inferiore
(Tav. fig. 8 6.) ricuoperta di papille allungate, (Tav. V. fig. 10)
corrisponde al luogo occupato dall'antere nelle piante maschie
di cui non resta qui la più piccola traccia; un piccolo solco
(Tav. Y. fig. 2 /!) divide la colonna dallo stipite che qui non
è striato, come non è striata la parte più bassa del perigonio,
mancando le logge dell'antere che vi lasciassero le impressioni.
Blume ' considera la parte superiore della colemia come
la parte stigmatica. Avendo io esaminata la struttura della su-
perfice delle diverse parti , che posson esser supposte far l' uf-
ficio di stigma, ho trovato che l' unica parte che mi presentasse
un tessuto cellulare adattato per dar passaggio al tubo polli*
nico, erano le piccole punte nell'interno e le parti circonvicine
* Blome, FI. Jav.
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ILLUSTBAZIOXE DI NUOVE SPECIE DI PUKTE B0BNEN8I 89
presso il fondo delle cavità ciatiforme della colonna; cotesto
parti sono in&tti formate di cellule papilleformi lassamente
unite fra di loro e bene adattate per servire da tessuto condut-
tore (Tav. V, fig.5); tutte le altre psirti mi sembrano ricuoperte
da tessuto cellulare troppo denso per poter dar passaggio ai
tubi pollinici. É vero però che la parte esterna e superiore
della colonna rivestita di setole, è anche munita di papille
che potrebbero essere considerate come papille stigmatiche,
ma il tessuto sottoposto è assai compatto.
L' Ovario (Tav. V, fig. 2 e. e fig. 5.) (Pseudocarpio di Blume)
connesso alla parte inferiore della pianta, consiste di una quan-
tità di cavità o logge separate da un numero grande (circa 30),
di placentari in forma di tramezzi più o meno imperfetti ,
(Tav. V, fig. 5. a.) carnosi, spesso irregolari ed anfrattuosi conver-
genti verso il centro. Blume, come pm*e Endlicher * dietro di
esso descrivono l'ovario della B. Zippelii come uniloculare. Dalla
figura di Blume • mi sembra rilevare che V ovario della B. Zip-
peUi non differisce da quello della B. Lou)i\ in tutte e due le
specie quindi mi pare che male si possa dire V ovario unilo-
cukire perchè le logge non sono separate da veri tramezzi, ma
da corpi placentari che ne fanno le veci. Nella B. Lowi alcuni
dei tramezzi sono più piccoli degli altri e non tutti giungono
al centro; alcuni si trovano saldati ad altri in modo, che le
logge non sono tutte in comunicazione fra di loro; i diversi
placentari sembrano riuniti in gruppetti di 3 o 4, forse ogni
gruppetto stando a rappresentare una carpella. Nelle piante
maschie i tramezzi e le cavità sono rudimentarie.
Gli ovuli, che sono minutissimi, sono attaccati su tutta la
superficie delle pareti dei placentari ed ivi rivolti in tutte le
direzioni, sostenuti da un lungo funicolo che porta obliqua-
mente la nucella per metà eserta e metà inviluppata da un
unico tegumento (Tav. V, fig. 11). Tutti gli ovuli da me osservati
appartenevfimo a piante non ancora sbocciate.
Non ho avuto occasione di esaminare semi maturi.
La struttura anatomica della Bmgmansia è assai semplice ;
ogni organo è formato di tessuto cellulare, in alcune parti,
' Elidi., Gen, platU. p, 76.
« Blume, FI. Jav. tav. 5. ^g. U.
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90 ILLUSTRAZIONE DI KUOVE SPECIE DI PIANTE BORNBKoI
come per esempio quelle circondanti T ovario, cosi lasso da
esser formato da cellule quasi sferiche; in generale tutte le
cellule contengono nel loro interno il sacco protoplasmico,
contratto dallo spirito, ed il nucleo. Non mancano fasci fìbroso-
vascolari; cosi ve ne è una serie intorno all'ovario (Tav. V,
fig. 5 6.) fra i tramezzi dell'ovario ed intomo al centro della
colonna genitale, nelle lacinie del perigonio etc., ma gli ele-
menti dai quali risultano sono assai semplici , sono cellule un
poco più allungate delle altre, ora rettangolari, ora attenuate
alle due estremità, che talvolta si mostrano annuiate o con
filo a spirale.
La Brugmansia Zippelii, stando alle figure ed alle descri-
zioni date da Blume * sembra alquanto più piccola della B.
Lowij ha la parte intema del perigonio uniformemente pe-
losa, ramentacea e solcata da numerose strie (invece di 14-16
coste), che scompariscono nella parte ventricosa del fiore ina-
perto; alla fauce, invece dei ciuffi di peli, ha 15 callosità li-
neari oblunghe, glabre, decolore, equidistanti, solcate nel mezzo,
ricoperte dai ramenti. Il lembo è quinquepartito , (6-partito
nella figura) con le lacinie che presentano due o tre solchi o
fessure; la colonna genitale è globosa e meno depressa, la parte
superiore è marcata da vari solchi, che forse corrispondono
al numero delle antere , che pure corrispondono al numero
dei solchi del tubo del perigonio sul quale dovevano premere
nel bocciamento; lo stipite o collo della colonna è più allun-
gato; le antere sono 38-50. Finalmente la B. ZippéUi è er-
mafrodita.
H genere Brugmansia ^ che sino a qui non contiene che le
due specie in parola, rassomiglia a quanto sembra per l'aspetto
alla Sapria Bimàlayensis di Griffith, ' dalla quale dififerisce
principalmente, per i pezzi del perigonio vaJvati e non lubricati,
e per la mancanza assoluta di corona, caratteri che servono
pure a distinguerlo dal genere Bafflesia a cui pure è assai
affine.
* Blume, FI. Jav. Rhiz. p. 15 tab. 3-6. Miquel, FI Ind. Boi. voL I,
p. 2*. p. 684 , cresce in Q-iava nella provincia di Buitenzorg sulla collina di
Salak, parassita sul Cisaus tuòerculata.
' Qriff. l e. p. 314 tab. 34, 35, crassee nei monti dell* Imalaja.
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ILLUSTEAZIONE DI NUOVE SPECIE DI PIANTE BORNENSl 91
SPIEGAZIONE DELLE FIGURE DI BRUGMAN8IA LOWL
Tavola V.
Fig. 1. Pianta della grandezza naturale; a, un individuo adulto, ma non
ancora aperto; ò, un individuo molto giovane. Ambedue crescono
su di una radice di Cissus.
» 2. Pianta femmina adulta, sezionata verticalmente; a, colonna genitale;
bt cavità stigmatica con le piccole punte e pe\i nel fondo; e, cavitiv
ovarica ; d, fauce; e, solco nel punto dove comincia lo stipite; f, collo.
» 8. Pianta maschia, sezionata verticalmente; a, colonna genitale; b, ru-
dimento della cavità ovarica.
» 4. Una giovane pianta maschia sez. vert.; a, perigonio; b, colonna ge-
nitale; Ci ovario (rudimentario); d, matrice. Grandezza il doppio del vero.
» 5. Sezione orizzontale di un ovario (da una pianta non intieramente
sviluppata); a, placentari; e, fasci fibroso vascolari.
» 6. Colonna genitale maschile ; a, logge dell* antere; b, fori per cui dei-
/ scono; e, collo o stipite.
» 7. Antera; a, a, logge; ò, b, forL Ingrandita.
» 8. Colonna genitale feminea; a, parte superiore supposta stigmatica
da Blume ; ò, parte papillosa corrispondente in posizione alle antere
della piùita maschia.
» 9. Porzione del tessuto supposto stigmatico, corrispondente al fondo
della cavità della colonna genitale (Vedi fig. 2, ò).
> 10. Papille della parte inferiore (Vedi fig. 8, b), della colonna genitale
feminea.
» 11. Ovulo, tolto da una pianta non ancora aperta.
» 12. Porzione del tessuto di Cissus; sezione orizzontale della radice in
vicinanza al punto ove si sviluppa una pianta di Brugmanaia, mo-
strante due vasi porosi ripiene di cellule: a, e Tilli » contenenti al-
cune il sacco protoplasmico e nucleo e che suppongo far parte del
tessuto della parassita. Se tutte le cellule non contengono il sacco
protoplasmico ed il nucleo, si è perchè sono state lacerate nel &re
la sezione.
» 13. Peli della parte intema delle lacinie del perigonio.
» 14. Scala di 2 decimi di millimetro ingrandita 120 diametri come lo
sono le fig. 9. 10. 11. 12. 13. Ogni suddivisione della scala corrisponde
a un 100*^ di millimetro.
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92 SULLA OIMNOSPEBMIA DELLE CONIFERE
SULLA GIMNOSPERMLà DELLE CONIFERE.
Trovansi ogni tanto nell'ordine degli studi scientifici certe
questioni, che sembrano risolute in un dato senso, e che dopo
del tempo vengono poste di bel nuovo nel campo della discus-
sione, per dubbi insorti sulla giustezza della soluzione fino ad
allora adottata, o per la proposta di una soluzione in senso di-
verso. Tale è in botanica la questione della gimnospermia delle
Conifere, ossia dell'esistenza in queste piante di gemmette nude,
non racchiuse entro un gemmulario.
Tutti sanno che questo modo di spiegare la struttura fio-
rale delle Conifere si deve principalmente all' illustre R. Brown,
il quale lo esternò più di quarant' anni fa; ed è stato adottato
quasi senza eccezione da tutti i botanici contemporanei, di
preferenza all' altra più antica opinione sulla presenza nei fiori
delle Conifere di im gemmulario con una gemmetta. Fino a
che neM860 il signor BaiUon, in una memoria presentata
all'Accademia d^lle scienze di Parigi, * non sorgesse a com-
battere la teoria vigente della gimnospermia, risuscitando per
così dire la teoria opposta lasciata in disparte, ed appoggian-
dola ad una bella serie di osservazioni organogenìche. Da quel
momento in poi i botanici che si sono occupati del soggetto
in discorso si sono divisi fra le due contrarie sentenze, ed ab-
biamo veduto succedersi scritti a sostegno ora dell'ima ora
dell'altra; ciò che proverebbe in tutti i casi che gli argomenti
addotti non sieno di natura tale da decidere la questione in
modo perentorio, o che forse la questione stessa non sia stata
posta nei giusti termini.
Di questo stato di cose è prova cospicua il volimie del
Prodromo Candblleano venuto fuori alla luce l' anno scorso, e
che trattando della classe delle Gimnosperme e dell' ordine
delle Conifere, esterna i contrari pareri dell' editore sig. Alfonso
de Candolle e dell'autore professore Parlatore; parteggiando
il primo per l'idea della gemmetta nuda, il secondo per il
Bechsréhes organojénlques sur la fleur feméUe dea Conifères. Paris, 1860.
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SULLA OIMKOSPERMU DELLE COKIFERB 93
gemmulario con gemmetta. Anzi il sig. de Gandolle si prende
cura particolare di porre in evidenza tale discrepanza come
r^preseniante Io stato attuale della scienza riguardo all'ac-
cennata controversia; ed esponendo gli argomenti a favore
delle proprie vedute, cosi li riassume:
« Ovulum nudum esse me suadent:
» 1.' Evolutio partium quse in ovariis centripeta, in ovu-
» lis centrifuga, et in semine Cycadacearum et Goniferarum
» quoad partem a pluribus ovarium dictam simililer centrifuga.
t 2.* Semina in Coniferis interdum ( PodocarptiS ) ana-
• tropa, quod in ovariis hucusque cognitis non adest. Et enim
» ovaria gynobasica Labiatarum , etc. , ubi ex forma aliquid
» simile videtur, sunt ovaria gibbosa, quorum pars superior
» (stigmata) a basi valde distans remanet.
» 3." Insertio qu» ovuli est, nec ovarii sive floris. Nascun-
• tur enim semina in Coniferis et plerisque Cycadaceis e
» basi aut juxta basim bracteae, nunc prophyllis (Caspary),
» nunc folio ipso bracteali (Dickson) respondentis, ut ovula in
• pluribus plantis, et in Cycade ex ipso margine folii, ut sse-
» pissime in Phanerogamis. Prdificatio e margine folii gem-
» mas (ut in Bryophyllo) aut ovula frequenter gignit, nunquam
• ovaria, id est flores; et equidem inflorescentiaB vere epi-
» phyllae, rarissimsB, mihi solum in quibusdam Begoniis co*
» gnitae, pedunculum praebent ex apice petioli, nec e periph^ria
» limbi ut ovula Gycadis. •
Sarà pregio dell'opera indagare il valore degli argomenti
qui addotti a sostegno della teorìa della gimnospermia.
1.*» In quanto all'evoluzione delle parti, che do vrebb' es-
sere centripeta per i gemmulari, e centrifuga per le gemmette,
e nell' organo controverso delle Conifere similmente centrifuga,
si potrebbe obbiettare che anzi , stando alle parole del signor
Baillon, è precisamente centripeta l'evoluzione in quell'or-
gano. Ma il fatto sta che non è centripeta né centrifuga; in-
vece le due parti componenti il fiore femmineo delle Conifere,
la centrale e la periferica, compariscono simultaneamente sul-
r antogeno o capezzolo fiorale , come risulta dalle stesse osser-
vazioni del sig. Baillon meglio interpretate dalle figure della
sua memoria, osservazioni la cui giustezza io ho potuto ap-
prezzare per averle ripetute in pal'te; e questo modo di evo-
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94 SULLA GIMNOSPERMIA DELLE CONIFERE
luzione consuona affatto con quello del gemmulario con gem-
mettA basilare delle Juglandee, Poligonee, Salsolacee come
ha rammentato il signor Baillon, o delle Carici come io l'ho
mostrato in un mio lavoro organogenico sul fiore femmineo
di quel genere. * Cosicché l'argomento dell'evoluzione sta con-
tro alla gimnospermia, e non in suo favore. Del resto io non
annetto una. soverchia importanza a quell'argomento, impe-
rocché sia cosa comprovata che organi i quali per la posizione
e altre loro caratteristiche vengono considerati come identici
o analoghi, si svolgano in modo diverso. Così la foglia ha svi-
luppo basifugo, basipeto o misto; così il calice, che general-
mente comparisce pel primo suU' autogeno , nasce posterior-
mente a tutte le altre parti fiorali nell' ordine delle Composte,
sotto forma di pappo; l'orciòlo delle Carici, primo organo ap-
pendicolare di una gemma ascellare, nasce in modo del tutto
paragonabile al primo integumento di una gemmetta, e si di-
rebbe per conseguenza di evoluzione centrifuga, ' mentre quella
delle gemme è universalmente centripeta; V androceo, per la
sua evoluzione qualche volta è centripeto e qualche volta cen-
trifugo , sia rispetto ai suoi propri elementi , sia rispetto alle
altre parti del fiore.
2."* I semi dicesi sono qualche volta anatropi nelle Coni-
fere (Podocarpus), ciò che non si è visto nei gemmulari finora
conosciuti. Il fatto è verissimo. Però la deduzione che se ne
cava perderà molta della sua importanza, qualora si rifletta che
nella struttura del gemmulario nulla osta a che vi sieno gem-
mulari anatropi. Di fatti , cos' è il gemmulario , come la gem-
metta , come r intero fiore , se non l' analogo della gemma ,
cioè un organismo costituito da un asse e da appendici P Or
* Ann. se nat, 5/ sér., Bot., tom. 7.
' VedanBÌ neUa mia memoria già citata, le figaro 3 e 4 nella tavola
che r accompagna.
Vi sarebbe assai che dire sul modo col quale si suole interpretare la
evoluzione delle gemmette. Le si considerano come formate in origine dalla
sola nocella'» la quale si riveste poi dei suoi integumenti. Ma è cosa giu-
sta chiamare nocella tutta quanta la gemmetta prima della comparsa degli
integumenti? e non sarebbe più consentaneo al vero, dare questo nome sol-
tanto ali* estremità superiore del corpo della gemmetta, subito che dopo la
nascita del primo integumento si sia effettuata in essa la distinzione fra il
funicolo in basso e la nocella propria in alto?
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SULLA OIMNOSPER^IA DELLE CONIFERE 95
bene se la gemma ordinaria nella regola è atropa (ortotropa)^
non sonovi esempi di vere gemme catnpilotrope e anatrope^ come
nelle Orchidee nostrali, nel Banunctdus lìcaria^ nel Colchico,
nelle Gagete. nei Tulipani, nei Gladioli e parecchie altre piante? *
S."" L' inserzione, si adduce ancora, è quella della gemmetta,
e non del gemmulario o del fiore; poiché i semi delle Coni-
fere nascono dalla base o presso alla base di una brattea, come
le gemmette nella più parte delle piante. A. questa obbiezione
si potrebbe dar risposta, che se havvi una cosa messa in piena
luce dalle ricerche organogeniche contemporanee , la è preci-
samente r origine assile di moltissime gemmette , simile ap-
punto a quella dei fiori, e comprovata ancora dal trovarsi esse
spesso collocate air ascella delle foglie pistillari; tanto che le
gemmette aventi origine evidente dai margini della foglia pi-
stillare (come nelle Elleboree) sieno ridotte una minoranza;
e ad ogni modo il criterio dell' inserzione non vale a decidere
se un organo sia gemmetta o no. Però è verissimo, come se-
guitando fa rilevare il signor de CandoUe , che Y inserzione
vera epifilla sia rarissima, e forse non esista, per i fiori e i
gefnmulari ; onde se realmente i così detti semi delle Conifere
avessero inserzione epifilla, vi sarebbe forte presunzione che
non potessero derivare da gemmulari. Ma, siamo noi ben si-
curi essere V organo che li porta, ossia le squamme dello stro-
bilo, di natura bratteate e fogliare ? Io non lo credo affatto.
Penso al contrario (con altri botanici) che tali squamme sieno
di natura assai più complicata, e stieno a rappresentare non
un solo organo appendicolare , ma un' intera gemma, di quelle
gemme che ho chiamato puHvinari , e di cui ho cercato dimo-
strare le particolarità in un lavoro * comparso di recente e al
^ Si consultino le tavole delF Opera del professore Irmisch : Zur Mor-
phólogie der monokotylischen KnoUen und Zwiebdgewàchse, Berlin, 1850.
' La vriUe de la vigne (BalL de la soc bot. de Fr., tom. 15). Divido
le gemme ascellari in due categorìe: a) delle gemme cauiinari, che sono
inserite direttamente sul fasto, senza connessione con la foglia ascellante,
e nascono posteriormente alla formazione di questa; h) delle gemme ptU'
vinari, che sono portate dal cuscinetto della foglia ascellante, e nascono
contemporaneamente alla formazione dell'asse che le regge, e di cui la
fogUa ascellante sta a rappresentare il primo organo appendicolare , di-
sgiunto dal fusto per tutta la lunghezza della base prima della gemma
la quale è appunto il cuscinetto.
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96 JUXCEAEUM ITALICA^UM C0NSPECTU8
quale rimando. Stando a queste mie vedute, Tinserzione degli
organi controversi delle Conifere sarebbe assile, e putito epifilla.
In conclusione , sembrami che gli argomenti addotti a so-
stegno della gimnospermia, possano usarsi con maggiore van-
taggio a prò della teoria contraria.
Il signor de Gandolle insiste molto sulla struttura delle
Gicadee a schiarimento di quelle , delle Conifere. Mi dispiace
sommamente non potere seguire il chiarissimo botanico nelle
sue considerazioni su quell* ordine di piatite, per la pochezza
delle mie cognizioni rapporto ad esse, non avendo mai avuta
occasione di studiarle vive. Gradisca egli intanto queste mie
osservazioni, o meglio dubbi, diretti a portare nuovi elementi
di discussione in un soggetto, la cui completa dilucidazione è
tuttora un desiderato della scienza.
T. Caruel.
JUNCEARUM ITALICARUM CONSPECTUS.
I. LUZULA.
§ Testa exterior ad apiccm seminis in strophiolam prodtida.
1. L. Hostii (Desv. journ. de bot. I , a. 1808. L. flavescens
Gaud. agrost. helv., a. 1811).
In Sylvia montinm altìomm, haud communis, nempe Alpium Cottia-
rum et Graiaram, Tyroli italici, montium Oorìtise, demum Apennini Pisto-
riensis EtrurìsB. Floret jonio, julio.
2. L. vemaUs (Cand. fl. fr. Ili , a. 1805. L. pilosa Willd.
enum. hort. beroL, a. 1809).
Habitat in sjlvis , prsdcipne montanis , ItalisB snperioris et medisB , sat
communis, necnon Corsie». Floret a martio ad janinm secundum loca.
3. L. Forsteri (Cand. syn. fl. gali.).
In herbosis sylvatids , tam demissis quàm montanis, per totam Italiam
Tnlgaris. Floret a martio ad mainm secundum loca.
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JUXCEAEUM ITALICAEUM COlTSPECTrS 97
§§ Testa exterior <xd apicem seminis vix incrassata.
4. L. spadioea (Cand. fi. fr.).
Habitat in pascnis editiorìbas per totas Alpes, sat frequens, necnon
in Àpennino magia boreali. Floret a junio ad augostum.
5. L. maxima (Cand. fi. fr. Ili, a. 1805. L. sylvatica Gaud.
fl. helv. II, a. 1828).
Eadem est ci. Parlatorei L. stenla in suis Nuovi gerì, e nuove
specie di piante monoeotiledoni ad pag. 59 descripta, et rursum
in Fl. ital. II. p. 303; saltem specimina cum hoc nomine in
ci. Todari FL sic, exsjcc. sub n. 649 distributa nullo modo a
formis paucifloris L, maximce differunt.
In Sylvia montania et pascuis per totam Peninsulam frequens; et in
Sicilia. Floret a maio ad julium aecundum loca.
6. L. albida (Cand. fl. fr. Pari. fl. ital. II. p. 298).
Habitat in sylvaticis montosia Italise superioria (Pari.). Floret junio, julio.
7. L. pedemontana (Boiss. et Reut. pug. Pari. fl. ital. II.
p. 299. Reich. ic. f. 856). . ^
Praecedenti quam maxime proxima, diftert foliis angustio-
ribus, floralibus etiam filiformibus, floribus grandioribus 3
(nec 2) millim. longis, tepalis subsequalibus nec tribus exterio-
ribus pauUo brevioribus.
Habitat in sylvis montania, ab Alpibus Maritimis per Liguriam in Etru-
TÌ&^ ubi communis; necnon in Corsica. Floret a maio ad julium secundum loca.
8. L. nivea (Cand. fl. fr.).
Frequens per sylvas montanaa totiua ItalisB auperioris et medise, et Ccr-
8ÌC9B. Floret a maio ad julium aecundum loca.
9. L. lutea (Cand. fl. fr.).
Habitat per paacua Alpium editiorum omnium , et aummi Apennini
septentrionalis. Floret julio , augnato.
10. L. pedifopmis (Cand. fl. fr.).
Habitat in monte Ceniaio. Floret julio, augusto.
Nuovo gionu Boi, Ital. 7
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9& JUNCEAEUM ITALICAEUM COirSPECTUS
11. L. spicata (Cand. fl. fr.).
Luzidam italicam Pari. , e Corsica , Sardinia et Calabria ,
haud cognitam habeo, de qua cL Auctor (Fl. ital. n. p. 310)
dicit: « Questa specie è sommameate afliiie alla Luzìda spicata^
dalla quale però si distingue. .... Ciò nondimeno io credo
ch'essa meriti di essere meglio studiata sul posto. »
Habitat in sammis Alpibos, Apexminis, et montibos Ck>r8ÌC8e. Floret
junio , jolio.
§ § § Testa ad basim seminis in ariUodium producta.
12. L. campestrìs (Linn. gp. plant. Reich. ic. f. 831-34, 37).
Species quoad habitum inflorescentias mire varians, quia
anthelam habet nunc contractam minimam, nunc magis mi-
nusve relaxatam ampliorem, cum pedunculis tunc erectis
(L, erecta s. muliiflora auct^, aut cernuis. Flores vulgo spadicei,
nunc atri minores (L. nigricans Desv,), nunc raro pallidi.
Habitat in herbidis et in sjlvis, prsBsertim collinis et montanis, usque
ad alpina editiora, per totam ItaHam vulgata. Floret ab aprili ad joliam
secundam loca.
n. JUKCCS.
§ Capsula pseudotrilocularis. *
* Testa ezterior seminis utrinque producta.
t Turiones aliisierUes fertilibus intermixti.
1. J. maritimus (Lam. enc. Reich. ic. f. 895).
In palnstribns et arenosis maritimis vnlgatus, et interdum etiam a mare
longìnqnis. Floret maio^ junio, julio.
2. J. Tommasinii (Pari. fl. ital.).
Habitu inter J. maritimum et J. actitum medius. A primo
differt praecipue ob tepala magis aequalia ac obtusa, capsulam
obtusiorem, perigonio dimidio vel duplo longiorem nec subae-
' Placentaria sunt trìa , a parìete capsule ad ejus azim usque protracta
sed libera, imft basi tantum cohserentia.
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JONCEABUII ITALICARUH CONSPECTUS 99
qualem. A J. acuto quo afflnior differt capsula obtusiusculà nec
acutato-mucronatà, 3 miUim. tantum nec % centim. longà.
InTentos est in marìtimis ad Sinam Tergeetinom , et in agro Pisano.
Floret maio, jnnio.
3. J. multibraoteatus (Tin. in Guss. suppL Pari. fi. ital.).
Sequenti slmilis, diflfert anthelà laxà, strictà, pedunculis
elongatis pauciQoris, bracteis amplioribus, capsula obtusiusculà.
Habitat in humidis Sicili», circa Drepanum et Gastromnovnm. Floret
maio, jmdo.
4. J. acutus (Linn. sp. plant, excl. yar. fi. Reich. ic. £• 894).
Ynlgatissimns in arenosis bomidis ad mare, et etiam in Iocìb a mare
dissitìs reperitor. Floret ab aprili ad jnliom secnndnm loca.
5. J. Jacquini (Linn. mant.).
Habitat bine inde in bnmidis Alpinm editiomm omnium. Floret julio,
angusto.
tt Turiones steriles nuUi.
6. J. castaneus (Smith fl. brit.).
Habitat in Tyrolo australiore secundum Beicb. fl. germ. ezc. Floret
probabiliter jnlio.
7. J. stygìus (Linn. sp. plant.).
Bicitnr adesse in Tjrolo italico (Pari. fl. ital.).
8. J. triglnmis (Linn. sp. plant.).
Hinc inde in uliginosis AlpLam ecJitiorom omnium ; etiam in monte 3fo-
ricane Apennini Preetutianì inyenitnr. Floret jnlio.
9. J. trifidus (Linn. sp. plant.).
J. manantJhos Jacq., seu J. Hostii Tausch, esthujus specie!
varietas anthelà maxime reductà. ^
In rupestribus et pascuis montium editiorum fìreqnens , per Alpes et
Apenninos usqne in Apmtium. Floret junio, jnlio, angusto.
** Testa exterior seminis haud conspicue prodtACta.
t Turiones alti steriles fertilibus intermixti.
10. J. filifonxùs (Linn. sp. plant.)-
Habitat in pascuis udis montinm altiorum, band communis, nempe Al-
piam omnium, et summi Apennini Strusci. Floret jnlio, augusto.
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100 JUNCEARUM ITALICARUM COSSPECTUS
11. J. arotious (Willd. sp. plant.).
In editissimis Alpiam raros, a Cottiis ad Cadorinas, necnon in monte
Moricane Apennìni Pnetutiani. Floret julio , augusto.
12. J. communis (E. Mey. junc. Reich. ic. f. 912, 913, 920).
Variat anthelà magis minusve relaxatà, aut globoso-con-
tracia ; unde factae sunt species duse, J*. effusus et J. conglome-
raius^ a plurimis auctoribus, qui insuper differentiam adducuiit
in capsula, sed haec etiam variat pauUo magis retusa sube-
marginata , vel panilo minus et summo apice in umbonem
contracta.
Communis in humentibus, etiam montanis, per totam Italiam. Flo-
ret junio.
t 13. J. flstulosus (Guss. fl. sic. prodr.).
Habitat in montanis Slcilice. Floret maio. » *
14. J. inflexus (Linn. sp. plant. Reich. ic. f. 918, 922).
Pariter cum J*. communi variat anthelà reductà aut am-
plissima, quam ob rationem paritpr factae sunt species J. glau-
cus et J. paniculatus auct. Stirps hybrida inter J. communem et
J*. inflexum quandoque oritur, sterilis semper, qu8B J. diffusiis
Hoppe; de illà confer Ascherson, fl. prov. Brand., p. 733. Si-
millimum J. Angelisii Ten. (et Pari. fl. ital. IL p. 327) alium
hybridum existimo , fructiferum quidem , sed semina omnia
effoeta in specimine meo e Nebrodibus Siciliae a ci. Todaro
donato mihi offerentem.
In humentibus per totam Italiam communis. Floret junio, julio.
15. J. depauperatus (Ten. viagg. in Abruzz.).
Praecedenti valde proiimus, nil nisi differt quam capsula
quae oblonga est, acutiuscula , mucronulata , perigonio etiam
duplo longior, nec ovalis, obtusa, mucronata, perigonio subae-
qualis. Semina ait ci. Parlatore (Fi. ital. II. p. 326) esse triplo
fere majora quam in J*. glauco^ sed perfecte aequalia reperio in
specimine meo ex Agro Lucensi.
Habitat in humidis sylvaticis ItalisB centralis. Floret junio.
* A me non yisus.
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Jb^CEABUlI ITAUCARUM C0V8PSCTUS 101
tt Turiones steriles nulli,
16. J. oompressus (Jacq. enum. stirp. vind.).
Habitat in palostribas , in herbosis hnmidis etc., tam x>lanitienim quam
montium» commanis, in Itali& australiore rarìor. Floret jonio, jolio.
17. J. Girardi (Lois. not. J. boUnicus Pari. fl. ital.).
Habitat nbi prsBcedens, sed rarìor. Floret eodem tempore.
18. J. multiflorus (Des£ fl. atl.).
Habitat ad fossas etc Peninsnlee aostralioria, insnlammqne SicilisB, Sar-
dinise, Corsicsd. Floret maio, jonio.
« 19. J. Thomasii (Ten. syll. Pari. fl. ital.):
Habitat in palndosis Calabriee. Floret jonio. » *
20. J. obtosiflonis (Ehrh. beitr.).
Habitat in palostrìbos et bomentibos, etiam montanis , per totam Ita-
liani, sed band commoniB. Floret a maio ad aogostum secundom loca.
21. J. sylvaticos (Reich. fl. moen. J, acutiflorus Ehrh. beitr.).
In homentibofl et palndosis, etiam montanis, totios Itali» commnnis.
Floret a jonio ad angnstom secnndom loca.
e 22. J. atratus (Krock. fl. sii. Pari. fl. ital.).
In agro Yeronensi inyentos. » ^
23. J. anoeps (Lab. mon.).
Habitat in bomentibns sylvaticis EtmrisB circa Yiamregiam et Pisas,
et Latii ad Antinm. Floret a jonio ad angnstom.
24. J. alpinos (Vili, hist pi. Danph, Reich. ic. f. 898).
J. Bequienii ParL fl. ital. IL p. 346, mihi ignotus, e verbis
ci. Auctoris videtur varietas hiyus special.
Habitat in ndis montiom editiorom, nempe Alpiom omnium, et Apen-
ninorom nbi rarìor. Floret jolio, angusto.
25. J. lamprooarpus (Ehrh. calam. Reich. ic. f. 902-4).
Yulgatissimns per omnia loca aqnosa, tam demissa qokm montana. Flo-
ret a maio ad angostom.
Non rìsns.
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102 JUNCEABUK ITAUCABUIC C0K8PBCTUS
26. J. striatus (Schousb. in Mey. syn.-junc.).
Variat ut praecedens turionibus erectis, aut repenlibus (et
tunc J. lagenarius Gay), fasciculis florum minoribus aut ma-
joribus, magis minusve distantibus, iuterdum in gemmas fo-
liaceas mutatis. J. Gussonii Pari. fl. ital. n. p. 341 sensu meo
non differt.
Habitat in homentibas SicilisB, SardinisB, Peninsnl® aostralioria , et orse
ejos occidentalis, band commonis. Floret maio, jnnio.
27. J. heterophyUus (L. Duf. in ann. se. nat. Pari. fl. itaL).
Baros , babitat in locis nonnollis Etrori» , Corsie», Sicili» etc (ParL).
Floret maio, jonio»
28. J. supinus (Moench. enum. pi. Hass.).
Habitat in paludosis, rama : in provincift Novariensi, fonan in Tyrolo,
ad Saizanam, in agro Lucensi, in Calabria, ad lacnm Nino Corsicse. Flo-
ret a jonio ad augostom.
29. J. Tenagea (Ehrh.).
Capsula vulgo perigonio subaequalis, variat ilio conspicue
brevior, quae varietas est J. spharocarpos Nees.
Habitat bine inde in locis bomidis per totam Italiam. Floret a maio ad
julinm.
30. J. bufonius (Linn. sp. plant. Reich. le. f. 872-81).
Maxime varians. Flores vulgo remoti, nunc approximati
fasciculati (J. hybridus Brot., J. fascictdatus Beri.); capsula pe-
rigonio brevior, vel fere aequalis (J. ranarius Song, et Perr. ,
J. ambigtms Guss?).
Ubiqne in locis bumidis obyias. Floret a maio ad aagostum secondnm
loca.
t 31. J. Sorrentini (Pari. fl. ital. IL p. 356),
Mihi ignotus, seguenti afiìnis.
In Corsica et Sicilia inventus. »
32. J. oapitatus (Weig. obs. Reich. ic. f. 863, 863).
Folium florale extimum variat magnum suberectum, aut
parvum patens (et tunc J. iriandms Koch sjm. oritur).
Habitat in arenosis bamidis, in sjlvaticis etc, bine inde per totam
Italiam. Floret aprili, maio, jnnio.
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8UL GENERE DIMEL.CXA DI VORMAK l03
§§ Capsula unilocularis. Testa exterior semints haud conspkue
producta. Turiones sieriles nulli,
33. J. pygmssos (Thuill. fl. Par. J. bicephalus Bert. fl. ital.).
Habitat in homidis, rama: in Hetrarì& circa Pisas, et Populoniam, in
Corsica ad Bonifaciom, Adiacinm, et alibi, in Sardinia, in Sicilia prope
Panormmn et Alcamom. Ploret aprili, maio, jonio.
T. Caruel.
SUL GENERE DIMEL^NA w Normak. Memoria del conte Vit-
tore Trevisan. *
Una semplice lente bastò per lungo tempo a determinare
il genere e le specie nei Licheni. Nel Systema Uchenum (1824)
Eschweiler fu il primo a comprendere tra i caratteri generici
quelli desunti dalle spore, però presentando questi caratteri,
siccome talvolta l'aveva fatto lo stesso Acharius, imicamente
quali caratteri accessorii. Più tardi, nella Flora BrasUiensis di
Martius (1833), da osservatore abile ed esercitato inchiuse nella
descrizione di ogni specie quella pure delle loro spore. Quattro
anni dappoi, Fée, avvivando di nuova luce il tentativo di
Eschweiler, gettava le fondamenta di ima nuova scuola. Se-
condo esso, ogni specie naturale di Licheni non poteva pre-
sentare che spore di ima organizzazione perfettamente iden-
tica; e tutte le specie di un genere naturale dovevano avere
le spore di affatto eguale struttura. L'obiezione, mossa alla
teoria di Fée, che era d'uopo valersi di troppo forti ingrandi-
menti per giungere alla conoscenza dell'intima organizzazione
di quelle spore minutissime, che la necessità delle lunghe e
pazienti investigazioni microscopiche faceva disamacela scienza,
questa obiezione, invero degna solo di chi aborre il progresso,
parve avesse a tenersi allora di tale valore che sembrò dovesse
* Riprodotta dal Voi. XI, p. 604 degli AUi della Società Italiana di
Scienee Naturali di Milano con correzioni ed aggiunte favoriteci dall'Autore.
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104 6UL GEXEEE DIMEL^XA DI KOEMAN
esseme itievitabUe conseguenza lo scoraggiamento dell' insuc-
cesso. Le idee Féeane s'ebbero quindi in conto di un inge-
gnoso tour de force^ al quale bensì non si poteva negare il me- ,
rito della esattezza, ma che, dice vasi, non avrebbe potuto
trovare seguaci. Lo stesso Feo parve scoraggiarsi, ristette, si
rinchiuse nel silenzio; e quell'intelletto elettissimo, si potente,
si acuto, che più tardi illustrava le Felci con lavori imperituri
ed avrebbe agevolmente potuto essere il riformatore della
Lichenologia nel più ampio senso della parola, ben .presto ne
disertò il campo per sempre.
Solo nove anni più tardi, nel 1846, l'illusti^ De Notaris
si lanciava risoluto nel novello cammino tracciato dal celebre
suo collega di Strasburgo, proponendo sulle basi da questo
gettate parecchi nuovi generi e la riforma di altri. Venne il
1850; anno la cui memoria mi è sempre gradita, perocché mi
rammenta come in esso ponessi tutti i licheni del mio erbario
e tutti i libri della mia biblioteca a pienissima disposizione di
un giovane appassionatissimo raccoglitore di tali pianticine,
avidissimo di studio, caldissimamente a quest'uopo accoman-
datomi dal preclaro autore delle Flora Da?ma(tca, l'amico qui
presente prof. De Visiani: mi rammenta come in esso ne' ge-
niali colloqui mi sforzava convincere quel giovane della ne-
cessità, che mi parea incontestabile, di smettere le pastoie e
battere la novella via che Fée ci avea dischiusa, e, primo in
Italia , De Notaris aveva già illustrata. Quel giovane in cui là
nostra scuola doveva rinvenire poco appresso il più tenace,
e, finché gli bastò la vita, il più operoso ed il più instanca-
bile de' suoi propugnatori, aveinome Abramo Massalongo.
La Lichenologia entrava in una nuova fase, di rivoluzione
secondo gli uni, di riformazione secondo gli altri. Riformazione
o rivoluzione che fosse , viviamo tuttora in un periodo di tran-
sizione. Le nuove teorie apportarono rimestamenti radicali; e
la scossa fu troppo violenta perchè quasi tutto quanto era stato
dapprima costrutto non ne dovesse più o meno risentire gli
effetti. Perchè sia deciso con sodezza di ragioni, con giustizia
di sentenze, qual sia veramente la migliore delle vie, abbiso-
gna il giudizio spassionato di un'altra generazione. Il più per-
fetto galantuomo è il tempo. Intanto una sola cosa è certa
davvero, ed essa è già pei seguaci di Fée una grande con-
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SUL GENERE DIMELìKNA DI NORMAN 106
quista. Oggimai non si studia, non si descrive un lichene senza
indagarne co' migliori aggrandimenti del microscopio gli aschi
e le spore; oggimai gli avversarli medesimi convengono che
veruna specie non debba presentare spore di differente orga-
nizzazione. Lo stesso Nylander, il più dichiarato avversario
de' generi della scuola di Fée, o della scuola, com'egli la ap-
pella, Massalongiana-Kòrberiana, ma che è però senza forse
quello tra tutti i contemporanei che conosca ed abbia esami-
nato il maggior numero di specie e di forme lichenose, lo
stesso Nylander distingue in generale le specie dietro preci-
puamente i caratteri desunti dalle spore , che indaga e de-
scrive con rara esattezza. Uno Sei due cardini della Féeana
teoria s'ebbe adunque a quest'ora il più compiuto trionfo.
n.
Quattro mesi prima che Massalongo pubblicasse le sue
Bicerche sui licheni crostosi * , e diciasette mesi dopo eh' io aveva
divulgata per le stampe la mia prima professione di fede nelle
Féeane teorie colla proposta di quattro nuovi generi (Béren-
geria, Icmadophila , Lecothecium^ Sporoblastia) e la definizione
di altri quindici spettanti alle due tribù delle Patellariee (Le-
canoree) e Lecideine * , definizione essenzialmente basata sui
* A pagina 354 del Tomo secondo, Serie terza, degli Atti deW Istituto
Veneto leggesi: « Le Bicerche svU' autonomia dei licheni crostosi di Abramo
» Massalongo furono impresse nel maggio 1852 e poste in commercio nel-
» r agosto dello stesso anno. » Che questo non sia esatto ò comprovato dalla
lettera, che ho sottocchio, direttami da Verona il 31 dicembre 1852 dal
medesimo Massalongo. In essa egli mi scrive : « Finalmente ho dal legatore
» la mia opera sui Hcheni crostosi ; avrebbe dovuto essere pubblicata prima ,
> perchè fin dal mese di maggio ne aveva stampati tre fogli, ma in grazia
» alle dilucidazioni che tu mi facesti aspettare tanto e poi tanto, ed in
> grazia pure della mia malattia di questo estate , non fu compita la stampa
» che ai 29 del mese corrente. » Le Bicerche del Massalongo furono poste
in commercio alla metà del gennaio 1853 : il fascicolo del Magasin for Na-
turvidenslcabeme contenente lo scritto di Norman lo era già dal settembre 1852.
' Ddla supposta identità specifica de* Licheni riuniti dolio Scharer sotto
al nome di Lecidea microphylla. — Nota letta all' Accademia di Scienze e
Lettere di Padova nella tornata del 27 marzo 1851, pubblicata nei Nuovi
Annali delle Scienze Naturali di Bologna (Fase, di maggio e giugno 1851) ,
ristampata con giunte in edizione separata in agosto 1852.
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106 SUL OEXERE DIMELiEVA DI KORMAK
caratteri delle spore, nel Magazin for Naiunyidenshaberne edito
in Cristiania (Voi. VII, B. 3, H.) venne in luce, sotto il titolo:
t Conatus pr<Bìnissus redactionis nova generum fumnvMùrum liche-
t tiMw » , un lavoro, di alta importanza pel tempo, del chia-
rissimo quanto modesto J. M. Norman. In esso , tra i quindici
nuovi generi proposti {Theloschtstes , Trachyderma, Amygdalaria,
SecoUgay Ophioparma, Dimdana^ Diploschisies , ScoUciies, Di-
maura, Ahadna, Tetramélas, Mycoblasius , Endophis , Siaurothele,
Oraphidtdaj^ figura (sotto il num. XVII, a pag. 19 della e<ii-
zione separata) un genere Dimelcena per le antiche Parmelie
Friesiane fomite di spore fosche biloculari. Undici sono le
specie riferitevi (Dimekena ciliaris^ speciosa, steUaris, OBSin,
ptdvertdenta^ obseura, aquila^ amniocola, orsina, nimbosa, sopho-
des\ dall'autore ripartite in tre sezioni: la prima a tallo suf-
fruticoloso per la ciliaris, l'ultima (PlacothàlUe) per quelle a
tallo crostoso (omwa, nimbosa^ sophodes\ l'intermedia {ThyUo^
thaUa) per le rimanenti sette specie a tallo fogliaceo.
Questa sezione a tallo fogliaceo, che propriamente costi-
tuisce il nocciolo del genere Normaniano, corrisponde a quel
genere che Massalongo denominò dapprima, in giugno 1853,
Anapiychia (Mem. lich. pag. 33) e più tardi, in febbraio 1855,
Squamarla {Symm. lich. pag. 74) ; che Naegeli ed Hepp , sulla
fine del 1853 , appellarono Lobaria {Fleckt. Europ. Syst. n. 15) ,
Kòrber nel 1856 Parmclia (Syst lich. germ. pag. 84), Teodoro
Fries nel 1860 {Lich. arci. pag. 160; Gen. hefer. p. 59) Physcia-,
e di cui Nylander (Syn. Uch. I , pag. 414-430) formò un gruppo
speciale nel genere che distinse egualmente col nome di Physcia.
CJorrisponde infine al genere che nel 1861 Mudd (A manud of
bridsh Lichens) chiamò Borrera. E ad arte lascio per ora da
canto V Hagenia di De Notaris.
Ci troviamo adimque di fronte a non meno di sette dif-
ferenti nomi generici (Dimeìanaj 1852 — Anaptychia, 1858
— Loftaria, 1853 — Squamaria^ld55 — Parmdia^ 1856 — Phy-
scia, 1860 — Borrera^ 1861) imposti nel volgere di pochi «inni
alle stesse piante da scrittori che tutti le considerano membri
di uno stesso genere, che tra di loro nulla o ben poco dis-
^ Cosi il nome generico Hamaiomma di Massalongo è sinonimo poste-
riore di Ophioparma, ThaMoidima e Baphiospora di Scoleeitesj Megahspora
(MsM. KOrb.) od Oedetnocarpus (Trevis., Th. Fries) di Mycoblastus, ecc.
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SUL OENEBB DIHEL^KA DI XORMAN 107
sentono sulle cose e nullameno si grandemente dissentono
sulle parole; e di fronte a tanta discrepanza è giuocoforza
soffermarci anzi tutto sul nome. Procurerò di esser breve,
ma è matas9a viluppatissima.
Nulla stanca maggiormente la memoria, nulla fa avan-
zare meno la scienza quanto questa malgraziata moltipUcità di
nomi, non necessari, inutilissimi, vano fardello per tavole di
sinomini, che, bisogna pur confessare, tanto facilmente si po-
trebbero, in tesi generale, evitare. Allorquando la moltiplicità
di nomi consegue da diversa maniera di apprezzamento nella
valutazione di caratteri di generi o di specie, è progresso, dap-
poiché dal cozzo delle opinioni scaturisce una migliore cono-
scenza degli enti investigati; è regresso quando vi ha molti-
plicità di nomi per uno stesso gruppo di esseri circoscritto tra
gli stessi limiti da seguaci di una medesima scuola.
Dei sette nomi testé enumerati quello Dimelana di Norman
essendo stato pubblicato prima degli altri, la questione sarebbe
risolta con una sola parola, pel diritto di priorità; se malaugu-
ratamente, quantunque in senso ben diverso, ciascuno degli al-
tri sei nomi non fosse stato adoperato in precedenza, e se
altrettanto malauguratamente non stasse il fatto che i licheno-
logi di un paese si valgono di una denominazione, quelli di
un altro di un'altra. In Italia, per lo più, seguirono Massa-
longo; in (Germania Kòrber; in Inghilterra Mudd; in Francia
Nylander. Ma la scienza non ha patria, è cittadina dell' uni-
verso, è retaggio di tutti.
Delle due denominazioni Anaptychia e Lobc&ia basteranno
pochi cenni. Anaptychia^ appellativo proposto da Kòrber per
r Hagenia di Eschweiler (inammissibile per la priorità dell' Ha-
genia di Lamarck, 1791), spetta ad un genere di licheni indub-
biamente tamnotalli. Il nome Lobaria fu abbandonato dallo
stesso Hepp, come di suo pugno sta scritto nel di lui erbario,
divenuto non ha guari in buona parte di mia proprietà. *
* Lobaria Schreb. 1791 , Ach. Frodr. 1798, De Cand. 18p5, Fries 1825
(Polmonaria Hoffm., 1789, non Xtnn.; Reticularia Baumgart. 1790, non
JBuU.) è genere di Stictee. Pubblicando al numero 75 della collezione di
Licheni secchi, che in questi giorni mando alla luce sotto il titolo di Li-
aSìenofhica veneta , gli esemplari della Lobaria pulmonaria Hofihi. (Fior.
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108 SUL CENERE DIMEL^NA DI KORMAM
Delle quattro denominazioni Sqiiamarìa^ Physcia^ Parmelia^
Barrerà^ più antica è la prima, usata per la prima volta da
Hofifmann (Plant lich. pag. 33) nel 1789 ed attribuita « licbe-
nibus, qui squamatim quasi crescere solent; imbricatos dixit
Linnaeus. » Il genere, che sotto questo nome Squamarla Y Hof-
mann costrusse, è un accozzamento di licheni a tallo fogliaceo
e crostoso. Cetrarie fogliacee (pinastri e juniperina)^ Parmelie
a spore semplici e un Placodium de' recenti, e con essi una
Dimélana, la pulverulenta. Però nulla accenna che quest' ultima
specie fosse stata considerata dall' Hoffmann siccome il tipo
del suo genere, di cui anzi non indicò tipo- alcuno, ma il quale
ben considerato, e fatto libero dalle spoglie non sue, si trova
corrispondere perfettamente al Parmelia con spore semplici
de' più recenti, ossia bXH Imbricaria di Kòrber. Voler sostituire
oggidì, perchè realmente di quattordici anni più antico, al nome
Parmelia l'altro Squamaria, sarebbe arditezza che veruno ha
commesso, che non io vorrei commettere , dopoché sino dal 1847
De-Notaris (nel Gior. boi. ital.^ Anno 3, Tom. Il, P. l,pag. 189),
e dietro esso Norman (Con. pag, 15), Massalongo (Mem. lich.
pag. 48), Nylander (in Mém. de la Soc. des se. natur. de Cherb. IH,
pag. 174) Teodoro Fries {Lich, Arci. pag. 51., Gen. heter, pag. 58),
riservarono la denominazione Achariana a codeste Parmelie
a spore semplici , alle quali l' altra Imbricaria non si è potuto
conservare a cagione del più antico Imbricaria tra le fanero-
game.
Con ciò cade ogni possibilità di applicare l'appellativo Par-
melia alle Dimeloena di Norman. •
Fu lo Schreber {Gen. Plant II, pag. 768) che primo d'ogni
altro usò nel 1791 la voce Physcia per distinguere una sezione
del Linneano genere Lichen^ della quale fu considerato tipo il
Lichen physodes (Linn. Spec, plant pag. 1610). Acharius {Prodr.
pag. 170; 1798) fu il primo a proporre sotto tale denominazione
un genere che attualmente corrisponderebbe a quelli riuniti
Evernia, Cetraria, Bamalina, Roccella^ Diifourea e Barrerà dello
Germ., pag. 146) , aggiunsi uno schema di nuova classificazione di 107 Sii-
ctee, cioè della totalità» delle conosciate con frutti, ripartite negli otto
generi: Sticta Schreb., Stictina Nyl. (reform.), Saccardoa Trevis., Bidasmia Tre-
vis., Bicasólia De Notar. , Phaeosticta Trevis., Q^ocodia Link, Lobaria Schreb.
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SUL GENERE DIUELiEXA DI NORMAN 109
stesso autore, Anapiychia di Kòrber, più alcun' altra specie di
alcun altro genere ancora. Con limiti tanto estesi e vaghi nes-
suna meraviglia quindi se, ad eccezione quasi dei soli Michaux
(Fior. Bar. — Amer. E, pag. 325; 1801) e De Candolle (Fior.
Frang. Il, pag. 395; 1805), il quale ne ampliò anzi i confini,
non venne adottato; e già nel 1803 vediamo lo stesso Acharius
disfare il pria fatto e distinguere col nome Fhyscia (Meth,
ìich. pag. 250) quella sezione del suo nuovo genere Farmélia
I)ella quale appunto lo Schreber aveva usato un tal nome;
sezione dal Gray (Nainr. arranp. ofbrii. plani. I. pag. 435) ele-
vata nel 1821 alla dignità di genere sotto la medesima deno-
minazione Fhyscia.
Riformando sopra altre basi i generi dei licheni (1825-1833)
Fries iSyst Orò. Veget — Lich, eur. ref,) impiegava tre volte
il nome Fhyscia a distinguere altrettante sezioni dei suoi ge-
neri Evemia^ Bamàlina e Farmélia. Da allora la denomina-
zione Fhyscia subì le più. singolari vicende. Basterà ricordare
che ne sia avvenuto per opera di De Notaris, di Hepp, di
Nylander.
Nel 1847 (nel Gior. boi. ital.^ anno 3, Tom. II, p. 1, pag.
194) De Notaris fonda un genere Fhyscia con quelle specie
della sezione Fhyscia del genere Evemia di Fries che sono
dotate di spore blasteniacee, e con tre specie di Parmelia
(Trib. Imbricaria e Flacoditim) di questo autore medesimo.
Bene limitato quanto ai caratteri della fruttificazione, artifi-
ciale quanto a quelli del tallo, comprende cinque specie tam-
notalle, una fogliacea, una crostacea. Non comprende quindi
veruna specie di Dimelcsna, non ha nulla di comune colla
primitiva Fhyscia di Schreber e di Gray, ed è lo stesso ge-
nere che il Theloschistes di Norman.
Nel 1853 {lìecht eur. I. — Syst Farmel, n. 6) Hepp di-
stingue im genere Fhyscia corrispondente elV AnaptJjchia di
Korber e al mio Tornahenia.
Nel 1854 (in Mém. de la soc. des se. natur. de Cherh., II,
pag. 311-332) Nylander propone un genere Fhyscia per la se-
zione omonima del genere Farmélia di Fries,- sezione com-
prendente specie tutte fomite di spore biloculari fosche, cor-
rispondente ai generi Anapiychia e Farmélia di Kòrber. Fu la
prima volta che una Bimelaena fogliacea di Norman ricevesse
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110 SUL GEXEEE DIMELìEKA DI XOBXAK
rappellativo di Fhyscia, * ma il 1854 essendo venuto dopo il
1852, la denominazione messa innanzi da Nylander deve ce-
dere forzatamente il campo alla anteriore di Norman.
Quanto finalmente al Barrerà di Mudd, è d'uopo ricor-
dare: che delle Borrere di Acharius (lÀch. univ.^ pag. 93; 1810),
quelle capensis^ ftavicans, pubera, villosa, chrpsóphthalmay exUis e
sdUnaria hanno spore blasteniacee; e che a queste ben a ra-
gione THepp (FlechL eur. L — Syst Parmel. num. 5), cioè il
primo autore che riparti il Barrerà Àchariano giusta i carat-
teri delle spore, sino dal 185^3, ossia otto anni prima di Mudd,
conservò codesto primitivo nome generico Barrerà; che lo
stesso Massalongo, nell'atto di pubblicare il suo Tomabenia
per le Borrere di Hepp {Mem. lich., pag. 43) avvertiva come
« questo genere Tomabenia equivale alle Barrerà di Acharius,
nome che non può più essere adottato in Lichenologia, es-
sendo stato impiegato nelle Fanerogame; » che il genere Bar-
rerà di Rubiacee (De Cand. Pradr. St/sL Nat IV., pag. 540; En-
dlich. Gener. plani, num. 3120) fu proposto nel 1818, vale a
dire otto anni più tardi del Barrerà di Acharius, e proposto
da (Juel medesimo Giorgio F. G. Meyer (Fior, essequeb.^ pag.
79), il quale aveva soppresso il Barrerà di Acharius per com-
prenderlo nel mostruoso suo genere Parmelia insieme ad
Usnea, Alecioria, Ramalina, Baccella, Cetraria, Carmctdaria,
Evemia, Dufaurea^ Urcealaria^ Sagedia^ Gyalecta, Leddea^ The-
latrema e persino CaUema dell'immortale svedese; che quindi
a pien diritto lo Sprengel (Syst. Veget. I., pag. 366-402), av-
visò di sostituire pel genere di Rubiacee il nome Bigdawia ,
che gli deve certamente restare siccome il più antico ed in-
sieme il più legittimo dopo quello impostogli dal Meyer.
Da questa stucchevole revisione risulta pertanto, che alle
antiche Parmelie Friesiane a tallo fogliaceo e spore fosche bi-
loculari, vale a dire alle Squamaria di Massalongo, alle Par-
mdia'dx Kòrber, alle Physcia di Teodoro Fries, alle Barrerà di
* Le Barrerà teneOa e tendla var. leptaiea di Acharius, non citate da
Norman, ma considerate dai più siccome semplici Tarietà della DiméUena
stdlaris di quest* ultimo, erano state nel 1805 ascritte da De Candolle (Fior.
Frang. U, pag. 395, 396) al sopramenzionato castissimo suo genere Physcia
sotto i nomi di Physcia teneUa e leptaiea.
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SUL QSKEBE DIMELJE:yA DI NOBMAX 111
Mudd, un solo nome generico può essere conservato, quello
Bimélcena.
UI.
Giammai sarà dato sperare ai giungere ad una razionale
distribuzione sistematica dei Licheni se prima non sia stata
diligentemente investigata d'ogni singola specie Fintima strut-
tura cosi de' suoi organi di riproduzione, come di quelli di
vegetazione. Di qui l'assioma, che tutte le specie di un me-
desimo genere debbano presentare la stessissima organizza-
zione, tanto nelle, loro fruttificazioni, quanto nei loro talli. Le
Dimdana fogliacee di Norman vengono a nuova conferma di
questo principio. È lo scopo precipuo di codesta breve scrit-
tura.
Esaminati al microscopio i talli delle Bimélcena fogliacee,
è agevole riconoscere che in una parte di esse vi ha una ma-
niera di organizzazione ben distinta da quella delle altre. A
punto di partenza pei confronti prenderò ima specie a portata
di ognuno, comunissima, conosciutissima, la Dimdcena pul-
verulenta^ e quella tra le specie del secondo tipo che più evi-
dentemente forse d'ogni altra ne appalesa le differenze, la Di-
meliBna speciosa.
CJome nel massimo numero de' talli fogliacei, il tallo di
ambedue queste specie è formato di tre sistemi di elementi
diversi o strati: uno strato corticale, uno strato gonidiale, uno
strato midollare. Lo strato midollare, nell'una come nell'al-
tra, è composto di elementi filamentosi tenuissimi , d'ordinario
cilindriformi, incolori, lassamente intrecciati; nell'una come
nell'altra lo strato gonidiale, costituito di veri gonidii, è orga-
nato alla maniera ordinaria. Non è altrettanto dello strato cor-
ticale. Nella DiméUena pulvenUenta questo strato è composto
di im tessuto cellulare, a cellule rotondato-angolose fornite di
pareti altrettanto più grosse e di cavità altrettanto più piccole
quanto maggiormente sono collocate alla superficie del tallo;
nella Dimdcena speciosa invece lo strato corticale è formato di
elementi tubulosi, cioè di stretti filamenti tubulari alquanto
intrecciati e distesi nel senso della lunghezza delle lacinie tal-
line. In una parola-, ne\[Q, pulvendenta vi ha lo strato corticale
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112 SUL GENERE DIMELìENA DI NORMAN
delle vere Parmelie, delle BlasUniiospora ^ delle Siicia; nella
speciosa vi ha lo strato corticale delle Anaptychiee * in un grado
inferiore di evoluzione.
Queste differenze sono essenzialmente quelle medesime pelle
quali le tribù delle Roccellee, delle Ramalinee, delle Anaptychiee,
si distinguono dalle tribù delle Neuropogonee, delle Evemiee,
delle Evemiopsidee. Tutte le specie di Parmeliee a tallo foglia-
ceo e spore fosche biloculari, che ho potuto sinora esaminare,
ossia perchè possedute nel mio erbario, ossia perchè cortese-
mente concessemi a studio dalla generosa liberalità degli amici ,
e le quali, meno appena pochissime, son tutte le specie di
esse al presente conosciute, presentano l'identica struttura
anatomica o della pulverulenta o della speciosa. Da forma a
forma, da specie a specie, le sole diversità che s'incontrano,
più che altro consistono in varietà di grandezza e distribuzione
degli elementi costitutivi, non già di differenze essenziali di
costituzione degli elementi medesimi. Così, a modo di esem-
pio, nella crispa (Pers.) le cellule corticali sono più confusa-
mente distribuite, nelle varietà angustata e venusta della puh
verulenta sono più irregolarmente conformate.
Vi hanno adunque due tipi distinti , per la prima volta av-
vertiti dal chiarissimo G. Nylander in quell'aureo libro, con
tanto rammarico de' lichenologi e tanto detrimento della scienza
rimasto incompiuto, eh' è la Synopsis lichenum; due generi a
parte, l'uno de' quali rientra nel grappo delle vere Parmeliee,
l'altro verrebbe a costituire una novella tribù , generi che pro-
porrei nel modo seguente.
I. HETERODERMIA Travia.
(Trib. HeteuodermibìE Trevis.)
Charact gener. Apothecia orbiculata, scutellseformia, in
thalli disco supero horizontaliter spEursa, subsessilia vel adnato-
sessilia, ab excipulo thallode, e thalli strato corticali immu-
tato formato, aequaliter marginata. Thalamium disciforme.
^ Vedi: Trevia. Ueber Atestia, eine neae Gattung der Bamalineen (in
Flora 1861 , nom. 4).
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SUL GENERE DIMELìEKA DI ^^ORMA\ 113
primi tus conni vens, moxapertumexplanatum,epithecio rufo-
fusco vel fusco-nigro, ceraceum. Hypothecium simplex homo-
geneum, contextu meduUari impositum. * Asci clavaeformes vel
clavaeformi-ventricosi, octospori, paraphysibus discretis im-
mixti. Sporae ovoideo-ellipsoideae , * biloculares, fuligineo-fu-
scae, sporodermide demum constanter colorata, opacae. —
Thallus centrifugus horizontaliter expansus, per rhizinas pia-
trici affixus, amphibryus, foliaceus, stellato-laciniatus adpres-
sus, laciniis varie divisis, undique sed dissimiliter corticatus ,
gonidiis veris pleuristamis. * Structura filamentosa: stratum
corticale e filamentis tubulosis tenuissimis, sensu laciniarum
longitudinali intricato-pertensis, compositum; contextus me-
duUaris filamentosus stuppeus uniformis. — Spermogonia in-
nata vel thallo supra ea parum prominula, conceptaculo te-
nui fusco vel fuscescente , sterigmatibus pluriarticulatis vel ar-
throsterigmatibus munita. Spermatia cylindrica aut utroque
apice leviter incrassatula, tenella. — Habitus Parmeliae.
* Siirps Heterodermi^e specioSìE.
1. Heterodermia obesa. Trevis. — Parmelia obesa Per$. (in Gau-
dich. Uran. pag. 195) ; Parmelia papillosa Mont (Bon. p. 137 ;
Syll. pag. 350) — Ins. Sandwich,
var. C(BSÌ(hcrocata Trevis. — Lichen caesio-crocatus Meneies
— Cap. B. Spei,
2. Heterodermea speciosa Trevis. — Lichen speciosus Wulf. (in
Jacq. CoUect. Ili , pag. 119. tab. 7.) — Exs. Moug. et NesU,^
^ Nella Heterodermia hypóleuca in particolare Tipotecio, asaai grosso,
agonimico , ò sempre più o meno fuscescente-fuligineo. Sarebbe un argomento
di più a comprovare che grossezza e colorazione dell* ipotecio sono caratteri,
da per sé soli, di niun valore generico, appena appena bastevoli per sezione
di genere se combinati ad alcun altro.
' Eaeceptwne (in Heterodermia aquila) sape altero apice crassiores.
' Non sarà inutile forse ricordare che denominai gonidia amphistama
quando il tessuto midollare presenta da ogni parte gonidii, gonidia pìeuri-
starna quando il tessuto midollare del tallo a due pagine presenta gonidii
in una sola pagina.
Nwìvo giom. Boi. Ital. 8
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114 SUL GENERE DIMEL.EXA DI NORMAX
G35, ScJiaer. 357, TucJcerrn. 81 , Rahenh. 426, Lindig 2831. —
Europa ^ Cananee^ America borenlis et mcridionalis , Nova
Granata y India orientalis, Ins. Borhonia, Java, Polynesia.
* aibO'SOf^ediata Trevis.
** isidiophora Trevis.
var. cinerascens Trevis. — Physcia speciosa var. cinerascens
N:fh^{?f'Sn, 1, pag. 417). — Ahyssinia.
var. atri'Capilla Trevis. — Parmelia speciosa var. atri-capilla
Ami (Gat. lich. sondr. pag. 31.) — Lan^johardia.
3. Heterodermfa hypoleuca Trevis. — Parmelia speciosa var.
hypoieuca Ach. (Syn. pag. 211) — Exs. Tuckerm. 108. —
America borealis et mzridionalis ^ Cap, Bon, Spei^ Ins. Bar-
bonia, India orientaUs . Java, Ins. Mariannce^ Taiti.
* isidiophora Trevis. — Parmelia granulifera Ach. (Sjti.
p. 211.)
var. dactyàna Trevis. — Physcia speciosa var. dactylina NyL
(Syn. I, pag. 417) — Brasilia.
* isidiophora Trevis. — Parmelia coralliphora Tayl. (in
Hook. Journ. Bot. 1847. pag. 164.) — Peruvia.
4. Heterodermia obscurata Trevis. — Physcia obscurata NyL
(Lich. Nov. Gran, prodr. pag. 26.) — Eks. Lindig 704. —
Bogota.
5. Heterodermia ddmingensis Trevis. — Parmelia domingensis
Ach. (Syn. pag. 212.) — Ins. S. Domingo.
* isidiophora Trevis. — Exs. Lindig. 2534. — Bogota.
6. Heterodermia dispansa Trevis. — Physcia dispansa Nyl.
(Syn. 1, pag. 418.) — China.
7. Heterodermia firmula Trevis. — Physcia firmala Nyl. (loc.
cit. ) — Exs. Ilook. et Tlioms. 2017. — India orientaUs ^
Ilimalaya.
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Gòogle
SUL GENERE D1UEL£KA DI KORMAX 115
^* Stirps Hktekodermi^e aquilìE.
8. Heterodermia aquila Trevis. — Lichen aquilus Ach. (Prodr.
pag. 109) — Exs. Fries 208, Mong. et Nestl 1049, Besmaz.
ed. IL 250, Schaer. 565, Leight. 144, Hook, fìl 1943, Mas-
sai. 87, Stenhamm. 87. — Europa^ Himalaya.
var. crosso}ìhjHa Trevis. — Parmelia crossophylla Wahlenb.
(in Ach. Meth. Suppl. pag. 48) — Nordlandia.
var. siipp<Ba Trevis. — Parmelia aquila var. stippaea Ach.
— FinmarJcia.
' var. balanina Trevis. — Lichen balaninus WaUenh. (Lapp.
pag. 426); Lecanora balanina Ach. (Syn. pag. 185, exclus.
specim. helvet.) — Finmarha.
9. Heterodermia detonsa Trevis. — Parmelia detonsa Fries
(Syst. Orb. Veget. 1, pag. 284) — Exs. TucUrm. 18. -^ Ame-
rica borealis.
10. Heterodermia subaquila Trevis. — Physoia subaquila Nfjl.
(Syn. I. pag. 421). — Gallia, Corsica.
InqxiirendcB, sporis iiloctdaribtcs fuscis, mihi prorsns ignota.
11. Heterodermia? Casarettiana. — Hagenia Casarettiana De
Notar, (in Massai. Mem. lich. pag. 39, tab. 7, fig. 42, spo-
rse) — Brasilia. — Affinis dicitur Ileterodermice speciosce.
12. Heterodermia? decipibns. — Hagenia decipiens Be Notar.
Ooc. cit. pag. 40, tab. 8. fig. 43, sporae). — Brasilia. —
Comparatur itidem cum Heterodermia speciosa.
II. DIMEL^NA Norm. (reform.)
Charact. gener. Apothecia orbiculata, scutellaeformia, in
thalli disco supero horizontaliter sparsa, sessilia vel adnato-
sessilia, ab ex'cipulo thallode, e thalli strato corticali immu-
tato formato, aequaliter marginata. Thalamium disciforme,
primitus connivens , mox apertum explanatum , epithecio
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116 SUL GENERE DIMEL^NA DI NORMAN
rufo-fusco vel fusco-nigro, ceraceum. Hypothecium simplex
homogeneum, excèptione* fusco-nigrum , contextu medullari
imposi tum. Asci clavaeformes vel clava?formi-ventricosi, octo-
spori, paraphysibus discretis immixti. Sporae ovoideo-ellipsoi-
deae, biloculares aut exceptione' quadriloculares, fuligineo-fu-
scae, sporodermide demum constanter colorata opacae. —
Thallus centrifugus horizontaliter expansus, per rhizinas ma-
trici affixus, amphibryus, foliaceus, stellato-laciniatus, laciniis
varie divisis adpressis vel adscendentibus, undiquè sed dissi-
militer corticatus, gonidiis veris pleuristamis. Structura cellu-
loso-fìlamentosa: stratum corticale e cellulis rotundato-angulo-
sis compositum; contextus medullaris filamentosus stuppeus
uniformis. — Spermogonia imiata vel thallo supra ea parum
prominula, conceptaculo tenui saepius fuscescente vel fusco,
sterigmatibus pluriarticulatis vel arthrosterigmatibus munita.
Spermatia oblongo-cylindrica aut rarius utroque apice levitar
incrassatula, tenella. — Habitus Parmeliae.
Sectio I. EUDIMELiENA Travia. — Hypothecium normale. Sporae
biloculares.
§ StirpS DlMEL-«NiE PULVERULENTJE.
1. DiMEL-ENA PULVERULENTA Norman (loc. cit. num. 5).
A. ADPRESSA. — Thallo horizontaliter expanso adpresso.
var. a. ALLOCHROA Trevis. — Lichen allochrous Ehrh. — Exs.
Ehrh. 187, Ludwig 173, Fries 76, Moug. et Nestl 162. Fldrhe 172,
Funck 110, Schaer. 356 A., Flotow 85, 86, Desmaz. ed. 1. 144,
Tuckerm. 107, Leight. 49, Bàbenh. 96. — Europa, Africa bo-
reàlis, America borealis,
* polita Trevis. — Parmelia pulverulenta a, I, polita Ilo-
tota — Exs. Schaer. 356. B.
var. J3. venusta Trevis. — Parmelia venusta Adi. — Exs. Funck
597. .
^ Nella aberrante Sezione Hypomélana,
* Nella Dimdana óbseurascens.
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SUL GENERE DIMEL^ENA DI NORMAN 117
* transfossQ Tre vis..— Parmelia pulverulenta var. venusta
f. transfossa Anzi (Manip. lich. nov. — 1862).
var. y. angusiata Trevis. — Lichen angustatus Hoffm.
var. (J. detersa Trevis. — Physcia pulverulenta var. detersa NyL
(Syn. I, pag. 420). — Exs. Anzi L. Lang. 54, A.
var. f . i argyphea Trevis. — Parmelia pulverulenta A argyphea
Ach. (Lich. univ. pag. 474). — Exs. Anzi L. m. rar. 122.
var. $. grisea Trevis. — Lichen griseus Lafn,\ Lichen pityreus
Ach. — Exs. Fiarhe 4n, Maug. et JSestl. S52y Ff ics 105, Rei-
chenb. et Schub. 87, Schaer. 487, Zwachh 186, Babenh. 187.
* papulosa Trevis. — Parmelia pulverulenta var. grisea
f. papulosa Anzi (Manip.).
B. ABSCENDENS. — ThalU laciniis adscendentibus.
var. >j. alphiphora Trevis. — Parmelia farrea var. alphiphora
Ach, (Lich. univ. pag. 476); Lichen muscigenus Wahlenb.
(Fior. lapp. pag. 422).
1. corticóla. — Parmelia pulverulenta var. fornicata JCorft.
(Syst. lich. germ. pag. 87). — Exs. Fries 204, Flotow 87, E.
2. muscicola. — Exs. Schaer. 486, Anzi L. Lang. 54. Lich.
Venet. 21.
Obs. Quod ad matricem attinet, notandum est, formam mu-
scicólam omnium varietatum |>u?t?erufente A. adpresscs etiam
occurrere, plerumque autem sterilem.
2. DmEL£NA GLAUCO- viREscENS Trovis. — Physcia glauco- vire-
scens Nyl. (Syn. I, pag. 419). — « Marion Bay. »
** Stirpa DuielìGNìe; stellaris.
3. DiMELìENA Leana Trevìs. — Parmelia Leana Tuckerm. (in Lea
Catal. plant. Cincinn. pag. 45). — America borealis.
4. DiMELJENA CRisPA Trevis. — Parmelia crispa Pers. (in Gau-
dtcft.Uran.pag. 196); Parmelia pietà -4cA. (Meth.pag. 211,excl.
syn. Swartzii); Parmelia Domingensis Moni. (Cub. pag. 225.
tab. 8, fig. 3), non Ach.*, Squamaria Domingensis JlfassaZ.
(in Att. Ist. Ven. Ser. IH, Voi. V.) — America aquinoctialis,
Senegambia, Polynesia.
* albO'Sorediata Trevis.
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118 SUL GLXERE DIMELìENA DI NORMAN
5 DiMEUENA DILATATA Trevis. — Physcia dilatata Nì/L (Syn.
L pag. 423). — ExLS. Lindi j 109. — Nova Granata ^ Africa
occidentalis^ Ahyssinia.
6. DiMEL^NA INTEGRATA Trevis. ~ Physcia integrata Nyl, (S>ti.
I. pag. 424). — Mexico.
var. Gaudichaudi Trevis. — Parmelia aipolia Gaudich. (Uran.
pag. 195), non Ach. — Ins. Mariannae.
7. DfMEL^XA PSATHYRA Trevis. — Physcia psathyra Tucherm.
(in Nyl Syn. I. pag. 422). — Ins, Cuba,
8. Dmelìena major Trevis. — Physcia major Nyl. (in Flora
1858 pag. 379). — Mexico.
* isidiophora Trevis.
9. DiMELJENA STELLARis Norman (loc. cit. num. 3.) — Europa^
Africa^ Asia, Aìnerica borcaliSj Nova Granata^ Peruvia,
Norm Zelandia.
A. ADPREssA. — Thallo horizontaliter expanso adpresso.
L RHizoPHORA. — Thalli laciniis subtus rhizinis munitis, .
margine autem non ciliatis.
var. a. normalis Trevis. — Thalli laciniis discretis convexiu-
sculis, subtus rhizinis albidis vel cinerascentibus. — Par*
melia stellaris Ach. (Meth. pag. 209) ; Pai'melia stellaris JS.
ambigua Korh. (Syst. lich. germ. pag.85, excl. syn. Ehrh.);
Squamarla stellaris Beltram. (Lich. bass. pag. 88, excl.
syn. Ehrh.). — Exs. Fries 206 ^., Eeichenb. et Schib. S6. A.^
Schaer. 351, Flototv 88.
a. radiata Trevis. — Apotheciis pruinosis, margine
thallino integro. — Parmelia stellaris a. radiata Ach.
(Lich. univ.)
b. rostdata Trevis. — Apotheciis nudis vel subnudis,
margine thallino saepius flexuoso vel crenulato. —
Parmelia stellaris fi. rosulata Ach. (Lich. univ.)
lìadiata et rosulata variant insuper, quo ad matricem:
1. corticola; 2. muscicola.
var. fi. aipolia Trevis. — Thalli laciniis compaginatis vel plus
minusve discrotis planis, subtus rhizinis cinerascentibus
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6UL GENERE DIMEL^ENA DI NORMAN 119
vel nigris. — Lichen aipolius Elirh. , Ach. — Exs. Ehrli.
197, Funch 475, FrieR 307, Scliaer. 350, Flotow 89, Massài.
318, Ràbenh. 185, Leight 6.
o. rtcn7a Trevis. — Thallo albido, saepe centro rugoso,
laciniis compaginatis vel ambita parum discretis, sub-
tus rhizinis cinerascentibus; apotheciis margine thal-
lino integro. — Lichen ambiguus Eìirh. (Exs. n. 207) ;
Parmelia aipolia a. aerila Ach.\ Parmelia aipolia Florlie
(Exs. n. 135).
h. cercidia Trevis. — Thallo albido vel albido-cinerascente,
saepe centro rugoso, laciniis parce discretis, subtus
rhizinis nigris; apotheciis, vulgo eentro sat confertis,
margine thallino crenulato. — Parmelia aipolia J3. cer-
cidia Ach,
e. flwftrftwa Trevis.— Thallo albido vel albido-cinerascente,
saepe centro rugoso, laciniis magis discretis angustis,
plerumque multifidis a centro ad ambitum continua-
tis, subtus rhizinis nigris; apotheciis aut confertis aut
sparsis, margine thallino integro. — Parmelia anthe-
lina Ach. (Meth. p. 210); Physcia stellaris var. angu-
stata Nyl. Syn. I, pag. 426).
1. corticoìa.
2. saxicóla.
d, commutata Trevis. — Thallo minore, contracto, brevi-la-
ciniato (sporis minoribus). Caetera aipolios. — Dimelaena
commutata Trevis, (Mscr.); Parmelia incisa Fries (Lich.
suec. exs. 340 — non Parmelia incisa Fries (Syst. Orb.
Veget. pag. 284, (Lich. eur. ref. pag. 103, » Parmelia incisa
Fries e Gallia » ab ipso celeb. El. Fries in meo herbario,
quae est Lecanora pruinosa Chauhard in St, Amans Fior.
Ag. pag. 495 , Squamaria pruinosa Duhp Bot. Gali. II.
pag. 660, Nyl. Lich. scand. pag. 133, Placodium prui-
nosum Trevis. Mscr. , thallo omnino crustaceo, sporis
simplicibus incoloribus); Anaptychia stellaris var. in-
cisa Massai. (Symm. lich. pag. 15, exclus. synon. plu-
rim.) ; Parmelia stellaris var. Korb. (Par. lich. pag. 33,
excl. synon. omn.) — Forte species distincta, sed ex
unico specimine viso dijudicare non audeo.
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120 SUL GENERE DIMELìENA DI NOBMAJf
IL ciLiFERA. — Thalli laciniis subtus nudis, rhizinis
uUis vel vix ullis munitis, margine fibrilloso-ciliatis. —
Transitus ad steUarem B. adscendentem.
var. y. subobscura Trevis. — Thallo cinereo-fuscescente anguste
laciniato, laciniis discretis adpressis vel etiam subadscen-
dentibus, subtus albidis, ciliis marginalibus prò maxima
parte nigricantibus vel saltem obscuris. — Physcia stellaris
var. subobscura Nyl. (in Sàllsk. prò Faun. et Fior. Fenn.
Notis. IV, pag. 239).
B. ADSCENDENS. — Thalli laciniis adscendentibus.
var. S. hispida Trevis. — Laciniis magis discretis apice tubu-
loso-inflatis. — Parmelia stellaris v. hispida Schaer. — Exs.
Ludwig 179, Florke 73, Fries 206 B., Reichenò. et Schub. 37,
et 86 B., Schaer. 562, Flotow 90 A.
var. e. temila Trevis. — Laciniis magis imbricatis apice for-
nicato-incurvis margine subtusque plerumque sorediferis.
Lichen tenellus Scop. — Exs. Eìirh. 217, Schaer. 352, Flo-
tow 90. B., Leight. 174, Babenh. 378.
10. DiMEL^NA PH^ocARPA Trovis. — Physcia phaeocarpa Nyl.
(Syn. I. pag. 424). -- Brasilia, Bolivia.
11. DiMEL^NA c^siA Norman (loc. cit. num. 4). — Europa,
Algeria, America borealis,
A. ADPRESSA. — Thallo horizontaliter expanso adpresso.
var. 3t. pulchella Trevis. — Lichen pulchellus Wulf. — Exs.
Fries 323, Florke 71, Flotow 91 A. B. C, Moug. et Nestl 447,
Schaer. 347, Tmkerm. 86.
var. J3. dnbia Trevis. — Lobaria dubia Hoffm. (Deutschl. Fior. II.
pag. 156). — Exs. Schaer. 348.
var. y. atro-cinerea Trevis. — Parmelia pulchella var. atròci-
nerea Schaer.
var. 3. albinea Trevis. — Parmelia albinea Ach. (Lich. univ.
pag. 491). — Exs. Erb. critt. ital. 831.
B. ADSCENDENS. — Thalli laciniis adscendentibus.
var. €. semipinnata Trevis. — Lobaria semipinnata Ho/fm. —
Exs. Schaer. 349, Funck 417, Flotow 91 E., Tuckerm. 84.
var. ^. fornicata Trevis. — Parmelia caesia fi. adscendens, 3.
fornicata Flotow (Exs. 91 D.)
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SUL GENERE DIMEL^ENA DI XORIUN 121
12. DiMEL^NA TRiBACiA Trevis. — Lecanora tribacia Ach. (Lich.
univ. pag. 415). — Exs. Tuckerm. 84. — Etiropa, America
borealis.
* isidiophora Trevis. — Parmelia columnaris Tayl. (in
Macq. Fior. Hibem. IL pag. 144).
13. DiMEL^NA ALBO-PLUMBEA Trevis. — Parmelia albo-plumbea
Tayl (in Hook. Joum. of Bot. 1847. pag. 161). — NovaEoU
landia.
14. DiMELJENA PROPINQUA Trevis. ~ Parmelia propinqua Schaer.
(Spicil. pag. 436). — Helveiia.
15. DiMELiENA ASTROiDEA Trevis. — Parmelia astroidea Clement
— EuropGj Africa borealis.
var. Clementiana Trevis. — Parmelia Clementiana Tum. —
Exs. Moug. et Nestl. 737, ScJiaer. 610, Hepp 601, Anzi L.
etr. 9, Erb. critt Hai 830.
16. DiMEL^NA Sagr^ana Trevis. — Parmelia obsessa Moni.
(Cub. p. 227), non Ach. — Exs. Lindig 2673. — Anierica (equi-
noctialiSj Ins. Borbonia, Uova Granata.
17. DiMELENA SPARSA Trevis. — Parmelia sparsa Tayl. (in Hook.
Joum. of Botan. 1847, pag. 175). — Itis. Sancii Vincenti
Africm occidentalis.
18. DiMELiENA viRiDis Trevis. — Parmelia viridjs Mont. ; Physcia
syncolla Tuckerm. — Exs. Lindig 2673. prò part. — Cuba,
Nova Granata.
19. DiMELENA OBSCURA Normau (loc. cit. num. 6). — Europa,
Africa borealis, Asia, Arnerica borealis, Nova Zelandia.
A. ADPRESSA. — Thallo horizontaliter expanso adpresso.
var. a. chloantha Trevis. — Parmelia chloantha Ach. (Syn.
pag. 217). — Exs. Schaer. 353.
var. fi. orbictUaris Trevis. — Lichen orbicularis Neck.
* polita Trevis. — Parmelia obscura a, 1, * polita Flotow
(Exs. 92 A).
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122. SUL GENERE DIMEL^KA DI KORMAX
** dnereO'Virélla Trevis. — Lichen virellus Ach. (Prodr.
pag. 108) ; Parmelia obscura a. I, * f, cinerascens Fiotow
— Exs. Fiotow 92 C, Massai 247.
*** soreumatica Trevis. — Parmelia obscura a. 1, ♦* so-
reumatica Fiotow (Eks. 92, B).
var. y. aiireUa TVevis. — Parmelia obscura var. aurella Kórh.
var. ^. endochrysea Trevis. — Parmelia endochrysea Hampe
— Exs. Lindig 2536, prò part.
var. f. q/closelis Trevis. — Lichen cycloselis Ach. — Exs. Fries
205, Sommerf. 68, Schaer. 355, Anzi L. Lang. 55.
var. i!r. ulothrix Trevis. — Lichen ulothrix Ach. — Exs. Flùrke
94, Fries 139, FuncU 498, Fiotow 93, Tuckerm. 87, 3IoHg. et
Nèstl 448.
var. r,. ulotrichoides Trevis. — Physcia obscura- var. ulotri-
choides Nyl. (Lich. Nov. Gran, prodr. pag. 26). — ExS' Lin-
. dig. 2536, prò part.
var. ^. sciastra Trevis. — Parmelia sciastra Ach. (Meth.
pag. 49). — Exs. Schaer. 485, Fiotow 92 E, Massai. 248,
Anzi Lich. m. rar. 128.
* fulvo'crocea Trevis. — Thallo intus fulvo-croceo.
var. /. compacta Trevis. — Physcia aquila var. compacta
Nyl (Enum. pag. 107).
var. X. hryontha Trevis. — Parmelia obscura var.' bryontha
Kórh. (Parerg. lich. pag. 35).
B. Adscendens. — Thalli laciniis minutissimis erectiusculis,
subtus nudis dilutioribus (apotheciis minutis).
var. K nigricans Trevis. — Lecanora nigricans Florke (Deut-
schl. Lich. n. 91).
var. fJL. pulvinata Trevis. — Parmelia obscura var. pulvinata
Kòrb (Parerg. lich. pag. 35.
20. DiMELJENA ADGLUTiNATA Trevis. — Parmelia adglutinata
Florke ; Squamaria elaeina Massai. (Lich. ital. VII, pag. 136,
exclus. syn. plur., non Lichen elaeinus Wahlenb. sporis
slmplicibus hyalinis. = Pannarla elaeina Th. Fries Lich.
Arci pag. 173.) — Exs. Moug. et Nestl 543 , Fiotow 92 D.
Hepp 374, Massai. 245. — Europa^ America borealis.
var. obsolescens Trevis. (Lichenoth. venet. n. 16.) — Lecanora
lepraeformis Flork. (Deutschl. Flecht. n. 68.) ; Physcia obscura
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SUL GENERE DlMEL.fHXA DI NORMAN 123
var. adglutinata Xyl. (Herb. lich. par. n. 34); Squamaria eheina
var. adglutinata Massai. (Lich. ital. exs. n. 246). — Europa.
21. DiMEUENA MINOR Trevis. — Parmella minor lée (Ess.
pag. 125, tab. 33, fig. 2). — America.
22. DiMEL^xA ENDococciNA Trovis. — Parmelia endococcina
Kórb. (Parerg. lich. pag. 36). — Italia septenirionalis, Ti-
rolis.
23. DiMELJENA SETOSATrevis.— Parmelia setosa Ach. (Syn.p.203);
Physcia Scha^reri Hepp — America borcaìis-meridionalis ,
India orientalis^ Ins. Java.
Sectio n. TETRAMELiENA Trevis. — Hypoibecium normale. Sporte
quadriloculares.
24. DiMEL^NA OBSCURASCENS Trovis. — Physcia obscurascens
Nyl. (Syn. I. pag. 429). — Brasilia.
Sectio in. HYPOMELiENA Trevis. — Hypothecium fusco-nigrum.
Sporse biloculares.
(Species desciscentes.)
Transitus ad Pyxineas. An genus proprium?
25. DiMEL^NA PIOTA Troyis. -— Lichen pictus Swariz (Fior.
Ind. Occid. in, pag. 1890; Lich. Amer. pag. 3, tab. 2);
Parmelia piota Moni. (Lich. Jav. pag. 25), non Cub. nec
Ach.^\ — Parmelia appianata Fée — Exs. Lindig 25. Ame-
rica uirague tropica et subtropica y Ins. Borbonia, Ccylon^
Java^ Polinesia, Nova Caledonia.
26. DiMELiENA LEUCOTHRix Trovis. — Parmelia leucothrix Tapi.
(in Hook. Joum. of Bot. 1847, pag. 170). — Africa occidentalis.
* La Parmelia pietà di Montagne (Cuba, pag. 221, tab. 9, fig. 3) è la
BifnéUsna viridìa (Parmelia viridis Moni. Syll. pag." 329) ; la Parmdia piota
dì Achariua (Meth. pag. 211., Lich. univ. pag. 480, Syn. pag. 211) è la
DiméUsna crispa.
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124 SUL GENERE DIMELìENA DI NORMAN
27. DiMELiENA coNFLUENS Trevis. — Parmelia confluens Fries
(Syst. Orb. Veget I,pag, 284). — Africa meridioìmlis, Asia
ìneridionatiSj Polynesia.
Inquirenda^ s^oris bilocnlaribus fuscis , mihi prorsus ignota,
28. DiMEL^NA? BizuNA. — Squaoiaria Biziana Massai (Mi-
sceli, lich. pag. 35). — Dalmatia. — Valde aflìnis videtur
Dimélcence pulverulentd.
IV.
Dissi che Norman aveva ripartite le sue Bimdtma in tre
gruppi: specie a tallo fruticoloso, specie a tallo fogliaceo, specie
a tallo crostoso. Sin qui ho fatto parola delle sole specie a
tallo fogliaceo, ora dovrei dire di quelle fruticolose e crostacee,
e lo dovrei tanto più che altri , stranamente sconvolgendo
ogni legge di nomenclatura e ogni dritto di priorità, usò di
quel madesimo nome Dimelcena in tutt' altro senso, ed ebbe
seguaci. Se non che da una parte la brevità del tempo con-
cesso a codeste geniali nostre straordinarie Riunioni, dall'altra
Particelo 24d'el Regolamento speciale, impongono doveri co' quali
non istimo lecito transigere.'
Cosi, riassumendo a larghi tratti il già esposto, e d'illa-
zione in illazione sfiorando l' essenza de' coroUarii, che ne con-
seguono, conchiuderò per sommi capi.
l.*» n primo a riunire le Parmelie Achariane e Friesiane
fornite di tallo fruticoloso fogliaceo e di spore biloculari fosche
in un genere a parte, fu De Notaris nel 1846 (Tramm. lich. in
Giorn. boi, Hai. Ann. 3, P. I, pag. 180-186), il secondo Norman
nel 1§52. Il genere, che ne risultò, fu denominato da De No-
taris Hageniay da Norman Dimél<ena. '
^ n chiarissimo autore ci promette che in uno dei prossimi fascicoli di
questo giornale, offrirà T illustrazione di tutti cotesti generi che nella
parte IV di questo lavorq ha dovuto sopprimere per il poco spazio che gli era
concesso negli Atti della Soc. Ital. di scenze naturali di Milano. Sono state
pure per consiglio dell' autore tolte le note, che corredavano queste ultime
pagine per evitare ripetizioni nei successivi lavori. 0. B.
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SUL OEKERE DIMELìENA DI KORMAX 125
2.* Le due specie déiV Hagenia di De Notaris con tallo
firuticoloso (Hag. ciliaris Eschw. ed Hag. intricata De Notar.)
costituiscono i tipi di due generi distinti tra i Licheni tamno-
talli. Al genere comprendente V Hagenia ciliaris spetta il nome
Anaptychia, per essa proposto da Kòrber sino dal 1848 (Grun-
driss der Kiyptogamenkunde, pag. 87. num, 27); il genere fon-
dato suir Hagefìia intricata deve conservare il nome Tomabenia^
impostogli nel 1853 dall' autore stesso del genere, ' e già am-
messo da Teodoro Fries (Gen. heter. eur. pag. 51), e da altri.
a.' Fermo il principio che il nome non fa alla cosa; che
le questioni per un puro nome, futili sempre, utili mai, sono
tra tutte questioni quelle dalle quali maggiormente dobbiamo
rifuggire; che, nello stato attuale della scienza, piuttosto che
resuscitare un nome più acconcio purché non più antico, o
peggio ancora creare un nome nuovo , vai sempre meglio ac-
cettare un nome qualunque ancorché peccante contro certe
regole di nomenclatura: avvenuta però la separazione di ge-
nere delle specie fogliacee dalle specie fruticolose, e con ciò
reso impossibile di mantenere per quelle fogliacee la denomi-
nazione generica Hagenia perché molto prima adoperata per
le fanerogame, e la denominazione Anaptychia perchè primiti-
vamente imposta a specie fruticolose, devesi forzatamente ac-
cordare la preferenza all'uno od all'altro dei nomi diversi che
parecchi lichenologi a brevi intervalli proposero, ed altri am-
misero, più che per solidità di ragioni, per ragione di paese.
é.'* Questa preferenza spetta di pieno diritto al nome Bi-
mél(jma, sia perchè pubblicato da Norman prima di tutti gli
altri messi ipnanzi nello stesso senso di limitazione generica,
sia perchè tutti gli altri furono già precedentemente impiegati
con diverso significato.
5.* La struttura anatomica degli organi di vegetazione
di ima parte delle Bimeìc^ia fogliacee è diversa da quella di
un' altra parte di esse.
* Trevis. Tomabenia et Blasteniospora , nora Parmeliacearum Gymno-
carpamm genera. — Tomabenia ha gonidii anfistami e spetta alla Tribù deUe
Bamalinee, Anaptychia ha gonidii pleoristami e forma la Tribù delle Ana-
ptychiee. (Vedi Trevis. Ueòer Atestia, eine neue Gattung der Bamàlineen; in
Flora 1861, num. 4).
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126 SUL GENERE DIMEL^NA DI NORMA:!
6.** Al genere, che comprende il maggior numero delle
Bimelceyia di Norman, è giusto di conservare questo nome
Dtmelcena] al genere che ne comprende il numero minore,
non essendo disponibile veruna delle tante denominazioni in
precedenza imposte a codeste specie, è giuoco forza imporne
una nuova: Ileterodermia.
7.° La Lecanora oreifia di Achariùs (Syn. pag. 181 ; Par-
melia oreina Fries Lich. eur. ref. pag. 113), di cui Massalongo
nel 1853 {Rie. lich. crost pag. 16) fece una Rinodina e Kòrber
(Syst. lich. germ. pag. 112) un Amphilofna^ costituisce tra le Pa-
tellariee a tallo crostaceo sfigurato, un genere benissimo di-
stinto dalle Massalongiane Rinodina a tallo crostaceo uniforme,
genere già ammesso da eletto numero di Lichenologi. '
8.** Sopra codesta Lecanora oreina Norman non mai ^ha
fondato punto un genere a parte, siccome parrebbe dalle pa-
role di alcuno dei recenti, * ma solamente ne fece una specie
del suo genere Dimelana. Conseguentemente, il nome Dime-
leena dovendo restare ad altre specie di licheni fogliacei, non
fei può fare a meno di conservare per V oreina la denomina-
zione generica BeUraminia^ ' cioè quella denominazione mede-
sima impostale sino da quando per la prima volta fu proposto
di innalzarla a tipo di nuovo genere.
O.*» La Parmelia nimbosa di Fries (Lich. eur. ref. pag. 129),
che Norman (loc. cit. pag. 20, e Teodoro Fries (Lich. Arci.
pag. 195), tennero per una Dimelcena^ Massalongo (Geneac.
pag. 2D), e Kòrber (Parerg. lich. pag. 117), per una Biploicia ^
eh' è quanto dire considerata dai primi siccome una Lecanó-
rea con apoteci marginati da escipulo prettamente tallode
* Beltram. (Lieìi. boss. pag. 130), KOrb. (Parerg. lich. pag. 52) , Th. Fries
(Lich. Arci, pag. 194., O^n. heter. lich. pag. 67), Anzi {Catàl. lich. sondr. pag. 47.),
Bagl. et Carest. (Cat. lich. Vals. in Comm. Soc. critt. itcU. Voi. II, 3, pag. 327), ec.
* Il chiarisiimo Kòrber (Parerg. lich. pag. 52) scriase ; Far die nv^hfol-
» gende schdne Flechte (DimeUena oreina) stéllte Norman (1852) die obige
» Gattang (Dlmdcena) auf in seinem Conatus pramissus redactionis nova: gè-
» nerum nonnuUorum lichenum. Sp3.ter grflndete (1857) Trevisan auf dieselbe
» Flechte die Gattang Bdtraminia ; es hat demnach der Norman*9che Namen
» die Prioritat ».
' Vedi : Tre vis. Nuovi stìidi sui licheni spettanti àUe tribit déUe PatéJarite^
Beomicee e Lscideine (Riv. per. dell' Accad. di Pad., voi. V, et seorsim pag. 6).
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SUL OKNERE DIMEL^XA DI ^'OIUIAX 127
sempre immutato e con ipbtecio semplice alla maniera delle
vere Lecanore, e dai secondi siccome una Lecideinacon apo-
teci marginati da escipulo proprio cupulare nero, dapprima
rivestito dallo strato corticale del tallo e con ipotecio grumoso
fosco, sarebbe una specie di Beltraminia (B.nimbosa)^ ove non
si tenesse conto delle differenze dell' escipulo; sarebbe invece
tipo di un nuovo genere (Diplceoium), ove a queste differenze
venisse attribuito valore maggiore. In questo ultimo caso con-
viene considerare T'escipulo come un escipulo composto, l'es-
terno tallode costantemente immutato, r intemo dapprima tal-
lode e in seguito mutato in proprio alla maniera degli apoteci
zeorini.
10."* La Parmelia sophodes di Schaerer (Exs, num. 314), da
non confondersi col vero Lichen sophodes di Acharius {Prodr.
p. 67. — Parmelia Ach. Meth. pag. 155, a. — Lecanora Ach,
Lich. nniv. pag. 357, :3t), che fino del 1851 ho elevata a tipo
der mio genere Bérepgeria (Sulla Lecidea microphylla^ ecc. , Ice.
cit.), e che nel 1853 Massalongo riferì al suo liinodina^ resta pei
caratteri degli organi di vegetazione tipo di genere distintis-
simo da Dimeleena e da Beltraminia^ equo d'altronde mante-
nergli il nome impostogli da chi, primo d'ogni altro, usì:1
colla proposta di genere apposito.
11.'* In una parte delle mie Bérengerie, o Rìnodine di Mas-
salongo, l'escipulo tallode resta costantemente immutato ; in
un' altra parte l' escipulo è in origine tutto assolutamente tal-
lode, poi mano a mano diventa composto, all'esterno restando
in ogni età immutato, all' interno cangiandosi in una maniera
di escipulo proprio. In una parola, vi hanno tra le prime e le
-seconde le stessissime differenze che tra Lecanora e Zeora di
Kòrber. Ove questi caratteri siano ritenuti d'importanza bastevole
alla separazione di generi, in tal caso sarà d'uopo riservare
la denominazione Bérengeria al genere comprendente la tipica
Bérengeria polyspora (Parmelia sophodes, Schaer. 814, non Ach,),
cioè alle specie ad escipulo zeorino, ed alle specie ad escipulo
lecanorino conservare la denominazione generica Binodina.
Termino con un vgto ed una preghiera; un voto ardente,
una preghiera ad Italiani.
Sotto certi rispetti, in fatto di nomenclatura almeno, lo
stato attuale della liclienologia, sia che si voglia appellarne la
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128 • SUL GENERE DIMELìENA DI NORMAN
causa determinante riformazione o rivoluzione , ricorda un
po' troppo le tradizioni della torre di Babele.
Supponiamo* per un istanteche presso un popolo si chia-
mino pesci gli uccelli, gatti i cani, cavalli le formiche; che
presso un altro popolo si appellino gatti le formiche, pesci i
cani, cavalli gli uccelli; che presso un terzo popolo si nomino
cavalli i cani, gatti gli uccelli, pesci le formiche. Supponiamo
che presso verun popolo si trovi un uomo venuto in si alta
estimazione mondiale da poter padroneggiare la situazione
quanto basti per mettere un po' di accordo tra parole usate
presso i singoli popoli in sensi sì disparati. Ciò stando, la li-
bertà, irrefrenata per difetto di qualsivoglia maniera di auto-
rità, ben presto sarà degenerata in licenza, e da licenza in
anarchia.
Entriamo nel campo della realtà. Su codesto aspro ter-
reno troviamo fatti a luogo di supposizioni, tra buone ragioni
soverchiante l'arbitrio, nell'insieme l'anarchia in seggio, la
confusione delle lingue. Prendiamo un esempio. Alle voci
pesci, gatti j cavalli^ si sostituiscano le voci Parmèlia, Physcia,
Squamaria; alle voci twcelli, cani, formiche^ le voci Psoroma, Pia-
codium, Amphiloma ; alle divisioni geografiche le divisioni siste-
matiche Parmeliee^ Placodiee, Pannariee\dX nomi di popolo nomi
di autori: Massalongo, Nylander, Kòrber, Hepp, Mudd. Par-
mèlia di Massalongo, di Nylander e di Mudd (spore semplici),
non è Parmèlia di Kòrber (spore biloculari), né di Hepp (spore
blasteniacee). Physcia di Kòrber è Parmèlia di Hepp, Phtjscia di
T. Fries è Parmèlia di Kòrber. Squamaria di Massalongo (Par-
meliee) è Parmdia di Kòrber, Squamaria di Nylander e di
Mudd (Placodiee) è Psoroma e Placodium di Kòrber. Placodium
di Mudd (spore blasteniacee) non è Placodium di Massalongo
e di Kòrber (spore semplici). Psoroma di Massalongo (Placodiee)
non è Psoroma di Nylander (Pannariee), Amphiloma di Kòrber
(Placodiee) non è Amphiloma di Nylander e di Hepp (Panna-
riee), e d'altri taccio, a non istancare di soverchio la pazienza
altrui e mia. Duro a dirsi: nessun' altra branca della scienza
crittogamologica presenta, come nella Lichenologia attuale,
alcun che di simile. Si muta, si variano i limiti, come delle
specie, di generi; ma non si balestrano con alternata vicenda
i nomi da genere a genere, da famiglia a famiglia.
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SUL GENERE DUIEUENA DI KORMAN 129
Termino con un voto. Possano i lichenologi trovare modo
di accordarsi sui nomi almeno! Accordo non difficile, purché
da tutte parti, mi si conceda di confessarlo, si rientri franca-
mente nel diritto comune, nel diritto della legge di priorità.
Termino con una preghiera. L'Italia, questa terra bene-
detta che può vantarsi di un Micheli, che tra' suoi figli an-
novera con orgoglio crittogamisti di tal forza quali un De No-
taris, algologi quali un Meneghini ed un Zanardini, ed in
lichenologia Massalongo ed Anzi, Garo vaglio e Gibelli; l'Italia,
in ninna cosa, purché volente e concorde, a niuno seconda, in
quest'opera, che oserei chiamare di riparazione, può porgere
un esempio generoso. Alla vigilia del giorno in cui, con co-
raggio superiore alla età non più giovanile, un uomo alta-
mente benemerito della scienza, guardate in faccia senza
panica come senza jattanza le difficoltà molte, sta per impren-
dere nella Flora del Bertoloni la storia de' licheni italiani, in-
tentata sinora, quanto sarebbe bello se i lichenologi italiani,
sacrificata sull'altare della concordia scientifica una minima
particella delle proprie opinioni, dessero mano, forse negli
Atti della Società Italiana, alle basi di un accordo durevole sulla
nomenclatura di questi esseri che sono soggetto e sprone a
loro stucU diletti!
Le ardite parole e l'ardita preghiera condoninsi all'amore
grande per la scienza, preghiera e parole cui certamente ar-
riderebbe il successo se venute da voce ben più autorevole e
conta. Allora gli scrittori di lichenologia non rassomigliereb-
bero a que' soldati di Cadmo, che appena nati, si precipita-
vano gli uni sugli altri per ammazzarsi a vicenda. Quanto a
me, ultimo tra tutti, sarò sempre il primo a subordinare la
mia opinione all' altrui, quantimque volte ciò valga ad alleviare
lo sconcio.
Kuovo giorn. Boi lied.
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130 DEL VINCOLQ LANUTO XEI SEMI DELLE LUZULE
DEL VINCOLO LANUTO NEI SEMI DELLE LUZULE
la una adunanza della Società botanica di Francia, sotto
la presidenza del signor Duchartre, fu letta una mia nota nella
quale io mi faceva a dimostrare V origine di quel vincolo la-
nuto che riattacca al placentario i semi della più parte delle
Luzule, e che dietro alle mie osservazioni dovrebbe riferirsi al
tessuto conduttore penetrato per il micropilo ed ivi rimasto
aderente, e non starebbe altrimenti a rappresentare una mo-
dificazione del funicolo come avevano opinato prima La Harpe
e poi il professore Parlatore.
Il rendiconto di quella seduta è stato pubblicato nel luglio
dell' anno scorso 1868, nel fascicolo 2.^ del tomo XTV del Bid-
letin de la Soc. hot de Franca. In esso trovo che dopo la lettura
del mio lavoro, Y egregio* Presidente prendendo la parola os-
servò che due opinioni da me avanzate a sostegno della mia
spiegazione non gli sembravano accettabili: t la première^ qu'on
• ne voii jamais disparaitre de vaisseaux, iandis que cette dispa-
» riiiofi est un fait plus commuti qu^ on ne le soupgonnerait; la se-
» conde, quii y a pénétraiion du tissu conducteur dans le micropyle^
» tandis que^ au contraire, on ne pourrait, à sa connaissance^ en
> citer un seul exemple auihentiqu^. >
Ad obbiezioni siffatte proposte da cosi distinto botanico mi
sento in obbligo di rispondere.
Dirò in quanto alla prima che dessa risulta da un mero
equivoco, non avendo io punto detto quanto mi si attribuisce,
i vasi non sparire giammai j ma soltanto che d' ordinario, quando
un tessuto vegetale si disfà, sono gli elementi cellulari che spa-
riscono, e non i vascolari, ecc.
In quanto alla seconda ol^iezione, il signor Duchartre as-
severa che non havvi ^rempio autentico della penetrazione
del tessuto conduttore nel micropilo; mentre io ne aveva ri-
portato diversi esempi sulla fede dello Schleiden che ricisa-
mente li ammette, a quanto sembra per osservazioni proprie.
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DEL VINCOLO LANUTO NEI SEMI DELLE LUZULE 131
Io non credeva di andare errato appoggiandomi all' autorità
di tant'uomo per fatti non veduti da me stesso; ma se cosi
fosse, ne risulterebbe una cosa sola, avere cioè V osservazione
da me fatta nelle Luzule maggior valore ancora di quel ch'io
mi credessi, come esempio unico di un fatto singolare non al-
trimenti accertato.
Poiché per quel che sia del risultato stesso delle mie os-
servazioni — essere cioè il vincolo lanuto osservabile nei
semi delle Luzule punto una modificazione del funicolo come
finora si è creduto, bensì un fascio di cellule allungate che
si partono dal placentario e s'introducono nel seme per il
micropilo — io lo posso mantenere per sicurissimo in grazia
ancora di nuovi studi da me fatti nell'aprile del presente
anno.
Ecco infatti quello che ho potuto osservare, e precisamente
nella Luzula maxima Cand. Nel fiore in boccia vicina ad aprirsi,
al di sotto del punto d'inserzione di ogni singola gemmetta,
la faccia del placentario mostrasi rilevata in minute papille
arrotondite per la sporgenza delle sue cellule più superficiali.
Un pochino più tardi; prima ancora dell' apertura del fiore ma
già dopo che gli stimmi hanno principiato a sporgere al di
fuori del perigonio e sono atti a ricevere il polline, * tali pa-
pille del placentario essendo cresciute si mostrano sotto forma
di pelolini, di cui i più avanzati composti di tré o quattro cel-
lule sovrapposte possono essere lunghi circa 0"*", 03. Seguitando
a crescere rapidamente , nel fiore sbocciato costituiscono già
un. fascio di filamenti confervoidei, cilindrici, scoloriti, grossi
da 00"°, 0085 a 0"°, 01, disuguali di lunghezza, ancora liberi
ma diretti evidentemente verso l'esostoma della gemmetta che
con la sua bocca largamente aperta sta sopra di essi pronto
a riceverli. Più tardi infatti , dopo la fioritura, vi penetrano, e
allungandosi sempre più e scontorcendosi ivi si distendono
nello spazio fra l' esostoma e l' endostoma , senza contrarre
però alcuna aderenza con le parti del giovane seme, cosicché
si possono agevolmente tirare fuori senza rottura fino a tanto
' Si sa che le Luzule sono dicogame, essendo il gineceo più precoce nel
suo sviluppo deli*androceo dello stesso fiore, e per conseguenza più facile
la fecondazione per il polline di fiori estranei che per quello proprio.
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132 DEL VINCOLO LAÌfUTO NEI SEMI DELLE LUZULE
che il seme non sia maturo. Solo quando è avvenuta la sua
maturazione, restano i filamenti aderenti al micropilo per
la loro estremità, in seguito certamente al prosciugamento
e alla conseguente contrazione delle parti adiacenti; onde ve-
rificandosi il distacco del seme dal suo funicolo, esso può re-
stare appeso al placentario per mezzo di quel vincolo avente
apparenza di un fascio di fili lanuti.
Farmi di avere dimostrato cosi ad evidenza V origine e la
natura di esso vincolo. A taluno potrebbe venire in mente il
sospetto (e invero era venuto anche a me sul principiare
delle mie ricerche) che quei filamenti fossero niente ^altro che
i tubetti pollinici nell' ultima parte del loro tragitto. Ma tale
sospetto è dileguato dallo studio attento della loro formazione;
e basterebbe già ad allontanarlo il confronto dei filamenti con
i veri tubetti pollinici che in gran copia si possono osservare
sugli stimmi , e che sono più sottili (con un diametro cioè non
maggiore di 0""*, 0045 a O^'^jOOB), di grossezza disuguale nei varii
tratti della loro lunghezza, e rigonfiati in cima come suol essere
per tutti i tubetti pollinici, e con la cavità loro continua e ri-
piena di materia verde.
Non credo che mi si possa obbiettare il nome di tessuto
conduttore da me adoperato per indicare il fascio di filamenti
in discorso, essendo tale designazione in uso non soltanto per
il tessuto rilassato e filamentoso dell' intemo dello stilo, bensì
ancora per il tessuto analogo della superficie del placentario,
del quale i filamenti da me descritti possono riguardarsi come
una speciale modificazione.
T. Caruel.
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LENZITES FAVEKTIXA CALD. 133
LENZITE8 FAVENTINA Cald.
Di questa specie sono stati pubblicati esemplari al n. 89 dell* Erbario Crit-
togamico Italiano, Serie II, fase I. Mancandone però una frase diagno-
stica il signor Caldesi ci ba favorito la seguente.
Lenzites Faventina» (Erb. CritL It Ser. 11^ n. 89) pileo di-
midiato, sessili, suberoso, superficie tuberculato-scrobiculata,
subglabrata, albida, tandem cinerascente, azona, margine
obtusiusculo; lamellis radiantibus, undulatis, pilei prope margi-
nem raro dichotomis, denique in dichotomia disjunctis, basi
contortuplicato-anastomosantibus, albo-luteolis ad aciem fusce-
scentibus, acie acutis subintegris. Àn Dedàlèa ALsmA Secretane
Myc. Suis. T. 2^p. 489? nec certe Fries Syst Myc,
Cresce sui pioppi, ai « Sabbioni » presso Faenza.
L. Caldesi.
BIBLIOGRAFIA
ERB Alilo CRITTOGAMICO ITALIANO, pubblicato da G. De
NoTAWS E F. Baglietto. Serie IL — Genova^ Tip. del R. L dei
8ord(hMutiy 1869.
Specie contenute nel fascicolo iv.
151. Woodwardia radicans Sm. — 152. Gymnogramme le-
ptopbylla Desv. — 153. Woodsia hyperborea R. Br. — 154. Eu-
rhynchium circinatum Bryol Eur. — 155. Pterogonium gracile
Swarùf — 156. Polytrichum sexangulare Hoppe — 157. Grim-
mia trichophylla Grev. — 158. Splachnum sphaericum L. f. —
159. Pottia Starkei Lindb. — 160. P. mutica Venturi — 161. Phy-
scomitrella patens Bryól. eur. — 162. Andresea nivalis Hook. —
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134 BIBLIOGRAFIA
163. Amphiloma Callopismum Kòrb, — 164. A. murorum Kórb.
—■ 165. A. granulosum Muli. — 166. Gussonea flava, chloro-
phana Massai — 167. Lecanora subfusca, lividocinerea BagL
— 168. Aspicilia Oederi Massai. — 169. Thalloidima luridum
Bagl. — 170. Arthonia impoUta Schaer. — 171. Endocarpon (Ca-
topyrenium) cinereum Per5. — 172. Cystosira ericoides Menegh.
— 173 Chorda Lomentaria Grev. — 174. Cladosiphon mediter-
raneus Kiit^. — 175. Acrocarpus spinescens Kiiig. — 176. Cla-
dophora glebifera Eutz. — 177. Hydrogastrum Wallrothii Rahenh.
— 178. Hydroepicoccum Genuepse DNtris. — 179. Pediastrum
pertusum Braun — 180. Scytonema gracile Kùts. — 181. No-
stoc Apuanum DNtris. — 182. Epithemia gibberula Kùùf. ~
183. Synedra splendens Kùtz. — 184. Denticula elegans, valida
Pedic. — 185. Odontidium alpigenum Kern. — 186. Striatella
unipunctata Ag. — 187. Grammatophora serpentina KùU. —
188. Agaricus (Hebeloma) geophyllus Fries — 189. Hygropho-
rus fusco-albus Fries — 190. Boletus subtomentosusL. — 191. Cla-
varia cristata, ambigua Pass. — 192. Helotium lenticulare, humi-
colum Fries — 193. Hypoderma Lauri Duby — 194. Lophoder-
mium arundinaceum Cheval. — 195. Tuber macrosporum Vit-
tad. — 196. Puccinia Prostii Moug. — 197. P. Asari Kuruse &
Schmidt — 198. P. arundinacea Hedw. — 199. P. Nolitangeris ,
cum Uredine, Corda -r 200. P. Convolvuli Castàgn.
Diagnosi delle specie e varietà nuove.
160. Fottia mutioa.
. Dense gregaria, humilis. Eolia conforta, 8-sticha, obovato
oblonga, acuta, basi diaphana, cseterum valde papillosa, mar-
gine revoluta, costa crassa, rufula, excurrente, vel apicem exce-
dente, mucronulata. Antheridia in foliorum superiorum axillis
nuda, paraphysata. Calyptra ampia, apice fuscescente scabra.
Capsula ovata, vel elliptica, exanulata. Operculum convexo-
conicum. — A Pottia minutula foliis muticis vel brevissime
mucronulatis, calyptra ampia recedit, cum. P. Wilsonu vix
comparanda. Venturi Eerb. et mss.
Fra le pietre dei muri a secco a Martignano ed a Cognola presso Trento.
— Febbraio, Marzo 1868. Venturi.
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BIBLIOORAFU 135
V
178. Hydroepicocoum Genuense.
Cellulae ellipsoidese granulis perexiguis , demum confluenti-
bus, foetae, amoene virides, ad placentam hyalinam pulvini-
formem botryoideo-coadunata, nudse, pedicellis brevissimis e
placenta ipsa, mammillarum ad instar eminentibus, adfixae,
demum solutae. — Ccelospermo Wichdre, Hilse in Babenh,
Alg. n. 1523 valde simile, differt cellulis granuliferis duplo ma-
joribus. DNiris.
Negli acquari dell* Orto Botanico di Genova, unitamente al Pediastrum
perUtsum, Sdenea Bibreana, etc — Autunno, 1868. DNtbis.
181. Kostoc, Apuanum.
A N. COMMUNI, ejusdemque varietatibus trichomatibus du-
plo tenuioribus diflfert. A reliquis generis phycomatis configu-
ratione N. communi accedentibus (K. pellucidtim, lacerum etc.),
trichomatibus periphericis ad extremitatem incrassatis, varie
crispatis, articulis eorundem ssepe irregularibus vel biseriatis,
distinguitur. DNtris.
Ne' rapidi ruscelli delle elevate regioni delle Alpi Apuane, alla Mu-
sceta di Levigliani. Savi.
191. Clavaria criBtata ambigua.
Leucospora. Farcta, tenax, ramis saepius obtusatis ad Cla-
VABIAM BUGOSAM UUtaUS.
Ne'boachi di Pino, tra le foglie, a Collecchio, provincia di Parma. —
Ottobre , 1868. Passerini.
BIUNIONE straordinaria della Società Itai.una di Scenze Natu-
rali, TENUTA IN Vicenza nei giorni 14, 15, 16 e 17 Settem-
bre 1868. — SEZIONE DI 'BOTANICA — Atti Soc. Hai Se.
fiat. Voi. XI fase. ITI. Febbraio 1869, pag. 686.
In questo volume è contenuta la relazione della Riunione straor-
dinaria tenuta in Vicenza nello scorso autunno, e fra i
rendiconti delle Sedute della sezione di Botanica oltre alle
memorie presentate, si trova d'interessante, una piccola
nota del Barone V. Cesati, su -di una specie di Secotium^
della quale riproduciamo qui la fi^se diagnostica.
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136 BIBLIOGRAFIA
Secotium Malinvemianum sordide albidum, mediocre, un-
ciale voi circa 35-40 mill. alt. ad basim 25-28 mill. in diam.,
stipite laevi tenui brevissimo, peridio obverse pyriformi, ovali
vel curvo, asymmetrico, obtuso velapiculato, glabrato;lamel-
lis interioribus gyrosis, stipatis, sporis minutis sphaeroideis,
laevibus lutescentibus. Cesati in Atti Soc. it. Se. Nat. Voi. XI. p. 391.
Le Memorie presentate al Congresso furono:
1.' Sul gen. Diméltena di Norman; del conte Vittore
Trevisan (pag. 60 i);
2.' Ricerche botaniche nelle valli ostigliesi nel 1866-67-68,
dell'Arciprete Fra^ncesco Masè (pag. 663);
3.* Miscellanee botaniche del Prof. T. Caruel, (pag. 5i3).
La prima memoria l'abbiamo riprodotta a pag. 103, colle
aggiunte e correzioni favoriteci daJl' Autore.
Nella seconda il signor Masè ci da delle indicazioni speciali
sulle piante che egli ha raccolto nelle valli ostigliesi, ove ha
ritrovato lo Stratiotes aloides con i fiori maschi, che in Italia
sembrano essere molto più rari dei feminei.
Finalmente il prof. Caruel nelle sue Miscellanee botaniche
tratta: 1) Degli organi riproduttori dei licheni. Egli è d'opi-
nione che fra gli Spermogoni ed i Picnidi non vi è « dif-
ferenza sostanziale > avendo osservato che nella Fhyscia std-,
laris gli Spermogoni dopo aver prodotto Sterigmi e Spermazi
in quantità, producono Stilospore. Vi è un momento perciò, nel
quale si trovano contemporaneamente Stilospore e Spermazi,
servendo cosi la medesima cavità da Picnide e da Spermogonio.
2) Le foglie della Parkinsonia aculeata descritte in vari modi
da diflferenti autori sarebbero per il prof. Caruel, palmati-com-
poste, con le foglioline alcune pennate ed altre ridotte a spina,
3) La fronda delle Lemnacea il prof. Caruel sarebbe incli-
nato a considerarla come: < un asse schiacciato foliaceo, un
« cladodio > (come in vero già lo aveva designato Schleiden) ,
formato di tre internodi, de' quali uno terminale massimo, da
costituire quasi P intiera fronda e due inferiori cortissimi, con
una gemma sviluppata sul secondo e sul terzo intemodo, cir-
cuita alla sua base da im appendice foliare inguainante, e che
costituisce quell'invoglio membranaceo che si osserva nei due
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BIBLIOGRAFIA 137
lati della fronda attorno la base delle sue fronde secon-
darie. »
Notò ancora di aver trovato nell'agosto 1868 la Conysa am-
bigua e la Nicotiana glauca, piante americane naturalizzate,
crescenti in abbondanza nelle campagne egiziane.
0. B.
SOjPRA le felci denominate STRUTHIOPTERIS' e
DELLE LORO Piò STRETTE AFFINITÀ, mbmoeia del
CONTE Vittore Trevisan. — Estr. dal Voi. XIV. Serie HI, degli
Atti deir Istituto Veneto di Scenre, Lettere ed Arti.
In questa memoria il dotto Autore dopo averci dato ima
erudita critica della fondazione del genere Struthiopteris che è
in se stessa un saggio classico della confusione sinonimica,
a cui siamo ridotti conclude:
1.* Che se YOsrmmda Spicant ha da costituire un genere
a parte per diritto di priorità lo si dovrà chiamare Struthio-
pteris;
2.' Che se V Osmunda Struthiopteris ha egualmente a for-
mare altro genere, lo si avrà a denominare Matteuccia. (Ge-
nere proposto da Todaro nella Syn. acotyl. vose. Sicil.).
Non seguiterò l'Autore nella discussione sul valore del ge-
nere, né converrò con lui che il « genere sia ancora oggidì
nel dominio della metafisica. >
Quindi dalla descrizione della Struthiopteris Spicant di Weis,
calcolando e ponderando il valore dei vari caratteri delle Ble-
chne{Bj presenta in un quadro sinottico i caratteri dei generi che
compongono cotesto gruppo e che sono: 1. Lobìaria Willd. —
2. SRUTmoPTERis Wds^ — 3. Distaxia Presl^ — 4. Blechnum lAnn.
— 5. Parablechnum Presi ^ — 6. Orthogramme Presi, — 7. Salpin-
CHUBNA J, Smith, — 8. Sadleria Katdf. — 9. BLECHNmiUM Moore.
Al Grenere Struthiopteris sono riportate dal signor Tre-
visan le seguenti specie che sin qui eran sotto altro nome ge-
nerico: Blechnum japanense, Moore — B. dooidioides, Hook.
— Osmunda polypodioides, SwarU — Lomaria mucronulata,
Fée — Blechnum appendiculatum, WiUd. — B. australe, L.
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138 KUOVK PUBBLICAZIONI
— Lomaria Drègeana, Fée — Blechnum rigidum, Swarts — B.
hastatum, Kaulf. — Taenitis sagittifera, Bory — Blechnum
trilobum, Presi — B. remotum, Presi — MesoUiema javani-
cum, Presi — Blechnum punctulatum, SwarUs — Mesothema
plantagineum, Presi — Parimente sono riportate al gen. Sal-
piNCHLiENA il Blechnum brasiliense, Desv. — B. nitidum, Presi
— B. cartilagineum, Swarta — B. denticulatum, Swarts — B.
latifolium, Presi — B. pyrophyllum, Blume — B. elongatum,
Presi — B. longifolium, Cavati. — Blechnopsis stenophylla,
Presi — Blechnum pectinatum, Presi — B. imbricatum, Blume
— B. adnatum, Reinh. — B. serrulatum, Rich, — Blechnopsis ma-
laccensis, I^esl — Blechnum striatum, R. Brown — Conclude
poi con un quadro delle Tribù delle Polypodiace^ che sono di-
stinte in PtERIDEìE — ClNCINALE^ — BlECHNEÌE — TjENrriDE-E
— VlTTARIEJE.
La parte quarta di questo lavoro è dedicata al genere Mat-
teuccia di Todaro. « Poiché la Stuthiopteris di Weis costi-
tuisce un genere distinto dai Blechnum e dalle Lomaria ne con-,
segue che se la Struthiopteris di Will. deve essa pure for-
mare un genere a parte lo si avrà con Todaro a denominare
Matteuccia. » Al gen Matteuccia vengon riportate le due se-
guenti specie:
Matteuccia STRUTmoPTERis, Tod. Osmunda Struthiopteris y
Linn. sp. pi.
Matteuccia Orientalis, Trev. Onoclea Orientalis^ Hook.
0. B.
NUOVE PUBBLICAZIONI
Sarebbe mia intenzione, quando fosse possibile, dare nella
parte bibliografica del Giornale un riassunto di tutta quello che
si pubblica in Italia riguardante la Botanica; ma bisogna che
sin d'ora confessi che le riviste saranno assai incomplete es-
sendo obbligato a valermi delle mie sole risorse, non potendo
contare che in minima parte sul soccorso delle Biblioteche
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NUOVE PUBBLICAZIOKI 139
pubbliche di Firenze , dove mancano la più gran parte dei no-
stri Giornali, Rendiconti o Atti di Società, Accademie ed Isti-
tuti scentifici ; dove in capo all' anno quasi non si riceve un
libro di Botanica e dove per di più sono rimaste incomplete
da 10 anni tutte le opere botaniche di gran valore in corso'
di pubblicazione, esistenti e nella Biblioteca Palatina, ora imita
alla Nazionale, e nella ricca Biblioteca Webb al R. Museo di
Fisica e Storia Naturale di Firenze. Le ragioni addotte ci di-
spensano da ulteriori scuse per l'imperfezione della parte bi-
bliografica estera.
Ctppabi, P. — L^addimesticamento delle piante considerato nelle sue cause e
nei suoi effetti. {Nuova Antologia Fase. m. Marzo 1869, pag. 584, e Fa-
scicolo V. Maggio pag. 136. Continuazione e fine dal Fase, di Febl^raio).
Cesati, V., Passerini, G. e G. Gibelli. — Compendio della Flora Italiana.
Fase, m con 3 tav. Milano. (F. Vallardi) 1869.
Inzenga, G. — Nuove specie di funghi ed altre conosciute per la piima
volta in Sicilia. (Oiomale di scenze naturali ed economiche, pubblicato per
cura del consiglio di Perfeeionamento annesso al B. Istituto Tecnico di
Palermo. Anno 1868. Voi. IV. Fase. IV.)
Mabcucci, e. — Parte Botanica dell* AnntMrio scientifico ed industriale
di F, Grispigni e L. TraveUini, Anno V. 1868, pagina 426. Milano^
(E. Treves et C), 1869.
Tbetisan , V. — Lìchenoth^ca veneta. Licheni raccolti nelle provincie venete
e pubblicati in esemplari disseccati dal Conte Vittore Trevìsan. Serie I.
Fase I, n. Bassano (Tipo-Calcografia Sante Pezzato). Aprile 1869. Prezzo
itaL lire 20. ^
Baillom, H. — Histoire des plantes. Monographie des Rosacées. Illustrée
de 153 figures dans les textes. Dessins de Faguet. Paris (Libr. de
L. Hachette et C.*«) 1869. Prix ; 6 fr.
Wagneb , H. — Deutsche Flora. Eine Beschreibung sftmmtlicher in Deut-
achland und der Schweiz einheimischen Blùthenpflanzen und Gefóss-
kryptogamen. Mit Zugrundelegung von George Bentham's Handbuch
der Britischen Flora verfasst von Hermann Wagner. 1250 meisterhafte
Holzschnitt-niustrationen in 16 Lieferungen k 7 % Sgr. = 27 kr. —
Jede Lieferung enth< 3 Va bis 4 Bogen und circa 80 Holzschnitte.
(Flora Tedesca. Descrizione di tutte le piante fanerogame e Crittogame
vascolari crescenti in Germania ed in Svizzera, dietro il piano seguito
da G. Bentham nel Manuale della Flora britannica^ compilato da
*■ Nel prossimo numero daremo una più estesa notizia di questa nuova
pubblicazione di Licheni in natura.
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140 NUOVE PUBBLICAZIONI
H. Wagner. Sedici dispense a 7 V, Sgr. = 27 kr. illustrate da 1250
belle incisioni in legno. — Ogni dispensa contiene da 3 Vi a 4 fogli di
stampa e 80 circa incisioni). Stuttgart (C, Hoffmann) 1869.
MiQDBLy F. A. G. — Annales musei botanici Lugduno-Batavi. Tom. lY.
Fase. 1-3. Amstelodami (C. G. van der Post) 1869.
Periodici.
The Journal of the Linnean Society, voi, XI. N. 49. Aprile 1869 -- Contiene :
EniK, J. — On the Copal of Zanzibar, pag. 1.
Anderson, Th. — An enumeration of the Palms of Sikkim, pag. 4.
Shortt, J. — On branched Palms in southern India, pag. 14.
ArrcHiNSON, J. E. T. — Flora of the Hdshiarpur districi of the Puiyab ,
pag. 17.
AsA Grat. — Gharacters of a new Genus consisting of two species of para-
sitic Grentianea, pag. 22.
Dennett, A. W. — Note on the structure and affinities of Pamassia paHur
stris, L., pag. 24.
Ddncan. — Notes on the stamens of Saxìfragd , pag. 31.
DiCKiE, G. — Notes on a coUection of plants from the North-east shore of
Lancaster Sound, pag. 32.
Lauder Lindsat, W. — On chemical reaction as a specific character in
Lichens, pag. 36.
The Journal of Botany, British and Foreiyn edited hy BerHhcid Seemann,
Nom. LXXV-LXXVI, Marzo, Aprile 1869.^
Smith, WorthiNg. G. — New and rare british hymenomycetous Fungi (con
una tavola) pag. 61.
Hanoe, H. F. — Note on the Genus Arthrostylis, R. Br. pag. 63.
Miquel, F. a. W. — On the sexual organs of the Gycadace*e, pag. 64 e 9d
(con due tavole).
Mbehan,Tu. — Variations in Epig<Ba repena Linn, pag. 78.
Carruthbrs , W. — On the plant remains found in the Cretaceous and
Tertiary strata of North America , pag. 82.
Crombie, J. — New British Lichens , pag. 105.
Lawson, a. — On the Flora of Skye, pag. 108.
Hance, H. F. — De Nova Bhamni specie, pag. 114.
— Note on Ddima, Linn. , pag. 115.
— Note on the Chinese name of Eleusins coracana, Ghkert., pag. 116.
Russell, Anna. — Note on Hygrophorus càlyptraformis , pag, 116.
Hedwigia, NgHzUoU fùr kryptogamische SHuUen. N. 3, 1869.
Schmidt, Ad. — Ueber einen neuen Univenal-Indicator : pag. 83.
FuoKBL, L. — Noch einmal Xylcn'ia Fuckdii, NTceii- pag. 37.
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XTJOVE PUBBLICAZIO^'I 141
AuKBSWALD, — Heufleì'iaj Awd., nov. gen. Stictidearum, pag. 39.
Sauter. — Diagnosen neuer Filze, pag. 40.
Flùra, oder allyemeine hotanische Zeitung. Begenshurg. 1869.
EiCHLEB, A. W. — Cari Friedrich Philipp von Martius Nekrolog. pag. l,e 17.
GoBKOM Tan C. — Bericht ùber di Chinakultur auf Java, pag. 49.
Hampe, e — Die Familie der Neckeraceen, pag. 51.
Brief Ton E. W. van Gorkom ùber dea Zustand der Chinakultur an C. Has-
skarl, pag. G5.
Ntlandeb, W. — Exemplum cephalodiorum in Spaerophoro, pag. 68.
— Lichenes Kurziani Beogalienses, pag. 69.
Bekson et. RcHB. fil. Dendrobium crassinode, pag. 73.
Kylandeb, "W. — Addenda nova ad Lichenographiam europaeam, pag. 81.
EiGHLEB, A. W. — Einige Bemerkungen ùber den Bau der Cruciferenblùthe
und das Dedoublement (con una tavola), pag. 97.
Wabming, e. — Uebersicht ùber die wichtigsten Erscheinungen in der da-
nischen botanischen Literatur, pag. 113.
Ntlandeb, W. Lichenes in Brasilia a Glaziou collecti pag, 117.
Chbist, — Ein Fall von Hybridation unter den Umbelliferen (Meum atha-
mantico-Mutellina), pag, 113.
Botanische Zeitung. 26 Marzo — 30 Aprile 1869. N.*» 13-18.
Caspaby, R. — Beschadigung der Rosskastanienblàtter durch Reibung mittelst
Wind. pag. 201.
MiLDE,J. — NachtrSge zu der im Jahre 1861 in der Botan. Zeitung verOf-
fentlichten Uebersicht der schlesischen Laubmoos-Flora pag. 208.
Oersted, A. S. — Zur Beleuchtung der Blumen des brasilianischen Theestrau-
chea (Neea iheifera Oerd, 1863 — Pisonia Catarrosa Netto 1866) und
des SchneeglOckchenstrauches {HàUsia tetraptera, L.) pag. 217.
MuELLEB Fritz. — Ueber einige Befruchtungserscheinungen, pag. 224.
HorFMANN, H. — Ueber Bacterien (con una tavola), pag. 233 e 249 , 265
e 281.
ScHENK. — Uebèr PhyUites Ungerianus Schleiden, pag. 272.
Adansonia, recueil périodique d^óbservations hotaniques redige par le 2).' H.
BaxOon. Tomo IX fase. 4-6, 1869.
Trécul, a. — Recherches sur les yaisseaux laticifères. (Continuato dal fieisci-
colo precedente e pag. 135).
Baillon. — Sur un Chimonanihas a feuilles altemes, pag. 107.
Guillard, a. — Sìngulière composition de la nervare dorsale dans le
Cananga odorata, pag. 107.
Baillon. — Sur le graines dn Botuihardatia, pag. 109.
— Observations sur les Monimiacées, pag. Ili (con 1 tavola).
CoBPEMOY, E. J. ' Note sur les AmbaviUes, de Tile de la Réunìon, pag. 184.
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142 NUOVE PUBBLICAZIONI
Baillon. — Stirpes exoticse novsB, pag. 147 cont. dal voi. VUl. pag. 351.
— Sur un Amandier a oyulea anormaux, pag. 152^ (con una tavola).
MiQiEL, F. A. W. — Nouveaux matóriaux pour servir a la connaissance dea
CycadéeSf pag. 154.
Rauwenhoff, W. P. — Observations sur Taccroissement de la tige dea vé-
gétaux pendant le jour et pendant la nuit, pag. 181.
BuUetin de la Société hotanique de France. Tom. XV. 1868, fase. 1.^ (com-
parso nel 1869).
Laramberoue, de. — Troisième bouquet récolté dans le Tarn, pag, 3.
GuiRAUD. — Lettre sur une germination prématurée, pag. 5.
Clos. — De quelques espècea du genre PMomis, pag. 6.
DuvAL-JouvE. — Sur les mouvements dea feuiUea du BryophyUum calycinum,
pag. 11.
Besghebelle. — De la atructure de la tige dana lea Bryacéea et .notam-
ment dana lea Philonotis, pag. 13.
Planchon, G. — Sur T origine de TÉlémi en paina, pag. 16.
Valon, de. — Sur un Ordiis hybride, pag. 18.
FouRNiER, E. — Obaervationa sur le Fteris biaurita, pag. 18.
BozE. — Observations sur le Claviceps purpurea, pag. 19.
DucHARTRE. — Communication de diversea observations de M. Durieu de
Maisonnenve, pag. 21.
Barneville. — Catalogne des plantes trouvées aux environs de' Saint-Ger-
main, pag. 21.
EoTER. — Sur quelques plantea nouvellea pour la Cdte-d*Or pag. 25.
PouRNiER — Sur une fleur anomale de Jacinthe, pag. 27.
Caruel. — La Vrille de la Vigne, pag. 28.
RiVET, — Sur un nouveau microtome, pag. 31.
DucHARTRK. — Note sur les tiragea à part, pag. 35.
DovAL-JouvE. — Ètudea aur lea vaisaeaux dea Fougèrea, pag. 38.
Lebel. — Morphologie du genre Spergìdaria, pag. 50.
Sapobta, de. — Sur la flore foasile dea régiona arctiquea, pag. 64.
CossoN. — Catalogne deu plantea dea ìlea de Madère et de Porto-Santo.
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REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA 143
REPERTORIO DI BIBUOGRAFIA BOTANICA
PER l'anno 1868.
(ConiiniKUo dal Fase. I, pag, 59).
Pflubmer, C. F. — Ueber Stachys ambigua, Smith, seu St palustri-sylvatica,
Schiede. (Sulla Stachys ambigua Smith, ossia St. palustri-sylvatica
Schiede), pag. 116.
Hazsldiskt, F. A. — Die alpine Flora der Alpe Pietroz bei Borsa. (Flora
alpina dell'alpe Pietroz presso Borsa); n. 9, pag. 129; n. 10, pag. 153.
Famintzin, a. uhd J. Bobanstzkt, — Zur Entwickelungsgeachichte der Goni-
dien und Zoosporenbildung der Flechten. (Organogenia dei gonidii e
delle zoospore dei Licheni). Tav. IV, n. Il, pag. 169.
HsBMANN, — Cultur der Glaucogonidien von Peltigera canina. (Cultura dei
glaucogonidi della Peltigera canina). Tav. Y, n. 12, pag. 186.
MiLDE, J. — Filices critica. « Asplenium adulterinum »j n. 13, pag. 201, 449, 882.
Habtsen,F. a. —Ueber die Unterscheidung : « Natdrliches System undkiinstli-
ches System. » Mit Anwendung auf das mykolog. System yon Elias
Fries. (Sulla distinzione del sistema naturale e del sistema artificiale.
Con applicazione al sistema micologico di Elia Fries), n. 13, pag. 210.
Philippi, B. a. — Ueber Adenostemum nitidum, Pers. (Sull*Adenostemum niti-
dum, Pers). Tav. V, n. 14, pag. 217.
MiLDE, J. — Eine neue Fontinalis der deutschen Flora. (Nuova Fontinalis
della Flora tedesca), pag. 221.
Cbameb, C. — Ueber die morphologische Bedeutung des Pflanzeneies etc..
ein Beitrag zur Eritik von Hallier's Phytopathologie. (Sul significato
morfologico dell'ovulo vegetale ec., contribuzione alla critica della Fi-
topatologia di Hallier), n. 15, pag. 241.
HoFMEiSTER, W, — Ueber die Abwftrtskrùmmung der Spitze wachsender Wur-
zeln. (Sul ripiegamento in giù della punta delle radici in via di cre-
scenza), n. 16, pag. 257; n. 17, pag. 273.
SoBWSNDBNEB, S. — Ueber die Beziehungen zwischen Algen und Flechten-
gonidien. (Sui rapporti fra le Alghe e i gonidii dei Lidieni); n. 18, pag. 289.
MiLDS, J. — Eine ungewOhnliche Form der Osmunda regalis L. (Forma in-
solita dell' Osmunda regalis, L.); pag. 292.
Babt, k, de, — Zur Beuriheilung der Pilzschriften des Herm Hallier. (Giudizio
sugli scritti micologici del sig. Hallier); pag. 294.
BuoHEirAU,F. — Mittheilungen ilber das Herbarium von A. W. Both. (Co-
nranicazioni sull'erbario di A. W. Bott); n. 19, pag. 305.
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144 REPERTORIO DI BIBLIOGRAFU BOTANICA
HiLDEBBAND, F. — Einigc Experimente und Beobaclitungen 1) iiber den
Einfluas der Uiiterlage auf daa Pfropfreis und 2) ùber den directen
Einfluss dea fremden Pollens auf die Beschaffenheit der durch ilin er-
zeugten Frucht. (Alcuni esperimenti ed osservazioni , 1) sulF influenza del
€ substratum » sulF innesto e 2) suir influenza diretta del polline estra-
neo, sulle qualità del frutto prodotto da esso). Tar. VI, n. 20, pag. 221.
AscHEBSON, P. — Die Nomenclatur-Frage vor dem Pariser botanischen
Congress. (La questione della nomenclatura davanti al Congresso bota-
nico in Parigi) : n. 21, pag. 337 ; n. 22, pag. 353.
MiLDE, J. — Ueber Aspidium nevadense, Boiss. (SulF Aspidium nevadense ,
Boìss.; n. 22, pag. 359.
— Filices criticae. (Aspidium semulum, Sw. et Cheilanthes Szovitsii, Fisch. &
Meyer); n. 23, pag. 375.
Fdeisting, W. — Zur Entwickelungsgeachichte dor Pyrenomyceten. (Organoge-
nia dei PirenomicetL Tav. VII, n. 23 , pag. 368 ; n. 24, pag. 385 ; n. 25,
pag. 401; n. 26, pag. 417.
SchSnbeik, C. F. — Ein Beitrag zur Pflanzenchemie. (Contribuzione alla chi-
mica vegetale); n. 27, pag. 433.
LoRENTZ, P. G. — Zur Anatomie von Bartramia ithyphylla und Philono-
tis ciespitosa. (Anatomia della Bartramia ithjpylla e della Philonotis
csBspitosa.) Tav. Vili, n. 29, pag. 465.
Irmisch, Th. — Bemerkungen ùber Ranunculus Ficaria und Gagea arvensis.
(Osservazioni sul Ranunculus Ficaria e la Gagea arvensis); n. 30, pag. 481.
Enoelmann, G. — Ueber die Charactere der Abietineen-Genera. (Sui ca-
ratteri dei generi di Abietinee); n. 30, pag. 484.
Walz, J. — Beitrag zur Kenntniss der Zoosporenbildung bei den Algen.
(Contribuzione alla conoscenza della formazione dello Zoospore nelle Al-
ghe; n. 31, pag. 497.
Leitqeb. — Zwei neue Saprolegnieen. (Due nuove Saprolegniee); n. 31,
pag. 502.
EiCHLER, A. W. — Lathrophytum, ein neues Balanophoreengeschlecht aus
Brasilien. (Lathrophytum, nuovo genere di Balanoforee del Brasile).
Tav. IX, n. 32, pag. 513; n. 33, pag. 529; n. 34, pag. 545.
Feane, B. — Ueber Hofmaister's Einwendungen gegen meine Lehre vom Geo-
tropismus. (Sulle obiezioni di Hofmeister contro la mia teoria del Geo-
tropismo), n. 35, pag. 561, n. 36, pag. 577, n. 37, pag. 593, n.38, pag. 609.
MiLDE, J. — Filices criticse Grammatosurus Blumeanus, BgL, n. 38, p. 614.
MusLLER, Fr. — Befruchtungsversuche an Cipó ahlo (Bignonia). (Ricerche
sulla fecondazione del Cipó albo) (Bignonia); n. 39, pag. 625.
— Ueber Befruchtungserscheinungen bei Orchideen. (Sopra certi fenomeni
nella fecondazione delle Orchidee), pag. 629.
FuEiSTiNG, W. — Beitrftge zur Entwickelungsgeschichte der Lichenen. (Contri-
buzioni air organogenia dei Licheni). Tav. X, n. 40, pag. 641 ; n. 41, pag.
657; n. 42, pag. 673.
Hildebrand, F. — Charles Darwin, ùber den* Character und die bastardar-
tige Natur der Abkòmmlinge illegitimer Verbindungen von dimorphischen
und trimorphiachen Pflanzen. (Carlo Darwin, sul carattere e la natura
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EEPKETORIO DI BIBUOGRAFIA BOTA^•ICA 145
ibrida delia prole proyeniente da unioni illegittime di piante dimorfe e
trimorfe); n. 40, pag. 648, n. 41; pag. 666; n. 42, pag. 684.
Hanstsix, J. — Ueber die Organo der Harz-nnd Schleim-Absonderung in den
Laubknospen. (Sogli Organi secretori della resina e viscosità sulle
gemme). Tay. XI e Xn, n. 43, pag. 699 ; n. 44 , pag. 721; n. 45 , pag.
745; n. 46, 769.
LosBNTZ, P. G. — Musei frondosi a clarissimo H. Erause in Ecuador,
proy.Loja coUecti; n. 47, pag. 798; n. 48, pag. 809.
Stbasbuboeb, D.' e. — Znr Mechanik der Befruchtung. (Meccanismo della fe-
condazione); n. 48, pag. 822.
ExGLEB, A. — Beobachtungen ùber die Bewegung der Staubbl&tter bei
den Alien des Genus Saxifraga L. und Begr£bidung der Annahme dea
Genus Bergenia, Moench. (Osservazioni sul movimento degli stami nelle
specie del genere Saxifraga, L. e argomenti per l'accettazione del ge-
nere Bergenia, Moench). Tav. Xm, n. 49, pag. 833.
MuELLEE, H. — Umbildung von Ovarien in Staubgef&sse bei Salix. (Trasfor-
mazione di ovari in antere nel Salcio). Tav. XIU, n. 49, pag. 843.
ScHWEiNEUETU, G. — VegetatioDSskizzeu aus dem sùdnubischen Eiisten-
gebirge. (Quadri della flora dei monti nel littorale della Nubia meri-
dionale), n. 50, pag. 849.
PfliLiPPi, R. A. — Monstruositat einer Cactus-Blume ; Monstruosit&t von Se-
necio vulgaris ; in Chili verwilderte europ&ische Pflanzen. (Mostruosità
di un fiore di Cactus; Mostruosità di Senecio vulgaris; Piante europee
inselvatichite nel Chili). Tav. XUI, n. 50, pag. 861.
Fbake,B. — ^^ Ueber die Einwirkung der Gravitatìon auf das Wachsthum ei-
niger Pflanzentheile. (Sull'influenza della gravitazione sulla crescenza
di alcune parti di piante) ; n. 51, pag. 873.
Stizenbebgee, e. — De Lecanora subfusca ejusque formis commentatio;
n. 52, pag. 889.
Haetig, Th. — Ueber Pilzbildung im keimfreien Raume. (Sulla formazione
di funghi in un ambiente privo di germi); n. 52, pag. 902.
AnnaJes des Sciences Naturdles, cinquième sèrie, Botanique. Tome IX. Pa-
ris 1868.
Sapobta, G. de, — Études sur la végétation du sud-est de la France à V epoque
tertiaire. Troisième partie, pag. 5. Tav. 1-7.
CoEEX¥rDa>EB. — Études sur les fonctions des racines des végótaux), Extr.
des Mémoires de la Société imperiale des sciences, de V agriadture et des
arts de Lille, an. 1867, 3« sèrie, 4. voi.), pag. 63.
Ripàbt. — Observations sur le Mougeotia genuflexa, Ag., et sur la formation
de see spores, pag. 70.
Sapobta, G. de, — Caractères de V ancienne végétation polaire, Analjrse rai-
Bonnée de 1* ouvrage de M. Oswald Heer intitulé : Flora fossilis Arctica,
pag. 86.
Van.Tieghkm, Ph. — Recherches sur la structure du pistil, pag. 127.
J^vovo Oiom. Bot. Hai. 10
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14G REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA
BtfJletln de la Società Botanique deFrance. Tom. XIV-1867. (Comparso nel 1868.)
— Comptes rendua dxzs Séances.
GtJiBAUD. — Sur la floraison en plein air du Colocasia esculenta, et snr les
pbénoménes d' excrétion et d' éjaculation d'eau que présentent ses feuil-
les , pag. 5.
RiviÀBB, A. — Sur r origine de la Fumagine, appelée ausai morfée, maladie
du noir, &. pag. 12.
RozE, E. — Contribution k V étnàe de la Fumagine , appelée ausai morfée ,
maladie du noir &. pag. 15.
GuiLLABD, Acb. — Sur les mouTemeuts et les lieux spéciaux de la Seve ,
pag. 23 , 67, 109.
Grobhland, J. — Sur la préparation du cblorure do zinc iodé, employé dans
les recbercbes d'bistologie vegetale, pag. 29.
Rbboud, V. — Note sur le Djedari (Wius oxyacanthoides, Dam-Cour.), pag. 31.
DuvAL-JouvB, J. — JÉtude sur les stimulus d'ortie, pag. 36.
Lbfranc, e. — Sur les plantes connues des Grecs sous les noms de Chamé-
léon noir et de Cbàméléon blanc. (Atractylis gummifera, Cardopatium
orientale et C. Boryi, SpOt pag. 48.
Groenland, J. — Quaiques mota sur les poils hétéromorpbes de certains vé-
gétaux, pag. 58.
Laramberque, H. de, — Un nonveau bouquet de la flore du Tarn, pag. 61.
Clo8,E. — De la postfoliaison, pag. 64.
Saldanha da Gama, J. de, — Quelques mots sur les bois du Brésil qui doi-
vent figurer ò, V exposition universelle de 1867, pag. 79.
CossoN, E. et DuRiEU de Maisoxneuve. — Description du nouveau genre al-,
gérien Kralikia, de la famille des Graminées, pag. 89.
KiRSOHLBOEB, Fr. — Sur deux espèces d'Allium nouvelles po\ir TAlsace, et
mème pour la France, pag. 91.
Perbier de la Bataie. — Deux mota sur la distribution géographique et le liea
d'origine de quelques Tulipea de la Savoie et du Vallais, p. 95.
— Note relative a une communication faite k la Société Botanique de France
par M. Auguste Riviere au sujet d' un Batracbium fleuri sous V eau ,
pag. 99.
Reboud, V. — Extrait d'-une notice sur une exploration botanique dn
Hodna (Algerie), pag. 127.
Petounnikow, A. — Sur les organes reproducteurs du Sphserocarpus terre-
stris, Mich.; pag. 137.
RozB, E. — De la germination du Salvinia natans, Hoffra., et de la structoie
des ses anthérozoldes, pag. 142.
Miégeville. — Explanatio analjtica quarumdam plantarum Pyrensearum,
pag. 144.
Lecoq, H. — Sur les mouvements spontanés du Colocasia esculenta, Schott.;
pag. 153.
Pérabd, a. — Sur le Poa sudetica, pag. 159.
Fourniek, E. — Sur les Acrostichum américains de la section Pilosella, pag. 160.
Petouxnikow, a. — Note sur la formation de la manne, pag. 169.
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REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTANICA 147
Martins, Ch. — Note sur la végétation dea environs de Saint-Jean de Lnz
(Basses Pjrénées), pag. 171.
Cabuel, T. — Sor une particnlarìté dea graines dea Lnzoles, pag. 174.
RozE,E. — De la fécondation chez lea Sélaginelles^ suivi de quelques con-
sidérationB sor lea Ljcopodiacées, pag. 176.
Sapobta, G. de, — Notice sur rAsplenium Petrarchae, D C, pag. 179.
Paris, E. G. — Vingt-deux tnois de colonne dans le Sahara algórien et en
Kabylle, pag. 179, 268.
Caruel, T. — Note sur Y androcée des Fumariées, pag. 228.
Van Tieguem, Ph. — Recherches sur la structure dea Aroidées, pag. 340.
LEVEQUE de YÌlmorik, H. — Sur la fécondation du Mala, pag. 248.
Fournier, e. — Sur deux Asclépiadées du Mexique (Gomphocarpus ctrachnoideus
et Blepharodon Galeotti), pag. 249.
Gris, a. — : Note aur le Najaa niajor, pag. 251.
Brongniart, Ad. et A. Gris. — Note sur le genre Spermolepis, pag. 253.
Bavactd. , — Liste dea nouvellea espècea de mousse obaervéea dana le Dan-
pbiné, pag. 256.
Fournier, E. — Sur la valeur du genre Aconiopteria, pag. 261.
Bronqniart, a. et Gris. — Sur le nouveau genre Pleurocalyptua, pag. tì63.
Clos, D. — De r Hypericum elatum et du Webbia platyaepala, pag. 265.
Setnes, J. de, — Observatìona aus quelquea monatruoaitéa cbez lea champignons
aupérieurs, pag. 290.
Adansonia, BecueU périodique d* óbservations botaniques redige par le 2>.'
H. BaiOon. Paris, voi. IX, foac. 1-3 sett., ott., nov. 1868. *
Baillon, H. — Traité du développement de la fleur et du fruit. Tav. 1,
pag. 1.
— Recherches organogéniquea aur lea Eupomatia. Tav. Il, pag. 22.
MiQUEL, F. A. W. — Nouveaux matériaux pour aervir ò, la connaiaaance dea
Cycadéea. (Continuato dal voi. VELI, pag. 377), pag. 29.
Baillon, H. — Étudea aur l' herbier du Gabon du Musée des Colonica
fran^aisea. (Continuato dal voi. Vili, pag. 90), pag. 74.
TrécuLjA. — Recherches aur lea vaiaaeaux laticifèrea (Continuato dal voi.
Vm, pag. 131). pag. 81.
Comptes rendtts hebdomadaires des séances de VAcadémie dea Sciences de Paris.
Primo semestre 1868.
DuBRUNTAUT. — Statistique de la lumibre dans les phénom^nes de là vie
dea végétaux et des animaux, pag. 425.
Fremy et Tbrreil. — Méthode generale d' analyse immediate des tissus vé-
gétaux, pag. 456.
t
' Non citiamo i lavori pubblicati nella parte del tomo Vili comparsa
nel 1868 non avendolo sott* occhio.
DigitizedbyVrrOOQlC "^
148 REPERTORIO DI BIBLIOGRAFIA BOTA>'KA
Trécul. — Dea vaisseaux propes et da tannin dans lesMasacées» pag.462, 519.
Kraus et Millabdet. — Snr le pigment dea Phjcocliromacées et dea Diato-
méea, pag. 505.
Paten. — Tisau ou trame de cellnloae extrait directement d'un epidemie,
pag. 509.
Tbécol. — De la gomme et du tannin dana le Conocephalua naucleiformis,
pag. 575.
Colin. — Recherchea expórimentalea aur Taccroisaement en diamètre dea ar-
brea dicotylédonéa, pag. 654.
Baillon. — Recherchea hiatologiquea aur la moelle, le pollen et lea graines
dea Mag^oliacéea^ pag. 698.
— Sor un caa de monoécie accidentelle du Coalebogyne, pag. 856.
VÉTILLARD. — Caractèrea petmettant de diatinguer entre eux lea filaments
végétaux employéa dana Tinduatrie, pag. 896. -
FiLHOL. — Recherchea aur la Chlorophylle et aur deux aubatancea jaunea
qui r accompagnent d* ordinaire dana lea feuillea, pag. 1218.
RozE. — Sur lea anthérozolidea dea Mouaaea, pag. 1222.
Secondo semestre 1868.
Setnbs,J. — Sur le Mycoderma vini, pag. 105. (Correapondance).
Trécul, A. — Obaervationa aur la levùre de biere et aur le Mycoderma cere-
yiaise. (1.* partie), pag. 137 ; 2.^ partie, pag. 212; 3.* partie, pag. 862.
GouBiET, Ed. — Sur un caractère organographique nouveau , V incluaion du
atyle dana une gaine fournie par la corolle, (dana le Juaticia nodosa,
Hook.); pag. 178. (Corresp.)
Raillon, H. — Recherchea organogéniquea aur lea Eupomatia. Note préaentée
par M. Ch. Robin, pag. 250. (Corresp.
PouoHET, A. — 9"^ ^ germination dea levùres, dea fermentationa et aur les
végótaux qu'ellea produiaent, pag. 376.
Lbstiboudois, Th. — De la vrille dea Cucurbitacéea, pag. 378.
CouD AMINE et Blanqhard. — Sur r écorce aromatique du Nui-Dinh , dont
lea propriétéa médicinales aont utiliaéea dana la Cochinchine fran9aÌBe ^
pag. 386. (Mém. próaentéa).
Brongniart. — Notice aur un fruit de Lycopodiacée foaaile, pag. 421.
Tréoul, a. — Réponae à la négation de la multiplication dea cellules de la
lerùre de bifere par bourgeonnement, pag. 476.
Barthelemy. — Théorie de la reapiration dea plantea baaée aur le ròle
qu* y joue la cuticule, pag. 520. (Mém. préaentóa).
PoucHET. — Sur la nature de la levùre dea fermentationa. Réponae à M.
Trécul, pag. 549.
Trécul. — Réponae ò, la note précédente de M. Pouchet.
CoND amine et Blanchabd. — Caractèrea du Couden, dont lea propriétéa mèdi-
cinalea aont utiliaéea par lea Annamitea, pag. 556. (Mém. pr&entéa).
Van Thieohem. — Anatomie de V Utriculaire commune. Note préaentée par
M. Duchartre. (Corr^.), pag. 1063. ^
Trécul. — De Tinfluence de la generation dite spontanee sur les résnltat:
dea recherchea concemant V origine de la levùre de bière, pag. 1153.
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NECROLOGIA 149
CENNI NECROLOGICI
DI ANTONIO BERTOLONI E GIUSEPPE MORIS.
Annunziamo con grave dolore la perdita che nei decorsi
giorni la scienza ed il paese hanno fatta di due valenti nostri
botanici, il Comm. Antonio Bertoloni, Professore di botanica
nella R. Università di Bologna e il Comm. Giuseppe Moris,
Professore di botanica nella R. Università di Torino, mancati
ai viventi nello spazio di ventiquattro ore, il primo il 17 cor-
rente alle ore 5 e un quarto di sera, varcati di poco i 94 anni
dell'età siia, e l'altro il giorno 18 anche alle ore 5 di sera
all'età di settantatre anni.
ANTONIO BERTOLONI nacque in Sarzana il di 11 di Febbraio
dell'anno 1775 da Francesco e da Anna Casoni. Suo padre
come il nonno e gran parte dei suoi antenati fu uffiziale di ar-
tiglieria e visse gran tempo in Napoli dove morì: la madre,
donna di molto senno e di molta virtù, attese con grande
amore alla educazione del figlio, il qual sin da giovinetto mo-
strò singolare tendenza allo studio delle lettere e delle mate-
matiche e fu nell' anno 1792 dalla madre medesima mandato
a continuare gli studii nella R. Università di Pavia. Colà seppe
attirarsi la protezione e la benevolenza di quei professori, mas-
simamente di Giovan Pietro Frank e di Scopoli, il primo dei
quali volle assisterlo nelte strettezze, in cui egli era, accoglien-
dolo quasi im altro figlio neUa propria casa, ed ambedue in-
vogliandolo a studiare più che le matematiche, per le quali
si sentiva molto trasporto, la medicina e la botanica. Sin da
quel tempo infatti con la guida di Scopoli principiò Antonio a
raccogliere le piante dei dintorni di Pavia é a fare im erbario
che andò sventuratamente perduto nel saccheggio di quella
città dopo la discesa dei Francesi in Italia. Per la quale il gio-
vine Bertoloni dovette due volte come gli altri scolari, e la se-
conda volta nel giorno stesso del decreto, allontanarsi da Pa-
via; andò allora in Genova dove nell'anno 1796 ottenne la
laurea in medicina. Di là passò a Sarzana; iVi esercitò con
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150 NECROLOGIA
fama V arte medica e sposò nell* anno 1801 la signora Madda-
lena Fenucci; giovine bella e virtuosa, dalla quale ebbe sette
figli e con la quale visse sessantaquattro anni.
In questo periodo della sua vita egli attese indefessamente
allo studio delle piante patrie e principiò a farsi un nome tra
i botanici con la pubblicazione delle sue Pianta genuenses (1804),
dello sue Decadi delle piante rare di Liguria e poi d'Italia
(1803-1810), nelle quali descrisse alcune nuove o rare specie
di piante italiane. Ma l'amore alla botanica ebbe maggiore
pascolo nel secondò soggiorno fatto in Genova, dove andò
nell' anno 1811 per essere stato nominato professore di fisica
nel Liceo, per la splendida protezione del marchese Ippolito
Durazzo, che gli affidò il suo bellissimo giardino dello Zerbino
e non risparmiò spese né cure per far venire per suggerimento
del nostro Antonio le più rare e belle piante dall'Inghilterra
e dall'Olanda, onde il Bertoloni lo chiamò suo mecenate e
serbò finché visse a lui, ai figli ed ai nipoti suoi sincero os-
sequio e riconoscenza.
Ma altra e più importante occasione sì offeriva a lui per
dedicarsi interamente alla scienza tanto prediletta, il conferi-
mento cioè che per consiglio dell' ottimo professore Gaetano
Savi di Pisa veniva a lui fatto nel mese di aprile dell'anno 1815
della cattedra di botanica e della direzione del R. Orto botanico
dell'Università di Bologna. Con maggiore comodità che non
aveva potuto fin allora attese allo studio delle nostre piante
e pensò di mettere ad atto un pensiero, a quanto pare già
fatto nascere in lui in Pavia medesima dall'illustre professore
Scopòli, quello di dotare l'Italia di una flora generale. Quasi
prodromo di questa furono oltre ai lavori di sopra menzionati,
le sue Amcenitaies italica (1819), opera in cui oltre alla ristampa
delle Decadi di piante italiane, comparve la Flora delle Alpi
apuane, seguita dipoi da ima Mantissa (1832), la quarta decade
delle piante italiane (1818), il suo lavoro sopra alcuni fuchi del
mare d'Italia (1818) la descrizione dei zafferani italiani (1826)
e molte memorie sopra nuove specie di piante italiane (1817,
1818, 1819, 1823, 1829, 1830, 1832 ec). Con una operosità ve-
ramente grande non risparmiando a spese ed a premure, ot-
tenne da tutti i botanici italiani e da coloro che amavano la
scienza le piante secche dei diversi punti della nostra penisola
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KBCROLOOIA 151
e delle nostre isole, dove egli non avea potuto andar da se a
raccoglierle e studiarle: compose cosi un grande erbario ita-
liano, il più ricco di simil genere nel suo tempo, pregevolissimo
per l'autenticità delle specie avute dai più illustri botanici di
Italia nostra. Cosi potè principiare la stampa della sua Fiora
italica, che pubblicò in 10 volumi in 8* dall' ia33 al 1854, alla
quale fece seguire la Fiora italica cryptogama pubblicata negli
anni 1858-1862 e che comprende le Alghe, le Borraccine, le
Licopodiacee, le Felci e le Epatiche. Forse molti non appro-
vano che egli avesse in quel suo lavoro seguito il sistema di
Linneo anziché il metodo naturale e che l'opera stessa non
sia in alcune cose a livello dei progressi recenti della scienza
e noi certamente siamo delnvimero di quelli, ma siamo stati
e siamo pure tra quelli che reputano avere il Bertoloni fatta
cosa utilissima alla scienza e decorosa alla patria, inalzando
primo tra tutti im tanto monumento qual è una Flora d'Italia,
oltre ai singolari pregi di cui queir opera abbonda e che si ri-
assumono principalmente nella uniformità del piano secondo
il quale è condotta, nel giusto criterio che per lo più vi si
ammira nella distinzione dei generi e delle specie , nella
esattezza della sinonimia, nella eleganza delle descrizioni,
nell'aurea latinità e nella profonda cognizione dei classici la-
tini di cui rammenta ed illustra le piante italiane menzionate
nelle opere loro.
Non ostante una impresa tanto gigantesca e cosi lodevol-
mente condotta a fine con le sole sue forze, e tanti altri la-
vori particolari pubblicati a parte sulle piante italiane durante
la stampa di quella Flora, Bertoloni non trascurò di studiare
le piante forestiere, di che fanno fede le sue ventiquattro Mi-
scellanee botaniche (1842-1851), la Florula Giiaiimalensis , le sue
liantée novos Asiaiicce (1864-1865) ed altre; scrisse sopra molte,
piante menzionate dagli antichi scrittori; gli elogi di Marcello
Malpighi (1830), di Ottaviano Targioni Tozzetti (1837), del cav.
Ippolito Durazzo e della nobil donna Clelia Durazzo Grimaldi
(1840), di Cammillo Ranzani (1844); pubblicò fé sue lezioni
di botanica (1823), la descrizione del giardino botanico di Bo-
logna (1824) e un'infinità di cose attenenti alla botanica, per
la massima parte in latino, e non poche pubblicate, secondo
era suo costume, in pochissimo numero di copie, nelle quali
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152
NECROLOGIA
si ammira molta erudizione ed eleganza di stile. Imperocché
egli fu nella lingua del Lazio e negli scrittori latini oltre ogni
credere yersatissimo, e fece di questi una scelta e ricca biblio-
teca tra le più preziose che si possano vedere in simil genere.
Scrisse anche di cose diverse storiche, letterarie, agrarie e via
dicendo, delle Mura di Luni (1861), della patria di papa Niccolò V,
(1861) , di una rettificazione di un verso del dittamondo di Fazio
degli Uberti, delle piante infestanti i seminati di grani della
provincia bolognese (1867) ed altre , poiché fino agli estremi
suoi giorni conservò sana e fresca la mente, venendo a poco
a poco meno le forze fisiche tantoché si estinse come suol
dirsi per mancanza di fiato. Onorato in vita con decorazioni
di diversi ordini cavallereschi, con diplomi accademici, con
posti che palesavano la stima e la fiducia dei governi e dei
colleghi, ebbe pure grandi onori dopo morte, nei funerali ce-
lebrati con molta pompa in Bologna.
, Fu Bertoloni di statura piuttosto piccola, ebbe il viso sor-
ridente , l' occhio grandemente vivace che palesava la perspi-
cacia del suo intelletto. Ebbe una memoria maravigliosa e fino
a un mese fa recitava alcuni versi fatti dal prof. Sanguinetti
di Chiavari, stato suo maestro nei primi anni della sua giovi-
nezza. Si prestò sempre ad aiutare gli altri nei lavori propri
ed io mancherei qui a un mio dovere se non gli tributassi una
parola di lode e di gratitudine per aver favorito il mio lavoro
della Flora italiana fino a prestarmi alcune piante rare o nuove
da lui descritte : l' amicizia sua per me , che data dall' anno 1834,
non fu intorbidata mai dalla menoma nuvoletta non ostante
che ambedue attendessimo a un lavoro simile però con scopo
diverso. Fu figlio, marito e padre amoroso. Non dimenticò al-
cuno nel suo testamento. Lasciò alla Biblioteca della R. Uni-
versità di Bologna l'originale della sub. Flora italiana , al figlio
Prof. Giuseppe, chiaro per i suoi lavori in botanica ed ento-
mologia e già succeduto da alcuni anni nella cattedra e nella
direzione del giardino botanico, la sua biblioteca botanica e
l'erbario italiano e forestiero, all'altro figlio Giacomo i libri di
medicina, chirurgia, fisica ec, al nipote Antonio la raccolta dei
classici latini già di sopra ricordata. L' Italia intera che egli
tanto illustrò con le sue opere ne piange e piangerà sempre
la perdita come uno dei suoi più nobili figli.
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KECROLOOrA 153
GIUSEPPE GUCINTO MORIS nacque in Orbassano il dì 25 di
aprile 1796 dal notaio Giovambattista e da Paola Boglione e
fti assai per tempo educato agli studi e alla medicina della
quale ottenne la laurea nella Università di Torino nell' aprile
dell'anno 1815. Nominato nell'anno 1822 professore di clinica
medica nella Università di Cagliari passò in Sardegna: colà in
mezzo a tante piante che schiudevano fiori peregrini sotto un
cielo mitissimo il giovine Moris senti farsi grande l'amore che
sin da quando era scolare in Torino aveva saputo accendere
nell'animo suo il chiarissimo suo maestro Giovan Battista
Balbis , Professore di botanica e Direttore del Giardino bota-
nico di Torino durante V occupazione francese in Piemonte, il
quale, è noto, con quanto splendore insegnasse allora la bo-
tanica e con quanta amorevolezza accogliesse i giovani che
ad essa si dedicavano. Fortunatamente per Moris e per la
scienza il govenlo sardo pensava in quel tempo a che taluno
raccogliesse e descrivesse le piante della Sardegna; per cui sa-
puto con quanto zelo il Moris attendesse anche alla botanica,
affidò a lui l' incarico di compilare la Flora sarda, apprestan-
dogli quegli aiuti che erano necessari per viaggiare per l'isola
e mandandogli a compagno il dottor Carlo Bertero, già noto
per i suoi lavori botanici e per il suo viaggio per le Antille.
Ma questi dopo tre mesi per mal ferma salute dovette tor-
nare in patria, donde nell' anno 1827 parti per il Chili e di là
per Otaiti, ,nel qual viaggio naufragò sventuratamente la nave
sulla quale egli si era imbarcato. Al Bertero fu sostituito il
giovine giardiniere Domenico Lisa, di cui il Moris molto ebbe
a lodarsi ed a cui dedicò taluna deUe nuove specie da lui sco-
perte, desideroso come egli era di cogliere qualunque occasione
per far risaltare il merito di chicchessia , senza mai vestirsi
come tanti fanno, delle penne altrui. I suoi viaggi per la Sar-
degna durarono circa quattro anni ed ognuno che conosce le
difficoltà del viaggiare per quell' isola e la malsania di molti
luoghi di questa, potrà figurarsi quanto grandi fossero stati i
disagi ed i pericoli che il nostro giovine botanico dovette sop-
portare o sfidare per il solo amore della scienza, di che ebbe
a risentirsi granderiiente la sua salute che fu da quel tempo
in poi mal ferma e cagionevole. Grande fu la suppellettile delle
piante da lui raccolte e non minore quella delle osservazioni
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154 NfiCROLOGIA
fatte sul posto sulle piante di quell' isola, la quale era^ a quei
tempi un terreno quasi interamente vergine per la botanica.
Dappoiché né la Sardegna può vantare botanici antichi come
la Sicilia e altra parte d' Italia nostra, né in tempi a noi più
vicini alcun botanico aveva fatto conoscere le ricchezze vege-
tali di quell'isola se si eccettuino le poche specie state rac-
colte vicino a Cagliari dal dottore Antonio Piazza e descritte
in un fascicolo pubblicato nelP anno 1796 per cura del celebre
Anioni. Era divisamento di Moris di aspettare il suo ritomo in
Piemonte per pubblicare la Flora Sarda poiché in Cagliari man-
cava di tutto quel corredo di erbari e di libri che sono neces-
sari per nominare le piante e citarne con esattezza i sinonimi
e le figure. Ma essendo in quel tempo venuti in Sardegna a
far raccolta di piante alcuni forestieri e temendo che per essi
venisse tolto a lui a all' Italia nostra il frutto di tante sue fa-
tiche e di tanti studi si determinò a pubblicare in Cagliari
stessa il suo Elenchus Stirpium Sardoarum^ i due primi faspicoli
del quale e V appendice del secondo videro la luce in Cagliari
nell' anno 1827 e il terzo ed ultimo in Torino nell' anno 1829
al suo ritomo dalla. Sardegna. Nei quali fascicoli egli dfette il
catalogo di tutte le specie di piante da lui raccolte in quel-
r isola con la indicazione della natura del luogo stesso e del
tempo della fioritura di ciascuna pianta, e con la descrizione
sommaria delle nuove o rare specie. Tale lavoro fu preludio
di quello a cui dopo il suo ritorno in patria egli dedicò quasi
interamente la vita sua, poiché di lui può dirsi come di pochi
botanici che abbiano spesi tutti i loro giorni per fare un' opera
sola. Ma per fare un' opera sola e farla bene vi vuole la vita
quasi tutta intera, massime in cose che come lo studio delle
piante richiedono lunghi e pazientissimi studi su di esse e
continui riscontri di una gran quantità di opere, di figure e di
erbari. Né di questi nulla trascurò il diligentissimo Moris poi-
ché non contento dei grandi erbari di Allioni, di Balbis, di
Bertero e di altri che si conservano nel Giardino botanico di
Torino, volle andare a Parigi e a Londra per riscontrare so-
pra gli altri gli erbari di Desfontaines e di Linneo e più volte
si recò in Firenze massime in questi ultimi anni per consul-
tare r erbario centrale italiano del nostro Museo di Fisica e di
Storia naturale. Le piante sarde coltivò pure nel Giardino bo-
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NECROLOGU 155
tanico di Torino per osservare meglio le parti sul vivo e
cosi rendere più esatte le note o le descrizioni già fatte sul
posto. In tal modo potè pubblicare i tre primi volumi della
sua Flora Sardoa (voi. 1.*» 1837, voi. ?.*» 1840-43, voi. 3.« 1858-59)
nei quali sono descritte le piante dicotiledoni, accompagnando
le specie nuove o rare di figure , esattamente fatte sotto la
sua direzione dall'abile JHeyland e dalla signora Maddalena
Lisa. Egli ha elevato alla Sardegna ed alla scienza un vero
monumento, perchè la Flora Sardoa del Moris per comune
consenso dei botanici è un'opera pregevolissima per la esat-
tezza ed eleganza delle descrizioni, per giusto criterio dei ge-
neri e deUe specie, per novità di divisione delle tribù di alcune
famiglie , per essersi l' autore mostrato a giorno dei recenti
avanzamenti della scienza non solo, per aver dato in Italia
dopo r Herlarium pedemoniannm del Colla il primo esempio di
una flora compilata secondo il metodo naturale, ma per le
cognizioni che il Moris vi palesa di organografia e morfologia
vegetale. Le quali cose ho avuto agio di ammirare anch' io ,
essendomi trovato e trovandomi a riscontrare di continuo la
descrizione di ciascuna specie della Flora Sardoa per i miei
studi sulla Flora italiana ben di raro seguendo che io non
possa ammettere le specie da lui descritte o le spiegazioni
morfologiche da lui date della struttura di alcuni generi di
piante. Tali pregi della Flora del Moris fanno maggiormente
sentire il dolore eh' egli non abbia potuto pubblicare intera-
mente quella sua opera, quantunque questo sia molto mino-
rato dal sapere eh' egli l' ha quasi tutta condotta a fine , per
cui ci resta la speranza che il Governo vorrà dar opera a che
di quel compimento non rimanga privo un edificio che toma
a tanta utilità e decoro della scienza e della patria.
Altro importante lavoro la Fionda Capraric^^ scrisse il Mo-
ris con il suo discepolo ed amico il chiarissimo Professore
De Notaris giovandosi delle piante raccolte in queir isola da
questo e dal Lisa di sopra menzionato nell' estate dell'anno 1837
e di quelle che l' anno di poi in stagione più avanzata ripor-
tarono dall'isola stessa il professore ijené e il signor France-
sco Comba. In quell' opera che comprende il catalogo di tutte
le specie tanto fanerogame quanto crittogame colà trovate, fu-
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156 NECROLOGIA
reno descritte e figurate alcune nuove specie la Centaurea
gymnocarpa^ la Linaria Caprarice ed altre.
Poche altte cose pubblicò Moris,- le stirpes SardocB novce vel
minus iiotce, alcune nuove specie di piante sarde, che furono
da lui presentate ai congressi dei dotti italiani; pochissimi la-
vori sulle piante forestiere, come le Plantce chilenses nova mi-
nusve cognitcd, la descrizione di una nuova specie di pianta
Malpighiacea ecc. Molto fece per il Giardino botanico del Va-
lentino, che arricchì di stufe, di stanzoni, di molte piante e di
un beir arboreto, dovendosi quasi interamente a lui quanto
ora in esso si ammira. Fu zelantissimo ed abile professore
prima di medicina e poi di botanica nella Regia Università di
Torino, e seppe neir insegnamento come in ogni altra sua in-
gerenza conciliarsi la stima e la benevolenza di quanti lo co-
nobbero e per la sua dottrina e per la rara mitezza dell'animo,
per la modestia e l'amabilità delle sue maniere che furono i
principali tra i tanti pregi dei quali fu adorno. Amò tenera-
mente la moglie, l'ottima signora Luisa Bianchini e ne pianse
amaramente la perdita immatura: fu padre amorosissimo e
fortunato poiché nel figlio si trasfusero le virtù del genitore.
Ck)me il Bertoloni, quantunque fosse assai meno avanzato ne-
gli anni, la sua vita si estinse a poco a poco senza malattia,
però la sua mente si era da alcun tempo molto indebolita e
faceva pur troppo nel cuore di quanti lo amavano, nascere
gravi timori di una perdita poco lontana. Lasciò il suo erba-
rio sardo e la sua biblioteca all' Orto botanico di Torino, dando
così nuova prova del grande suo amore a questo ed alla
scienza. Onorato grandemente in vita con decorazioni , alti uf-
fici nel pubblico insegnamento, e nel Parlamento subalpino e
italiano come vice-presidente del Consiglio superiore d'istru-
zione pubblica e Senatore del Regno , il Mo'ris ha avuto in
morte una più rara onoranza, il pianto ed il cordoglio di quanti
amano la scienza, la patria e la virtù: il suo nome sarà ricor-
dato dai posteri con venerazione e con rispetto.
Firenze, il dì 28 aprile 1869.
Filippo Parlatore.
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VARITÀ E NOTIZIE 157
VARIETÀ E NOTIZIE.
SUL MODCT DI TENERE I CATALOGHI
DEGLI ORTI BOTANICI
È ormai cosa troppo nota a quelli che studiano botanica,
la frequenza degli sbagli ne' nomi delle piante coltivate negli
orti botanicL Sia insufficienza (troppo frequente!) dei mezzi ne-
cessari a determinare la specie, cioè di libri ed erbari, sia man-
canza di persone che abbiano il tempo di occuparsene, sia ne-
gligenza dei direttori, sia ignoranza dei giardini.eri che barat-
tano cartellini di piante e di semi, pur troppo è vero che gli
orti botanici contengono generalmente una proporzione più o
meno grande di specie, senza nome o peggio con nomi errati,
da riuscire veri giardini d'indovinelli!
A minorare il male io credo che sarebbe utile assai un
metodo più rigoroso nella tenuta dei cataloghi di giardini
di quello generalmente seguito. Uno ne ideai quando nel
1863 attesi per brevissimo tempo al riordinamento dell'Orto di
Brera in Milano; e l'ho attuato pure per l'Orto de' Semplici
in Firenze, da che sono stato incaricato della sua direzione.
Ecco in che cosa consiste.
H catalogo generale delle piante arborescenti e perenni del
giardino è contenuto in un libro di sesto grande, di cui ogni
foglio (due pagine poste di fronte) è diviso in 6 colonne di
disuguale larghezza. La prima colonna contiene la serie ordi-
nata dei numeri, dal 1 in su. Nell'altre colonne sull'istessa
riga sta tutto quanto si riferisce aìVindividtw che nell' orto porta
un numero in lastra di piombo corrispondente a quello del
catalogo. C!osi nella colonna seconda sta scritto il nome col
quale la pianta è arrivata al giardino; nella terza la data del-
l'arrivo e la provenienza diretta, con l'indicazione se avuta
viva, o se nata da semi; nella quarta si scrive il nome
vero della specie, tutte le volte che si è potuto determinare;
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158 VARIETÀ E NOTIZIE
nella quinta sta V ubicazione dell'individuo , ossia l'indicazione
del posto che occupa nel giardino, per mezzo di alcuni
segni convenzionali; infine la sesta colonna è riservata alle
osservazioni, segnatamente a quelle relative alla scomparsa
dell'individuo, sia per morte, o per essere stato scartato, o
donato, ec.
Con un catalogo siffatto, e avendo cura speciale a fissare
i numeri in piombo alle piante in modo che non possano es-
sere facilmente barattati, e sopratutto a invigilare a che non
si metta mai ad un individuo diverso il numero che ha ser-
vito a contrassegnare altro individuo già esistito nel giardino,
si ha un mezzo sicuro di sindacare la nomenclatura delle
piante in esso coltivate, e di ovviare in parte almeno alla con-
fusione di nomi che tende sempre a prevalere. Io me ne sono
trovato bene, e lo raccomando a', miei colleghi direttori.
Altro catalogo simile, rinnovato d'anno in anno, serve
per le semente annuali; più semplice però, con tre sole co-
lonne, per la numerazione, l'indicazione dei nomi di arrivo
e quelle dei nomi verificati.
T. Caruel.
La BeUevcdia Wèbbiana descritta dal prof. Parlatore nel voi. II, p. 489
della « Flora Italiana », non era stata sin qui ritrovata con certezza che in
Toscana, dove però si andava scuoprendo in sempre nuove località. Il sig.
L. Caldesi che sin dall'anno passato aveva trovato qualche rarissimo indi-
vìduo di questa specie in Romagna a Persolino presso Faenza, ci fa sapere
adesso di averne raccolta nello scorso aprile, in gran quantità nei contomi
di Brisighella. È probabile che cercata attentamente, si rinvenga in molte
altre parti d' Italia, essendo specie che facilmente ai confonde con il Museari
comosum del quale ha intera'kiente l'aspetto, quantunque ne differisca es-
senzialmente per i caratteri, che sono tali da avere indotto il Prof. Parla-
tore a collocarla nel gen. BeUevàlia separandola dal gen. Muscarù Mi pare
che nella BeUevàlia Wèbbiana si abbia un vero caso di mascheramento delle
forme o di « Mimismo » (che così proporrei di rendere in Italiano il « Mi-
micr7 * ^^i naturalisti inglesi). * In questo caso la gran rassomiglianza
* Secondo Seemann si ha Mimismo in natura, quando « certe sembianze
di una spece riappariscono in un altra senza che vi sia affinità fra di loro
due ». (Journ. of. Boi, voi. IV, p. 182), Seemann pure nel medesimo volume a
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VARIETÀ E NOTIZIE 159
apparente della Belleocdia Wébbiana col Muscari comosum , avrebbe forse lo
scopo di favorire la fecondazione della prima con gli insetti che frequentano
la seconda.
n sig. Patrizio Gennari professore di Storia Naturale della R. Università
di Cagliari , ci invia la seguente nota di piante colà viventi ordinariamente
alVaria aperta e che hanno sofferto nell'orto botanico per un freddo di — 3
a 4 gr. (R. ?) nei giorni 2Ì-25 Gennaio del corrente anno.
1 Eleinia neriìfolia , (alta un metro) morta. — 2. K. ficoidea , idem. —
3. Aloe ciliolatà, idem. — 4. Rumex Lunaria (acclimatata), guaste foglie e
giovani rami — 5. Solanum sodomseum, idem. — 6. Grabowskia boerha-
visefolia, idem. — 7. Ficus elastica, idem. — 8. F. rubiginosa, idem. —
9. F. nervosa, idem, ma meno. — 10 F. bengalensis, idem. — 11. Buddleja
madagascariensis , idem. — 12. Phytolacca dioica , idem. — 13. Datura sua-
veolens, idem. — 14 Solanum auriculatum,,idem. — 15. Bosea Yervamora
(di statura arborea), idem — 15- Cestrum aurantiacum, idem, — 17. Ce-
salpinia echinata, idem.. — 18. Cussonia thyrsoidea, idem. — 19. Ricinus, sub
species plurimse, idem. — 20. Morus cuculiata, guaste le foglie ed i rami
giovani. — 21. Musa paradisiaca, guaste le foglie. — 22. Rumex nervosa,
idem. — 23. Eucalyptus gonocalyz , idem. — 24. E. cornuta , idem. —
25. Lantana Camara, idem.
Eucalyptus, Acacia, Myoporum ed altre |)iante dell'Australia illese.
L' Eucalyptus globulus Lab^ , che si tenta naturalizzare in Italia e che
si credeva avesse severamente sofferto dai freddi dello scorso inverno, vegeta
adesso rigogliosamente. Le piante piil piccole e meno forti, che sembravano
morte , hanno, ributtato dal piede ; le piii non avevano che i giovani rami
danneggiati, e ad altre le sole foglie erano state cotte dal gelo.
Per la morte del Senatore Moris ò rimasta vacante la cattedra di Bo-
tanica della R. Università di Torino. Speriamo che il posto occupato dall'il-
lustre defunto venga presto e degnamente rimpiazzato.
p. 213 rammenta come nella sua nuova opera sull'America centrale abbia
notato che sulle spondo dei fiumi predominano le forme delle foglie simili
a quelle dei Salici. Io ho osservato il medesimo fatto nei fiumi e torrenti
rapidi di Bomeo, ove ho trovato piante appartenenti a famiglie le piii di-
sparate come: Clusiacee; Zingiberacee, Orchidee, Aroidee, Rubiacee, Palme,
Antidesmee ec. avere foghe uniformemente lineari o lanceolate lineari. Io
però credo che questo non sia un caso di Mimismo, ma sia piuttosto una conse-
guenza della stazione, ^endochè sono solo le foglie molto stretto e flessibili
che possono resistere, cedendo, all'impeto delle piene improvvise.
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160 VARIETÀ E NOTIZIE
In una piccola gita fatta in Maremma unitamente al sig. Marcucci,
abbiamo trovato sul Monte Argentale oltre la più gran parte delle specie
da altri raccolte, la Ceratonia Siliqua e VAlkanna lutea ambedue interessanti
per la Flora Toscana, Tunaper esser la prima volta che visi trova, T altra .
per non esser stata raccolta sin qui che neir Isola di Monte Cristo.
Pioggia, di polline. Fra Fucecchio e Castelfranco dopo la pioggia ve-
nuta il 28 Aprile dalle 3 alle 4 pom. si vide il terreno in molti punti e per
ima estensione non indifferente ricuoperto da una polvere giallastra somigliante
allo Zolfo. Il Sig. della Bianca che mi ha comunicato questa notizia mi ha
anche mostrata un poca di cotesta polvere da Lui stesso raccolta, e ho trovato
esser essa costituita intieramente da granelli di polline di Pino, con tutta
probabilità trasportato dal vento dalle pinete fra Pisa e Livorno, oltre venti
miglia distante dai luoghi sopra nominati. La cosa è tanto più probabile
in quanto che, la piccola burrasca aveva una direzione da Ponente a Levante.
O.B.
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NUOVO GIORNALE BOTANICO ITALIANO
Fascicolo IIL — Agosto 1869.
F. ARDISSONE. - STUDI SULLE ALGHE ITALICHE.
OBDINB DBLLB CRITTONEMEE.
n lavoro che azzardo di sottoporre ali* esame dei cultori dell* Algologia,
soddisfa in parte la mia condizionata promessa d* illustrare le Ficee o nuove
o più rare da me raccolte in Italia, in una serie di prospetti destinati a
facilitare ai giovani naturcJisti lo studio delle nostre piante cellulari acqua-
tiche , delle quali non hawi in massima parte notizia, senonchè in opere
straniere dispendiosissime e perciò pur troppo inaccessibili alla maggior
parte degli studiosi.
Oso sperare che i miei studi intomo ali* interessantissimo gruppo delle
Crittonemee, quantunque abbiano lasciati dubbiosi molti punti della classi-
ficazione di queste piante, non saranno totalmente disaccetti agli Algologi
Italiani, e che in ogni caso si vorrà sempre tenere in qualche conto la na-
tura dello scopo che mi sono proposto , e le difficoltà che si opponevano al
suo raggiungimento.
Cryptonemeae.
Frons cdlulis filiformihus rohmdatisve brevioribus contexta, strato
coniiimo fUorum monUiformium aut cellularum verticalium cincia.
Cysiocarpia frondi aut verruds extemis ncmathedoideis immersa,
rarius intra pericarpium proprium excepta, nttcUo simpìici (Favella)
rotundaio, intra periderma hyalinum gdatinosum gemmidia plurima
rotundato-angidata ^ nullo ordine conglobata^ fovente.
Sphisrosporm transformatione cdlularum corticalium formaUe
a 'Ai in Nematheciis evólut<B, immerse^. (J. Ag, Sp. Alg. 11 y p. 155).
Fronda internamente costituita da cellule per lo più fili-
formi e qualche volta rotondate, o rotondato-angolose, e prov-
veduta di uno strato estemo o periferico che risulta formato
Nwyoo Oioriì. Bot. Ilal. 11
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162 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
da una o più serie di minute cellule verticali, intensamente
colorate, avvolte da muco più o meno consistente, frequente-
mente disposte in filamenti moniliformi, verticali, dicotomo-
fastigiati. In alcune specie al disotto delle cellule corticali mi-
nute ed intensamente colorate, si osservano parecchie serie
di grandi cellule rotondato-angolose, e più internamente altre
cellule filamentose che costituiscono uno strato midollare. È
da notarsi come dagli autori, in questi casi, si comprendano
sotto la denominazione di strato periferico cosi le vere cellule
corticali come le sotto corticali. E veramente le prime faimo
passaggio alle seconde, però siccome non è rara la mancanza
delle cellule midollari filamentose , cosi le grandi cellule sotto
corticali rappresentano almeno in alcuni casi lo strato midol-
lare della fronda.
La fronda delle Crittonemee è per lo più piano-compressa
fogliacea, talvolta cilindrico-tubolosa. Nelle specie a fronda
piana, questa ora è intiera o lacerata, ora dicotoma o pen-
nata, oppure palmata od anche piumosa. Le specie a fronda
cilindrico-tubolosa ora sono pennate, ora dicotome, e queste
possono anche essere provvedute inferiormente di un caule
solido.
Le ^ghe di quest'ordine hanno per lo più consistenza
camoso-cartilaginea o camoso-membranacea, alcune sono ge-
latinose, altre membranacee, n loro colore varia fra il rosso
purpureo, il rosso coccineo ed il violaceo; presentano rara-
mente una colorazione verdastra, probabilmente derivante da
alterazione della materia colorante loro propria. Sono tutte
marine senza eccezione. Gli organi della fruttificazione sono di
due sorta, cistocarpi e sferospore. I cistocarpi si trovano per
lo più sparsi e più o meno immersi nello strato periferico
della fronda, od anche situati sotto questo stesso strato, sono
raramente forniti di un pericarpio distinto, e per lo più si
aprono per mezzo di un carpostomio. Il nucleo è semplice
(Favella) e consta di numerosi gemmidi rotondati, o rotondato-
angolosi per reciproca pressione, disposti senz' alcun ordine, e
racchiusi da un periderma gelatinoso trasparentissimo. Le
sferospore provengono dalla metamorfosi delle cellule corti-
cali, fra le quali si trovano sparse. Rimangono ignote nei
generi Glojosiphonia, Nemastoma, Schimmélmannia , Glojodadia,
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STUDI SULLE ALGHE ITAUCHE 163
D loro nucleo ha forma sferica od oblunga, ed è diviso tra-
sversalmente nei generi Acrotylus e Furcellaria^ ed a croce in
tutti quelli altri generi dell'ordine, nei quali questi organi di
fruttificazione sono stati osservati.
L'ordine delle Crittonemee, così limitato da Giacobbe
Agardh, si troverebbe prossimo per una parte alle Ceramiee,
per l'altra alle Gigartinee. Colle Ceramiee ha comuni i carat-
teri del cistocarpio; di più i generi Dudresìmja e Glojosiphonia
a molti titoli possono essere considerati come gli anelli di con-
giunzione delle due serie. Colle Gigartinee le Crittonemee hanno
grandi rapporti in quanto a struttura di fronda.
Dei generi Glojosiphonia , Prioniiis, Acrotylus, Epymenia, non
si farà parola nel presente prospetto; poiché, almeno per
quanto è a mia cognizione, essi mancano completamente nei
mari che bagnano le coste d'Italia. Cosi pure si ommetteranno
i generi Furcéllarìa, Gloiocladia e Fatichea, quantunque citati
dagli autori, come propri dei nostri mari, poiché non mi fu
dato di procurarmene esemplari italici.
Prospetto sinottico
DEI GENERI DELL'ORDINE DELLE CrITTONEMEE
Nemastomeae. — Fronda composta di due strati: strato estemo costituito da
cellule minute , intensamente colorate, avvolte da muco più o meno con-
sistente, riunite in filamenti verticali, moniliformi, dicotomo-fastigiati;
girato interno costituito da filamenti cilindrici, articolati, longitudinali
e trasversali, densamente fra loro intrecciati, qualche volta anastomo-
sati verso la periferia ove si continuano con i filamenti estemi.
Nbmastoma J. Ag. — Fronda piano-compressa, gelatinoso-camosa ,
dicotoma o quasi pennata, fili midollari per la massima parte lon-
gitudinali.
Grateloupia ^^. — Fronda piano-compressa, camoso-membranacea,
dicotoma o pennata, filamenti dello strato intemo fra loro ana-
stomosati.
SoHiZTHENiA «7*. Ag. — Fronda fogliacea, intiera o lacerata, membra-
naceo-camosa o camoso-cartilaginea, fili midollari longitudinali e
trasversali.
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164 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
Gastrocarpeae. — Fronda composta di due strati : strato esterno costituito
da una o più serie di cellule minute, rotondate^ intensamente coloiate,
avvolte da muco più o meno consistente; strato intemo costituito da cel-
lule più grandi, rotondate angolose, oppure oblonghe od anche filamen-
tose. Parte centrale della fronda talvolta vuota, od anche percorsa da
cellule filamentose.
Haltmenià. J, Ag» — Fronda cilindrico-tubolosa, compresso-appianata,
gelatinoso o carnoso-membranacea, dicotoma, palmata, pennata od
intiera. Cistocarpi sprovvisti di pericarpio che si aprono da ultimo
per mezzo di un carpostomio rotondato.
ScfliMMELMANNiA Schous, — Fronda compresso-appianata, gelatinosa,
più volte pennata e piumosa. Cistocarpi forniti di pericarpio di-
stinto ^ carpostomio lacero.
Cbtstmenia J. Ag* — Fronda cilindrica o leggermente compressa, tu-
bolosa, dicotoma o pennata, talvolta provveduta inferiormente di
un caule solido, membranacea o quasi gelatinosa. Cistocarpi forniti
di pericarpio distinto, carpostomio rotondo.
Chryptonemieae. — Fronda composta di uno strato corticale costituito da
cellule minute ed intensamente colorate, di uno strato sotto corticale
formato da filamenti ramosi densamente fra loro intrecciati.
Cbyptonemlì J. Ag. —■ Fronda piana, cartaceo-inembranacea, pro-
lifera e ramosa.
? Bhizophylleae. — Fronda intieramente composta di cellule rotondate-an-
golose.
Rhizophyllis Kg. — Fronda piana, aderente, membranacea quasi
pennata.
NEMASTOMA J. Ag.
Frofis compresso-piana, gélatinoso-camosa y dichotoma aut sub-
pinnata^ duplici strato consiitiita; interiore filis articuiatis elongatis
longitudinalibus dense iniertextis constante; periferico filis vertica-
libus fasciculatis dichotomo-fastigiatis articuiatis^ articulis interùh
ribus majoribus, extrorsum in fila moniliformia, muco laxiori aut
solidescente cohibita abetmtibus, contexto. Favella simplices intra
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 165
straium exiemum mdulantes^ secedeniilms filis demum liberata^ intra
periderma gdatinostim hyalinum gemmidia roiundata foventes.
Fronda piano-compressa, g^latinoso-carnosa, dicotoma o
quasi pennata, composta di un doppio strato; dell'interno cioè
formato da filamenti articolati con articolazioni cilindriche, a
pareti jaline ed endocromo giallastro per lo più raccolto in
lunghe striscie nella direzione del loro asse, densamente fra
loro intrecciati, specialmente nella parte più centrale, per la
massima parte longitudinali, ossia percorrenti la fronda nella
direzione della sua lunghezza; e dello strato esterno o perife-
rico costituito da filamenti verticali, fascicolati, dicotomo-fasti-
giati, articolati, con le articolazioni inferiori che si continuano
coi filamenti dello strato interno più grandi, e le superiori
minute, moniliformi, involte da muco più o meno consistente,
ed intensamente colorate. Favelle semplici immerse nello strato
periferico della fronda. Sferospore ignote.
Questo genere instituito da Giacobbe Agardh (Alg. med.
et Adriat, 181:2) presenta per ciò che ha rapporto coli' intima
struttura della fronda, delle analogie coi generi Schifi/menta^
Nemalion, Dumoniia; ma è distinto dal genere Schizyme^iia ^ev
i caratteri estemi, e dai generi Nemalion e Dumontia per i
diversi caratteri del cistocarpio. Avrebbe pure qualche rap-
porto col genere Glojosiphonia che l'Agardh figlio pone in testa
all' ordine delle Crittonemee ; ma nell' unica specie conosciuta
di questo genere (G. capillaris) i fili midollari mancando nella
parte più interna della fronda, questa si presenta vuota nella
sua parte centi'ale.
Più difficili riescono a stabilirsi i rapporti dei generi Ne-
mastoma e llalymenia, essendo quest'ultimo, a mio avviso,
come è in oggi compreso, assai poco omogeneo almeno sotto
il rapporto della struttura della fronda. Osservando infatti le
bellissime sezioni delle Alimenie date ultimamente dal Kùt-
zing nella sedicesima e diciasettesima centuria delle sue splen-
dide tavole ficologiche, parmi si possano in esse distinguere
in quanto a struttura di fronda, almeno due tipi diversi. Le
R.Mulleri, ceylanica^ formosa, spataformis, trigona^ CUftoni, con
fronda internamente percorsa da filamenti addensati, artico-
lati, cilindrici, longitudinali e trasversali, ed esternamente ri-
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166 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
vestita di uno strato periferico formato da filamenti verticali,
dicotomo-fastigiati, costituiscono un tipo che per struttura di
fronda grandemente si avvicina ai generi Nemastoma e Schi-
zymenia; mentre H. Floresia^ reptans, patenSj carnosa, lAmensis,
lapaihifolia ^ spathulaia, latissima^ laiifolia , ^ligulata (Halara-
chnion Kg,) aciculare, Ncegelii^ con strato periferico formato da
parecchie serie di cellule, delle quali le superficiali minutis-
sime ed intensamente colorate e le altre grandi rotondato-
angolose, e strato midollare costituito da cellule allungate od
anche filamentose, sempre più o meno diradate e ramose
verso la periferia; presentano un altro tipo, al quale apparte-
nendo le specie fondamentali del genere, conserverei l'antica
sua propria denominazione. Le H. pusilla, chondricóla, dongata;
Usnea, presentando lo strato midollare intieramente composto
di grandi cellule rotondato-angolose, sembrerebbero avvici-
narsi sotto questo rapporto alle Cìirysymenia, delle quali alcune
specie (Cìir, pinnulata, veniricosa) vennero infatti figurate dal
Ktltzing e riferite alle Alimenie. Tali specie parmi si potreb-
bero mantenere associate alle vere Alimenie, tuttevolte però
che vi convenissero sufficientemente nella somma dei loro più
importanti caratteri, poiché in sostanza, in quanto a struttura
di fronda non presenterebbero che una differenza di forma
nelle cellule dello strato midollare, le quali cellule sono in
questo genere di forma tanto variabile.
Del resto invano però si cercherebbe un preciso limite fra
i due tipi diversi che ho tentato di segnalare nel genere Ha-
lymenia^ poiché per vero alcune forme sembrano segnare un
passaggio dall'uno all'altro; il che però certamente non rie-
scirà nuovo a chiunque sia per poco versato in questi studi,
essendo noto che l'esatta limitazione dei caratteri generici
avrebbe bisogno di posare sopra basi più sicure di quelle che
sono attualmente in possesso della scienza. In quanto a strut-
tura di fi'onda il genere Nemastoma sarebbe dunque ben dif-
ficile a distinguersi dal genere Ualimenia^ quando non si vo-
lessero per quest'ultimo accettare dei confini più limitati di
quelli che in oggi vengono generalmente adottati.
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STUDI SUI4LB ALGHE ITALICHE 167
NEMA8T0MA DICHOTOMA /. Ag.
Tav. VI, fig. 1-4.
N. frondibm dichotomo-decompositis subfastigiatis^ segmentis paten-
iibus anguste linearibus cuneatisve.
Nemastoma DICHOTOMA J". Ag. Alg. med., p. 91. — Sp. Alg. II y
p. 164. — Zanard. Sagg.^p. 49. — Bertol. FI. it. crypt. II ^p. 79.
Gymnophlìea DICHOTOMA Kg. Thyc. gener.^ T. 74^ f. IV. — Sp.
Alg., p. 711. ~ Tal. Phycol XVI, 58, g-k. — Ardiss. Enutn.
Alg. Sicil., p. 36.
IrID^A DICHOTOMA Endl.
Haltmenia Mokardiana Menegh. in AH. della terz. riun. sciene.
Hai. in Firenze, p. 426 (non Montg.).
GYMNOPHLfiA INGRASSATA, BlASOLETTIANA , FURCELLATA Kg. (seC.
J. Ag.).
Abit. — Mediterraneo; nel mare di Catania, rara.
•Adriatico; alla spiaggia delle Palombelle presso An-
cona (Lodovico Caldesi).
Frondi lunghe circa mezzo decimetro negli esemplari di questa specie
che si trovano nella mia collezione, ma che secondo gli autori possono rag-
giungere la lunghezza di tre a quattro pollici, arrotondato-compresse, gela-
tinoso-camose, ripetutamente dicotome, colle prime dicotomie distanti fra
loro, e le ultime assai avvicinate, coi segmenti molto aperti un poco cu-
neati, di colore purpureo .scuro negli esemplari disseccati, i quali bene ade-
riscono alla carta. Gli esemplari raccolti dal Caldesi alla spiaggia delle
Palombelle presso Ancona, differirebbero dalla forma tipica per pvesentare
gli ultimi segmenti più lunghi, tenui e dilatati alle ascelle; ma non potreb-
bero in nessun modo distinguersene in quanto a struttura di fronda.
Le CrymnophUsa incrassata, BiasóleUiana, furceUaia vengono da Gia-
cobbe Agardh considerate quali semplici forme della specie qui descritta;
onde^ sulla fede di questo autore, le ho riportate nella sinonimia, senza
tuttavia avanzare un giudizio mio proprio, non essendomi stato concesso
r esame delle specie Eùtzingiane e sembrandomi d* altronde, stando alle
figure date dallo stesso Eùtzing, che esse convengano sufficientemente colla
specie Agardhiana. Probabilmente è meglio distinta la nuova specie di Ne-
mastoma descritta e figurata dal Eiitzing nella sedicesima , centuria delle
Tavole ficologiche (22, 3777, T. 61, a, b, e) sotto il nome di Oymnophlaa
catUescens; ma non avendone mai veduti esemplari , debbo limitarmi a ripor-
tarla in fine di questo lavoro fra le specie indicate dagli autori come pro-
prie dei mari italiani, e che tuttavia mancano nelle mie collezioni.
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168 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
NEMASTOMA CERVICORNIS J. Ag,
Tav. VI, fig. 5-6.
N. frondibus planis^ spibsessilibus, dichotomo-miiìiifidis et a margine
dense pinnatis^ segmeniis pinnisque linearibus, terminalibus di-
varicato-multi/idis, lacinulis linearibus obtnsis.
è
Nemastoma CERVICORNIS J. Ag, Sp. Alg. II, p. 167.
Halymenia CERVICORNIS J. Ag, Alg, mcd. et adr. , p, 97, Kg,
Sp. Alg., p. 716.
Gymnophl^a CERVICORNIS Ardiss, Enum, Alg, Sicil, p. 37,
Halymenia cyclocolpa Montg. FI. d'Algér, p, 116, T. il, f, :/, a-f
(ex. pari.) ~ Kg. Tah. Phjcol. XVI, 94, a-b,
Abit. — Mediterraneo; rejetta dai flutti alla spiaggia di Santa
Tecla nei dintorni di Acireale in Sicilia, rara.
Frondi piane, crasse, roseo-purpuree , gelatinoso-carnose , quasi sessili e
sorgenti da minuto callo radicale, lunghe ad un dipresso mezzo decimetro
e larghe circa altrettanto. Immediatamente sopra la base queste frondi sì
dividono in parecchi segmenti, i quali vanno suddividendosi per dicotomia,
risultandone delle divisioni larghe, lineari, superiormente divaricato multifide.
Gli esemplari disseccati di questa specie, tenacemente aderiscono alla carta.
GRATELOUPIA Ag.
Fro^ìS compresso-piana carnoso-membranacea dichotoma aut
pinnata duplici strato constans; interiore fUis articulatis in reticulum
anastomosantibus coniexto; exteriore filis moniliformibus verticalibus
muco cohibitis consiituto. Favellce immersce, infra stratum exterius
utriusque pagina nidulantes, simplices, intra periderma gelatinosum
hyalinum gemmidia rotundata, demum per canalem strati exterioris
liberata, foventes., Spliarosporce strati exteriori demersce, sparsce,
cruciatim divisce.
Frondi piano-compresse, camoso-membranacee, dicotome
o pennate, composte di mi doppio strato. Cioè di uno strato
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 169
estemo formato da filamenti verticali, moniliformi, dicotomo-
fastigiati, avvolti da muco più o meno consistente, e di uno
strato interno composto di filamenti articolati, fra loro anasto-
mosati e percorrenti la fronda in varia direzione.
Le favelle che si trovano su tutte e due le pagine della
fronda, sotto lo strato esterno, che da ultimo si apre in forma
di carpostomio, constano di un periderma gelatinoso traspa-
rentissimo che racchiude dei numerosi gemmidi rotondati,
inordinatamente agglomerati in un semplice nucleo di forma
oblonga. Le sferospore sono sparse fra i fili moniliformi dello
strato esterno, e si mostrano quadripartite in forma di croce.
Per i diversi caratteri della fi:nittificazione vuoisi escludere da
questo genere ed anche dall' Ordine delle Crittonemee, il Fu-
cus verructdomm Beri. (Gratdoupia Grev.).
GRATELOUPIA DICHOTOMA J. Ag.
Tav.'VI, fiff. 7-8.
Cr. frondibus compresso — planis linearibtis dichotomo — fasti-
giatis^ segmentisque pluribus adproximatis stihdigiiaiis , a disco et
margine stepe proliferisi segmentis patentibiis linearibus^ termina-
libus Unge aitenuatis, cystocarpiis in medio segmentorum penultimo-
rum aggregatis.
Grateloupia DICHOTOMA J. Ag. Alg, med. p. 103. — 8p. Alg, 11^
p. 178. — Kg. Sp. Alg, p. 732. — Tah. Fhycol. XVII, T. 28, —
Ardiss. Enum, Alg. Sicil. N."" 164. — Bertól. FI. il. crypt li,
p. 81.
Fucus ABSCissus Schousb^ mscr. (non Tum.)
Chondrus crispus Montg. Canar. p. 157. (Fide auctoris).
Grateloupia Cosentinii Kg. Sp. Alg.p. 732. — Tal. Fhycol. X VII,
32 a. b.
Grateloupia coriacea Kg. lab. Fhycol. XVII, p. 9, T. 29 e. d.
Grateloupia proteus Kg. Sp. Alg. p. 731. — Tal. Fhycol. XVII,
T. 53.
Abit. — Comunissima alle scogliere di tutta la Sicilia.
La somma yarìabilità dei caratteri estemi di questa specie, mi ha in-
dotto a sospettare che le G, Cosentinii, coriacea, Proteus del Katzing altro
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170 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
non aleno che sue semplici forme. Osservando infatti le innumerevoli varietà
di G. dichotoma da me raccolte in Sicilia, le quali senza dubbio partono
tutte da uno stesso tipo, poiché sarebbe impossibile lo assegnare dei limiti
alle loro graduali trasformazioni, e confrontandole con le specie figurate nelle
citate tavole del Eùtzing, mi è parso che alcune di esse vi si potessero
adattare sufficientemente. Nella impossibilità però di stabilire gli opportuni
confronti ho creduto bene di non avanzare che un semplice sospetto.
Nella mia Enumerazione delle Alghe di Sicilia avevo creduto di dover
distinguere due principali varietà di Gratdoupia dichotoma (fi latissima, y
speciosa) delle quali la prima corrisponderebbe alla 6r. Proteus e P altra
accennerebbe ad un passaggio verso alcune forme di G. filicina e più spe-
cialmente a quella che venne dal Eùtzing elevata al rango di specie col
nome di G. horrida. Ma tali varietà in conseguenza del polimorfismo della
specie in discorso, ora inclino a non considerarle che come sue semplici forme.
GRATELOUPIA FILICINA (Wulf) Ag.
Tav. VI, fig. 9.
G. frondibus compreséo-planis pinnaiim decompositis et disco
proUferis , pinnis a basi angustiori linearihus acuminatis, inferioribus
longioribus pinnulatis, superioribiis simpliciusculis cystocarpiis pin-
narum disco immersis,
Grateloupia filicina Ag. Sp. L p. 223^ — SysU p. 2il, — J. Ag,
Sp. Alg. II, p. 180. — Grev. Alg, Brit p. 151. T. 16. — Earv.
Man. p. 137. T. 17. A. — Phyc. brit. FI. 100. — Mofitg. Fi.
Alg. p. 101. — Kg. Sp. Alg. p. 730. — Tab. Phycol. XVII,
T. 22 a. b. — Le Jol. List. Alg. mar. Cherb. p. 124. — Ber-
toì. FI. it. crypt. II, p. 79. — Duf. Emm. Alg. lig. N.^ 106.
— Lloyd Alg. de V Ouest. N."* 160. — Crouan Alg. Finist.
N,'* 106. — HoheytacJcer Meer algen N.'' 82. — Erb. critt. ital.
N."* 479.
Grateloupia porracea Suhr. mscr. — Kg. Fhycol. p. 397. — Sp.
Alg. p. 130. - Tab. Phycol. XVIl 25 a. b. e. (Sec. J. Ag.)
Grateloupia concatenata Kg. tSp. Alg. p. 731, — Tab. Phycol.
XVII, T. 24 e. d. e. (Sec. J. Ag.).
GRAtELOLT>iA HORRIDA Kg. Sp. Alg. p, 731. — Tab. Phycol. XVII,
T. 26 b. e. d. (Sec. J. Ag.).
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 171
Gelidium neglectum Bory Moree N." 1471 (Fide Harvey et descr.).
- Kg. Sp. Alg. p. 731. — Tàb. Phtjcol XVI J, 27 e. d. (Gra-
telùiipia),
Fucus FiLiciNUS Wulf, in Jacq. coli. IIIj p, 151. T. 15^ f. 2. —
Tum. Hist Fuc. T. 150. ~ Esp. Icon. Fuc. T. 67.
Abit. — Mediterraneo; comunissima alle scogliere di tutta la
Liguria.
Adriatico ; secondo gli autori.
La grande variabilità dei caratteri esterni della Oratehupia filicina t ha
indotto Giacobbe Agardh a considerare le G. porracea, concatenata ed horrida
del Kùtzing, quali semplici forme di questa specie. Ma io non ho esemplari
delle specie Eutzingiane, per cui è sulla ^ola fede dell' Agardh che le ho
riportate nella sinonimia della specie sopra descritta.
SCHIZYMENIA J. Ao.
Froìis plana ^ membranaceo-camosa vel carnosO'Cartilagineay in-
tegra aut lacerata , duplici strato constituta, interiore fìlis articulatis
hngitudinalihus transversalibusque dense intertexiis constante^ £xte'
riore filis moniliformibus verticalibus dichotomo fastigiatis muco
solidescente cohibitis coniexto. Favéllce infra strattim exteritts utrinque
nidulanteSj simplices, intra periderma gelatinosum hj/alinum gem-
midia rotundata, demum per canalem strati exterioris liberata,
foventes.
Spìicerosporce strato exteriori immersa j sparsce, cruciatim
divisa.
Frondi fogliacee generalmente grandi, spesso aggregate,,
membranaceo-carnose o carnoso-cartilaginee, intiere o divise
per lacerazione specialmente nello stato senile, di colore va-
riabile fra il purpureo ed il livido, composte di due strati : dello
strato intemo formato da fili articolati percorrenti la fronda
longitudinalmente e trasversalmente e densamente fra loro
intrecciati: e dell'esterno costituito da cellule intensamente
colorate,* riunite in fili verticali, moniliformi, dicotomo-fasti-
* Questo carattere delle cellule superficiali non ò comune a tutte le specie
esotiche di questo genere.
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172 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
giati, strettamente avvicinati, congiunti da muco consistente
ed inferiormente congiunti coi fili dello strato interno. Le Fa-
velle si trovano sviluppate in ambedue le pagine delle frondi
sotto lo strato interno , il quale poi si apre in forma di canale
per dar passaggio ai gemmidi. Queste favelle constano di un
periderma gelatinoso trasparentissimo che racchiude dei gem-
midi rotondati, strettamente agglomerati, raggianti da una
placenta centrale e riuniti in un semplice nucleo. Le sferospore
sono sparse nello strato corticale e si mostrano quadripartite
in forma di croce. Questo genere fondato da Giacobbe Agardh
(Sp. Alg. II, 169) a spese di alcune specie di Iriderà del Gre-
ville e di Halymenia degli autori, differisce dalle Iridcea ed
anche dalle Kallymenia per i diversi caratteri del cistocarpio,
e come ho già avuto occasione di avvertire credo pure ix)ssa
considerarsi come sufficientemente distinto àsWe Hahjfnenia
colle quali ha comuni i caratteri della fruttificazione, non sol-
tanto per le forme esteriori, ma anche per la struttura della
fronda, tutte volte che si convenga di escludere dalle vere
Halì/menia tutte quelle specie che hanno strato periferico for-
mato da filamenti dicotomo fastigiati e fili midollari densamente
intrecciati.
SCHIZYMENIA MARGINATA (Rousell) J. Ag,
Tav. VI, fig. 10. Tav. VE.
Sch. frondibus membranaceo coriacei s, oblongis aui snborUcìdaribns^
margine subtiliter incrassato affixis.
SCHiZYMENiA MARGINATA J. Ag. Sp. Al(j. II, p. 171. — Ardxss.
Enum. Alg. Sicil. p. 38.
Halymenia marginata Raussel — Montg. Crypt Alg. N."* 46. —
Kg. Sp. Alg. p. 717.
Iridìba marginata Endl. — Montg. FI. Alg, p. 124. T. 10. f. 3.
Nemastoma marginata J. Ag. Alg. med. p. 91.
Abit. — Sulle spiaggie marittime della Sicilia e della Liguria
sempre rejetta dai flutti, non crescendo probabilmente
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 173
questa specie che a grandi profondità. Non è raro incon-
trarne esemplari, ma tuttavia non è stata ancora trovata
in qualche abbondanza.
Fronda di grandezza variabili^simti , di circonscrìzione oblonga o quasi
orbicolare, mancante di stipite, profondamente lacerata negli individui adulti,
con margine incransato da un solco scolpito nello spessore marginale, per
cui riesce ivi duplicata. La sua sostanza essendo piuttosto rigida non ade-
risce alla carta colla disseccazione.
Il colore è purpureo sanguigno, e talvolta verdastro negli individui che
hanno probabilmente seguito un principio di decomposizione. In quanto alla
struttura della fronda è da notarsi che i fili midollari più prossimi allo
strato periferico sono fra loro anastomosati.
8CHIZYMENIA MINOR J. Ag.
Tav. VI, fig. 11.
Sch, frondibiis camosis, obscure purpureis^ stipitatis^ plemmque
obovatO'lanceólaiis, integris ani superne denique laceraiis, mar-
gine subcrenulatis,
ScHizYMENiA MINOR J. Ag. Sp. Alg. IIj p. 172, — Ardiss/Enum,
Alg, Sicil. N."" 160! — Erb. critL iial K"" 1026! — Zanard.
Icon. Phfjcol Adriat. IL T. LXII, p. 87?
Nemastoma minor J, Ag. Alg. med. et adriat p. 91,
Irid^a minor Endl. — Kg, Sp. Alg. p. 726.
Irid^a montagnri Bory ex Montg, FI. Alg. 124. T. 12. — Kg.
lab. Fhycol. XVII. T. 6 a. b.
Halymenia edulis V. media Ag. Sp. Alg. p. 203 (excl. syn. Tum.
sec. J. Ag,).
Halymenia montagnei Bertól. FI. it crypt. II y p. 74!
Fucus reniformis tenuior Turti. Hist lab. 113 f. g. (Sec. Kg.)
Abit. — Mediterraneo; comunissima alle scogliere di tutta la
Sicilia orientale.
Frondi di forma e grandezza variabili, per lo più ovato-lanceolate e
quasi crenate al margine ; misurano dieciotto centrimetri in altezza ed
otto in larghezza nei miei più grandi esemplari. Queste frondi sorgono
spesso in parecchie da uno stesso callo radicale, sono fomite di un breve
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174 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
stipite e 8Ì mostrano più o meno profondamente lacerate nello stato adulto. I
cistocarpi sparsi in ambedue le pagine della fronda, si troiano più addensati
nella sua parte superioie, ma diradandosi si estendono fino quasi alla base.
Il colore di questa specie per lo più purpureo, volge talvolta al livido ed
verdastro. La sostanza della fronda ò variabile nella sua consistenza a se-
conda delP età della pianta; i soli individui adulti mostrandosi alquanto ri-
gidi, per cui gli esemplari vecchi non aderiscono alla carta mentre i gio-
vani vi si attaccano invece con qualche tenacità,.
Ho veduto con sorpresa nel penultimo fascicolo della Iconographia Phy-
coìogi'ca Mediterraneo-Adriatica del Zanardini (Voi. II. Fascio. HI.) che que-
sto autore riferisce alla Schizymenia minar la mia Schizymenia marginata
di Sicilia ed alla Schizymenia Duhyi la Schizymenia minor da me enume-
rata fra le Alghe Siculo e pubblicata neirErbario crittogamico italiano. In
quanto alla Schizymenia marginata Bouss.j specie tanto facilmente distin-
guibile dalle congeneri per il carattere del solco marginale, io la riportai
nel catalogo delle Alghe Sicule sull* attestazione di pochi frammenti tro-
vati sulle spiagge di Sicilia fra altre alghe rejette dal mare, né ho certa-
mente comunicati a nessuno tali esemplari, per cui una qualche inavvertenza,
di cui forse sono io stesso T involontario autore, è stata probabilmente la
causa dell' errore del Zanardini. I miei più belli esemplari di Schizymenia
marginata provengono dalla spiaggia di S. Giuliano nei dintorni di Genova,
ove non è raro incontrare questa specie ma sempre però in iscarsa quan-
tità e sepolta fra le foglie della Posidonia Oceanica che in quella località
sì trova accumulata sulla spiaggia in grandi masse. Sono questi i soli
esemplari da me distribuiti e sulla loro determinazione non può cader dubbio.
La Schizymenia Bubyi poi alla quale secondo lo stesso Zanardini ap-
parterrebbero gli esemplari da me pubblicati nell'Erbario crittogamico ita-
liano col nome di Schizymenia minor, ed a Lui comunicati con questo
stesso nome è specie certamente molto affine a questa in discorso, se pure
se ne può sostenere T autonomia; ma ad ogni modo per distinguere le due
specie non ò al carattere dell'aderenza della fronda alla cai*ta che si può
accordare una qualche impoiianza, come lo sostiene il Zanardini, poichò
come si ò gik notato la consistenza della fronda della pianta in questione
varia col variare dell' età. Infatti molti esemplari della mia Schizymenia
minor aderiscono benissimo alla carta, mentre altri di Schizymenia Dubyi
spediti dal Lenormand ed esistenti nell'Erbario del Professore De Notaris,
sono così poco aderenti che il Lenormand ve li ha attaccati con gomma.
Che se si dovessero distinguere le due specie dai caratteri assegnati al mar-
gine , . crederei pur sempre di dover riferire la pianta qui descritta alla
Schizymenia minor , appunto perchè questa presenta margine piuttosto intac-
cato che intiero ed ondulato.
Ammetto dunque che si possa dubitare dell'autonomia della Schizyme-
nia Dubyi j ma credo anche che volendo distinguere le due specie, alla
Schizymenia minor debba riferirsi l'Alga Siciliana da me pubblicata al
n.° 1025 dell'Erbario crittogamico italiano.
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 175
HALY^MENIA j. Ao.
•
Frons cylindrico4ubulosa stepius compressa, vel collapso-com-
planata^ gelatinoso membranacea vel carnosa, dichotomo-fastigiata ,
vd suhpalmatim divisa, aut pinnaia , quandoqtie indivisa , duplici
strato constituta; interiore filis articulatis laxiorihis, simplicibtis vd
ramosis longitudinalibus transversalibusque, versus peripheriam in
ceUtdas rotundato-multangulas abeuntibus constante; exteriore cellulis
minutis coloratis rotundato-angtilosis , contexto. Favélìd (rondi im-
mersce, infra stratum exierius suspe^ìsce, carpostomio demum libe-
ratcBy gemmidia in nucletim simplicem conjnncta intra periderma
hyaìinum foventes. SpiuBrosporce strato exteriori immersa rotxmdatce,
cruciatim diviste.
Fronda cilindrico-tubolosa per lo più compressa, od anche
schiacciato-appianata, gelatinoso membranacea ovvero carnosa
e più o meno cartilaginea negli esemplari disseccati, dicotomo
fastigiata o quasi palmata, od anche pennata e qualche volta
intiera. Esaminandone V intima struttura essa risulta composta
di due strati: di uno strato interno costituito da filamenti ar-
ticolati, radi specialmente nello stato giovane, semplici o ra-
mosi, longitudinali e trasversali, terminanti verso la periferia
in una o più serie di cellule rotondato-angolose; delle quali le
più esterne minutissime intensamente colorate, rotondato-an-
golose , costituiscono lo strato corticale della fronda. Favelle
immerse nella fronda sotto lo strato corticale che si liberano
da ultimo per mezzo di un carpostomio a constano di un nu-
cleo semplice formato da numerosi gemmidi strettamente ag-
glomerati, e avvolto da un periderma trasparentissimo. Sfero-
spore immerse nello strato esferno, rotondate, divise a croce.
Giacobbe Agardh in questo genere comprende sotto la
denominazione di strato periferico, cosi le cellule corticali come
le sotto corticali; ma considerando lo sviluppo straordinario che
queste prendono in alcune specie, mi è sembrato conveniente
di distinguere col nome di strato esterno o corticale le sole
serie di cellule più superficiali e di applicare il nome di sotto
corticali alle altre, evitando cosi a scanso d' ogni equivoco l'uso
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176 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
della denominazione di strato periferico, che in questo genere
io non avrei creduto di dove adoperare se non che in un senso
più ristretto.
HALYMENIA FL0RE8IA (Clem,) Ag.
Tav. IX, fig. 1 e 4.
//. frondibus decomposiio-2nnnatis,pinnispinnulisque linearibus longe
acuminaiis paientibiis integerrimis aut serraio-ciliaiis.
Halymenia Floresia Ag. Sp. Alg. p. 209. et Syst. p. 2i3. (exd.
t?ar.) — J, Ag. Alg. med. p. 96. ~ Sp. Alg. II. p. 205. —
Kg.Sp. Alg.p. 716. — lab. Pht/col XVI. T. SS S9. — Montg.
Canar.p. 163. — FI. Alg.p. 114. — Babenh. Alg. Sachs, n' 999.
Fucus Floresius Clem. Ens. p. 312. — Turn. Hist. T. 256.
Fucus Proteus Delile Egypt T. 5S fig. I-i.
Abit. — Mediterraneo; alla Spezia (Doria, Capellini). Adriatico;
Pirano (Pio Titius).
Frondi luDghe circa sedici centimetri nei miei più belli esemplari, ma
che secondo gli autori possono però raggiungere una lunghezza assai mag-
giore, pennate un vario numero di volte nelle diverse varietà, di colore
roseo-coccineo o roseo-violaceo, di consistenza gelatinosa, per cui tenace-
mente aderiscono alla carta colla disseccazione. Favelle minute, puntiformi,
sparse su tutta la superficie della fìronda , ma più scarse però verso la base.
Sferospore immerse nello strato estemo, rotondato-oblonghe, divise a croce.
I miei esemplari ligustici ai addattano alla varietà macropterat e gli
adriatici alla varietà tripinnatat entrambi egregiamente figurate dal Et&t-
zing al luogo citato delle Tavole Ficologiche.
HALYMENIA MONARDIANA Montg.
Tav. Vni. Tav. IX, fig. 5, 6.
H. frondibus irregulariier dichotomo subpàlmatis, segfnentis cuneato
dilatatisi ultimis ceranoideis attenuatis spathulatisve.
Halymenia Monardiana Montg. Cript. Alg. p. 8. — FI. Alg. p.
115. T. 11 f 2. - Kg. Sp. Alg. p. 117. - Tab. Phycol. XVII.
2. e, d?? — J. Ag. Sp. Alg. II p. 203. — Zanard. Icon.
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 177
Thjcól. Medit Adrìat IL p. 9L T. LXIII! ~ Bertól. Il
il. ctyjpt. IL p. 76. — Ardiss, Enum. Alg. Sicil p. 37.
Halymenu mesenteriformis. Moftard mscr.
? Halymenia carnosa. Bering apud Kùtzing Tal. Fhycól. XVL
p. 35. T. 93. (sec. Zanard.)
Abit. — Mediterraneo ; rejetta dai flutti alla spiaggia di S. Tecla
nei dintorni di Acireale.
È notevole la consistenza quasi cartilaginea che presenta questa specie
specialmente nello stato adulto, consistenza che è forse eccezionale nelle
Alimenie; per il che Giacobbe Agardh ebbe ad avanzare qualche dubbio
sulla sua determinazione : ma stando alla struttura della fronda, a mio av-
viso non si potrebbe separare dal genere Alìmenia. Si osservano infatti nelle
sezioni della fronda : 1° uno strato corticale costituito da due serie di cel-
lule minutissime ed intensamente colorate, 2P uno strato sotto corticale di
parecchie (4-6) serie di cellule rotondate o rotondato-angolose , vuote ovvero
contenenti scarso endocromo giallastro, e decrescenti nel diametro dal cen-
tro alla periferia, 3^ Uno strato midollare che esaminato a forti ingrandi-
menti si mostra costituito da filamenti articolati , con articolazioni di varia
lunghezza e contenenti scarso endocromo giallastro raccolto in lunga stri-
scia nella direzione dell* asse del filamento. Ad ingrandimenti anche di 200
e 300 diametri tali filamenti non mi presentarono che T aspetto di cellule
allungate dilatate ad una delle loro estremità. Essi percorrono la fronda
tanto nella direzione della lunghezza che della larghezza, come apparisce
dalla presenza delle loro sezioni circolari nella sezione longitudinali e tra-
sversali della stessa fronda. La favelle sono minute puntiformi, sparse su
tutte e due le pagine della fronda, ed addensate nei segmenti superiori.
Esse si presentano piuttosto sporgenti, carattere che però non è eccezionale
nel genere, si trovano sospese nello strato sotto corticale della fronda, e ri-
sultano composte di un periderma trasparentissimo che racchiude un nucleo
semplice, formato da numerossimi gemmidi arrotondati ed assai avvicinati
fra loro. Questi gemmidi si mostrano fomiti di un margine diafano medio-
cremente esteso. Le sferospore sono tuttora ignote.
È d*uopo notare come la sezione della fronda dell* Alimonia Monardiana
data dal K&tzing (Tàb. Fhycól. XVII. 2. d.) rappresenta una struttura cosi
diversa da quella dell* Alga di Sicilia qui descritta, della cui identità colla
specie del Montagne non dubito pianto , che riesce per me enigmatica, avendo
il Efltzing dichiarato (Z. e. p. 1. n.^ 3858.) di aver ricevuto dallo stesso
D' Montagne 1* esemplare illustrato nelle sue Tavole Ficologiohe.
Nuovo Oiom. Boi. Ital. 12
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^78 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
HALYMENIÀ LIGULATA (Woodw,) Ag.
Tav. IX, fig. 7.
H. frondibiis gelatinoso — membranaceis compresso — planis, linea-
ribus et dichotomis aut cuneatim expansis et subpalmatis , a
• margine et disco scepe proliferis.
Halymenia LIGULATA. Ag. Sp. Alg. p. J210. — Syst. p. 2iL —
Grev, Alg. Brit. p, 162, T. 17. — Harv. Man. p. 146. T. 19.
B. - Phycol Brit. T. CXIL (excl. syn.) ~ I. Ag. Sp. Alg.
IL p. 201. — Zanard. Icon. Phycol. Adriat. I. p. 159. T.
XXXVII.
Halarachnjon ligulatum. Kg. Phyc. gvner. T. 7i, f. 1. — Sp.
Alg. p. 721. — Tah. Phycol XVI. T. 84. d. e.
Ulva ligulata. Wooaw. Linn. Tr. III. p. 54. — Efigl. Bot. T. 420.
Ulva rubra Hud.
Abit. — Adriatico; Dalmazia, secondo gli autori.
Qaesta specie ^ stata considerata dal EùtziDff come tipo di un nuovo
genere {HoUarachnion), poiché presentando la fronda composta di uno strato
corticale formato da una semplice serie di cellulette, e di uno strato mi-
dollare costituito da scarsissimi filamenti fra loro anastomosati terminanti
verso la periferia in un rango di cellule sottocoi-ticali, differirebbe sotto
questo rapporto dalle specie fondamentali del genere Alimenia.
Pare che questa possa presentare delle forme esteme assai diverse. 'La
specie descrìtta ed illustrata dal Zanardini sotto il nome di Halifnenia ven-
tricoaa per esempio, malgrado la gran differenza di forma estema che pre-
senta con H. ligulata, come apparisce dalle figure della Icon. PhicoH, Adriat;
viene dallo stesso Zanardini proposta con molte incertezze, appunto nel
dubbio che possa non essere che una semplice varietà della specie in di-
scorso.
Duolmi di non avere esemplari dell' Alimenia raccolta dal Titius ed
illustrata dal Kùtzing {Tab, Phycol XVI. 85 a h. e) sotto il nome di HalO'
rachnion acictdare, e così pure dello H. NtBgdii raccolto dal Naegeli nel
Golfo di Napoli; specie che dovrebbero essere collocate qui appresso e che
devo invece segnare nella lista di quelle indicate dagli Autori come italiche»
e che tuttavia mancano nelle mie collezioni.
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STUDI SULLE ALGHE ITÀLICHE 179
HALTMENIA FASTIGIATA J. Ag.
Tav. X, fig. 1.
H. frondibus ieretiusculiSj gdaiinosiSy dichotomo-decompositis fasti-
^ giatiSy segmeniis ad ascillas dilatatisi apiciìms acuminatis.
Halymenia FASTIGIATA. J. Ag. Sp. Alg. IL 211.
Chrysymenia dichotoma. Zanard. Icon. Phycol. Adriat. ILp. 124.
T. LXX! (non J. Ag.).
Abit. — Mediterraneo; Golfo della Spezia (Caldesi).
Frondi arrotondate, gelatinose, dicotomo-fastig^te, dell* altezza di 8 a
IO centimetri e^della grossezza di circa 3 millimetri. Segmenti dilatati verso
le ascelle, cogli apici acuminati Sferospore sparse nello strato corticale della
fronda, rotondate, minate. Il colore della pianta è carneo negli esemplari
disseccati i quali ^tenacemente aderiscono alla carta.
I soli esemplari di questa specie che mi venne dato di studiare, sono
quelli che vennero raccolti alla Spezia dair egregio mio amico Lodovico Cai-
desi, e che esistono nella sua interessantissima collezione di Alghe Italiche.
Questi esemplari per testimonianza dello stesso Caldesi sono identici a quelli
descritti ultimamente dal Zanardini sotto il nome di Chrysymenia dichotoma.
Siccome mancano di cistocarpi, non è possibile decidere con sicurezza se
idebbansij^riferire piuttosto [ad Halymenia che a Chrysymenia; ma tuttavia
stando alla struttura della frónda parmi si addattino meglio ad Halymenia
fastigiata che a Chìy8ymenia\dichotoma. La vera Chrysymenia dichotoma J. Ag.
io credo di averla] trovata |in un esemplare comunicatomi dal Rev. Pio Titius
sotto il nome di Chrysymenia pinnulatai e che sarà descritto in altre pagine
del presente lavoro.
SCHBIMELMANNIA Schousb.
Frons ancipiti plana, tenuissime membrana^cea, eximie gelati-
nosa, decomposito pinnata et piumosa^ stratis duobtis contexta; filis
interioribm longitudinalihus laxioribus articulatis et ramosis, demum
densiorihtis; strato peripherico serie subsimplici cellularum rotunda-
tarum constante. FavétUe marginem versus pinnutarum subsingtdtB
insidentes, intra pericarpium hemisphcerice prominulum exceptce.
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180 STUDI SULLE ALGIIU ITALICHE
gemmidta covglobaia intra periderma hyalinum rotundaium fovenies.
Sphcero$por(B ignoicd.
Fronda compresso appianata, sottilmente membranacea,
gelatinosa, più volte pennata e piumosa, costituita da due strati
distinti. Lo strato interno risulta composto di filamenti artico-
lati e ramosi che percorrono la fronda nella direzione della
sua lunghezza, dapprima diradati ed in seguito molto più ad-
densati, con articolazioni a pareti jaline e contenenti scarso
endocromo di colore pallidissimo, disposto in modo da for-
mare una stretta striscia nella direzione del loro asse. Lo strato
esterno consta di una serie di cellule minute rotondate, in-
tensamente colorata, rivestite da muco consolidato piuttosto
abbondante. Le favelle sono per lo più solitarie, situate verso
il margine delle pennette, e fornite di un pericarpio prominente
a guisa di emisfero, formato dallo stesso strato corticale. Esso
vengono costituite da numerosi gemmidi granulosi, rotondati,
riuniti in un nucleo semplice e racchiusi da un periderma
trasparentissfmo. Le sferospore sono tuttora ignote.
8CHIMMELMANNU ORNATA Schousb,
Tav. X, fig. 2-6.
S. frofidibus roseo-coccineis , hihricis, subdiaphanis ^ a basi multifi-
dis; partiiionibus omnibus bipinnaits, circumscriptione élongato-
lanceolatis; pinnis altemis patenti-incurvis ^ lanceolaiis, medio
sape longioribtiSy incurvo pectinaiis.
ScHiMMELMANNiA ORNATA. Schousb, — Kg. Sp. Alg. p. 722. —
Tab. Phycol XVL T. 84. a. b. e! - Zanard. Icon. Phycol
Adriat I. p. 169. T. XXXIX!
Sghimmelmannia schousbcei J. Ag. Sp. Alg. Ily p. 209.
Sphjerocooous schousbcei J. Ag. Symb, p. 16.
Naccama schousbcej J. Ag. Alg. nied. p. 86.
Garpoblepharis? mediterranea Ardiss. Enum. Aìg. SicH. p» 33!
— Bertol FI. it. crypt. 11^ p. 81! — Erb. critt. ital. n. 1026!
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STUDI SCLLE ALCHE ITaUCHB 181
Abit. — Mediterraneo; sui scogli profondi di S. Tecla presso
Acireale, ed anche rejetta dai flutti sopra varie spiaggie
della Sicilia Orientale.
Frotidi piane, lineari, sorgenti in pareccliie da uno stesso callo radicale,
attenuate alla base, spesso bruscamente troncate air apice, quattro volte
pennate nello stato di loro massimo sviluppo; colle pinne di primo e se-
cond* ordine di lunghezza ineguale, spesso intercalate da pinne brevissime
semplicemente pennate, e di circoscrizione per lo più lanceolata; colle pen-
nette molto appressate, alterne, densamente frangiate da numerose pinnulette
incurvate, brevissime appena visibili all'occhio non armato di lente. La
rachide primaria misura sei millimetri in larghezza e cinque centimetri in
altezza nei miei più belli esemplari, ma valutando 1* altezza dell* insieme
della fronda si trova che questa supera i due decimetri e mezzo. Del resto
nessuna descrizione può dare una precisa idea della eleganza di portamento
di questa magnifica specie, veramente degna di gareggiare in bellezza colle
più stupende maraviglie dei più lontani Oceani.
I cistoearpi occupano il margine delle pinnulette ove formano delle
protuberanze puntiformi appena visibili ad occhio nudo. La fronda viva è
lubrica e quasi traspsurente, ed ha un magnifico color roseo coccineo che si
mantiene inalterato negli esemplari disseccati i quali tenacemente aderiscono
alla carta.
CHRYSYMENIA J. Ao.
Ffons tereiinscnla tuhidosa, inferm aliqnando caulescens, ra-
mosa^ tubo fìlis sparsissimis ^ parietalibus ^ perctirso, duplici strato
ceUìdarum consiituta: cellulis inieriorihus rotundato-angfilatis^ super-
ficialihus minorihus. Favellce ivtra pericarpium subproprium hemi-
spluBricum, carpostomio regulari apertum, ad placentam basalem
affixaj fUis anastomosantibus circumdata, gemmidia minuta conglo-
merata foventes. Sphcerosporce morphosi cellularam superficialium
formata, sparsa, crìiciatim divisa,
Prondi arrotondate e qualche volta leggermente compresse,
tubolose, dicotome o pennate, talvolta provvedute inferiormente
di un caule solido, membranacee o quasi gelatinose. L'interna
cavità è percorsa da scarsissimi filamenti articolati provenienti
dalle pareti , le quali risultano composte di due strati. Lo strato
estemo consta di una o più serie di cellule minute ed inten-
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182 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
samente colorate, e l'interno è formato da cellule grandi,
vuote, per lo più oblonghe.
Le Favelle compariscono provvedute di un pericarpio quasi
distinto, emisferico, in cima aperto, e sono composte di nume-
rosissimi gemmidi minuti, rotondato-angolosi, disposti inordi-
natamente in modo da costituire un nucleo semplice che sorge
da una placenta basilare, ed è racchiuso da un periderma
trasparentissimo e circondato da filamenti anastomosati. Le
sferospore provengono dalla trasformazione delle cellule super-
ficiali fra le quali si trovano sparse senz' alcun ordine. Esse
hanno forma arrotondata, e si mostrano divise a croce all'epoca
della maturità.
Le Chrysymenia vengono dal Kutzing in parte riferite al
genere Haìymenia^ ed in parte al genere Gastroclonium (Chylo-
cladia Grev.)- Ma le Chrysymenia sarebbero distinte dalle flaty-
menia oltreché per una struttura di fronda alquanto diversa,
dall' evidenza del carpostomio e dalla presenza di un pericarpio
quasi distinto. In quanto poi alle specie che il Kutzing riferisce
a Gastroclonium^ per i caratteri di fruttificazione, secondo Gia-
cobbe Agardh, queste non potrebbero appartenere all'ordine
delle Crittonemee. A me pare però che fra i generi Chrysymenia
e Chf/locladia passino così stretti rapporti, da riescire increscioso
di doverli collocare in ordini differenti, per cui inclinerei ad
addottare l'opinione dello Harvey, che avvicina entrambi i
generi in uno stesso ordine. Ma tuttavia considerando la diversa
struttura del cistocarpio, ritengo che non si possa trasportare
il genere Chylocladia nell'ordine delle Crittonemee senza alte-
rarne il senso Agardhiano, cosa che non credo opportuno di
praticare nel presente prospetto.
CHRYSYMENIA PINNULATA (Ag.) J. Ag.
Tav. X, fig. 7-8.
Chr. frondibus in flato tubulosis iripinnatis^ pinnis approximaUs
suboppositiSj terminalihus a basi laUore attenuatis obtusis su-
bovaUs.
Chrysymenia pinnulata J. Ag. Alg. med. p, 106, — Sp. Alg» II f
p. 212. — Zanard. Icon. Phycol Àdriat. I,p. 151, T. XXXVI. A.
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 183
Halymenia pinxulata Ag, Axifz. p. 21 in Flora 1827, p. 645. —
J. Ag. Stfmh. L p. 19. — Zanard, Si/n. p. 88. — Kg. Tal.
Phycól. XV ly 36 a. b. — Nacc. Algol. Adriat. p. 75.
Haxarachnion pinnulatum Kg. Sp. Alg. p. 721. — Bertol. lì. it.
crypt. 11^ p. 187. — Ardiss. Enum. Alg. Sicil. n. 162.
Halymenia. algeriensis Monig. Crypt. Alg. p. 7. T. 9. f. 2.
Dumontia ventricosa Lamoiir. — Zanard. Syn, Alg. p. 90.
Halymenia ventricosa Ag. Sp^p. 212. — Kg. Tal. PhycoL XVI,
86 e. d. e.
Chrysymenia ventricosa J. Ag. Alg. med. p. 106. — Sp. Alg. Il,
p. 213.
Halarachnion ventricosum Kg. Sp. Alg. p. 721.
Abit. — Mediterraneo; alla spiaggia di S. Tecla nei dintorni di
Acireale, rejetta dai flutti.
Adriatico ; secondo gli autori.
CHRYSYMENIA DICHOTOMA J. Ag.
Tav. X, fig. 9-10.
dir. frondibus subinflato-tubulosis htembranaceo-camosis dichotomo-
decompositis fastigiatis, segmentis cylindraceO'Compressis infra
diehotomias stibcufieatim dilatatis, apicibus breviter acuminaUs.
Chrysymenia dichotoma J. Ag. Sp. Alg, II, p. 211.
Abit. — Adriatico; Pirano ^Pio Titius).
Mi lusingo di non ingannarmi nel riferire alla Chrysymenia dichotoma
dell' Agardh figlio, l'esemplare che mi venne comunicato dal Rev. Pio Titiua
col nome di Chrysymenia pinntUaia. Che tale esemplare, il quale manca
d'ogni sorta di fruttificazione , non appartenga a quest' ultima specie h evi-
dente tanto per la struttura della fronda come per i caratteri estemi , ma
in quanto alla sua identità colla specie del celebre Giacobbe Agardh, non
saprei acquistarne la certezza non essendomi stato concesso il confronto con
esemplari autentici di detta specie. Tuttavia il mio esemplare risponde be-
nissimo alla descrizione della Chrysymenia dichotoma cosi per le forme esteme
come per la struttura della fronda la quale si mostra infatti costituita di uno
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184 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
strato corticale formato da cellule minute ed intensamente colorate, di uno
strato sotto corticale costituito da parecchie serie di grandi cellule roton-
date, vuote, ialine, e di uno strato midollare composto di filamenti longitudi-
nali densissimi alla base della fronda e più radi nelle parti superiori.
CHRYSYMENIA CHIAJEANA Menegh.
Tav. X, fig. 11. •
Chr. frondibus stipitato caidescentibtis j calde brevissimo simplici,
filiformi solido^ ramulis saccato-iubulosis ovoideo-lanceoideis sim-
plicibus, raro furcatis^ terminato,
Chrysymenia Chiajeana Menegh. in Giorn. hot. Hai, L p, 296, —
J. Ag. Sp, Alg. IL p. 214, ~ Zanard. Icon. Fhycól. Adriat 1.
p. 155. T. XXXVI. B.
? Phisidrum ovale Ddle Chiaje Hydroph. Neap.p.41. T. XLIL
Gastroclonium Chiajeanum Kg. Sp, Alg. p. 866.
Abit. — Adriatico. Dalmazia. Secondo un esemplare di Mene-
ghini generosamente comunicatomi dal Prof. De Notaris.
CHRYSYMENIA UVARIA CWulf.) J. Ag,
Tav. XI, fig. 1-4.
CTir. caule filiformi sòlido dichotomo, ramulis obovatis simpUcissi-
mis tubulosis pinnaiim obsiio.
Chrysymenia uvaria L Ag, Alg. med. p. 106. — Sp. Alg. IL
p. 211. — Monig. FI. Alg. p. 97. — Erb. critt. Hai. n. 215.
-r- Dw/. Enum. Alg. lig. n. 112.
LOMENTARIA UVARU Dub. Bot. goU. p. 951.
Chondria UVARIA Ag. Sp. Alg. p. 347. — Syst. p. 204. — Bertol.
alcìm. produz. 10.
Gastroclonium uvaria Kg. Phyc. gener.p. 441. — Sp. Alg. p. 865.
— Ardiss. Enum, Alg. Sicil. n. 204. — Ttabenh. Alg. Eu-
rop. 1137.
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 185
Fucus uvARius Wulf'. crypt Aq^i. n. 5.
Fucus BoTRYOiDES Wtilff. ifi Jocqu. CoU. III. p. 100, T. 13. f. t
Ulva uvoides Bory.
Fucus OVALIS J3 BOTRYOIDES Tum.
Physidrum uvarium. Delle Chiaie Neap. p. 14. T. XLIIL
GiGARTiNA UVARIA Lamour.
Gastridium uvarium Bertól. FI. it crypt. II. p. 86.
Abit. — Comune nel Mediterraneo e nell' Adriatico sulle sco-
gliere e sulle spiagge marittime ove è rejetta dai flutti.
CRYPTONEMIA J. Ao.
Frons plana chartacea suhcaulescens prolifera et ramosa^ stra-
tis fere tribus contexta; interiore fUis dongatis ramosis dense inter-
textis; exteriore céUulis rotundatis versus siiperficiem minoribus
constante. FaveUce immersa ^ in alterutra pagina subprominentes
simplices, gemmidia rotundata plurima, intra memhranam hyalinam
cóhiUta^ demum per ostioltim emittentes. Sphcerosporce in sporophyh
lis propriis aut infra api^es in Soros rotundatos colUctce , strato
nemathecioso 'immersa, ohlonga, cruciatim divisa.
Frondi piane, cartaceo-membranacee, per lo più costate,
stipitate, prolifere e ramose, con margine integro o denticolato,
costituite da uno strato midollare e da un doppio strato estemo.
Lo strato midollare consta di filamenti articolati, ramosi, den-
samente intrecciati, spesso contenenti abbondante materia
granulosa. Lo strato corticale è formato da cellule minute, ro-
tondate, intensamente colorate; ed il sotto corticale da cellule
più ampie, rotondato-angolose, vuote. Favelle appena promi-
nenti in ambedue le pagine della fronda, costituite da nume-
rosi gemmidi minuti, strettamente agglomerati, avvolti da un
periderma trasparentissimo, che si libeiuno mediante un pic-
colo foro scolpito nello strato corticale.
Sferospore oblonghe, divise a croce , svolte ed in partico-
lari foliole marginali, o sotto l'apice delle frondi e raccolte in
sori arrotondati.
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186 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
CRYPTONEMIA LACTOCA (Ag.) L Ag.
Tav. XI, fig. 5.
Cr. frondiìms subcatilescentihus, caule abbreviato superne alato in
laminam reniformem evanescenii-multicostatam palmati-lobaiam
undulato crispam abeuntibus, foliolis novellis a costa puHtdan'
Obtis basi cmieaiiSj superne conformibus,
Cryptonemia lactuca L Ag. Sp. Alg. IL p. 227.
SPAJEROCOCCUS LACTUCA Ag. Sp. p. 231. (pari.)
SPìEROCOCCUS lactuca fi CONCRETUS Ag. l. e.
Abit — Adriatico;. Istria. (Pio Titius).
CRYPTONEMIA LOMATION (Bertol.) J. Ag.
Tav. XI. ^g, 6. 7.
Cr. froncUbus caulescentibus, caule ramoso superne alato et in lami-
nai costatas oblongas abeuntibus, foliolis novdlis a costa puUu-
lantibus obovato-rotundatis leviter sinu>osis stipitatis subenervibus.
Cryptonemia lomation J. Ag. Sp. Alf^, II. p. 227.
Sph^rococous LACTUCA Ag. Sp. p. 231 (partim.).
Fucus lomation Bertol
Abit. — Mediterraneo; mare ligustico, poco frequente.
CRIPTONEMIA? TUN.«FORMIS (Oinan.) Zanard.
Tav. XI, fig. 8.
Cr. fronde subacauli ecostata , dichotome ramosa flabeUatim expansa
segmentis concatenato proliferisi prólificationibus omnibus bre-
vissime petiolatis, ovato, rotundatis vd ovato-obhngis , margine
integerrimis y complanatis. (Zanard. Icon. Phycd. Adriat. 11^
p. 115. T. LXVIII.)
Opuntia di membrana finissima Grinan. Op. post. I, 25. T. 25 j
n. 59.
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE 187
Fucus TUN.EFORMIS Bert. Amoen. iial. p. 22i.
Rhodymenu tun^formis Zanard. Sagg. p. 47. — J. Ag. Sp.
Alg. II, p. 383.
Spelerococcus TUN-EFORBfls Kg. Sp. Alg. p. 782.
Abit — Adriatico; Golfo presso Melada in Dalmazia (secondo
esemplari esistenti nell'Erbario Caldesi).
ACRODISCUS Zakard.
ACRODISCUS VIDOVICHII (Menegh.} Zanard.
Tav. XI, fig. 9-10.
Acr. frofide vix stipitata , cuneato4ineari dichotomay segmentis linea-
ribus integerrimis ohtusissimis ^ plerumque htic illuc strangidato-
constricUs e strictura et disco prolificantibus (Zanard. Icon.
Fhycól. Adriat. II, p, 119. T. LXIX).
Chondrus viDoviCffli Mffiegh.
CJryptonemia piCHOTOMA J. Ag. Alg. med. p. 100.
Cryptonemia vidovichh Zanard. Sagg. class, fic. p. 42.
EuHYMENiA DIC5H0T0MA Kg. Sp» Alg. p. 742. — Taì). Phycol.
XVIIy 72 a. h. e.
V. ViDOVicmi Tàb. Fhycól. XVII, 72 d-g.
Abil. — Mediterraneo ed Adriatico, secondo gli autori.
Tale specie manca nella mia collezione, ma dair esame che ne ho potato
fare sopra di un esemplaretto esistente nell* Erbario del Caldesi, mi troTO
indotto ad appoggiare i dubbi sollevati dal Zanardini sulla sua ubicazione
sistematica; palesando infatti la struttura della fronda maggiori rapporti
colle Gigartinee che colle Crìttonemee. Del resto il solo esame del dstocarpio
potrà risolvere la questione.
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1S8 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
RHIZOPHYLLIS k«.
FroYis ex ancipite plana lineanti dentata et stih pinnaiim ra-
mosa, stratis cellularum duohus constituta; interiorihus cellulis an-
gtdatO'oUongis ,' superficiem verstis sensim minoribus, corticalibus
angulatis. Favella spongiolis nemathecioideis liemif^pìuBricis imnier-
sa j plures intra periderma hyalinum gemmidia plurima rotundata
foventes. Spìiarosporce per frondem spafsce, cruciatim divisa (?)
Frondi sottilmente membranacee, piane, quasi lineari,
dentate e quasi pennate, aderenti ad altre alghe per tutta la
loro estensione, intieramente composte di cellule rotondate-
angolose, ma con le cellule corticali più piccole, onde vi si
possono distinguere i soliti due strati. Le favelle mancano nei
miei esemplari dell' unica specie di questo genere che è ben
conosciuta. Le Sferospore sono sparse nello strato corticale
della fronda, il loro modo di divisione mi è ignoto, poiché mi
si mostrarono sempre costituite da una massa sferica di co-
lore olivaceo, granulosa ed indivisa. Questo genere viene dal
Kutzing collocato nella famiglia delle Delesseriee. Io, stando
coU'Agardh ho creduto di doverlo mantenere associato all'or-
dine delle Crittonemee, non senza però avvertire che la sua
ubicazione sistematica parmi ancora assai incerta.
RHIZOPHYLLIS DENTATA Montg.
R. frondibus ancipiti planis sub costatis orbictdariter expansis sub
pinnatO'dichoiomis j segmentis linearibus dentatis obtusis.
RmzoPHYLLis DENTATA. Montg. FI. Alg. p. 63. T. 15. f. 2. - J.
Ag. Sp. Alg. IL 222. — Duf. Enum. Alg. lig. n. 113.
RHIZOPHYLLIS SQUAMARi^. Kg. Phyc. gemi. p. 33L — Sp. Alg.
p. 877. — Tab. Fhycól XV. 8. e. d. e. — Ardiss. Evum. Alg,
Sicil. n. 208. — Bertol FI. it. crypt. IL p. 65.
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STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
180
Delesseeia alata V. DENTATA. Montg. Cnjpt Alg. n. 76.
Rhodomenia perreptans. J. Ag. Symb. p. 13,
WoRMSKiOLDiA SQij AMARLE. Mencgh. Utt ad Corinàldi n. 8. —
Zanard. liti. IL p. 20. — Syn. Alg. Adr. p* 92.
Rhodymenia squamarle. DNtrs. Alg. lig. p. 22.
Abit. — Mediterraneo; comune sopra le frondi della Peyssondia
squamariiB che reietta dai flutti abbonda sulle spiagge marit-
time della Liguria e della Sicilia.
Adriatico; secondo gli autori.
INDICE ALFABETICO
Acrodiscus Vidatnchii Zanard .
pag
187
Corpoblepharis ? mediterranea
Ardiss
»
180
Chondria uyarifli A a
»
184
Chondrus crispus Montg
>
169
* Vidovichii Menegh . .
»
187
Ohrysymenia Chiajeana Menegh
. >
184
> dìchotoma J. Ag, . .
»
183
» dichotoma Zanard . .
V
179
> pinntdata J, Ag. . .
»
182
> uvaria J. Ag. , . .
»
184
» ventricosa J. Ag. . .
>
183
Cryptonemìa dichotoma J. Ag.
>
187
^ ìactuca J. Ag. . . .
»
186
> lomatUm J. Ag, , . .
>
186
> tunoeformis Zana . .
»
186
» Vidovichii Zanwr . .
»
187
Delesserìa alata , v. dentata
Montg
»
189
Dumontia ventricofia Lamour
»
183
Euhjmenia dichotoma Kg. .
»
187
FueoB abscissos Schaush . .
»
169
» botryoides Wìdf
»
185
> filicinna Wtdf .
>
171
» Floresios Clèm .
,
»
176
» lomation Bertól .
»
186
Fucus ovaUs j3 botryoides Tum. pag. 185
» proteus Ddile .... » 176
> reniformis tenuior Tum . » 173
-> tanseformìs Beri ...» 187
> uvarius Wtdf ...» 185
Gastridium uvarìam Berteli. > 185
Gastrocloniom Chìajeanam Xg. * 184
» UYaria Kg » 184
Gelidium neglectum Bory. . . » 171
Gigartina uvaria Lamour . . » 185
Grateloupia concatenata Kg. . > 170
» coriacea Kg » 169
» Gosentinii Kg > 169
» dichotoma J. Ag. . » 169
* fiUeina Ag » 170
^ horrida Kg » 170
» porracea Suhr .... » 170
> Proteus Kg > 169
GynmophlsBa oervìoomis J.fd[Ì89. » 168
» Biasolettiana Kg. * 167
V dichotoma Kg » 167
» furcellata Kg » 167
» incrassata Kg » 167
Halarachnion ligulatum Kg* . » 178i
» pìimulatum Kg. .... » 183
» v^ntrioosum Kg. . . . . > 18^
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190
STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
Haljmenia Algeriensis Montg
.pa^r. 183
Nemastoma marginata J. Ag. .
pag. 172
> carnosa Bering . . . .
» 177
» minor J. Ag
* 173
« cervicomis J. Ag. . . .
» 168
Opuntia di membrana finissima
k
» cy ciocci pa Montg . . .
» 168
Ginan p
> 186
» edulis V. inedia Ag, . .
» 173
BhizophyUis dentata Montg.
. * 188
» fastigiata 7. Ag. . .
» 179
» Squamarise Kg. . . .
> 188
» Floreaia Ag
» 176
Itodymenia perrèptans J. Ag.
. > 189
» Monardiana Montg . .
. 176
» SquamarisB DNtrs. . .
* 189
» Monardiana Meneg
> 167
» tunsBformis Zanard. .
> 187
» Montagne! J5erto2 . . .
> 173
Schimmdmannia ornata Schoush
. > 180
» marginata EousseZ . .
* 172
Schimmdmannia Schonsboei J
» mftfleTìtftrifonnia 'Mnnnrd .
> 177
> 178
An
> 180
» ligulata Ag
Schizymenia marginata J. Ag.
« 172
» pinnulata Ag
> 183
> minor J. Ag. . . .
» 173
» ventricosa -4^. . . .
» 183
SphsBrococciis lactuca Ag. .
» 186
IridaBa dichotoma Endl . .
» 167
» lactuca 8 concretus Ag.
. » 186
» marginata Endl . . .
^ 172
* . Schousboei J. Ag. . .
. » 180
» minor Endl ....
- 173
» tunffiformis Kg. . . .
. * 187
» Montagnei Bory . .
> 173
Ulva ligulata Woodw . . .
. * 178
Lomentaria uvaria Dub. . .
. * 184
» rubra Buds ....
. » 178
Naccaria Schousbcai J. Ag.
. » 180
> uvoides Borg ....
. > 185
. » 168
> dichotoma J. Ag. . .
» 167
^9^ •
. * 189
INDICE SISTEMATICO
Nemastoma dichotoma J. Ag pag.
» cervicomis J. Ag »
Grateloupia dichotoma /. Ag »
» filicina Ag >
Schiz3rmenia marginata J. Ag *
» minor J. Ag »
Halymenia Floresia Ag *
» Monardiana Montg »
> ligulata Ag »
> fastigiata J. Ag >
Schinmielmannia ornata Schoush »
Chrysymenia pinnulata J. Ag »
» dichotoma J. Ag »
» Chiajeana Menegh »
» uvaria /. Ag »
167
168
169
170
172
173
176
176
178
179
180
182
188
184
184
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STUDI SULLE ALGHE ITAUCHE 191
Cryptonemia Lactaca J. Ag pag, 186
» lomation J. Ag. . , > 186
» timseformis Zanard » 186
Acrodiscos Vidovichii Zanard » 187
Bhizophyllis dentata MarUg > 188
Enumerazione delle specie dagu autori indicate come itauche
E che sono o dubbie o mancanti nelle mie collezioni.
Gymnophlsea caulescens. Kg Adriatico.
Halarachnion aciculare Kg Adriatico.
» NsBgelii Kg Napoli.
Grateloupia gorgooioides Kg Adriatico.
» caneata Menegh. Sicilia.
Halymenia Corinaldi Menegh Livorno.
» lobata Menegh Adriatico.
» Spatffiformis Kg Adriatico.
» Naegelii Kg Napoli.
» edulis Ag. (Bertol. FI. it.) Catania.
» olvoidea Zanard Napoli.
» ventricosa Zanard Dalmazia.
Farcellaria &stigiata Ag Sardegna.
ChrysTmenia digitata Zanard Dalmazia.
Gloiodadia fìircata J. Ag. Trieste.
Fauchea repens Ag Nizza, Adriatico.
Ehizophjllis serpens DNtre^ et Buf. Liguria.
SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE
Tavola VL
Fig. 1. Nemastoma dichotoma in grandezza naturale, frammento dì un esem-
plare di Sicilia.
> 2. Nemastoma dichotoma in grandezza naturale , frammento di un esem-^
piare raccolto da Lodovico Caldesi alla spiag^gia delle Palombelle
presso Ancona.
> 3. Nemastoma didhotoma (esemplare di Sicilia), sesione trasversale della
fronda a 220 diametri
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192 STUDI SULLE ALGHE ITALICHE
Fig. 4. Sua sezione longitudinale similmente ingrandita.
» 5. Nemastoma cervicornis in granidezza naturale.
6. Sezione trasversale della sua fronda a 220 diametri.
^ 7. Sezione trasversale della fronda di Gratdoupia dichotowui (forma
latissìma), a 220 diametri.
» 8. Sferospore della Gratdoupia dkhotoma (tipo) air ing^randimento di
300 circa diametri.
* 9. Sezione trasversale della fìronda della Gratdoupia filicina (esemplare
di Liguria) a 220 diametri.
V 10. Schizymenia marginata, sezione della fronda a 220 diametri.
> 11. Schizymenia minar , sezione della fronda con cistocarpi a 220 diametri.
Tavola VE.
Schizymenia marginata t in grandezza naturale-
Tavola Vili.
Hdlymenia Monardiana, in grandezza naturale.
Tavola IX.
Fig. 1. HaJy menta Floresia, sezione longitudinale della fronda con cistocarpio
a 220 diametri.
V 2. Haly menta Floresia, sezione trasversale della fronda con sferospore
a 220 diametri.
« 3. Strato corticale con carpostomio di Halymenia Floresia , a 350 dia-
metri.
4. Filamenti dello strato midollare della fronda di Hdlymenia Floresia
veduti ad un ingrandimento di 700 diametri.
5. Sezione longitudinale dalla fronda fruttifera di Halymenia Monar-
diana, a 220 diametri.
6. Halymenia Monardiana , filamenti dello strato midollare a 700 dia-
metri.
> 7. Sezione trasversale della fronda fruttifera di Halymenia ligulaia a
220 diametri
Tavola X.
Fig. 1. Haiymenia fastigiata, sezione trasversale della fìronda a 220 dia-
metri.
m » 2. SMmmdmannia omaia in grande^a naturale.
» 3. Sezione longitudinale della sua fronda a 220 diametri.
» 4. Sezione trasversale della stessa similmente ingrandita.
? 5. Schimmdmannia ornata , porzione di ramo con pinnuletta ^ttifera
a 50 diametri.
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STUDI SXTLLE ALGHE ITALICHE 193
Fìg. 6. Sezione di una pinnoletta della stessa, ali* ingrandimento di 200
diametri.
» 7. Chrysymenia pinnulata in grandezza naturale.
> 8. Sezione della sua fronda a 220 diametri.
» 9. Chrysymenia dichùtoma in grandezza naturale.
> 10. Sezione della sua fronda a 220 diametri.
» 11. Chrysymenia Chiajeana in grandezza naturale.
Tavola XI.
Fig. 1. Chrysymenia uvaria in grandezza naturale.
> 2, 3. Sezioni (long, e trasv.) del suo caule a 220 diametri
> 4. Sezione della membrana dei ramoscelli tubolosi di Chrysymenia
uvaria a 220 diametri.
* 5. Sezione della fronda di Cryptonemia lactuca a 220 diametri.
6. Sezione trasversale della fronda costata di Cryptonemia ìomaHan a
50 diametri.
> 7. Sezione trasversale della fronda della stessa spece, ali* ingrandi-
mento di 700 diametri
» 8. Cryptonemia tunaformis, sezione trasversale dello stipite a 220
diametri.
> 9. Acrodiseus Vidovichii in grandezza naturale.
» 10. Sezione della sua fronda a 220 diametri
J9uovo Oiom. Boi. Ital. 18
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941 STBrTTUBA DELLE FOGLIE DELLA PASSEBIVA HIBSUTA
STRUTTURA DELLE FOGLIE DELLA PASSERINA HIRSUTA
Questo frutice offre una diversità veramente singolare nelle
sue foglie, considerate in diversi periodi della vita della pianta.
Le prime a svolgersi sul giovane fusto sono opposte e quadri-
seriate a serie diritte, sono più o meno patule piane e liscie
in ambedue le faccie, di forma bislunga, con qualche piccola
varietà di colorito grandezza e consistenza nel loro graduato
succedersi. Da quelle foglie si passa alle altre tali e quali si
ritrovano dipoi nella pianta adulta, cioè alterne, curviseriate
appressate al fusto, di forma ovata e tozza, carnose, di sotto
convesse lucide e liscie, di sopra concave e ricoperte da una
foltissima pelurie di peli lanuginosi.
Queste cose tutte sono state messe in chiara luce dal pro-
fessore Pasquale di Napoli nella sua dissertazione SuUa Eterofillia
(Napoli 1867, pag. 25-27, tav. 1') , dove per di più ha dimostrato
che la diversità fra le foglie della Passerina adulta o giovanile
non si ferma a tali particolari della disposizione e configura-
zione estema, ma che vi corrisponde ancora una diversa strut-
tura istologica. Imperocché la prima maniera di foglie ha nelle
due faccie una epidermide compagna, formata di uno strato
unico di cellule, e ugualmente provvista di stomi, se bene
ho inteso l'Autore non abbastanza esplicito a questo riguardo;
con un parenchima più fitto dalla parte di sopra, e più rado
dalla parte di sotto e specialmente nel mezzo : la qual cosa
farebbe invero sospettare la presenza degli stomi unicamente
nella epidermide inferiore. Mentre le foglie del secondo modo
hanno V epidermide inferiore costituita al solito da uno strato
di cellule, ma senza stomi, con il parenchima adiacente più
fitto, e il parenchima più rado dalla parte di sopra ossia a
contatto dell'epidermide superiore ch'è assai più sottile dell'altra.
H professore Pasquale ha creduto che non vi fossero stomi
neanco in questa epidermide superiore ; ma in ciò è caduto in
errore; poiché gli stomi non vi mancano, abbenchè difficili
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NOTA SULLA BIVONiEA SAVIANA 195
a vedersi per la presenza dei lunghi peli tortuosi che li ricuo-'
prono ; anzi vi sono in tanta quantità, da superare forse la pro-
porzione indicata per qualunque altra pianta dagli autori che
si sono occupati di tale argomento. Sono tanto ravvicinati, da
lasciare spesso fra loro una distanza minore della propria gran-
dezza; e ho calcolato che possano essere da 3 a 4 cento per
ogni millimetro quadrato di superficie fogliare. Sono largamente
ovali, quasi rotondi, e di grandezza media, essendo il loro mag-
giore diametro di 0*"^\ 03.
Tale invertimento nella Passerina della struttura istologica
normale delle foglie e della conseguente funzione fisiologica
delle loro due foglie è un fatto unico, o almeno non avvertito
finora per quanto io sappia in nessuna altra pianta terrestre;
e meritava perciò di essere posto in tutta evidenza.
T. Caruel.
PIETRO SAVI. - NOTA SULLA BIVON^A SAYIANA. Caruel.
Nel 1860 il chiarissimo sig. Prof. Teodoro Caruel pubbli-
cando il suo Prodromo della Flora toscana a pag. 47, inseriva
una concisa ma nitida ed esatta descrizione della suddetta
specie, prevalendosi d'un incompleto esemplare composto di
steli frutti e semi, che nel Giugno del 1843 io aveva raccolto
presso la sommità di monte Calvi non lungi da Campiglia.
Dietro tale indicazione, Y egregio botanico sig. Giovanni
Ball nel 1862 portatocisi al cominciare di Maggio potè racco-
glierla in fiore, e nei successivi anni di nuovo fu raccolta nella
stessa località ed in differenti stati , tanto di vegetazione, quanto
di fi'uttificazione dai signori Beccari, Marcucci e da me stesso,
che la introdussi nell' Orto botanico pisano e quindi potei di-
stribuirne i semi ben maturi agli Orti botanici corrispondenti,
talmente che attualmente essa si è resa comime, e per la co-
stanza delle forme caratteristiche con cui nelle successive gene-
razioni si riproduce, prova evidentemente la sua legittimità, la
quale forse poteva esser messa in dubbio atteso la somi-
glianza che dessa ha per l'aspetto con altre crocifere, e se-
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196 NOTA SULLA BIVONiEA SAVUlfA
gnatamente con VJonopsidium albiflorum Durieu (Pastortea prts-
cox Todaro) e con il Thlaspi Frolongi Boiss.
E poscia che il Sig. Beccari si è determinato a rendere di
pubblica ragione il disegno che esso ha fatto della pianta in
proposito, accettando la di lui offerta pubblico in tale occasione
queste poche righe in aggiunta alla descrizione già stata inse-
rita nell'anno 1866 dal Prof. Carnei a pagina 11 del suo Sup-
plemento al Prodromo della Flora toscana,
BiTonsea Saviana. Erba glabra, alta nel colmo della sua
fioritura quattro, centimetri, con rami angolosi striati longitu-
dinalmente. Foglie radicali in rosa, obovato spatolate, alla base
attenuate in breve picciolo, brevemente e radamente dentate.
Rami ascellari alle foglie radicali, da cinque a sei, essi pure
divisi alla lor base in altri che con direzione più o meno
ascendente sorgono a sostenere i corimbi dei' fiori. Foglie cau-
line, e rameali sessili, ovato-acuminate dentate, con due pic-
cole orecchiette alla base, acuminate e interponenti il fusto.
Peduncoletti brevi, ali* epoca della fioritura quasi eguali in lun-
ghezza ai calici, qualche cosa più del doppio al tempo della ma-
turazione, spesso orizzontalmente arcuati e leggermente piegati
in basso. Sepali decidui dei quali l'esterno lanceolato, è sovrap-
posto agli altri acuminati, piegati a cucchiajo con sottil mar-
gine membranaceo, incoloro, trasparente, dorso erbaceo verde
leggermente striato nel senso della sua lunghezza. Clorella
bianca a lamina nei due petali esterni alquanto maggiore degli
interni. Androceo tetradinamo con i due stami del verticillo
estemo lunghi tanto da giungere con la sommità delle antere
all' altezza della fauce. Filamenti nudi. Toro nudo. Gemmu-
lario con parte ovulifera compressa, che non oltrepassa la
fauce. Stilo breve. Stimma capitato.
In ultimo terminerò 'questa notizia col dichiarare che la
somiglianza che può trovarsi fra la Bivon^ea Samana Car. e
VJonopsidium albiflorum Durieu (Pastor^Ba prtecox Todaro) non è
tale da indurre in errore quando con attenzione si instituiscano
i conflronti fra queste due forme, poiché la prima è sempre
riconoscibile per i racemi più continui e meno densiflorì, per
i peduncoletti tutti nudi alla base, meno V inferiore che è for-
nito d'una foglia florale, essendo per il solito arcuati orizzon-
tali, mentre che neWJonopsidiumy ogni peduncolo è ascellare
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NOTA SULLA BlVOKiEA 8AVIAXA 197
ad una foglia florale ovata a margini intieri, della di cui lun-
ghezza poco supera la metà-, inoltre le siliquette dell' eZimo-
psidium sono ovate a estremità ottuse, terminate da uno stilo
brevissimo di cui la lunghezza non supera la grossezza, mentre
che nella Bivoruea Saviana supera in lunghezza di cinque volte
la sua larghezza, ed in fine i semi déWJonopsidium sono più
piccoli e meno marcatamente bernoccoluti, e inumiditi rigon-
fiano, ma non emettono dall'estremità dei bernoccoletti quel-
r appendici lesiniformi, più o meno flessuose jaline trasparenti
lunghe quanto il raggio del seme, che rendono tanto singolare
il seme della Bivonaa Saviana,
Perciò poi che riguarda la somiglianza fra la BivoruBa Sa-
viana e il Thlaspi Prolongi sembrami, che per quanto essa sussi-
sta, pure non sia sufficiente per far confondere queste due piante
insieme, mancando la prima della siliquetta quasi orbicolata,
come il Boissier la indica essere nel TUaspi Prolongi nella de-
scrizione che ne dà a pagina 53 del tomo n, del suo Voyage
en Espagne e come lo dimostra la fig. 2, Tav. 14 di detta opera;
essendo i cotiledoni appoggiati (incumlenti) nella Bivonaa Sa-
viana^ e giacenti all'opposto (accumbenti) nel Thlaspi, ed infine
essendovi a detto del sig. Beccari che ha avuto occasione di
confrontare con i suoi propri occhi la Crocifera del Campi-
gliese con vari esemplari autentici di Thlaspi Prolongi esistenti
negli Erbari di Firenze) altri caratteri, che si riassumono
nell'avere quest'ultimo la • Siliquetta subvesiculosa oraco-
lare, strettamente alata, non, o appena, smarginata all'apice e
e talvolta subcordata alla base, con lo stilo piuttosto lungo
(1 mill.*~), i sepali suborbiculari bianco marginati ed il setto
ellittico egualmente attenuato alle due estremità invece che
falciforme. •
SPIEGAZIOinfi DELLA TAVOLA XII.
Fig. 1. Bivonaa Saviana Car. in grandezza naturale. In alcuni individui spe-
cialmente in quelli in piena fruttificazione i pedicelli sono un
poco reflessi e la Siliquetta ascendente.
» 2. Fiore ingrandito visto di profilo
» 8. » dietro.
» 4. » fronte.
> 5. Androceo e Gineceo.
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198 KICERCHE SULLA FECOKDAZ. DELLA SALVIIHA NATAN8
Fig. . . 6, 7. Siliqaette di varia forma, ingrandite. Lo stilo alle volte è
assai più lungo di quello che non sia rappresentato da
queste figure, che del resto sono state disegnate alla camera
lucida.
» ... 8. La Siliquetta rappresentata alla fig. 7 vista da lato.
» . . 9, 10. Setti. Nella fig. * 9 un seme rimane tutt' ora pendente dal
funicolo.
» ... 11. Seme ingrandito.
» 12, 13, 14. Varie sezioni di embrioni di Bivonaa Saviana dimostranti la
variabilità di situazione della radicina rispetto ai cotiledoni.
E. MARCUCCL — Le ricerche del Dott. Pietro Savi sulla fe-
COKDAZIONE DELLA S ALVINI A NATAN8. '
La Salvinia natans pianta non rara nelle acque dell'Europa
centrale e molto frequente nei dintorni di- Pisa, è stata fino da
tempi assai lontani da noi un soggetto di studio interessan-
tissimo per i botanici, in quantochè non si riusciva a sorpren-
dere il segreto nel quale era avvolta la sua maniera di ripro-
dursi e che poi si è trovato essere uno di quei casi che in
Fisiologia vegetale sono conosciuti col nome di generazione
alternante. Tutti i tentativi, tutte le ipotesi emesse per dame
una qualche spiegazione rimasero costantemente senza suc-
cesso fino a circa quarant' armi fa : è solo allora veramente
che si principiò a indovinare quel processo misterioso, e più
che altro in grazia delle diligenti e fortunate ricerche del Prof.
Pietro Savi, aiuto in quel tempo alla Cattedra di Botanica della
R. Università di Pisa. Egli pubblicò sulla riproduzione di questa
spece due Memorie, la prima delle quali comparve nel 1830:
è in forma di Lettera * e diretta al Redattore di una Notizia sopra
una Memoria di BiscJio/f inserita nel N"" 5 del Bullettino di Ferrus-
sac, anno ld29^ nella quale venivano impugnate le osservazioni
di suo fratello il Prof. Paolo Savi, che aveva sospettata e vo-
luta provare l'azione fecondante dei microsporangi della Sal-
vinia.
* Savi Pietro. Lettera et<j. sulla Salvinia nalans* Nuovo Giornale dei Let-
terati. Pisa 1830. N. 51. Tomo XV, pag. 204.
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BICEBCHB SULLA FBCONDAZ. DELLA SALVINU KATAK3 l99
Le opinioni accettate in quei tempi si riassumevano nel co-
noscere, che una delle borsette collocate fra i gruppi delle radici
della Saìvinia natans, la borsetta basilare, conteneva i cosi detti
corpi ellittici (macrospore) i quali col loro germogliamento da-
vano origine ad una piccola membrana di color verde chiamata
allora cotHedane bilobo (protallo) osservato per la prima volta a
quanto pare da Vaucher: e il Prof. Paolo Savi in una sua
Memoria pubblicata nel 1820* aveva creduto potere asserire che
per determinare quel germogliamento fosse necessario Y inter-
vento dei corpi sferici (microspore) contenuti nelle altre borsette
della Saìvinia, i quali funzionando come stami feconderebbero i
corpi ellittici che egli ritenne come semi. Però i signori Bischoff
e Duvemoy, confondendo il vero germogliamento colla forma-
zione del cotiledone bilobo avevano osservato che esso si svi-
luppava dal corpi ellittici senza bisogno del contatto dei corpi
sferici, e avevano perciò creduto di dover subito negare a questi
la facoltà di fecondare, a quelli il bisogno di esser fecondati.'
Non si sapeva più se per la riproduzione della Saìvinia fosse o
no necessario un processo di fecondazione: è in questo stato
di cose che comparve la prima Memoria del Prof. Pietro Savi.
Egli già fin da principio potè asserire che realmente lo
sviluppo del cotiledone bilobo aveva luogo tanto nei corpi
ellittici mescolati ai corpi sferici, quanto in quelli che erano
tenuti affatto isolati dal loro contatto, colla differenza bensì
che dopo la formazione del cotiledone bilobo cessava in que-
sti ogni ulteriore sviluppo, mentre negli altri si svolgevano
successivamente la foglia primordiale il fusto e le coppie di fo-
glioline. Stabilito ciò Egli veniva immediatamente a queste con-
clusioni: che cioè il mescolamento dei corpi ellittici coi corpi
* Savi Paolo. Memoria sulla Saìvinia naJtans. Biblioteca itaHana. Mi-
lano 1820. Voi. XX, pg. 348.
Veramente chi non distinse il vero germogliamento e contradisse il
Prof. Pietro Savi fu il Duvemoy: al BÌBchofPfu mosso rimprovero di non aver
tentato di chiarire la questione con nuove esperienze dal Prof. Adolphe Bron-
gniarty che é poi il Redattore della Notizia sulla Memoria dello stesso Bischoff
sopra citata. (Vedi Bulletin des Sciences Naturelles et de Geologìe redige
par MM. Delafosse Guillemin Lesson et Luroth — 2« Section du Bulletin
universel publié etc. etc. sous la direction de M. le Baron de Ferrussac.
Paria 1829. T. XVm, pag. 432).
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200 RICBECHE SULLA FECONDAZ. DELLA SALVIKIA NATAK8
sferici era necessario per lo sviluppo non più del cotiledone
bilobo ma della foglia primordiale della Salvinia: che i corpi
sferici erano realmente stami: che la fecondazione doveva aver
luogo nel cotiledone che egli considerò come un ricettacolo e
che doveva effettuarsi per acqua come per le uova dei ranocchi
e dei pesci: e finalmente che la Salvinia doveva « aversi come
» una Pianta crittogama monecia con fiori chiusi in borsette
» unisessuali, uniloculari colonnifere; con Fiori maschi ad antere
» nude sferiche e con pedicelli di ineguale lunghezza; con Fiori
• feminei a pedicelli di lunghezza uguale ; con Perigonio ellittico
• ad apertura tridentata quando sboccia; con Bicettacolo foliaoeo
» semilunare creàato ondulato. » '
Le principali di queste conclusioni vennero nuovamente
da Lui confermate nella seconda Memoria pubblicata nel 1834:'
in essa dando notizia delle esperienze che in quel tempo aveva
continuate sullo svolgimento del fiore macchio della Salvinia,
constatò nelle cellule budelliformi che sollevano e sortono attra-
verso le squame poligone della superficie di esso fiore (micro-
spora), la presenza di corpi dotati di movimento (anterozoidi),
corpi che Egli ritenne come granelli pollinici e che suppose
dovessero esercitare un'azione fecondatrice suU'archegonio,
di cui diede una esatta descrizione. Una tavola in rame ac-
compagnò questa Memoria, nella quale quella maniera di fe-
condazione aflfatto nuova nelle piante veniva, credo, avvertita
per la prima volta.
I Botanici di quei tempi ignorarono si può dire aflfatto e
questo e il lavoro precedente: solo, per quel ch'io so, il Pro-
fessore Gaetano Savi cita la prima Memoria di suo figlio Pie-
tro nelle sue t Istituzioni Botaniche; » ' la seconda, nessuno:
Pritzel stesso non ne fa parola sia nel « Thesaurus » sia nella
« Iconum Index » e l'unica Memoria dei Savi universalmente
conosciuta è quella del Prof. Paolo stampata a Milano città
allora compresa dentro i confini politici della Germania. Se
• Nuovo Giornale dei Letterati M. e. pag. 211-12.
* Savi Pietro. Continuazione delle ricerche sulla fecondazione della
SaLvinia ncAana. Nuoto Giornale dei Letterati. Pisa 1834. N. 73. Tom. XXVm ,
pag. 64.
' Savi Gaetano. Istituzioni Botaniche. Firenze, 1833, pag. 314-15.
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RIQBBCHE SULLA PBCONDAZ. DELLA SALVIKU KATAKS 201
il Prof. Pietro Savi seguendo l'esempio di suo fratello avesse
voluto pubblicare quei suoi lavori in un luogo ugualmente ac-
cessibile avrebbe risparmiato alla scenza tutto quel lungo pe-
riodo di inutili ricerche che terminò soltanto nel 1844 al primo
comparire di una Memoria del Nàgeli « sugli anteridì delle
Felci. > * Ma in Pisa a quei tempi si stampava sempre coi tipi
del Nistri « il Nuovo Giornale dei Letterati » * il quale, per
quanto dovesse essere di natura troppo casalinga per osare
di spingersi oltre le barriere che tenevano isolata dal resto del
niondo la piccola Toscana, non ostante usciva con molta re-
golarità ricco di molti pregevoli scritti d'indole scentifica e let-
teraria disposti in due distinte rubriche « Lettere e Scenze. •
E il Prof. Pietro Savi, indotto per ragioni di comodo a valersi
di quel mezzo di pubblicità, deve aver creduto di poter dare
più che sufBcente diffusione a quelle sue Memorie col distri-
buirle poi in copie separate ai Botanici di sua relazione e più
conosciuti nel mondo scentifico: nessuno però a cui potessero
veramente interessare potè, almeno a quanto sembra, averne
notizia.
Così gli onori dovuti al Savi furono senza contestazioni
resi per molto tempo al Nàgeli che, dieci anni più tardi ,
indicò all'attenzione dei Botanici gli anteridi e tutto il modo
di riproduzione di ima spece di Felce della quale aveva stu*
diato con diligenza lo sviluppo. Egli descrisse molto minuta-
mente la formazione del protallo e i movimenti degli anterozoidi
che escono dagli anteridi, senza però dare alcuna notizia sui
cigli coi quali si effettuano quei movimenti e che Thuret stu-
diò poi cosi dettagliatamente : Nàgeli non li vide meglio del Savi,
Da questa pubblicazione in poi, abbandonata affatto la vec-
chia teoria di Hedwìg, cessò la ricerca degli organi maschi
delle crittogame superiori, vicino, e sul piede dei giovani spo-
rangi, nei peli, e per ciò che riguarda la Salvinia nelle estre-
* J. Schleiden et Carle N&geli. Zeitschiiffc far wissenschaftliclie Bota-
nick. Zoricli 1844. Fase. I, pag. 168.
' n Nuovo Giornale dei Letterati, continuazione del Giornale Pisano
pubblicato da Monsig. Angelo Fabroni, principiò col Gennajo 1822: T antico
Giornale dei Letterati, diretto dairistesso Monsig. Fabroni principiò nel 1771
e terminò nel 1796.
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202 RICERCHE SULLA FBCONDAZ. DELLA S ALVINI A XATAXS
mità delle giovani radici, come pare che facesse Hedwig stesso;
la nuova strada indicata da Nàgeli fu battuta vigorosamente,
i dettagli sulla riproduzione di diverse specie furono da quel
tempo conquistati per sempre alla scenza, eia Sai vinia tornò
ben presto a tener desta la curiosità dei Botanici.
La storia di questa pianta venne nel 1863 completamente
rifatta dal Signor Pringsheim: Egli nel tracciare la vita vege-
tativa e quella di riproduzione della iSaZtJtma natanSy passando
in rassegna i diversi scritti pubblicati su di essa da diversi in
diversi tempi, e ponendo continuamente le proprie osservazioni
a confronto delle altrui, nota come Hoffmeister nel 1857 avesse
veduti e descritti i tubi che escono dalla microspora della Sal-
vinia e come Milde ancora ne avesse data press' a poco qualche
indicazione, ma che « però molto prima Pietro Savi li aveva già
3 (inscritti e disegnati in una breve ma succosa Memoria e di
5 maggior merito di quello che gli si è attribuito » e che
t sebbene la sua descrizione non basti più rispetto alla preci-
» sione delle odierne nostre esigenze. Egli aveva già fino da al-
• lora — nel 1834 ~ constatata l'esistenza di corpi moventisi che
t esci vano da quei tubi, ed esternata la supposizione che en-
• trassero ad esercitare una funzione fecondante negli arche-
• goni che Egli riconobbe del pari con precisione. • *
Questa Memoria del Savi non ha oggi che im valore sto-
rico: col riprodurla conservata scrupolosamente tale e quale,
abbiamo avuta la sola intenzione di renderla meno rara, do-
poché tolta dall'oscurità per opera di Pringsheim la vediamo
con sodisfazione restituita in onore e ricordata di già in qualche
lavoro recentissimo.
' Prinj^heim (Dott. N.). Zur Morphologie der Salvinia natans, JahrbUcher
fiir wi88. Botanik. Dritt. Band, 1863, pg. 513-4)... « Allein noch viel friiher
» hat Pietro Savi in einem kleinen, aber inhaltsreichen Aufsatze, der eine
» grQsaere Wùrdigung, als ihm geworden ist, verdient h&tte die aus den
» Microsporangien von Salvinia hervortretenden Schlftuche gesehen und abge-
* bildet ».
<^ Wenn auchseìne Beschreibung unserenjetzigen Anforderungenan Ge-
» nauigkeit nicht mehr genùgt, so hat erdoch schon damala — im Jahre 1834 —
> die Ezistenzbeweglicher Bildangendie aus den Schl&achen hervortreten, con-
» statirt and die Yermuthung ausgesproclien dass sie in die Archegonien, die
» er gleichfalls wesentlich richtig erkannte eintreten und dort eine befrnchtende
> Fonction aus&ben ».
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■ RICEBCHE SULLA FECOND. DELLA SALVINIA NATANS 203
CONTINUAZIONE DELLE RICERCHE SULLA FECONDAZIONE
DELLA SALVINIA NATANS del dott. Pietro Savi, aiuto
DEL DIRETTORE DEL GIARDINO BOTANICO DI PlSA. (NuOVO OiomaU
dei Letterati. Tomo XXIII, Scienze. Pisa^ Tipografia Nistri^
anno 1834 pag. 64).
H genere Salvinia è uno di quelli fra i vegetabili che per
la singolarità della sua struttura, e per le molte osservazioni
contraddittorie di cui è stato soggetto, ha richiamato più volte
l'attenzione dei Botanici, e ciò ha contribuito a farlo sempre
meglio conoscere. Essendo essa fra quelle crittogame di cui la
riproduzione meglio si conosce, non vi ha corso di Botanica
moderno, non studente di questa bella scienza, che non sia
informato della sua storia ; perciò io nulla di essa ripeterò ,
rammentando solo che con le esperienze istituite nel 1829 e 30*
venni a confermare che i corpi sferici sono stami, e a stabi-
lire che gli ellittici son bocci di fiori feminei, i quali si aprono
nella primavera dell'anno successivo a quello nel quale si sono
formati, e che emettono una espansione semilunare, nella
quale stanno contenuti i germi , che per sviluppatasi han biso-
gno della contiguità o prossimità dei corpi sferici, e che perciò
la comparsa di tal espansione non è un germogliamento come
taluni l'han pensato, ma uno sbocciamento; e l'espansione
non un cotiledone ma un ricettacolo, e dedussi da tutto ciò
un fatto, il quale sembrami nuovo in Fisiologia botanica, cioè
l'esistenza di organi florali, i quali esercitano le loro funzioni
ancora limgo tempo dopo la distruzione degli organi di vege-
tazione ai quali appartennero.
Questo è quanto allora potei stabilire, e per dilucidare del
tutto la storia della riproduzione di questa pianta, restavami
a conoscere il modo di azione degli stami sopra i germi, ossia
a vedere come la materia fecondante giungesse a questi; poi-
ché bene intendevo che tal modo doveva essere molto diffe-
rente da quello che si tiene nella fecondazione di tutte le piante
Fanerogame, e anche dei Muschi, da poi che essa feconda-
* Vedi lettera sulla Saloinia natans. Nuovo giornale dei letterati.
Scienze, n.° 51.
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204 BICEECHE SULLA FECOND. DELLA SALVINIA NATANS
zione si effettua da organi, e in mezzi di struttura e natura
differente.
Furono di fatti le osservazioni che feci negli anni succes-
sivi dirette a tale scopo, ma l'imperfezione degli strumenti
microscopici che possedevo, giammai mi permise di scoprire
quello che cercavo.
Ma dopo che la generosità del principe ci pose in possesso
di uno dei migliori microscopi che il celebre italiano Amici
abbia costruiti, potei, rivolgendo le mie ricerche mediante esso
alla fecondazione della nostra pianticella, scoprire e stabilire
un nuovo modo di fecondazione, il quale molto interesserà a
conoscersi in un' epoca in cui le ricerche di tanti illustri fisio-
logi botanici sono dirette a quest'importante funzione vegetabile.
Ora ecco la descrizione degli organi e delle loro funzioni,
resultante dalle ultime mie ricerche.
I corpi sferici sostenuti da un gambetto per cui aderiscono
alla colonnetta centrale delle piccole borse, hanno la loro su-
perficie tutta ricoperta da delle squame pentagono, o esagone,
che durante il tempo nel quale sono contenute entro le bor-
sette e per porzione ancora di quello che stanno fuori, sono
tutte applicate alla superficie sottoposta, e assieme combacianti
per tutti i loro margini; ma dopo la metà del mese di Febbraio
molte di queste squame si discostano dal globulo sottoposto,
e i loro lembi più non combaciano insieme; il che segue per-
chè sotto le dette squame si producono alcune vessiche le quali
crescendo sforzano, ed allontanano le squame, obbligandole a
permettere loro il passaggio al di fuori.
Escono di fatti queste vescichette, e non una o due per
squama, ma molte, ed in modo tale da formare dei ciuffi di
corti budelli, ciascheduno dei quali resulta da due, tre, o quat-
tro cellule disposte in serie Tuna a capo dell'altra; e di più
sono, come di sopra si è detto, molte le squame le quali danno
passaggio a questi ciuffi ; giacché io ne contai otto in una sola
linea, descrivente un circolo massimo della piccola sfera.
Entro a queste cellule vidi globuli di natura differente, tutti
verdi o verdastri, alcuni minutissimi e formanti una tenue
materia granellosa la quale riempie del tutto o quasi del tutto,
alcune di queste cellule; in altre vidi dei globuli molto più
grandi, ellittici o sferici, di un verde più deciso, notati da al-
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BICEBCHE SULLA FEC017D. DELLA SALVINLA KATANS 205
cuoi punti più cupi e più prominenti; e che avevano un mo-
vimento loro proprio, per cui ora oscillavano intomo ad un
punto, ora vivacemente andavano e ritornavano contro la pa-
rete urtandola; tal movimento durava tre o quattro giorni,
cioè tutto quel tempo che stavano chiuse le vessichette. Arri-
vava però il momento nel quale queste si aprivano, e allora
i globuli contenuti o fuggivano velocemente disperdendosi per
il campo del microscopio, ovvero esci vano lentamente aggiran-
dosi attorno il corpo sferico.
L'espansione folisicea verde, da me stata già indicata come
un ricettacolo, contemporaneamente all'apparizione delle ves-
siche comincia a comparire. Ai primi di marzo l' estremità del
corpo ellittico opposta al peduncolo si fende; allora si scorge
nell'interno un ammasso di verde parenchima, il quale len-
tamente si sviluppa, aumenta, esce fuori, allargando sempre
più l'apertura, e forma cosi l' espansione semilunata, con lembi
irregolarmente ondolati.
La sostanza di tale espansione consta essere un ammasso
di cellule a sezione esagona di grandezza differente, ma in tal
modo disposte, che le più grandi sono al centro, e vanno dol-
cemente diminuendo fino alla periferia ove sono le minori. La
sezione loro è esagona per la mutua loro compressione; piccoli
o quasi nulli sono i meati intercellulari, molti i globuli di clo-
rofilla che aderiscono all'interno delle loro pareti.
In diverse di queste espansioni ho osservato alla loro
periferia dei peli, formati da sottili e piccole cellule davate,
verdi, in altre l'ho trovate del tutto vuote. Sulla superficie vi
sono disseminati irregolarmente organi di una struttura parti-
colare; sono essi formati da quattro cellule assieme raccolte e
disposte in croce, in modo da lasciare un'apertura nel mezzo,
la quale talvolta comparisce nera, tal altra è trasparente, e per-
mette il penetrar colla vista nel suo intemo. Questi organi cosi
descritti sono tutti simili fra di loro, e trovansi abbondante-
niente sparsi sopra una delle superficie, mentre che nell'altra
sono assai più rari. Osservandoli con uno dei maggiori ingran-
dimenti, * si nota che sotto di loro, nel tessuto parenchimatoso.
* Adoprai quella combinazione di lenti che porta un ingrandimento
di 506 volte in diametro.
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206 RICERCHE SULLA FECOND. DELLA SALVDOA KATANS
corrisponde un globulo più cupo. Reiterando le sezioni e l'os-
servazioni, una volta mi riesci di scorgere essere questo globulo
prodotto da una vessichetta a parete più cupa, meno diafana,
la quale essendo tutta immersa nel parenchima, comunica con
resterno mediante l'apertura circondata dalle quattro cellule.
Esposte cosi le mie osservazioni, dirò adesso ciò che più
convenevolmente sembrami potersi da essa dedurre.
I corpi sferici, detti prima da mio fratello* e in seguito da
me, stami, abbenchè organi maschi non credo che così deb-
ban chiamarsi. E di fatto i cangiamenti che all'epoca della
fecondazione in essi accadono, consistenti nell'emissione di
quelle cellule budelliformi, il moto dei granellini in esse con-
tenuti, e l'emissione di detti graneUini, non convengono a
nessuno stame, o antera, di veruna di quelle piante che si
conoscono, ma concordano in tutto punto con quelli dei glo-
buli pollinici delle piante Fanerogame, onde io chiamerei detti
corpi sferici granelli pollinici j sembrandomi convenir loro per
tutti i rapporti un tal nome; e da qui innanzi sempre cosilo
li chiamerò. I budelli articolati emessi da questi granelli pol-
linici, contengono, come ho detto, granellini di grandezza dif-
ferente, alcuni minutissimi e immobili, altri maggiori e mobili.
Opino io che questi ultimi siano il resultato di un'ulteriore
vegetazione, e sviluppo dei primi; per il che questi perfezionati
acquistano il maximum dell'eccellenza dell'organismo, quella
cioè che li rende capaci di fecondare 1 germi, e di riprodurre
la specie.
La deiscenza dei budelli, e l'egresso ora velocissimo, ora
lento dei granellini per un moto loro proprio è un fenomeno
nuovo nella storia della fecondazione. In tutte le fecondazioni
ben conosciute, sappiamo che il budello non si apre fino a
tanto che la sua estremità non è giunta in prossimità dell'ovulo,
e che nei granellini pollinici cessa il movimento, tosto che da
esso sono esciti. Qui altrimenti accade. Ciò però non ci deve
sorprendere riflettendo, che la fecondazione ha luogo alla su-
perficie dell' acqua, molto tempo dopo la distruzione degli or-
gani della vegetazione che sostenevano quelli della riproduzione,
quando cioè i due sessi e dall'elemento su cui galleggiano, e
V. Biblioteca italiana, T. XX.
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KICEECHB SULLA FECOND. DELLA SALVlliU KATAKS 207
dai vۓnti, e da varie altre cause esterne che da tanto tempo
sopra di loro agiscono, sono stati dispersi e gli uni dagli altri
allontanati. Ora se i granelli del polline avessero dovuto met-
tere i loro budelli in contatto con i germi per l'effettuazione
della fecondazione, rara o impossibile questa saria stata per
le sopraddette cause, mentre che in grazia del moto proprio
ai granellini pollinici, per cui questi si disperdono da tutti i
lati nell'elemento in cui vive la pianta, e vengono ad imbat-
tersi con i germi, facilissima e sicura rendesi la fecondazione
di questi.
I germi poi li credo contenuti entro quelle borse che ho
descritto, e penso che dall'apertura circondata dalle quattro
cellule, entrino i granellini pollinici e apportino la fecondazione.
Una tale struttura mi pare in qualche modo analoga a
quella che Mirbel osservò nei pistilli della Marchantia, * nei
quali pure trovasi una cavità sferica, o ellittica, comunicante
all' esterno mediante un'apertura circondata da cellule disposte
regolarmente, e questa analogia mi conferma sempre più
nell'opinione che ho emessa riguardo alla struttura di tali
germi, la quale, confesso il vero, non ho potuto cosi chiara-
mente vedere come quella degli altri organi descritti, in grazia
della loro estrema piccolezza.
Tali sono, le ultime osservazioni da me fatte sulla Salvinia
natans^ le quali, lo ripeto, credo interessanti e utili alla Fisio-
logia vegetabile, per due motivi; cioè perchè mostrano un
nuovo modo di fecondazione, e perchè completano la storia
dell' organizzazione e delle funzioni di una pianta crittogama,
che, se non sbaglio, è l'unica della quale fin qui tanto bene
si conosce il processo della generazione.
* Complement dea observations sur le Marchantia pólimorpha, suivi dea
recberchea etc. Mómoire communiquóe, en le 1832 & T Accadèmie.
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208 BICEBCHE SULLA FECOND. DELLA SALVnaA IfATANS
SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA XEI.
Osservazioni anatomiche e fisiologiche
SUL polline e sul ricettacolo femineo della SALTINI a NATANS.
Fìg. 1. Fiore che ha emessa 1* espansione membranacea convessa nel centro,
nn poco incavata dai lati, nella quale si osservano le piccole aper-
ture delle cavità contenenti i germi. L* oggetto è disegnato con 1* in-
grandimento di 100 volte in diametro.
a) Squame poligone che involgono esternamente il fiore.
h) Cellule a sezione esagona che assieme riunite formano Tespan-
sione. n loro intemo è ripieno di grani di clorofilla.
e) Aperture delle cavitèb contenenti i germi, circondate dalle
quattro cellule disposte in croce.
d) Aperture sotto le quali trasparisce la vessica incassata nel
parenchima, entro la quale opino che sia contenuto il germe.
e) Cellule davate che circondano il margine dell'espansione.
» 2. Granello di polline rappresentato come è air epoca della fecondazione
e aumentato 318 volte il suo diametro. Es90 mostra le squamò sol-
levate dai budelli venuti air estemo.
a) Gambetto per cui il granello aderiva alla colonna centrale
della borsa.
h) Squame poligone che formano la superficie del granello pol-
linico.
e) Dette squame state sollevate dai budelli emessi dall* interno.
d) Cellule budelliformi articolate e trasparenti, contenenti nel
loro intemo dei corpuscoli più o meno grandi.
e) Cellule budelliformi vuote del tutto, o per aver emesso i cor-
puscoli, o più probabilmente per non averne ancora dei formatL
f, g) Globuli maggiori ellittici, di un verde deciso, marcati da
punti rilevati e cupi ; in questi si osserva un marcatissimo moto.
K) Materia granulosa formata da tanti minuti corpiciattoli dinn
verde più pallido di quelli segnati in /*.
» 3. Fiore femineo non sbocciato. Questa è copia della figura prima di-
segnata nella Memoria da mio fratello inserita nel tomo XX della
Biblioteca Italiana.
» 4. Granello di polline avanti la fecondazione. Ancor esso copiato dalla
precitata Memoria, e dalla figura 2 della sua tavola.
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SOPRA ALCUNE FORME DELLE CELLULE VEGETALI 209
G. ARCANGEU. - SOPRA ALCUNE FORME REGOLARI
DELLE CELLULE VEGETALL
Quella parte dell' Istologia vegetale che si occupa delle forme
geometriche degli organi microscopici, per quanto sia stata stu-
diata con accuratezza da molti distinti botanici, è pur tuttavia su-
scettibile di qualche modificazione. Di ciò t^nto dar qui una prova
facendo conoscere alcune mie considerazioni su quest'argomento.
A pag. 43 del trattato di Botanica del sig. Duchartre (Élé-
ments de Botanique, Paris, 1867), al paragrafo intitolato : • So-
lide géométrique forme par chacque cellule » si legge : • - La
section, soit longitudinal, soit trasversai d'un cellule adhérente
à ses voisines par des faces planes étant hexagonal, combien
aura des faces le solide géométrique ou le polyèdre que con-
stitue cotte cellule ? Ses deux moities, supérieur et inférieur,
sont embrassées chacune par six cellules, ce qui donne deux
fois six ou douze faces; en outre, en haut et en bas, elle adhère
a deux cellules placées, l'une en dessus, l'autre en dessous,
ce qui lui donne deux autres faces qu'on peut appeller ses
deux bases et qui portent le nombre total à quatorze ; les cel-
lules dont la coupé est hexagonal forment donc chacune, du
moins quand elles sont régulières, un solide a quatorze faces
(tétradécaèdre) et non à douze, comme on l'a dit souvent. ~ •
Però la mia opinione su questo argomento differisce da quella
del distintissimo autore : sia perchè mediante due sole sezioni
intersecantisi ad angolo retto non sempre si può conoscere la
forma geometrica di un poliedro; sia perchè è assolutamente
impossibile dispoiTe tangenti ad una data sfera altre 14 ad
essa uguali in diametro.
La ricerca che si propone il Duchartre si riferisce allo
studio delle forme geometriche delle, cellule del tessuto polie-
drico. Egli indica con questo nome quel tessuto che frequente-
mente si presenta negli organi dei vegetali, specialmente nella
midolla (Samhucus nigra^ Linn., Ardlia papyrifera, Hook., etc.) e
nella scorza dei fusti, nel punto di vegetazione della gemma
e della estremità della radice, e che si compone di cellule con
sezioni spesso esagone o pentagono, limitate da facce poligo-
nali differenti. Tali cellule si potrebbero con sufficiente esat-
iVuoro Oiorn. Boi. Ital 14
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210 SOPEA ALCUNE FOEME DELLE CELLULE VEGETALI
tezza paragonare a quelle forme poliedriche, che si ottengono
insufflando mediante un tubo, dell'aria nell'acqua saponata:
esse sono per lo più irregolari ed offrono un numero di facce
che per quanto variabile, in generale è maggiore di quello
delle cellule d'ogn' altro tessuto. La domanda pertanto, che
mi sembra potersi fare relativamente al tessuto poliedrico si è:
quali sieno le forme poliedriche dotate di maggior regolarità
alle quali più si avvicinano quelle delle cellule che lo .com-
pongono : o in altri termini : quali sieno quei poliedri regolari
e simmetrici * a massimo numero di facce ciascuno dei quali
può servir di modello per costruire tanti solidi uguali capaci
di essere ammassati senza lasciar fra loro spazii vuoti.
Prendendo in esame i poliedri regolari della geometria,
la matematica ci dimostra che il S0I9 cubo può sodisfare alle
condizioni del problema, perchè tutti gli altri, cioè, il tetrae-
dro, l'ottaedro, il dodecaedro pentagonale e l'icosaedro, hanno
i loro angoli diedri * non summultipli di SGO*". Siccome però fra
i poliedri simmetrici potrebbero presentarsi delle forme, che
per quanto dotate di minor regolarità del cubo , soddisfacciano
alle medesime condizioni del quesito, offrendo inoltre maggior
somiglianza alle cellule del tessuto poliedrico quale l' abbiamo
descritto, interessa certamente istituire anche relativamente ad
essi una simile ricerca.»
Per risolvere questo quesito seguirò la via sperimentale
partendo come fa il Duchartre dalla supposizione che le forme
poliedriche degli elementi istologici dei vegetali, sieno derivate
dalla forma sferica per modificazione dovuta a pressione reci-
proca. Più sfere di ugual diametro si possono collocare tan-
genti le une alle altre in modo che ognuna di esse sia circon-
data da un ugual numero delle circostanti regolarmente ed
^ Biserbando il nome di poliedri regolari a qoei cinque della geometria
ai quali giustamente si spetta perché aventi tutti gli elementi uguali, ho
voluto indicare con queste nome quegli altri poliedri nei quali si hanno più
facce uguali simmetricamente disposte relativamente ad un centro.
> Ecco ì valori di qusti angoli quali si ottengono dalla Trigonometria:
Tetraedro regolare 70o, 31', 43"
Ottaedro > IO90, 28', 16"
Dodecaedro pentagonale .... 116*, 33', 53"
Icosaedro » .... 138», 21', 22'
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SOPRA ALCUNE FORME DELLE CELLULE VEQETAU 211
egualmente disposte; e se ih tal caso il loro insieme venga
sottoposto ad una pressione che agisca dalla periferia al centro
con uguale intensità in tutte le direzioni, ai punti di tangenza
si sostituiranno altrettanti piani, essi pure regolarmente di-
sposti, che sufficientemente estesi limiteranno dei poliedri re-
golari o simmetrici. La ricerca, dunque, che ci proponiamo
si può cambiare nell' altra : quali sono le disposizioni regolari
nelle quali si possono ammassare delle sfere tutte di ugual
diametro, in modo, però, che ognuna di esse sia toccata dal
numero massimo delle altre.
L' esperienza risponde a questa ricerca in modo decisivo
col farci conoscere che due soli sono quei modi di disposizione,
e che in ciascuno di essi ogni sfera della massa ò circondata
da altre dodici tangenti ad essa e regolarmente dispóste. Que-
ste disposizioni si ottengono collocando le sfere in tanti piani
o strati, in ciascuno dei quali ogni sfera sia circondata da
altre sei tangenti, e gli uni agli .altri sovrap-
posti in modo che le sfere di ciascun piano al-
ternino con quelle dei piani contigui. Sono queste
appunto le disposizioni con le quali si sogliono
ammucchiare le palle da cannone. La diffe-
renza fra le due disposizioni si è : che in una le sfere di ogni
terzo piano alternano con quelle del primo, mentre nell'altra
corrispondono al disopra di quelle. La prima disposizione si
può pure ottenere collocando le sfere in strati sovrapposti in
ognuno dei quali ogni sfera sia toccata da quattro in qua-
drato , con la condizione che quelle di uno strato
alternino con quelle degli strati contigui. In tutti
questi casi ogni sfera intema del mucchio è cir-
condata da sei sfere che le sono tangenti nel
piano di un circolo massimo, e da altre sei, tre
delle quali tangenti nella callotta che resta al disopra di quel
piano, e altre tre nella callotta che resta al di sotto.
Allo studio di queste disposizioni si collega il problema che
si propone di conoscere il numero massimo di sfere che si
possono collocare comunque tangenti alla superficie di ima
uguale ad esse in diametro. Molto mi sono occupato dello stu-
dio di questa questione sotto il punto di vista matematico, ma
non mi è riuscito giungere ad una soddisfacente soluzione,
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212 SOPRA ALCUmS FORME DELLE CELLULE VEGETALI
per quanto mi sia valso dell' aiuto di persone di me più com-
petenti su tal materia. Solo mediante V esperienza mi son po-
tuto accertare che intomo ad una sfera non se ne possono
collocare più di dodici uguali ad essa in diametro ; sicché, se
pur si tolga la regolarità di disposizione che si richiede nella
nostra questione , è sempre impossibile ciò che dice il Duchar-
tre, cioè, che si possano collocare tangenti ad una sfera altre
quattordici ad essa uguali in diametro.
Per giungere poi alla cognizione dei solidi geometrici che
derivano dalle due sopra indicate disposizioni delle sfere, si
può tradurre in una semplice esperienza quanto si è detto su-
periormente. Se infatti con pasta od altra sostanza molle si
fanno delle sfere o pallottole, per quanto è possibile tutte di
ugual diametro, e dopo averle asperse alla superficie con fe-
rina od altra polvere che ne impedisca l'adesione reciproca,
si dispongono le une sopra le altre nei modi sopra indicati,
sottoponendo il loro ingieme ad una pressione uguale in tutti
i sensi, si dovranno ottenere le forme geometriche che si cer-
cano. Questa esperienza è stata da me fatta disponendo le
sfere in mucchio tetraedrico perchè cosi la pressione si può
facilmente esercitare anche mediante le sole mani. Se le sfere
erano disposte in piani sovrapposti in ciascuno dei quali ogni
sfera fosse toccata da sei, e in modo che quelle di ogni terzo
strato alternassero con quelle del primo ; in tal caso dopo avere
esposto il mucchio a pressione uguale in tutti i sensi, si tro-
vavano gli elementi interni trasformati in tanti dodecaedri
romboidali: se invece le sfere erano disposte in modo che
quelle di ogni terzo strato corrispondessero sopra quelle del
primo ; allora il solido che si otteneva era un prisma esagono
regolare terminato in ciascun' estremità da tre facce rombo,
essendo quelle di un' estremitét, corrispondenti sopra quelle
dell'altra. Dal confronto di questi due solidi resulta che il
primo ha maggior regolarità del secondo, perchè, per quanto
forniti degli stessi angoli diedri ed angoli solidi, il primo ha
dodici facce romboidali uguali ed il secondo ha invece dodici
facce di due qualità, sei, cioè, trapezie é sei romboidali. * In
' Nel tessuto cellulare del fusto dell' Erythrina CristagaXLi, Linn., si pos-
sono oseerrare delle forme che molto si avvicinano alle descritte.
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VALBEIÀKÀOBABUM ITAUCARTTM COITSPBCTUS 213
conclusione adunque fra i poliedri simmetrici la forma più
regolare ed a maggior numero di facce alla quale si possono
avvicinare quelle delle cellule del tessuto poliedrico, è il do-
decaedro romboidale, un solido cioè a dodici facce e non a
quattordici come è stato detto.
Terminerò questi brevi cenni col mostrare che quanto sta
scritto su questo proposito negli altri trattati di Botanica che
ho potuto consultare non molto differisce da ciò che ne dice il
Duchartre. Il De-CandoUe* riconosce l'irregolarità che frequen-
temente s'incontra nelle forme delle cellule e ben poco dice
che si possa riferire alla nostra questione. H Lyndley * più degli
altri si avvicina alla verità ammettendo come forma propria
delle cellule di alcuni tessuti la dodecaedrica, e da una figura
che è riferibile al dodecaedro romboidale. Non cosi però è del
Jussieu ' che dopo aver rammentato la forma dodecaedrica
come una delle più ordinarie nelle cellule del tessuto poliedricq,
ofiEre la figura di un solido col quale è assolutamente impos-
sibile comporre un tessuto. Anche i signori Richard * e Le Maout
e Decaisne ' nulla dicono di preciso nei loro recenti trattati,
perchè, per quanto asseriscano che la forma delle cellule
spesso o talvolta è dodecaedrica, non indicano di qual forma
dodecaedrica intendono parlare.
VALERIANACEARUM ITALICARUM C0NSPECTU8.
I. Valebianillà.
Mc^nch meth.
Calyx membranaceus, aut e dentibus constans, aut etiam
obsoletus, in fructu quoad naturam immutatus. Stamina tria.
^ A P. De Candolle, Organographie vegetale, Paris 1827, pag. 13.
* Lyndley, Elements of Botany, London, 1841, pag. 2.
' Jussieu, Botanique, Paris (Fortin Masson), pag. 4.
^ A. Eidiard, Noyeaux éléments de Botanique, Paris, 1864, pag. 4.
s Emm. Le Maout et J. Decaisne, Traité general de Botanique^ Pa-
ris, 1868, pag. 90.
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214 VALERIANACEABUU ITALICARUM GOlfSPECTUS
§ Fnuitus locìdis steriliìms contiguis^ fertili subtBquàlibiiS, ifir
terdunt oh septum evanidum confluentibus, pericarpio ad dorsum
loculi fertilis spongioso-incrassato. — Sect. Locustae Cand. prodr. *
1. V. olitoria (Poli. hist. pi. palat. — Reich. ic. bot. t. 60)
cymis fructiferis densis, bracteis expansis, spathulato-linea-
ribus, obtusis, herbaceis, basi tantum scariosis, ciliolatis,
fructus superantibus, fructibus compressis, rotundatis, mar-
gine utroque sulco unico et lateribus sulcis duobus (omni-
bus parum depressis) exaratis, calyce obsoleto ad denticulos
tres obtusos reducto, loculis sterilibus magnis.
Caulis angulis scabri usculus; folia integra, aut basim ver-
sus subdentata; fructus decidui, pallidi, magis lati (2 V's ^™^"
lim.) quàm longi, transverse rugosuli, glabri vel minute pilosi,
septo inter loculos steriles ssepe sed non semper incompleto.
Habitat in pratis, necnon in cultia Italie totiiu, in Italia australi
montana diligens. Floret ab aprili ad junium secundum loca.
2. V. gibbosa (Cand. mém. vai.) cymis fructiferis densis,
bracteis expansis, lanceolato-linearibus , acutatis, scariosis,
apice tantum herbaceis, margine nudis, fructus superantibus,
fructibus compressis, rotundatis, margine utroque sulco unico
parum depresso et lateribus sulcis duobus profundioribus exa-
ratis, calyce omnino deficiente, loculis sterilibus magnis.
Caulis humilis levis; fructus decidui, pallidi, glabri, haud
rugosi, diametro 2 '/. millim., septo inter loculos steriles sem-
per incompleto.
Habitat in pascms apricis Nebrodum Sicilise. Floret aprili, maio.
§§ Fnictus loculis sterilibus contiguis, fertili suòtequalibus ,
pericarpio haud incrassato. — Sect. Selenocoelae et Platycoelae
Cand. prodr.
3. V. carinata (Lois. not. fi. de Fr. - Reich. ic. bot. t. 61)
cymis fructiferis densis, bracteis expansis, oblongo-linearibus,
obtusis, herbaceis, inferne scariosis, ciliolatis, fructus pauUo
* Nomina ad sectiones genemm band pono, snperracanea illa ezìsti-
mantt ob parvam in actu utilitatem, immo noxia in scientid. jam nimift copia
verborum onusta.
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VALEBIAÌ7ACEARUM ITALICARUM CONSPECTUS 215
superantibus, fructibus oblongis subtetragonis, facie aiterà
profunde canaliculatà, aiterà vero planiusculà et cum margi-
nibus prominente atque ad apicem in denticulo productà ca-
lycem constituente, loculis sterilibus magnis.
Caulis villosulus vel scaber; folia integra aut siibdentata;
fiructus pallidi, glabri vel minute pilosi, 2 millim. longi.
Habitat per totam Italiani aostraliorem et mediam, sed band volgaris.
Floret ab aprili ad jonìam.
4. V. pumila (Cand. fl. fr. — Reich. ic. bot.) cymis fructiferis
densis, bracteis expansis, lanceolatis, acutis, margine late
scariosis, ciliatis, fructus subaequantibus, fructibus globoso -
compressis, facie aiterà convexà le vi ter bisulca, aiterà vero
sulco profundlssimo umbilicatà, calyce minimo e denticulis
tribus, quorum duo obsoleti, unicus maior obtusus, loculis
sterilibus maximis.
Humilis; fructus pallidi, glabri, 2 millim. lati.
Habitat in arvis et in pascuis montosis Itali» australis, nempe PrsB-
tutioram, JapjgiaB, Calabrise, SicilisB in Nebrodibus, et ad Panormum, Cor-
8ÌC8B ad Adiacium; etiam in agro Niceednsi reperitur. Floret aprili, maio.,
5. V. Aurieula (Cand. fl. fr. — Reich. ic. bot. t. 63) cymis
fructiferis laxiusculis, bracteis expansis, anguste lanceolato-
linearibus, acutiusculis, margine subscariosis, ciliolatis, fructus
subaaquantibus, fructibus trigono-globosis, facie aiterà sulco
profundo exaratis, calyce parvo, erecto, oblique truncato,
denticulato, loculis sterilibus maximis.
Caulis in genere facile elatior; fructus caduci, subherbacei,
glabri vel interdum pilosuli, 2 millim. lati.
Inter sata totins Italisa vulgata, ex insulis maioribus tamen exBul.
Floret a maio ad julimn secundnm loca.
6. V. braohystephana (Bert. fl. ital.) csnnis fructiferis la-
xiusculis, bracteis expansis, lanceolatis, obtjsiusculis vel acu-
tis, margine scariosis, ciliatis, fructibus subglobosis, facie
aiterà convexà leviter bisulca, aiterà sulco profando exaratà,
calyce brevi, reticulato- venoso, sexdentato', dentibus subinae-
qualibus, ovatis vel lanceolatis, acuminatis, apice hamatis,
loculis sterilibus maximis.
Habitat in agro Prsetntiano Inter segetes (Ten.). Floret aprili, maio.
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216 VALERIAKACBABUM ITALtCARUM C0K8PBCTUS
7. V. coronata (Cand. fl. fr. — F. hamata Bert.fl. ital. — Reich.
ic. bot. t. 66) cymis fructiferis densissimis, bracteis adpressis,
ovato-lanceolatis vel ovatis, acutis, scariosis, ciliatis, quàm
fructus brevioribus, fructibus ex ovoideo subtetragonis, facie
aiterà planiusculàT, aiterà sulco profundo exaratà, calyce ma-
gno, campanulato, reticulato-nervato, glabro, aequaliter sexfido,
lobi3 ex ovata basi acuminato-aristatis, ssepius apice hamatis,
loculis sterilibus magnis.
Caulis plus minusve scaber, saepe elatus; folla ssepe den-
tata incisa; fructus diù persistentes, fusci, pilis adpressis hir-
sutissimi, sine calyce 3 millim. longi.
Habitat inter segetes hinc inde, Italiee superioris ubi rarior , mediffi et in-
feriorifl ubi magia vulgata, et in Nebrodibua aliisque montibua Sicilisa ubi
in paacuia invenitur. Floret maio.
8. V. disooidea (Lois. not. fl. de Fr. — Soy-Will. in Guillem.
arch. bot. t. 20. f. 10. ~ 7. coronata Bert. fl. ital.) cymis fructi-
feris densissimis, bracteis adpressis, ovato-lanceolatis vel ovatis,
acutis, scariosis, ciliatis, quàm fructus brevioribus, fructibus
turbinatis subtetragonis, facie aiterà planiusculà, aiterà sulco
profundo umbilicatà, calyce magno, rotato, reticulato-nervato,
intus lanate, inaequaliter 9-13-fido, lobis ex ovata basi acuminato-
aristatis, saepius apice hamatis, loculis sterilibus magnis.
Praecedenti similis; fructus hirsutissimi , diù persistentes,
sine calyce 3 millim. longi.
Habitat in arvis prope Segusium, et Etrurise ad Florentiam et alibi,
ad S. Florentium in Corsica, et in coUibua Sicilisa plurìmia in locia. Floret
aprili, maio.
9. V. vesioaria XMoench meth. — Reich. ic. bot. t. 70) cymis
fructiferis densissimis, bracteis expansis, lanceolatis, acutis,
ciliatis, quàm fructus brevioribus, fructibus sub turbinatis, facie
aiterà sulco profundo umbilicatà, calyce maxime, globoso-
inflato, reticulato-nervato, ore sexdentato, dentibus aristatis,
inflexis.
Nascitur in Siciliae paacuia ad Pachynum (Bert. Guaa.). Floret aprili ,
maio. '
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VALBRUKACEABUX ITAUCABUM C0K8PECTUS 217
§§§ Frtictus loculis sieriltbus*dissitis, inter se €Bqualibus, mi-
nimis. — Sect Psìloccelse (partim) Cand, prodr.
10. V. eriooarpa (Desv. in journ. de bot. — Reich. ic. bot. t. 65)
cymis fructiferis densissimis, bracteis adpressis, lanceolatis
subhastatis, acutis, scariosis, costà tantum herbaceis, subci-
liolatis, fructus subaequantibus, fructibus ovoideis, facie aiterà
impressis area late ovali inter margines'elevatos, calycefruc-
tum ipsum fere aequante, campanulato, erecto, reticulato-
nervato, plus minusve oblique truncato, acuto, denticulato,
loculis steriUbus minimis.
Caulis angulis scaber; fiructus cum calyceS miUim. longi,
fusci, birsuti, rarius glabri, decidui.
Habitat inter sata, et in herbosis incultis: latri®, litoris Veneti, deinde
Itali» centralis et aogtralis ubi communÌB, necnon Sicilise, SardiniflB et Cor-
sie». Floret aprili, maio.
11. V. dentata (Poli hist. pi. palat. ~ Soy.-Will. in Guillem.
arch. bot. E. t 20. f. 4, 5. — F. mixta Bort fl. itaJ., an exparte P)
cymis fructiferis (Jensis, bracteis adpressis, lanceolato-lineari-
bus, acutis, soariosis, costà tantum herbaceis, ciliolatis, fiructus
subsBquantibus, fructibus ovoideis, facie aiterà impressis area
oblongà inter margines elevatos, calyce dimidium fructùs
sequante, erecta, ad medium usque oblique truncatà, acuta,
denticulato, loculis sterilibus minimis.
Fructus quàm in sequente magis elongati, maiores (2 % mil-
lim. cum calyce longi), fusci, pilis patentiusculis hirsuti, aut
glabri, decidui.
Habitat inter segetes, etiam in montanis : in Istria , ad Bononìam , in
Ligorìà, in Etrorift tota, prope Cumas; anne etiam in Sicilia.? (Bert. Qnss.).
Floret maio, jonio.
12. V. pubertda (Cand. prodr. — Bert. fl. ital., an et F. mixta
ex parte? — Reich. ic. bot. 1. 114) cymis finictiferis densissimis,
brachiis adpressis, e lata basi lineari-lanceolatis, acutis, sca-
riosis, costà tantum herbaceis, subciliolatis, fructus superan-
tibus, fructibus ovoideis, facie aiterà impressis area ovali inter
margines elevatos, corona brevi, erectà, ad basim usque oblique
truncato, obtuso, integro, loculis sterilibus minimis.
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218 VALEBIANACEARUM ITALICARUM C0N8PECTUS
Fructus minimi (1 % millìm. cum calyce longi), fasci, de-
cidui, variantes: typice pilis minutis adpressis tecti, aut pilis
longioribus patentiusculis hirsuti (F. mixta Pari! fl. pan.), aut
glaberrimi (F. mixta fi Pari! 1. e), insuper calyce corona inter-
dum vix iongiore acutato (F microcarpa Lois?).
Habitat Inter segetes et in herbidis Italisa centralie et australis: in
monte Argentario Etmri» necnon in insulis maris Strusci, BomsB, et in Si-
cilia, Sardinia et Corsica! Floret aprili, maio.
§§§§ Fructus loculis sterilibus subcontiguis j inier se inagua-
libus^ altero maiore loculo fertili fere aquali. — Sect Comigerae
Soy.'WiU. in Gr. et Oodr. fl, de Fr.
13. V. echinata (Cand. fl. fr. — Reich. ic. bot. t 68) cymis
fructiferis densissimis, bracteis adpressis, lanceolato-linearibus,
obtusiusculis, margine vix scariosis, ciliolatis, quàm fructus
brevioribus, fructibus trigono-cylindricis, obsolete sulcatis, ca-
lyce e cornubus tribus, patentibus, subulatis, arcuato-hamo-
sis, quorum duo minora, tertium maximum validum, loculis
sterilil)us parvis.
Glabra; folia dentata incisa; pedunculì apicem versus in-
crassati; fructus pallidi, persistentes, sine calyce 4 millim.
longi.
Habitat inter segetes, bine inde: Veronse, Pisis, Yolaterris, Fiorenti»,
Praetutiis etc. Floret aprili, maio. *
n. FcDU.
Moench meth.
Calyx e dentibus constans, in fructu quoad naturam im-
mutatus. Stamina duo.
P. Cornueopi89 (Gaertn. de fruct.).
Habitat in cultis et herbidis Sicilisa, ubi vulgata, Calabri», Apuli»,
insule Caprearum, et agri Nioeseusis. Floret maio, junio.
* Qu8d sit nescio Val, faUax Coss. et Dur., a ci. Auctoribus in Ann.
se. nat. , 4.* sér., tom. V, pag. 32 nomine tantum designata, et inter species
italicas a Njman in suo Supplem. sjll. fl. eur. posita.
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VALEBUKACBABUlf ITALICABUM C0K8PBCTUS 219
m. Yalebiaka.
Neck elem.
Cfidyx circinalis, in fructu in pappum plumosum evolutus.
Stamina tria.
1. V. officìnalis (Linn. sp. plant.).
In sylvis, in sepibns ad fossas^ alìisque locis ambrosia hamidis per
Italiani volgata, in Itali& boreali tam in planitie qu&m in montibus, in cen-
trali et australi ad plana raro descendens; nec in Sicilia deficiens (Gnss.)*
Floret a maio ad julinm.
2. V. Phu (Linn. sp. plant.).
« Ferrara, dicitnr invenisae nonnullis in locis Itali® borealis , ut provin-
cia Kovariensifl, et Vicetin» (Poli. fl. veron.) et Fosssb Clodi» (Bert.), sed
an sponte nascens dubitare licet. Floret ab aprili ad julium secundum loca.
3. V. tuberosa (Linn. sp. plant.).
Habitat in herbosis montanis Itali® totius, sed infrequens, prope
Segusinm in Pedemontio, in agro Nicesensi, et in Tergestino, in monte dei
Fiori Praetutii, in Gargano, prope Neapolim, in monte Pollino Lucani»,
in Sicilise Nebrodibus et montibus Panormitanis. Floret junio, julio.
4. V. dioica (Linn, sp. plant.).
Habitat in pratis et in pascuis udis Italie superioris, tunc Lucani»
et Apuli» in Italia inferiori ubi in montosis tantum. Floret aprili , maio.
5. V. tripteris (Linn. sp. plant.).
In montanis frequens, tam Alpium qu&m Apenninorum, usque ad vi-
dnia Neapolis. Floret a maio ad julium.
6. V. montana (Linn. sp. plant).
.Habitat in montibus Pedemontii, Tyrolis, Etruri», Piceni, Praetutii,
Samni ili monte Matese, usque ad ditionem Neapolitanam in monte Ver-
ffine et in monte S. Angelo di CasieUammare, necnon in Corsica in monte
d'Oro. Varietas quaedam foliis superioribus profunde senatis est Apennini
Prsetutiani solemnis. Floret junio, julio.
7. V. supina (Linn. mant).
Habitat in humidis Alpium Bellunensium , et finitimi Tyrolis. Floret a
junio ad augustum.
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220 VILERUKACBABUM ITAUCARUM CON8PBCTU8
8. V. saliunoa (ÀU. & ped.).
Habitat ip Alpibus altioribua Pedemontii saprà Cesana, et Tyrolis in
▼alle di Fassa t necnon in sommo Apennino Piceno-PrsBtntiano in montibos
Vettore y Como, Velino t etc. Ploret julio.
9. V. saxatilis (Linn. sp. plani.).
Habitat in saxosis montinm : ad Larium, in ditione Bergomensi, in
Brìxiensi, in Vicetinà, prope FéUre, in Alpibus Maritimis agri Nicesnsis,
in Apuanis. Floret jnnio, julio.
10. V. elongata (Linn. sp. plani.).
Habitat in saxosis Alpium Tyrolis et Bellunensium in Fassa et Vette
di Fdtre. Floret julio, augusto.
11. V. celtica (Linn. sp. plani.).
Habitat in summis Alpibus Graiis et Cottiis pluribus in locis , necnon
in Alpibus Mantimis prope Savonam (Zum. fi. ped.). Floret julio, augusto.
IV. Cbmtranthus.
Neck. elem.
Calyx circinalis, in fruciu in pappum plumosum evoluius.
Siamen unicum.
1. C. angustifolios (Cand. fi. fr.).
Habitat in saxosis Pedemontii secus viam quae a DemonU ducit ad
Vinai, et secus Durìam in montibus di Cesana, in Liguria et agro Nicesnsi ,
et ad Potentiam in Basilicata. Floret a maio ad julium.
2. C. puber (Cand. fl. fr.).
Habitat in rupestribus. et ad muros vetustes per totam Italiam, in
planitiebus, convallibus et collibus, a Tyroli ad Siciliam. Floret a maio ad
octobrem.
3. C. nerrosus (Mor. siirp. aard.).
Habitat in monte detta Trinità in Corsic&, et in montanis editis di
Oliena in Sardinia. Floret maio, junk).
4. C. Calcitrapa (Dufr. hisi. vai.).
Habitat in saxosis et arenosis Italise occidentalis calidioris, nempe
agri Nicesensis, Etrurise in insuHs nonnuUis et in litore australiore, agri Ro-
mani ad Ostiam, Campanise, Lucanise ad Podsthum, Sicili» tot», Sardinìse
septentrionalis, Coriscsd ad Littus Coesise et Promoutorium Sacrum. Floret
a martio ad maium.
T. Caruel.
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irOTA SULLA PlCHUtA OLABRA 221
G. A. PASQUALE. - NOTA SULLA PACHIRA GLABRA.
Paóhira glabra. (Pasquale in Rendiconto della K Accad, di
NapóU , Gennaio 1868). Arbor in vase eulta 3 metra attingens;
foliis 5-7-natis, foliolis in apice petioli piane pulvinato-articu-
latis, ovali-lanceolatis, 15-30 centim. longis, 5-10 cent latis,
utrìque sequaliter acutis; basi in petiolulum breve angustatis;
apice mucronatis, glaberrimis, 8ub-flaccidis, subtus dilutius
virìdibus, nervis lateraiibus parallelis majoribus ad margi-
nem arcuatim anastomosantibus. Stipulse ocius caducae ovatse
aristatse. Fructus capsularis, ovoidalis, utrinque obtusus obso-
lete sulcatus, pericarpio lignoso, 15 centimetra longus quin-
quevalvis, epicarpio olivaceo glaberrimo, endocarpo dense bre-
viterque lanato, valvis septiferis, quinquelocularis; ob axim
placetiferum demum sejunctum subunilocularis. Semina s^pe
poliembryonata , quinque in quoque loculamento, subsphderica
(abellanae magnitudine), propter contiguitatem e lateribus com-
Xnresso-plana; ideoque subtriquetra; epispermum coriaceum,
umbilico punctiformi albo, linea raphi respondente in multa
filamenta alba (fasciculos vibroso-vasculares) soluta notatum;
albumen mucosum parcissimum interanfractuositatescotyledo-
num inclusum; cotyledones irregulariter plicatse venosse; major
insertione inferior, alteram quadruplo minorem amplectens,
trans verse latior quam longior, subbiloba. Idcirco cotyledones
heterophyllse altemae; quandoque minor bipartita et subdu-
plex. Embryones ssepissime plures, plerumque tres in unoquo-
que semine, inaequales (minor imicotyleus), plantulas robustas
germinatione eflformantes. Ploruit hoc anno primum in Horto
r^gìo, a Brasilia advecta multis ab hìnc annis.
Speciem hanc ad Pachiram potius quam ad Bombacem
puto referendam, propter lanam endocarpicam brevem, et se-
mina grandiora. Carolinea principi L. (Pachirce aquatica Aubl.
Gui., p. 725-738, tab. 291-292. Cav. Diss. Ili, p. 176, t. 72, f. 1
et Encycl. 4. p. 690 ili. f. 589) affinis; sed in primis diflfertob
capsulam glabram. Nec auctores de lana densa brevique endo-
carpica loquuntur. A. P. alba differt foliolis ovalibus lanceolatis
non obovatis. (Parlàtobe, Notizia sulla P. alba ec., estratto
dalla Gaaa. toscana Se, med, fisiche. Firenze 1843, in-8.).
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222 BIBLIOGBAFU
BIBLIOGRAFIA
LAMENTI DEL REDATTORE.
Ad onta che facciamo il possibile per venire a cognizione
di tutto quanto si pubblica in Italia sulla Botanica , pure ci
accorgiamo che varie cose ci sfuggono e bene spesso la prima
notizia dei lavori comparsi in paese, la troviamo nei bullettini
bibliografici dei giornali tedeschi.
Giacché quasi nessuno aiuto abbiamo a sperare dai pub-
blici stabilimenti, rivolgiamo, ai Botanici Italiani la preghiera
di volerci favorire di una copia dei loro lavori, per poterne dare
un cenno nella parte bibliografica di questo giornale. *
Vorremmo poi che essi stessi si ricordassero di quanta
hanno scritto i due celebri autori deUa Flora Indica , neUa in-
troduzione a cotesta opera sulle difficoltà bibliografiche relative
allo studio delle piante; riporto qui le loro stesse parole, perchè
possano essere bene apprezzate dagli Scenziati Italiani, ai quali,
meglio che a quelli di qualunque altra nazione, possono essere
dirette: « Noi vorremmo richiamare T attenzione dei nostri col-
• leghi botanici sul fatto : che rapidamente si avvicina il tempo
• nel quale lo studio efficace della botanica sarà impossibile
• per la difficoltà di ottenere accesso alle opere periodiche
• necessarie ; e che l'abitudine dei naturalisti di mandare i vari
» loro lavori a diversi periodici, e sopra tutto a quelli poco dif-
• 'fusi o che abbracciano più rami della scenza, è oggidì uno
• dei maggiori ostacoli allo studio della storia naturale. A noi
• è stato impossibile consultare parecchi giornali dMnteresse
» meramente locale od effimero, e sarebbe a desiderarsi che
• naturalisti che vivono isolati riflettessero bene a ciò, prima
» di. ricorrere o a fondarne di consimili o a mandare i loro
» lavóri li dove inevitabilmente passerebbero inosservati. ' '
' Cogliamo questa occasione per rìograziare sinceramente tutti quelli
© non 8on pochi che hanno di già'^pre venuto i nostri desideri.
' HoolEer and Thomson , Introductory essay io the Flora indica, pag. VI.
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BIBLIOGRAFU 223
Quantunque si vadano in Italia a poco a poco instituendosi
delle Socetà che si occupano di una sola scenza ; n^ riman-
gono però sempre tante, che continuando U vecchio sistema,
credono di potersi considerare enciclopediche e richiedono dai
Soci uno scritto qualunque, su qualunque siasi soggetto in
occasione delle loro adunanze. Io ritengo queste Socetà più
dannose che proficue: ed un autore che presentasse ad esse
qualche cosa/ d'interessante, o corre rischio che il suo lavoro
venga ad esser conosciuto dopo tanto tempo da aver perduto
molto del suo interesse, ovvero che rimanga (cosa assai fre-
quente) dimenticato e seppellito negli atti dell'Accademia, essendo
difficile che in questi tempi nei quali ognuno si dedica a studi
ben speciali abbia non dico la voglia, ma spesso nemmeno la
possibilità di sfogliare dei volumi, dove per avventura può trovarsi
una memoria su di un argomento che si riferisce ai suoi studi.
Un altro caso da noi non raro si è che Autori anche di
merito,' pur di adempiere al loro obbligo e levarsi facilmente
d' imbarazzo , abborracciano un lavoro qualunque, ed allora è
un vero vantaggio che le cose siano come sono; ma altrimenti
non cesseremo mai di far risaltare quanti siano gl'inconve-
nienti di istituzioni simili. Però siccome nei loro Atti e Ren-
diconti di tanto in tanto compare qualche cosa su soggetti che
ci interessano, vorremmo potere avere la possibilità di con-
sultarli. Ma pur troppo in questo come in moltissime altre
cose, le nostre Biblioteche sono poverissime e la principale
della Città, la Nazionale, primeggia anzi particolarmente per
questo difetto, mancando in essa quasi tutte le pubblicazioni
periodiche.
Io credo sinceramente che non difettino le buone di-
sposizioni a chi spetta di rimediare a questi inconvenienti, ed
appunto in cotesta supposizione che faccio conoscere quali sa-
rebbero i nostri voti.
In Firenze esiste una ricca Biblioteca Botanica, quella che
l'illustre Webb lasciò al granduca di Toscana e che presen-
temente si trova al R. Museo di Fisica e Storia Naturale.
Mentre tutt'ora pendono delle difficoltà per ritirare i fondi che
vi assegnò il testatore, sarebbe desiderio generale dei Botanici
Italiani, che cessando dallo sconcio che si è dovuto lamentare
fin qui e dalla trascuraggine in cui era caduta si cercasse di ti-
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224 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
durla sul serio imo stabilimento utile alla scenza. Per poter
raggiungere cotesto scopo si richiederebbe che : 1** si comple-
tassero le moltissime opere delle quali manca la continuazione ;
2* a cominciare d'adesso si ricevessero tutte le pubblicazioni pe-
riodiche esclusivamente Botaniche e tutte le opere speciali che
escono nel corso dell' anno ; 3* si cercasse di rimettersi al cor-
rente acquistando le principali opere pubblicate nell'ultimo
decennio; 4** infine essendo impossibile ad una Biblioteca di
possedere ogni cosa, si acquistassero tutti quei libri che fos-
sero richiesti dagli studiosi.
Domandiamo troppo? Lo credo anch'io —-Ma è già qualche
cosa cominciare a desiderare. — Sin qui mi sembra che man-
casse anche questo. — Ecco almeno l'unico punto su cui i nostri
voti son stati pienamente soddisfatti!
0. B.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
EPILOGO DELLA BRIOLOGIA ITALIANA, del Dott. G. De
NoTARis , Prof, di Botanica e Direttore dell' Orto Botanico di
Genova, uno dei 40 della Socetà. italiana delle scenze. —
VOL. 1 DEGLI ATTI DELLA R. UNIVERSITÀ DI GeNOVA, PUBBLICATI
PER decreto ed a SPESE DEL MUNICIPIO DI Genova. — Gtnova^
(coHipi del B. I. de' sordo-muti) 1869 in- 8. gr. 781 pag.»
Sia lode al Municipio di Genova che apprezzando i lavori
degli illustri scenziati che onorano la sua Università, ha intra-
preso la pubblicazione di questo lavoro, che oltre fare un grande
onore al suo Autore, ha dotato l'Italia di un'opera scentifica
imperitura, ha riempito una grande lacuna nella cognizione
delle produzioni del nostro paese ed ha soddisfatto un voto
degli studiosi.
L'iniziativa del Municipio di* Genova serva ad esempio e
vergogna del Governo, che non sapendo distinguere il merito
di quelli che han consumato la loro vita nell'insegnamento,
onorato il paese con i loro scritti, arricchita la scenza con le
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BIVISTA BIBU06BAFICA 225
loro ricerche, nel momento che avrebbero più diritto alla sua
considerazione, li ricompensa con umiliarli.
Io non ho la minima pretensione di dare né un giudizio,
né una critica del lavoro del Prof. De Notaris non credendomi
né capace, né competente; ed essendo d'altra parte convinto
che non vi potrà esser Botanico in Italia che non vorrà co-
noscerlo e possederlo in proprio ; voglio semplicemente portare
il mio piccolo tributo di lode ed annunziandolo contribuire per
quel poco che posso alla sua maggior cognizione. Colgo intanto
il destro di rammentare che un' opera più estesa sui Muschi
italiani fu vari anni addietro intrapresa dal medesimo Autore
e fu sospesa dopo la pubblicazione del !• fascicolo per man-
canza» di mezzi. Che il Municipio di Genova con la sua abituale
intelligente liberalità, intra|)renda la continuazione di cotesta
opera, rendendo cosi un segnalato servigio alla scenza e co-
gliendo nel tempo stesso l'occasione di riparare, almeno in
parte, allo schiaffo morale, che il Governo con inconsiderata
leggerezza non ha avuto riguardo di dare al Prof. De Not^s,
trattandosi di rimpiazzare il posto lasciato vacante per la morte
del compianto Prof. Moris.
0. B.
FLORA yiBQILIANA , ovvero sulle piante menzionate da Vib-
GIUO, PARERI ESjF'OSTI, CONSIDERATI, PROPOSTI ANCORA DAL DOTT.
Pietro Bubani. — Bologna^ 1669 (Tip. Mareggiani). Frqprieià
delV Autore:
La Flora Virgiliana del Dott. Pietro Bubani di Bagnacavallo
(Bassa Romagna) già annunziata ai Lettori fino dal primo nu-
mero di questo Giornale, é poi uscita alla luce a spese del-
l' Autore il 10 giugno 1869 in Bologna dalla Tip. Mareggiani
all'insegna di Dante.
Per sua buona ventura il Dott Pietro Bubani non é nel
numero di quelli che hanno troppa fretta di far conoscere i
resultati delle proprie fatiche : fedele oltre misura ^ nonumqm
premaiur in annum Memhranis inttis positis di Orazio, Egli non
metterà fuori mai il suo lavoro se non sìa siciu*o che l'impres-
Ifwvo Oiom. Bot Ital 15
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226 BIVI8TA 6IBU0ORAFICA
sione che altri ne riceverà è quella medesima che Egli ha va-
gheggiata e che ha potuto esperimentare su se stesso, pren-
dendo a ripercorrere il manoscritto dimenticato da molto tempo
nel portafoglio e adoperando su di esso il necessario limtB lahor.
Egli cosi si garantisce per moltissimi lati dagli attacchi della
critica; se non che il pubblico non è poi così esigente come
lo è con se stesso il Dott. Pietro Bubani, e in generale tanto
colpisce di riprovazione la eccessiva trascuratezza degli scritti
scentifici, come la loro eccessiva eleganza che poi con facilità
degenera nello stucchevole del manierismo. Avviene però che
talvolta il ritardo di una pubblicazione si trovi giustificato nella
cura, colla quale sono condotti certi dettagli, impossibili col
« presto e bene; » cosi per es. deve essere della Flora Pyre-
naica dello stesso Dott. Pietro Bubani che tuttora inedita, a suo
tempo vedremo essere un vero capolavoro di sinonimia critica.
Egli mi pare che nel 1848 promettesse nella sua t Dodecanthea »
che quella sua Flora Fyrenaica l'avrebbe pubblicata fra 20
anni, vale a dire nel 1868, precisamente un anno fa: si avrebbe
a male il Dott. Pietro Bubani se ci azzardassimo a rammen-
targli quella sua promessa?
La Flora Virgiliana dunque è un volume in ottavo grande
di 135 pagine; l'edizione è assai simpatica se non molto cor-
retta. In Essa sono registrate 177 piante nominate da Virgilio
e disposte per ordine alfabetico: è questo pure l'ordine col
quale son disposte le piante Virgiliane neUa « Flore de Virgile »
di Fée, l'unico fra i libri consimili che io conoscessi. Al nome
di ogni pianta è stata aggimita una piccola frase specifica de-'
sunta o dagli aggettivi o dagli usi di essa pianta accennati
nei versi di Vfrgilio, i quali sono poi trascritti letteralmente e
posti al disotto di ogni frase. Segue immediatamente la deter-
minazione della pianta stessa, o meglio la discussione di ogni
nome affacciato in diversi tempi dai diversi commentatori,
poiché il Dott. Pietro Bubani è stato preceduto in quest' ar-
ringo da molti altri « tra quali primeggiano Martyn, Schrank,
Retz, Sprengel, Fée, Paulet, WaJker-Amott, Viviani, Tenore,
BertolonL • La determinazione delle piante citate da Virgilio
come di quelle menzionate in tutti i libri degli antichi a co-
minciar dalla Bibbia, era qna volta un saggio di erudizione che
i Botanici si credevano quasi in obbligo di dare; conseguenza
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA 227
forse del bisogno di sfogare Feccesso di quel terribile latino,
tortura della nostra prima gioventù, tornato a vivere e lussu-
reggiare . neUa loro mente, per l'uso continuo che con tanto
vantaggio se ne feu^eva in Botanica. Oggi nessuno o quasi nes-
suno si occuperebbe di ciò e molto opportunamente il Dott.
Pietro Bubani avverte nella Prefazione come Egli gettasse que-
sta sua opera • trentanni fa nell'Esilio, allora quando era
» ancora nei primordi dei suoi studi botanici, e la ricompo-
• nesse quando Egli con gli altri onest' uomini e possidenti di
• Bagnaca vallo (principalmente) si trovava sequestrato dai
» ladri e dagli assassini se non entro le mura della sua casa,
» a un tiro di schioppo appena dalle porte del paese, e ciò
» per mesi e mesi • stato di cose al quale avrebbe provveduto
certamente il Barone Ricasoli « se avesse avuta la capacità e
• la forza di comprendere e di eseguire i consigli » che in due
lettere stampate nel 1867 a Lui, Ministro dell'interno, sugge-
riva il Dott. Pietro Bubani. Questa Flora Virgiliana è proprio
nata e cresciuta nell'amarezza e deve esser quindi particolar-
mente cara al suo Autore.
Con un tratto sublimemente cavalleresco Egli ne fa la dedica
a Leopoldo II di Toscana dal quale nel 1832-3-4 ebbe il per-
messo di studiare nella Biblioteca Palatina di Firenze. Nella
supposizione che ima scelta di piante dei Pirenei da Lui offerte
a quel Principe nel 1847 potesse parere « intaccata di secondo
fine e di simulato ossequio » rinnuova con questa dedica il suo
omaggio sicuro che nessuno metterà ora in dubbio la schiet-
tezza delle sue intenzioni. È un tratto di integrità di generosità
e di indipendenza che certamente non avrebbero molti il co-
raggio di imitare.
Io dovrei ora lasciare che altri meno profano di me si pro-
nunciasse con maggior sicurezza sul merito di questo libro,
se le lusinghe del deteriora seqttor non mi invitassero ad esporre
l'impressione che ne ho provata leggendolo. Per il mio modo
di giudicare la Flora Virgiliana del Dott. Pietro Bubani, com-
mende volissima per molti lati , inappuntabile per altri , lascia
a desiderare sulla scelta delle specie moderne proposte come
corrispondenti a quelle Virgiliane; è troppo basata sul fir-
miora tradentes: molte determinazioni, francamente, non mi
piacciono e invece mi sembra che ci manchino i nomi di
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228 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
certe specie che, ovvie anzi che no, corrisponderebbero assai
bene alla frase Virgiliana. Cercherò di giustificare, in qual-
che maniera, gli appunti che muovo al lavoro del Dott. Pietro
Bubani.
V Ampélodesmos tenax Link, il Saracchio comune, abbon-
dantissimo lungo il nostro littorale e anche lontano dal mare
(Car. PI. FI. tose. pag. 745), è pianta ricordata da Plinio e, ciò
che più importa, usata anche oggi segnatamente in Sicilia per
legare le viti (Parlai. FI. ital. Voi. I, pag. 43 3 465): il non ve-
derla rammentata fra i SaliXy il Vitex Agnus-castus j VEleagnus
angustifolia ecc. tirati fuori per spiegare gli Amerina .... lenta
reiinacula vitis mi fa maraviglia, molto più che col suo nome
generico di data antichissima indica con chiarezza l'uso al quale
era ed è ancora destinato.
La Genista humilis lenta mi pare che collo Spartium junceum
Linn., conosciuto volgarmente col nome di Ginestra anzi dai
più ritenuto come la vera Ginestra, sarebbe molto meglio spie-
gata che colla G. tinctoria^ umile è verissimo fra le Ginestre ma
fragile più che lenta, inteso del resto benissimo come corri-
spondente a « flessibile, pieghevole; » meglio assai che la G. tinc-
tona esso Spartium corrisponde all'epiteto lenta, e se non è
humilis fra le Ginestre, lo è certo rapporto alle piante, in com-
pagnia delle quali vive di preferenza abbondantissima nei
boschi.
V Etythronium Dens-Canis Linn. è per me il famoso Hya-
cinthus suavCj rubens, mollis, ferrugineus, languens: lascio al
Dott. Pietro Bubani la cura di qualificare questa mia maniera
di vedere intomo al significato deW Hyacinthus ^ dopoché non
sono riusciti a dame una soddisfacente interpetrazione tutti i
Santi Padri della Botanica; ma per questo non è meno vero
che la fioritura di questa Liliacea combini con quella delle
moUes Viól(B e che ad essa convengano tutte le caratteristi-
che Virgiliane compreso il ferrugineus della pagina inferiore
delle foglie, il languens del fiore rivolto in giù per la piega-
tura dello scapo, e comprese anche tanto le macchie delle
quali sono notati i pezzi del perigonio quanto quelle atro-
sanguinee della pagina superiore delle foglie e che spiegano
ad esuberanza le poetiche goccie del sangue di Ajace. Io
crederei che coW Enjthranium Dens-Canis sia bello e risoluto
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA
229
il famoso enimma di Virgilio Die quibus in terris imcripti no-
nUne Regum nascantur ftores.
Generalmente gli interpetri ritengono per Mala o i frutti
di qualche Pomacea o di qualche Amigdalea e talora anche
quelli che dotati di forma più o meno sferica ed eduli pre-
sentano con quei frutti, presi come tipi, qualche lontanissima
somiglianza: cosi hanno cercato di spiegare il Malum roscidum
colla Prunus spifiosa^ il Malum fdix colla Citrus Medica^ e il Ma-
lum aureum^ i Pomi d'oro delle Esperidi con alcuni dei quali
Ippomane vinse la bella Atalanta, accampando gli Aranci e le
Mele cotogne, che poi dice benissimo il Dott. Pietro Bubani
dovevano essere • zecchini di Venezia. » Anche per spiegare il
cana tenera lanugine Mala hanno cercato fra le Pesche le
Mele cotogne e le Albicocche il consueto frutto sferico ed edule.
Io non so vedere il bisogno di quella sfericità, e credo che i frutti
biancheggianti per tenera lanugine possano essere le giovani
Mandorle, i frutti cioè deW Amj/gdalus communis Linn., che
venduti nei nostri mercati col nome di « Càtere col pelo »
sono almeno per noi toscani e specialmente per le donne, una
vera e tradizionale ghiottoneria.
Non vo d'accordo nemmeno sulF interpetrazione del Sa-
bina, che deve essere precisamente VJuniperus Phoenicea, pianta
comune lungo il littorale e nei poggi vicini al mare di tutta
r Italia e conosciuto col nome di Sabina da tutti, meno che dai
Botanici. Qui faccio punto per non pregiudicare con qualche
avventatezza queste interpetrazioni , che se non m' inganno ,
sono abbastanza ragionevoli.
Si leggono poi con interesse nella Flora Virgiliana del
Dott. Pietro Bubani le notizie sulla crittogama dell' Uva non
ignota agli antichi, come si rileva da delle citazioni di alcuni
passi di Plinio, di Giovenale, e perfino del Profeta Amos (Gap. IV.
V. 9); e riescono piacevolissime le note aW Eruca, al Pàliurus
actdeatus e al Vaccinium.
È poi curioso l'osservare come su certe determinazioni non
sia caduta mai ombra di dubbio: in mezzo a tante • idee strane
inconsiderate, a tanti strafalcioni e solenni uscite > ora di que-
sto, ora di quel commentatore, l'Aglio la Cipolla la Zucca ec,
sono proprio l'Aglio, la Cipolla, e la Zucca ec. per tutti. L'uso
comune continuato di queste piante le ha rese cosi note a Vir-
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230 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
gilio come ai suoi chiosatori, fossero pure più botanici che let-
terati, più letterati che botanici, o possedessero del botanico
e del letterato in egual misura. Che se sul!' intendersi intorno a
certe specie Virgiliane si incontrano talora difficoltà insupera-
bili, la colpa è da attribuirsi naturalmente alla distanza enorme
della Botanica di allora da quella dei nostri giorni , come alla
incompleta notizia che Virgilio stesso doveva avere delle piante
che a volte veniva menzionando. Che Egli qualche volta dormi-
tabat seriamente lo attesta il rimprovero di sterilità lanciato al
Platano, che secondo lui avrebbe per innesto dovuto produrre
delle mele! cosa che anche al Dott. Pietro Bubani ha fatta
una penosa impressione.
E ora ho quasi rimorso di aver detto che il libro del Dott.
Pietro Bubani lascia a desiderare dal lato della precisione nel
determinare le piante Virgiliane, perchè se per es. in un lontano
avvenire prendesse a qualcuno il desiderio di conoscere esat-
tamente cosa fossero le t Fucacce • del Dott. Pietro Bubani
medesimo (Fucacee certamente) ricordate a pag. 16 della sua
Flora Virgiliana, credo che non riuscirebbe mai a dame una
spiegazione soddisfacente.
E. M.
FUNGHI SICILIANI. — Studii del prof. Giuseppe Inzenga, con
TAVOLE B FIGURE INTERCALATE NEL TESTO. -- CeNTDRU PRIMA. —
Palermo, Stabilimento Tipografico di Francesco Lao^ 1865-69;
in-é, , di 95 pagine con Vili iav. in litogr,
I funghi hanno una parte così importante nell'economia
domestica in Italia, che non fa meraviglia se molti sono stati
presso di noi i cultori della Micologia, specialmente sotto il
punto di vista igienico. Possediamo difatti un numero grande
di opere con figure destinate specialmente ad illustrare i fun-
ghi velenosi e mangerecci; alcune di esse sono buonissime ed
altre pessime, e si può dire che non abbiamo altro che l'im-
barazzo della scelta. Sarebbe stato quindi desiderio generale
che un autore nel pubblicare una nuova opera su di un ar-
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RIVISTA B1BLIO0EAPICA 231
gomento non nuovo, cercasse di eguagliare, e possibilmente
di superare ciò che è stato fatto di meglio antecedentemente;
ma per nostra disgrazia non è così e le opere sui funghi che
in questi ultimi tempi hanno visto la luce in Italia, son ben
lontane dall'accuratezza di quelle che pubblicarono molti anni
addietro Viviani e Vittadini, e gli autori di esse non han sa-
puto profittare nello studio dei funghi della via, che avevano
loro mostrato De Notaris e Cesati. Sia nell'opera sui funghi
del sig. Valenti * pubblicata Tanno scorso, sia in quella della
quale adesso diamo un cenno, si è assolutamente trascurata
la struttura degli organi della riproduzione, senza la cogni-
zione esatta dei quali non si può dire che un fungo sia suffi-
cientemente descritto. Meno questo difetto, che è grandissimo,
il libro del sig. Inzenga sarà utile perchè o bene o male ci fa
conoscere un buon numero di specie di funghi di cui s'igno-
rava resistenza in Sicilia, ci descrive diverse specie nuove
(delle quali però non sempre si potrebbe garantire la bontà) ed
infine dà delle figure, che se alcune volte lasciano qualche
cosa a desiderare, ci fanno però ben riconoscere ciò che l'au-
tore ha voluto descrivere. Vogliamo sperare che nei prossimi
studii del sig. Inzenga, le parti della fruttificazione non sa-
ranno trascurate, e che i Basidi, gli Aschi e le Spore sufficien-
temente ingrandite, saranno rappresentate accanto alla figura
dell'assieme. Assicuriamo l'autore che al dì d' oggi una figura
come quella, p. es., della Peziza rutilans^ Tav. VDI, f. HI, non
ha nessun valore e non può servire a caratterizzare la spece.
Le specie nuove del sig. Inzenga sono le seguenti:
Hydnum Notarisii — Agaricus Gnssonii — A, Bertolonii —
A. Nehrodensis — A. citri — A. GeméUari ~ Póh/porus Todari.
Le figure rappresentano:
Hydnum Notarisii — Agaricus Gussonii — - A. Bertolonii —
PcHyporus Lizengte — Ag. virosus — Ag. àtri — Poliporus To-
dari — Hdvella panormitana — Ag. ostreatus — Ag. ostreaius
nigripes — Hydnum compactum — H. crispum — - Ag. OeméUari
— Ag. véluiinus ~ Peziza rutUans.
* Valenti-Skbtni. Dei fangHi sospetti e velenosi del territorio di Siena.
Torino, Ut. Giordano e Salussólia, 1868.
Digitized by VrrOOQlC .
232 RIVISTA BIBIiIOORAPICA
Ecco infine V enumerazione delle specie descritte o citate
e che disponiamo presso a poco in ordine sistematico per
presentarle sotto un'aspetto più comprensivo:
Basidioxiobtl
Coprinus comatos. MHU.
» coQgregatus. BvM.
> ovatus Schaeff,
> ephemeroB BM.
> picaceus BuU.
» fimetariu9 L.
AgariouB Gossonii Inz,
» Bertolonii Inz^
» virosas Vitt.
* Eryngi DC.
» opantiffi DB.
» nebrodensiB Inz.
» melleus VM.
> neapolitanas Pere.
» TÌrgineas Wtdf.
» oampeetris Linn.
> olearius DC,
» piopparello Viv,
9 conicus Scop,
» citri Inz.
» palmarom Brig.
» specioeos Fries.
» yaporarios Krombi.
» fastigiatus Schaeff.
» emeticus Schaeff.
» excoriatas Schaeff,
» dÌBseminatus Pera.
» ostreatuB Jacq.
> » nigripes. Inz.
» strobiliformis Vitt.
» arvensis. Schaeff.
» variabilis Pere.
» infondiboliformìs Schaeff.
» ' papilionaceus BuU.
* Yolvaceas BM.
» Aegerita Fr.
> punioeus Fr.
» coTonillos BuM.
> oemaos Wahi.
> yelatipes Curt.
Agarious ulmarioB BuU
« laccatos, var. Seop.
> galericulatus Scop.
> Gemellarii Inz.
vaginatus BuM,
» moUis Schaeff.
» yelutinos Pers.
I«actaria8 insalsus Fr.
> camphoratus Butt.
Marasmius androsaceus Fr.
» scorodonius Fr.
Cantharellus moBcigenos Fr.
» cibarìns Fr.
Schizophyllum commone Fr.
Hydnum Notarifiii Inz.
» Erinaceus Bull.
» compactum Pers.
» crispum Sco/eff.
» coralloides Scop.
Boletus fragrans Vitt.
» subtomentosos L.
» larìdns Schaeff.
» sangoinens Wi4h.
PolyporuB vereicolor L.
» concbatos Pers.
:> hispiduB BuU.
» InzengsB DNtr.
« squamoeas Hdf.
» ignarios L.
» Todari Ine.
» fomentarius L.
Clavaria amethystina Btdl.
> cristata Pers.
» pratetuÌB Pers.
Fhalias impndicns L.
dathroB cancelIatoB L.
Nidularia crucibulum Fr.
» campanulata Fr.
Melanogaster ambigaoB Tul.
FolyBaccum craasipes DC.
Oeaster hjgrometricas Pers.
Scleroderma viilgare Fr.
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RIVISTA BIBUOORAFICA
233
Tulostoma mammosum Fr.
l«70operdon Bovìsta L.
» gemmatam BoAaeh,
» pyriforme Bchaeff.
AdCOMIOITL
QeogloBBam hirsutom Pen.
Hélvella crispa JV.
» lacunosa Afx.
» panormitana Int,
Morchella esoiilenta Pers.
Feiiaa acetabulmn Lmn.
* yiolacea Fera.
» cerea Sow,
» cochleata Huds,
^ rutilans Fr.
ampliata Fera»
» hemiapsBrica Wigg.
» fractigena Bufi,
Terfetda Leonis TvH,
0. B.
LICHENOTHECA VENETA. — Licheiti raccolti nelle Provincie
VENETE E PUBBLICATI IN ESEXPLARI DISSECCATI DAL CONTE VlTTORE
Trevisan. Serie 1. — Volume 1. ( Faswcoli I-II). BassanOy
T^po-calcografia Sante Fozxato. Aprile 1869. Prezzo: L. 20.
Lo studio dei Licheni sembra sia stato sempre particolar-
mente prediletto dai Botanici Italiani, che con opere e colle-
zioni di esemplari in natura hanno in ogni tempo contribuito
grandemente alla cognizione esatta delle nostre specie. La Li-
chenotheca veneta del sig. Trevisan viene adesso ad aggiun-
gersi alle numerose pubblicazioni di simil genere, quali son
quelle di Massalongk), di Anzi e dell' Erbario Crittogamico
Italiano, e sembra che per ogni rapporto non sarà inferiore
ad esse, per l'esattezza della' determinazione, per la bel-
lezza degli esemplari e l' eleganza della edizione. Il formato è
in quarto, gli esemplari sono incollati su forte carta bianca,
sono provvisti di una etichetta stampata, che oltre al nome ed
alla sinonimia, porta spesso delle interessanti osservazioni e
note critiche. I varii fogli sono sciolti e riuniti dentro una car-
tella comune di cartone.
Ecco l'enumerazione delle specie riunite nel primo volume
contenente 78 numeri:
Epistictum (Endocarpon),
miniatum Ehrh. a ambilìcatum.
» var. coBoplicatam Trevie.
3. . . . > var. imbrìcatam Trevis,
4 > var. decipiens Trevia.
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234
RIVISTA BIBLIOGRÀFICA
DSBMATOOARPON.
5. . . . trapeziforme (Sehrad.) Trevis,
6. . . . rufesceoB Th, Fries.
7 saxoram (ChaiUet) Trevis.
Placodiopsis.
8. . . . GrappsB Béltram.
Pertdsaru.
9. . . . Wulfenii De Cand.
10. . . . commonis De Cand.
11. . . . » var. varìolosa f. plana Schaer,
12. . . . > lejoplaca Schaer.
13 » Massalongiana Bdtratn.
DncBLiEyA.
14. . . . obscora JVor man var cycloselis Trevis,
15. . . . adglutinata Trevis. var. obsolescens.
Baqluittoa (Verrucaria).
16. . . . Spliinctrìna Kórb.
Ptbenula.
17. . . . nitida Ach.
18. . . . coryli Mass.
19. . . . circumfusa (Nyl) Trevis.
Leoanobà.
20. . . . c8B8Ìo-alba var. dispersa Kórh.
B6RRN0EBIA.
21. . . . poljspora Trevis.
22.... oxjdata Trevis.
Thelosohistes.
23. . . . chalybfiBus (Fries) Trevis.
24. . . . pusillus var. euphorus (Mass) Trevis.
Spbbmatodidm. /
25. . . . Parolinii Trevis.
26. . . . e^ìderimóìa (Verrucaria Ach.) Trevis.
27. . , . arenarium Trevis. {Thdidium epipo-
laum Mass).
28. . . . Sprucei Trevis. (Thd. pyrenophorum
Mass.)
29. . . . malitiosum Trevis. fraxinicolom.
30. . . . » yar. castaneee Trevis.
31. . . . » yar. pancinam2Vet7t«.acericolum.
32. . . . » yar. mali Trevis.
Pybenodesmu.
33. . . . intercedens Trevis.
Plaoodium.
34 albescens De Cand. calcicolnm.
35. . . . radiosmn De Cand.
36. . . . saxicola Ach.
Lejophl(xa.
37.
. . punctiformis Chay.
38.
... * oi forma rufidula.
39.
. . . » yar. orbicularis.
40.
. . . stigmatella yar. lactea Tnww.
41.
.. » yar. elabena Trevis.
42,
... » var. albida Trevis.
43.
, . . cinereo-pruinosa var. pinicola Trevis,
Pabmelia.
44.
. . olivacea Ach.
45.
.. » var. pannosa Bdtram.
46.
. . dubia Schaer.
47.
. . conapersa var. stenophjlla Ath.
48.
. . » var. isidiophora Adt.
TOMASBLLIA.
49.
. . arthonioides Mass.
Spermatodium.
50..
. . malitiosom var. pancinmn Trevis. ca-
stanesecolom.
51.
. . tremulflB Trevis.
52..
. . cerasi Trevis.
53..
. . cinerascens Trevis.
Arthonia.
54..
. . ectropoma (Mass.) Trevis.
Spermatodium.
55..
. . affine Trevis.
AORORIXIS.
50..
. . actinostoma Trevis. trachyticola.
AORORIXIS.
57..
. . actinostoma var. tectoram Trevis.
BUTORA.
58..
. . ambigua Mass.
59..
. . vemalis Th. Fries.
60..
. . exigua Fries.
61..
. . rupestris Ach.
62..
. . » var. calva Babenh.
63..
. . 9 var. rofescens Babenh.
64..
. . Ehrhartiana Mass.
Zeora.
65..
. . macolaeformis Trevis.
DlPHBATORA.
66..
.. toncensis (Hepp) Trevis.
SP0R0BLA8TIA.
67..
. . cyrteUa Trevis.
68..
. . sphfiBroides (Sommerf.) Trevis.
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA
235
Bacidia.
69. . . . fdsco-mbella Trevis. var. propinqua.
70. . . . carneola De Noi.
71 Tosella De Nat, %
Anaptychia.
72. . . . ciliaris Korb.
Theloscistes.
73 callopiamus (Ach.) Trevis.
Omphalaria.
74 Girardi Dur. et Mont.
Lobabia.
75. . . . pulmonarìa Hoffm,
76 macrophylla (Ddis.) Trevis. *
77 platyphylla (Mass,) Trevis. *
78 variabilifl (Ach). Trevis. *
0. ]
* Queste nltiine tre specie secate con aste
sono deir Isola di Manrìtios.
BELLA STORIA E LETTERATURA della Flora veneta, som-
MARIO DI P. A. Sacoardo. — Milano (Valentiner e Mues) 1869.
— Un voi. in-S., 208 pag.
Un'opera simile a quella che adesso ci offre il sig. Sac-
cardo, si desidererebbe per ogni singola provincia d'Italia e
servirebbe a darci un'idea esatta della nostra letteratura bota-
nica. L'autore in questo volume presenta per ordine cronolo-
gico, cominciando dal secolo XVI fino ai nostri giorni, una
succinta biografia di circa 120 Botanici che con le loro ricer-
che ed i loro scritti hanno contribuito alla cognizione esatta
della Flora veneta ed alla sua illustrazione. Le opere citate
sono 254. Sarebbe molto a desiderarsi che il signor Saccardo
trovasse presto imitatori in altre parti d'Italia, e fra tutti si
contribuisse alla compilazione di un completo Thesaurus bo-
tanici^ italiano, che contenesse, non semplicemente quel che
è stato scritto dai Botanici italiani sulla Flom patria, ma bensì
l'intiera enumerazione di tutti i lavori fatti -su di ogni ramo
della Botanica in Italia, sparsi in tanti Atti di Accademie e
Giornali spesso d'interesse tutt' altro che scentifico.
0. B.
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236 RIVISTA BIBLIOOBAFICA
DI DUE NUOVI GENERI DI PIANTE FOSSILI. - Nota
DBL PROFESSORE ROBERTO DE VlSIANI. — ( Podova :^ COI tipi di
a. B. Bandi, 1869).
In questa piccola nota il prof. R. De Visiani descrive bre-
vemente due piante fossili appartenenti a due generi nuovi,
mentre riserba ad altro tempo la più diffusa illustrazione delle
medesime; esse furono trovate nella provincia di Vicenza,
lungo il torrente Chiavon, nel luogo detto Sostiezo^ località già
classica per le ricerche del dott. Massalongo e per gli esem-
plari straordinarii di intiere Palme fossili che vi furono dis-
sotterrate.
Riproduciamo con le parole stesse dell'Autore queste due
descrizioni :
L' una di queste piante rappresenta e ricorda di primo
tratto una foglia d' Agave, di cui tiene la forma ed il porta-
mento, specialmente di quelle specie di detto genere, che hanno
foglie intere ed inermi. Due esemplari ne serbo, e di ognuno
son due le impronte. Ambedue hanno forma lanceolata, mar-
gine liscio, apice attenuato ma non acuto, forse perchè spim-
tato, e mostrano indizii della carnosità del tessuto di cui erano
fatte; locchè specialmente si riconosce dalla profondità dell'in-
cavo che presentano nella larga e rotonda base con cui si
abbracciavano. — Per tutta la lor lunghezza sono segnate di
strie o nervetti leggermente rilevati, numerosi, paralleli e
frequenti. Hanno la lunghezza massima di m. 1. cent. 12: son
larghe alla base cent. 14, alla metà cent. 8.
Su queste può fondarsi un nuovo genere di piante mono-
cotiledoni fossili della famiglia delle Asfodelee, il quale per la
somiglianza grandissima di dette impronte colle Agave viventi,
dee, secondo le norme adottate già dalla scienza, chiamarsi,
e caratterizzarsi nel seguente modo:
AGAVITES. Vis.
Char. Folla elongata late lanceolata crassa, e basi excavata
amplexicauli plana, margine integra, apice attenuata obtusiu-
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RIVISTA BIBUOORAFICA 237
scula, undique striis tenuibus parallelis numerosis conformibus
longitudinalibus lineata.
Sp. Agavites prisca Vis.
Hab. in calcareo tertiario secus fluentom Chiavon loca Sùsiiuo nuncu-
pato^ in prov. Vicetina.
L'altro fossile da pubblicarsi, e che non è semplicemente
un'impronta, conservando traccio cospicue della sostanza di
cui componevasi, è un tronco cilindrico, alto metri 1,74, grosso
cent, dai 7 agli 8, inegualmente rugoso, ma senza segni visibili
di cicatrici di foglie, delle quali porta in cima un. gruppo di
venticinque e più, fittamente embriciate. Sono esse carnose,
di forma lineare-lanceolata, larghe alla base mill. 14,20, lunghe
al più cent. 35, ma ne manca la metà superiore, sono un
poco incavate inferiormente, piane superiormente, dove im-
provvisamente si assottigliano in punta acuta; segnate per
tutta la loro lunghezza di strie o linee appena visibili, armate
nel margine di denti spinosi acuti e qua^i triangolari. — La
grande rassomiglianza di questo fossile con alcune specie d'Aloe
viventi, e specialmente coìV Aloe arborescens Mill. del Capo di
buona Speranza, mi persuasero a riportarlo al genere di esse,
le quali tra le piante fossili non avevano ancora avuto un tipo
che le rappresentasse. Tal nuovo genere si chiamerebbe :
ALOITES Vis.
Char, Folia elongata lineari-lanceolata acuta, carnosa, im-
bricate conferta, e basi concava amplexicauli plana, obsolete
striata, margine dentato-spinosa. Truncus arborens simplex
cylindricus, irregulariter rugosus, cicatricibus foliorum indi-
stinctis.
Sp. Aloites italica Vis.
Hab. cum prsecedente.
Questi due fossili arricchiscono la Flora terziaria del mondo
antico di due generi che finor le mancavano,
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238 RIVISTA BIBLIOG^FICA
COMPENDIO BELLA FLORA ITALIANA compilato pee cura
db' professori V. Cesati, G. Passerini e G. Gibelli, cok uk
ATLANTE DI CIRCA 80 TAVOLE ESEGUITE SOPRA DISEGNI TRATTI DAL
VERO PER OPERA DEL PROF. G. GiBELLi. — Milano (Fr. Val-
lardi) Fase. IV^ 1869.
Nei precedenti bullettini bibliografici abbiamo di già an-
nunziato questa importante pubblicazione, di cui però noi non
sappiamo ammirare il formato in-4.'', scelto solo per adattarsi
all'esigenze dell'editore. Auguriamo lena sufficiente ai distinti
autori perchè questo lavoro, certamente non lieve, venga pre-
sto condotto a termine, e possiamo contare una Flora ita-
liana di più, destinata a farci conoscere, con la minor fatica
e la minor perdita di tempo possibile, le piante italiane. Ci
dispiace però vedere che ad onta di tutto ciò rimarrà sem-
pre il vuoto grande che si tentava di riempire con questa
pubblicazione, ed una Synopsis tascàbile della Flora italiana
è sempre, e speriamo che nonio sia per lungo tempo ancora,
un pio desiderio. — Il quarto fascicolo termina le Graminaceae
e comincia le Cyperaceae, che lascia in tronco. Seguono le
tavole X, XI e XII contenenti le analisi di 33 specie di Gra-
minaceae e Cyperaceae appartenenti a tanti generi differenti.
O. B.
FLOBA VESUVIANA o Catalogo ragionato delle plante del
Vesuvio, confrontate con. quelle dell'Isola di Capri ed altri
LUOGHI circostanti. MsMORLà DI G. A. PASQUALE. — NopoH, 1869.
A chiunque fra noi consideri lo stato florido degli studi
botanici in altri paesi principali di Europa — Germania, In-
ghilterra, Francia - sorge spontaneo nell'animo il confronto
con il languore loro in Italia. Qui pochi i cultori della scienza,
scarsi i mezzi di studio di cui possano disporre, inceppata la
loro attività da prepotenti ostacoli. Né indizi vi sono che val-
gano a confortare per la speranza di un avvenire migliore.
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BIVISTA BIBLIOGRAFICA 239
Noi vediamo scarso e difettoso l'insegnamento elementare
della botanica per mancanza troppo frequente delle necessarie
cognizioni in chi ha affidato l'incarico, e per difetto eziandio
di buoni trattati elementari, dimesso e confuso l'insegnamento
universitario per la poca o ninna preparazione degli studenti,
e per l'insufficienza degli insegnanti di fronte allo scopo mol-
teplice che devono raggiungere; pochi i giovani tirati ad una
carriera ingrata; povera infine e troppo al disotto del bisogno
la suppellettile scientifica richiesta per gli studi maggiori in
libri, strumenti, collezioni di piante vive e secche, mezzi di
pubblicazione, causa principale la scarsezza degli assegni con
avara mano dati alle biblioteche, agli orti botanici, a' laboratori
per le necessità del loro mantenimento ed incremento. Né a
tali mancanze supplisce in questo paese, come in Svizzera
o negli Stati Uniti di America, l'iniziativa dei privati, alieni
troppo essendo, meno rare eccezioni, per educazione e antico
vezzo dal darsi agli studi o favorirli efficacemente.
Tanto più toma ad onore — diciamolo pure — dei pochi
animosi la lotta che in Italia sostengono per fare progredire
la scienza loro in mezzo a condizioni si contrarie , e per tenere
dietro a quanto altrove si opera a prò di essa, portando alla
massa comune lavori buoni ed utili. Se per sventura alcuni
rami della botanica, cosi la fisiologia o l'istologia, sono pres-
soché lettera morta in Italia; se altri come la morfologia o
l'organogenia non sono ancora curati come dovrebbero essere;
alcuni altri ve ne sono pure cui non mancano assidui e valenti
cultori, come per esempio la fitografia, che liberatasi dalle pa-
stoie della scuola neolinneana, ha raggiunto anche presso noi
la finezza d'analisi e tende alle larghe vedute sintetiche in essa
richieste dalla scienza nìodema.
Altro ramo in progresso é certamente la geografia botanica.
Vi fii tempo che qui, come altrove, per geografia botanica
s'intendeva un discorso qualunque sulla flora di un tratto di
paese, dove con periodi di ricca colorazione si tirava da ima
parte al pittorico, mentre dall'altra vi si intercalavano aride
liste di piante, tavole meteorologiche e cose simili, senza nesso
fra loro, senza esame logico di cause ed eflfetti in un cumulo
di fatti confusamente riuniti. Adesso tali vere ciarle botaniche
— bavardage botanique come ben disse un illustre contemporaneo
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240 BIVI8TA BXBUOOSAFICA
— non si vogliono più , e invece richiedonsi in geografia bota-
nica come in qualunque altra branca delle scienze naturali os-
servazioni precise, analizzate con cura, e paragonate con criterio
per dare luogo a deduzioni che la ragione possa approvare.
Informata a tali retti principii è la monografia botanica
del Vesuvio offertaci dal professore Pasquale. La sostanza del
suo lavoro sta in un elenco metodico delle piante che su quel
monte rinomato trovansi o spontanee o coltivate, senza descri-
zioni ma con quel corredo di citazioni di autori e di figure
nonché di note critiche bastevole a precisare la determinazione
delle specie nella più parte dei casi. In nota altro elenco più
compendioso delle piante dell'isola di Capri mette in conflx>nto
le due flore.
In una breve introduzione l'Autore discorre delle cose
generali relative al soggetto da lui preso ad esame. L' area nella
quale circoscrive la flora del Vesuvio è di circa 120 chilometri
quadrati, al di 'cui centro sorge il cratere del vulcano alto
1220 metri sul mare. U suolo composto di lave, scorie, ceneri
e lapilli variamente scomposte e mescolate, ora è sabbioso, ora
sassoso o roccioso, e di natura silicea con forte proporzione di
soda e potassa. La vegetazione che lo ricuopre è di prati e
pascoli, di macchie, e di boschi di castagni, querele, carpini ec,
con coltivazioni varie di orti e vigne. L'Autore si prova a
distinguervi zone diverse di vegetazione secondo la varia al-
tezza sul monte, ma facilmente si vede che sono piuttosto
diversità di stazioni; né invero poteva essere altrimenti,
perché se l' altezza assoluta del monte é tale da permettere
una differenza fra la flora della base e della cima ove fosse
posto lontano dal mare, la sua prossimità a questo e l'essere
sottoposto alla sua influenza eguagliatrice basta a fare sparire
qualunque differenza. Solo nella cima dell' antico vulcano o monte
Somnla stanno con la Botola bianca altre pochissime specie a dare
cenno di una particolare regione boianica diversa dal restante
della flora vesuviana. Il numero totale delle specie enumerate
dall'Autore fra fanerogame e crittogame è 934; nessuna delle
quali propria assolutamente al Vesuvio.
A 24 miglia a mezzogiorno del Vesuvio sorge l'isola di
Capri, che con un'area di soli 10 chilometri quadrati e mon-
tuosità non maggiori di 618 metri, conta 799 specie di piante,
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RIVISTA BIBLIO0RAFICA 241
ossia soltanto un sesto circa in menò del Vesuvio stesso. La
qual cosa ci sembra possa spiegarsi per doppia ragione, per
la proporzione sempre maggiore delle specie nelle aree ri-
strette paragonate ad aree più estese appartenenti ad una
medesima regione botanica, e per la ricchezza maggiore
della flora dei terreni calcarei rispetto ai silicei: poiché Capri
è costituita tutta da roccia calcare. E qui se non erriamo è
il punto di maggiore interesse del lavoro del professore Pa-
squale; o per meglio dire sarebbe stato, se l'Autore avesse
voluto trattarlo con i debiti particolari, ponendo a confronto
rigoroso fra di loro le due flore, del terreno calcareo e del
vulcanico, per mostrare quali sono le piante comuni ad en-
trambi, quali proprie a ciascuno, sceverando poi da queste
le specie che sono proprie ad una delle due flore per ragioni
indipendenti dalla natura del terreno, per vedere infme se e
quali sieno quelle specie la di cui distribuzione geografica si
potesse connettere all'indicata causa. Duole invero che invece
di entrare nell'esame di quell'argomento importantissimo,
l'Autore se ne ritragga con un articoletto breve e del tutto in-
sufficiente; indotto forse a ciò dalla persuasione, che « oggi —
come egli dice — in fitologia ed agronomia è stabilito che la
costituzione fisica e meccanica del terreno ha maggiore in-
fluenza sulla vegetazione che la chimica composizione: • della
quale opinione siamo noi pure, ma è tutt' altro che accettata
come assioma in geografia botanica, ed interessava somma-
mente avvalorarla con nuove prove somministrate dallo stu-
dio della flora napoletana.
Comùnque siasi di ciò, con il suo saggio monografico il
professore Pasquale ha apprestato materiali di valore per la
trattazione di quell'argomento ed altri di geografìa botanica,
ha illustrato la flora di luoghi rinomati per antica fama, e per
tal modo reso certamente un servizio alla scienza.
T. C.
Nuovo Giom. Bot, Hai. 1&
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242 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
LA FECONDAZIONE dei fiori ermafroditi del prof. Gaetano
Cantoni. — (Atti Soc, itàl Se. nat. — Voi XT, Fase. IV, —
Aprile 1869 y pag. 898).
È una breve esposizione di alcuni fatti coi quali il Prof. Can-
toni cerca di sostenere la impollinazione interna dei fiori del
grano contro la sentenza del sig. Federigo Delpino il quale in
una nota al suo scritto « Ulteriori osservazioni e considerazioni
sulla Dicogamia nel regno vegetale » , dichiarandola contraria
ai fatti svelati dalla Dicogamia, la riteneva come un errore da
combattersi ogni volta che se ne prestasse l'occasione « per-
» che un errore propagato in una scenza applicata, massime
• se questa sia T agricoltura, può portare con se detrimento
» non lieve alla ricchezza pubblica. •
La facilità delle ibridazioni nelle piante a fiori unisessuali
e la costanza dei caratteri nelle diverse generazioni di piante
a fiori ermafroditi, fra le quali il grano colle sue varietà, sem-
brano al Prof. Cantoni argomenti abbastanza buoni per giu-
stificare quella sua maniera di vedere sull' impollinazione
del grano. Riguardo poi ai danni delle piogge se, come egli
asserisce, i grani belli per bontà di terreno o per effetto di
buona concimazione temono pochissimo le piogge durante
la fioritura, se per il drenaggio si rende uniformemente ma-
tura tutta la spiga dei grani in Inghilterra dove piove almeno
una volta ogni due giorni, e se per giunta la pratica sugge-
risce al Prof. Cantoni anche dei rimedi, come una buona con-
cimazione con polvere d'ossa contro i danni delle piogge, i
timori di detrimento non lieve al pubblico erario, se non si
accetti l'opinione dell' impollinazione estema, mi sembrano
esagerati.
In tutti i casi può benissimo ammettersi che la stagione
piovosa danneggi la fioritura del grano più per l' alterazione
dei rapporti di temperatura e di umidità fra il teireno e V aria,
che per il solo trascinamento a terra dei grani pollinici come
sembra creda il signor Delpino, ma è molto probabile che
l'impollinazione sia realmente estema e che i danni che il
grano può temere dalle piogge durante la sua fioritura deb-
bano ripetersi da tutte queste cause unite insieme.
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RIVISTA BIBUOGRAFICA 243
Ciomunque sia di ciò ci permettiamo di fare osservare ai
due preopinanti che, se non si deve pretendere dagli Agronomi
una fede ceca in tutti i dogmi della Dicogamia che contano an-
cora qualche eretico anche nel campo della Botanica, dall'altro
canto non si dovrebbe, nemmeno per celia, escludere l'utilità di
certe ricerche se a dispetto di tutto ciò che se ne pensi « il
grano seguiterà a fiorire come vuole e la pioggia a cadere
quando vuole * come dice assai vivacemente il Prof. Cantoni.
E. M.
CENNI ISTOLOGICI sxsh seme del Solamum Ltcopebsicum pei dot-
tori A. Garbiglietti e A. Moriggia iAtii della Società Italiana
di Scienze Naturali di MUano. Voi VI^ pag. 884-897^ Tav. Xl).
Ci dispiace di dover confessare che in cotesto scritto, quan-
tunque sembri botanico, non ci abbiamo capito nulla. Ripor-
tiamo il primo periodo perchè, per timore di esserci ingannati,
i lettori possano giudicare da loro stessi:
« Diremo dapprima come fummo condotti a portare le
5 nostre ricerche sopra questo campo particolare di anatomia
i e fisiologia vegetale. La breve storia che andiamo a pre-
^ mettere, insieme alla descrizione del seme che ne fa se-
• guito, mostra ad evidenza quanto si tocchino da vicino le
• primordiali origini delle due propaggini in cui sta diviso il
' regno organico: la vegetale e V animale. •
Lo studio del seme del Solanum Lycopersicum è fatto con
un linguaggio tutto particolare e cosi poco scentifico, che non
ci crediamo in obbligo di doverci sforzare a capire ciò che gli
autori han voluto dire. Sembra • la caricatura di un lavoro
serio che farebbe tutta la sua figura in un giornale imioristico.
0. B.
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m
244 BIVI6TA BlBLlOOBilFICA
SU DI ALCUNE PIANTE da pochi anni natuealkzatb nella
PEOviNciA DI Napoli. — Nota letta M" Accademia Pontaniana
nella tornata del 9 agosto 1869, dal socio G. A. Pasquale.
Jn questo breve scritto il prof. Pasquale rammenta che
per le nuove scoperte che si sono andate facendo sulla Flora
dei contorni di Napoli e per il progresso accaduto nella scenza
in questi ultimi anni sarebbe necessaria una nuova Flora dei
contorni di Napoli. Per contribuire intanto a cotesta opera, il
sig. Pasquale ci fa conoscere le seguenti piante come di re-
cente comparse o naturalizzate. Esse sono il Trachelium ccsrur
leutn, la Senebiera didyma^ che sembra sia stata introdotta dopo
che furono costruite le strade ferrate, in vicinanza delle quali
quaisi sempre cresce; V Oxalis cernua , il Cestrum Par qui, il So-
larium bonariense^ la Scahiosa eretica var. himettia^ V Atlantus
glandulosus, il Pinus Pinea, il Ricinus communis e VAmaranius
sanguineus. — L'autore si dispensa di parlare della Flora (iei
Parchi perchè alcune delle specie che in essi si sono natura-
lizzate non ne hanno ancora varcato i confini.
• O. B.
L* INVERNATA BEL 1669 bd i suoi bffbtti sulla vBeBTAZiONE.
OSSBBVAZIONI DEL DoTT. NlCOLA TeRBACOIANO DiBXTTOBB DEL
GiABDiNO Rbale di Casbbta. — Coscrta (&. Nobile e C.) 1869,
Dopo un breve cenno dei singolari fenomeni metereologid,
come sabbia caduta mista a neve, venti impetussissimi, scosse
di terremoto, grandine, piogge più copiose che d'ordinario ec ,
fenomeni ohe tutti ebbero luogo nel territorio di Caserta nello
scorso inverno, riusctto straordinariamente freddo in quasi tutte
le Provincie del mezzogiorno, è dato in questo scritto un reso-
conto dei danni più rimarchevoli che ebbero a soflfrime moltis-
sime piante così indigene come esotiche, tanto erbacee che
arboree. Le civaie, e più particolarmente le fave in fiore
furono quasi affatto perdute, gli alberi tardarono da 10-12
giorni la messa delle foglie , nei gelsi il ritardo fu anche mag-
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BIVISTA BIBLIOGRAFICA 245
glore, gli agrumi furono grandemente danneggiati, specialmente
nei luoghi poco riparati dal vento: soli i cereali profittarono
della bassa temperatura (5**, 74 temper. media del Gennaio)
per fare il buon cesto. Fra le piante esotiche coltivate fin dalla
loro introduzione all'aria libera, soffrirono molto, sia perdendo
la fronda, sia le punte dei rami YEucalypius robusta — E. pio-
bulus — E. salicifolia — E. densiflora — Mdàleuea ericafolia —
M. tomentosa — M. densa — Pomaderris aspera — Cestrum anri^
culatum — Pittosporum hracteatum — Solamim fragrans — S.
aurictdatum — Eleagnus argentea — Bosea Yervamora — Escah
Ionia crenata — E. floribunda — Agapanthus umbellatus — Cym-
bopogon schoenanthus — JusUcia Adhatoda — - Casuarina siiberosa —
— Diosma ericoides —- Acacia lophantha — Bex paragtmiensis
— Cdastrus lucidus — Cassia Fiéldii — Polygala variabilis —
Salma fulgens — S. aurea — Bussèlia jiificea — Plumbago eapensis:
il Pelargonium sonale poi per quanto diffuso e comunissimo
ovunque, moriva aifatto. Morirono pure VAmida Zf/gomeris —
la Jambosa australis — Plectronia ventosa -- Aralia umbellifera
— Buranta EUisia — D. Plumierii — D. Mutisii — Boijena
lucida — Acacia filicina — CcLSsine MauVoceyxia — Ligustrum ne-
palense — Lopezia hirsuta — Baccharis Tèàlimifolia — Verbesine
erocata — Cestrum aurdntiacum — Habrothamnus Schottii — Brexia
chrysophtflla — Mrfoporum Icetum — Buddleja madagascariensis —
CaUicarpa tomentosa — Bignonia eapensis — ttcus elastica — F.
laurifolia — Murraja exoUca — Psidium pomiferum — P. pyri-
ferum — Paratropia ventdosa — Calothamrms Gnssoni — P*j/^
larthron Bojeranum — ffeonta hirtéUa — Héliofropium peruvianum
— Draccena brasiliensis — Cordyline vivipara — Hélieonia psii-
tacorum — Cra^swZa arborescens — C ?actea — Raphis flabéUi-
formis — Rochea perfoliata — Echeeeria grandiflora — J.Z06 glauca
— Kkinia neriifolia. Alcune persero fusti e rami ma rimisero '
dalle radici; esse sono la Cordyline reflexa ~ Sparmannia africana
— Siphocampylus canus — 8. Warcewicssii — S. bicdor — Cra55f*?a
Coiyledonis — ^Zoe mitrceformis — J[. barbadensis — -1. neglecta
— J.. womZam — Gretvia orientalis — Malvamscus mollis —
Habroihamnus magnificus — j3. HoutUi — H. tomentosus —
Strelitzia Regina. In fine vengono ricordate quelle che perdet-
tero solamente parte o la totalità dd rami e che si riducono
al lìcus pergamena — F. rubiginosa — Orewia opposiUfÓUa —
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/
246 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Habrotharmms elegans — Justicia carnea h. superba *~ Fsidium
montanum — Bougainvillea spectabilis.
In conclusione gli effetti del freddo sulla vegetazione furono
più tristi nella scorsa invernata che in quella del 1864, perchè
quantunque quella ancora fosse una stagione d* un' inclemenza
non comune, pure fu sopportata abbastanza bene da molle
piante che in quest'anno doverono o soccombere o rimanere
assai danneggiate.
E. M.
CENNO INTORNO A CERTE PIANTE da selva cedua ed m par-
ticolare DELLA Robinia Pseudacacta Link., del Prof. Nicola
Terracciano. — Caserta, Tip, G, Nobile e C, 1869.
Contiene una dettagliata descrizione dell'Acacia comune
(Bóbinia Pseudacacia Linn.) e molte particolarità intorno
alla maniera più utile per riprodurla, ai terreni nei quali
può venir bene, ed at grandi vantaggi che essa offrirebbe
quando ne venisse praticata la cultura per coprire a bosco
ceduo le moltissime località brulle aftatto dell'Italia tutta
quanta. Essa viene benissimo nei luoghi argilloso-ghiaiosi e
negli spacchi delle roccie; essa fornisce all'industria un legno
capace di pulimento e inattaccabile ai tarli, che usato per far
fuoco arde benissimo anche se sia verde, che adoperato nelle
costruzioni idrauliche gareggia colla querce: essa infine può
essere impiegata come foraggio , e le vacche, le capre ec, che
ne sono avidissime producono per essa un latte più abbon-
dante e migliore di qualità.
Il Prof. Terracciano indica ancora le norme per ben te-
nere un bosco di Acacie, e prega il Comizio agrario di Caserta
a dare opera per promuovere un generale rimboscamento va-
lendosi della Robinia come del Leccio, del Castagno e del Fras-
sino; e noi facciamo voti perchè tutti i Comizi agrari facciano
tesoro dei savi suggerimenti del Prof. Terracciano, poiché tutte
le province italiane hanno chi più chi meno delle estensioni
affatto scoperte e che non potrebbero mai dare utili ftiaggiori
di quelli che si possono avere coltivandovi l'Acacia.
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA 2
L'idea di questa cultura non è nuova, e mi ricordo ci
qualche anno fa, da noi in Casentino venne salutata con e
lusiasmo, per esser poi respinta come una mistificazioi
quando fu messo in chiaro che la Robinia Pseudacada e
cui si aspettavano mari e monti era proprio l'Acacia comun
quella che tutti conoscevano. I pregiudizi!
E. M.
WALPERS, — Annales BoTA^^CEs systematic^, — Vol. vii. Fasc. i
AucTORE D^ Carlo Mceller Berol. — LipsUt (Ambr. Abel) 186
— 1 Thlr. 6 Ngr-
In questo fascicolo vengono ad assere compite le Porti
lacaceae col Gen. Trigestroihea^ e sono riviste quindi le Ti
mariscineae — Elatineae -- Hypericineae — Guttifereae — Ten
stroemiacese — Dipterocarpeae — Claenacea^ — Malvacea^ — Ste
culiacese r- Tiliaceae — Lineae — Humiriacea) — Malpigliace
— Zygophylleae, colle quali ultime termina il fascicolo.
HISTOIRE BES PLANTE^, Monographie des Rosacées, va
H. Baillon; illustrée de 153 figures daxs les textes. -
Paris, 1869.
Con la monografia delle Rosacee il professore Baillon hi
chiuso il primo volume della sua « Storia delle piante. » L
rapidità con la quale si seguono i fascicoli, il cumulo di m8
teriali che sappiamo esistere presso l'Autore, ci fanno sperar
che non si richiederà un tempo soverchio al compimento e
un'opera, da cui la scienza dovrà certamente trarre grand
vantaggio.
In questa monografia noi troviamo gli stessi pregi siiagc
lari, accoppiati agli stessi difetti di quelle che l'hanno prece
duta. Nella parte organologica, ossia in quella serie di analis
dei tipi generici che forma la sostanza del lavoro, noi ammi
riamo la stessa dottrina che riunisce tanti fatti o nuovi o poc
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248 BIVISTA BIBLIOGRAFICA
conosciuti a quelli già entrati nel dominio comune, lo stesso
acume nel mettere insieme a paragone le piante per fiar
risaltare le gradazioni di struttura dei loro organi, la stessa
retta interpetrazione morfologica di questi rischiarata dalle ri-
cerche genetiche, la bella riunione di figure originali squisita-
mente eseguite da un artista quale il Faguet, che a buon di-
ritto si può invidiare a chi ha la fortuna di poterne disporre
per i propri studi. Difficile è la scelta delle cose di maggior
rilievo in tanta ricchezza; ma non possiamo astenerci dal
richiamare l'attenzione dei botanici in special modo sulle con-
siderazioni relative al calice e al calicetto, alPandroceo e alla
sua riduzione dalla moltiplicità di elementi ad unico verticillo
di pochi stami, nonché alla varia inserzione di questi dall' ipo-
ginia nello Sbilohasitim all'epiginia nella RhaphiolepiSj alle mo-
dificazioni dei pistilli per la loro inserzione e per quella dei
loro stili spessissimo laterali o basilari, alla natura del disco
che nel genere Quitta ja arriva a tanta esagerazione di propor-
zioni, infine alle svariatissime modificazioni di forma e di ri-
lievo del talamo fiorale, le quali meglio forse nelle Rosacee
possono essere studiate che in qualunque altra classe di
piante, e sono poi la ragione prima di tante altre particolarità
di struttura del fiore.
Già fin dell'anno 1897 un botanico inglese, che non ha
fama uguale al merito, Salisbury, dichiarava in modo assoluto
che l'organo fiorale generalmente considerato dagli autori come
parte del calice, cioè singolarmente negli ovari inferi come
suo tubo aderente all'ovario, spettava invece al ricettacolo o
talamo; * e nel 1826 Cassini non esitava a chiamare epigino
il calice delle Composte. * Queste vedute, trascurate dalla
scuola che all'ammaestramento dei fatti anteponeva le con-
seguenze volute dalla teoria delle saldature, furono ripristinate
* Ecco le preciso parole di Salisbury : « Most commonly the part taken
by authoi-8 for Calyx is in fact a very magnificent receptacle, upon which
the real Calyx as well as ali the other parts of the flower are inserted : and
thÌ8 whether the Pericarpium be inferum as in Pyrws, apparently inferum
as in Bosa, or superum as in Prunus. » (Observ. on the periginotis insertion
of the stamina of plarUs , in Trans, linn. soc., toI. Vili).
* 0pu9C. phytólogiques.
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RIVISTA BIBLIOGBAPICA 249
più tardi dallo Schleiden, e tosto l'organogenia non lasciò più
dubbio sulla loro esattezza. Una persistente routine può sola
rimanere attaccata alla vecchia interpetrazione, e spiegare
come in un'opera odierna dell'importanza del Genera pianta-
rum dei Signori Bentham e Hooker ancora si parli di calici
liberi dair ovario, o col tubo aderente all'ovario. S'intende che
per il professore Baillon tale preteso calice è una dilatazione
del pedicello fiorale, è parte del talamo, e il vero calice prin-
cipia là dove se ne staccano evidentemente i diversi sepali.
Solamente avremmo voluto che invece di chiamare quell'organo
ricettacolo (nome già adoperato per un'altra cosa qual' è il ra-
spo raccorcito dei capolini), o peggio ancora sacco ricettaco-
lare, egli lo avesse designato con un nome proprio che cer-
tamente se lo merita, e a noi non sarebbe dispiaciuto quello
di cupide réceptaculaire o più semplicemente cupule (in italiano
si potrebbe tradurre per coppella) adoperato dai Signori Le
Maoùt e Decaisne nel loro recente Traité general de òotanique. *
Notiamo ugualmente per gli organologi l'opinione dell' A.,
che la creduta corolla del genere Alchemilla sia un calice e il
calice un calicetto , solo perchè questo nasce dopo quello. Invero
non possiamo concordare in questa opipione, per un criterio che
(a parer nostro) senza ragione sufflcente tronca il criterio tra-
dizionale di distinzione fra calice e corolla, per cui verbigrar
zia anche nelle Composte si dovrebbe avere un calice nella
corolla manifestamente tale, e nel pappo un calicetto perchè
comparso posteriormente, mentre tutte le analogie lo dimo-
strano un calice.
Una menda che non sapremmo condonare all' A. è la
moltiplicità delle note: non diciamo di quelle che sono cita-
zioni di opere, ma delle altre che dichiarano più diffusamente
alcune cose indicate nel testo, e che finalmente potrebbero
essere fuse in quello, con sollievo grande di chi legge.
Le affinità maggiori delle Rosacee sembrano all' A. essere
con le Ranunculacee, e ciò volentieri gli concediamo, mal-
grado la inserzione periginica accordata per consenso a quelle
* Non osta che si sia parlato di una cupida delle ghiande, perchè que-
sta rientra nella categoria degli involucri.
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250 RIVISTA BIBLIOGRAFICA
e la ipoginica a queste; poiché riconosciamo con lui la fallacia
frequente di un carattere cui si è data troppa importanza^ e
sappiamo che fra le Ranunculacee vi sono casi di periginia,
e d'ipogìnia nelle Rosacee. Altre affinità son dichiarate con le
Sassifragacee, le Leguminose, le Ramnacee, le Ternstroemiacee
e Legnotidee, le Rutacee e Simarubee.
Passeremo sopra al quadro della distribuzione geografica
delle Rosacee e al succoso compendio dei loro usi, per venire
alla parte prettamente fitografica ossia alla loro classazione.
Non è cosa facile rendersi conto dei principii tassonomici
dell' A. Quando egli mette in dubbio che la famiglia delle Ro-
sacee quale egli l'ha trattata abbia « caratteri comuni e asso-
luti, » dà luogo a chiedere come mai esista dunque questo gruppo
delle Rosacee, a che cosa egli riconosca che una pianta gli ap-
partenga o no, e con qual diritto ne abbia escluso tale o tal
altro genere annoveratovi da altri botanici? Quando egli di-
stribuisce le Rosacee in serie, che corrisponderebbero ai sotto-
ordini o tribù della nomenclatura ordinaria — Roseae, Agri-
monieae, Fragarieae, Spireae, Quillajeae, Pyreae, Pruneae, Chry-
sobalaneae — sembra che vada più a tentoni in certo modo
anziché guidato da concetti determinati. I generi infine sono
diflfusamente descritti, ma in mezzo ai caratteri addotti nella
descrizione si resta incerti sul valore che vogliasi attribuire al-
l' uno piuttosto che all' altro come vero carattere generico.
È nota la tendenza dell' A. a ristringere (forse di soverchio)
il numero dei generi. Cosi nel genere Agrimonia rientra di
bel nuovo VAremonia e VAphanes, neWAlchemilla^ nel genere
Sanguisorha rientra il Poteriumy i generi Comaruniy Sihhàldia,
Horkélia, Chanuerhodos e altri ancora si fondono nelle Potentilla,
le Waldsteini(B nei Geum, e cosi di seguito. Dimodoché il nu-
mero totale dei generi ammessi è 66, nei quali sono comprese
le 900 o mille specie conosciute di quest' ordine.
n 2** volume della « Storia delle piante » comincierà con la
monografia delle Connaracee.
T. C.
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RIVISTA BIBUOGRAFICA 251
MONOGBAPHIE dee cassien geuppe Seitna von Joh B. Batka.
— Prag, (Fr. Tempshy.) 1866. — Prezzo ridotto, 1 Th. 25 Ngr.
= 7 Franchi.
Ad onta della data un poco antica di quest'opera, che è
stata pubblicata in occasione del centesimo anniversario della
casa di commercio Batka a Praga, non esitiamo di dame un
cenno, non solo per accondiscendere al desiderio dell'Autore,
ma anche perchè crediamo che essa potrà interessare gli
studiosi di materia medica ed i Farmacisti italiani trattan-
dosi delle piante che producono le foglie di Sena, che es-
sendo spesso e facilmente adulterate, è di sommo interesse
possano essere con certezza riconosciute. Sotto questo rapporto
il libro del Sig. Batka soddisfa a tutti i requisiti e le tavole
in litografìa bene eseguite e^ istruttive in complemento alle
descrizioni rendono la ricognizione delle specie assai facile.
Le specie descritte sono:
1. Senna acutifolia (Del.) Batka.
fi BischofBana (Cassia lenitiva fi augustifolia Bischoflf.)
2. S. AUGUSTIFOLIA (Vahl.) B.
fi Royleana {Cassia medicinalis Bischoflf).
3. S. OBOVATA B. (Cassia Senna Linn.) '
fi pilosa (Cassia ohovata Schimp.)
y platycarpa (Bischoflf.)
4. S. OVALIFOLIA B. (Cassia puhescens R. Brown.)
5. S. HooKERiANA B. (Cassia obovata Thomp.) non officinale.
Una carta rappresenta l'estensione geografica delle piante
di Sena officinale, nell'Egitto, nella Nubia e nell'Abissinia.
H genere Senna fu già stabilito da Tournefort e da Gaertner:
secondo il Signor Batka si distingue per i caratteri seguenti :
« Legumi larghi compressi foliacei; funicolo allungato capillare;
semi terminati in un piccolo becco e muniti ai due lati di pic-
cole faccette ovali collose. • Ecco la breve diagnosi del genere
Senna j data da Gaertner; . Cotyledones obcordatae trinerviae
utrinque planae; plumula nulla. » Avendo il signor Batka os-
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252 BULLETTIKO BIBLIOORAFICO
servato il germogliamento della S. acutifolia e S. óbovata rim-
piazza le parole * plumula nulla • con « plumula inconspi-
cua. » Questo carattere sembrerebbe separare il gruppo Senna
dal genere Cassia^ in cui nell'embrione si distingue la plumula
colle sue divisioni pinnulate.
L'Autore dà delle notizie interessanti sulla provenienza^
delle diverse specie di Sena officinale; in questo commercio si
distingue una Sena d'Alessandria e una Sena di Tripoli che
non crescono né a Tripoli né ad Alessandria. La prima ap-
partiene alla specie S. angusiifoUa originaria dell'Egitto supe-
riore e s'incontra spesso mescolata alle foglie di un'Ascepia-
dea {Sólenostemma Arghel di Hayne) ugualmente dotate di pro-
prietà drastiche. La Sena di Tripoli è composta delle foglie di
S. acutifolia e obovata, non contiene che molto eccezionalmente
delle foglie di Solenostemma e ci viene dalle rive del Niger e
dal Soudan. Essa è portata a Tripoli dalle carovane che tra-
versano il deserto per far provvista di sale sulla spiaggia del
Mediterraneo; questa Sena che prima d'arrivare a Tripoli per
esser di là inviata in Europa (Livorno, Genova, Marsiglia) tra-
versa lo spazio immenso di 23 gradi latitudine che separa il
Soudan dal Mediterraneo, viene a miglior mercato di quella
che è portata in battelli sul Nilo dall'alto Egitto, attesoché non
costituisce che un articolo secondario, fra gli oggetti portati dalle
carovane per scambiarli col sale. — I mercanti di Sena di Tri-
poli indicano come luogo della raccolta di questa pianta la riva
del Niger chiamata da loro Mayo od Eghiren.
E. L.
BULLETTINO BIBLIOGRAFICO
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vemaidvo di Modena eie. 4^ 48 pag. Modena 1869.
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(Barbini). 1^69. L. 2,50.
* Sacchero, G. — Utilità deir Eucaljptus, in-8, 11 pag. Catania (tip. Ca?
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* A noi noti solo per il titolo.
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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO 2S3
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* Silvestri, 0. — Sulla maturarione dei frutti di Banano (Musa sapientum)
in'4% Catania 1868.
* — Sulla natura del principio acido contenuto ^ nel firutto del pomodoro
americano (Cyphotnandra betacea), in-4°, Catania 1868.
Montagna, C. — Nouvelle Théorie du Métamorphisme dea roches fondée
sur les phénom^nes de fossilisation dea animaux et des plantes de tous
ìes àges géologiques; par le Chev. C. Montagna. Avec 3 planches renfer-
mant les figures des végétaux fossiles de plusieurs roches qu'on a crues
éruptives et azolques. (Naples R. Dura, Libraire-éditeur 10 Rue de Chiaja),
1869, 8^ 127 pag.
Brau!?, A- — Ueber die austtalischen Arten der Gattung IsoStes (Aus dem
MonatshertdU der kóniglichen Akademie der Wissenschaften vom Au-
gust 1868). Berlin. (Buchdruckerei der kOnigl. Akademie der Wissenschaf-
ten, Ùniversitatsstr. 8). 1868. 23 pag.
Delohevalerie, G. — Catalogne raisonné des plantes omementales qu'il
convieni de cultiver dans les Parcs et Jardins, par G. Delchevalerie,
Jardinier-chef-multiplicateur k Tétablissement horticole de la ville de Paris,
suivi d'un tableau sur la maniere de grouper les plantes et de les rem-
piacer successi vement dans les Parterres pour avoir une succession de
fleurs depuis le premier Printemps jusquìk la fin de l'Automne et d'une
notice sur les squares et les étabUasements horticoles de la ville de Paris
(Extrait du BuMin de la Fédération des Sociétés d'horticuUure de Bdgique,
pag. 221, 1868) Gand. (C. Annoot-Braeckman) 1868. 8.o 84 pag..
MoRRBN, Ed. — Énumeration des Familles da Régno vegetai dans l'ordre de
la méthode naturelle par Ed. Morren professeur à runiversìté de Liége.
Gand (C. Annoot-Braeckman) 1869. 8.«>. 31 pag.
— Seconde notice sur la duplication des Fleurs et la panachure du Feuillage à
propos du CameUia japonica L. var. Frangois Wiot, par Ed. Morren, pro-
fesseur de Botanique ò, Tuniversité de Liége, directeur du jardin Bota-
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noot-Braeckman) 1868. 8<>. 28 pag.
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oder Beschreibung aller wichtigen Cultur-Futter-und Unkraut-Pflaxizen
Deutschlands nebst Angabe ihres Nutzens und Schadens zum Gebrauche
in land-und forstwirthschafblichen Lehranstalten und beim Selbstunter-
richt sowie ak Anleitung sur Bestimmung der Pflanzen : Von W. Eduard
Beiche in Eismannsdorf Secretair des landwirthschafblichen Vereins in
Stumsdorf. Berlin. (Wiegandt et Hempel). 1869. 16<». 220 pag.
HoFFMANN, H. — Untersuchungen zur Bestimmung des Werthes von Species
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254 PERIODICI
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Text gedruckten HolzHcbnitten. Berlin 1869. (Verlag von Julius Springer).
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(MM. Eggers et C^ H. Schmitzdorff et Jacques Issakof). — Riga (M. N.
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BABTHéLEMT , A. — Du rdlo que joue la cuticule dans la respiration des
plantes, pag, 287.
TcjLASNE, L. R. — FlorsB madagascarienaia fragmentaque acripsìt coUectave
digessit L. R. Tulaane, pag. 279.
RoYEB, Ch. — Essai aur le aommeil des plantes, pag. 345.
Bbaun, a. — MarsUia, species novsB vel minus cognitsB, pag. 379.
BuOetin de la Société Botanique de France. Tom. XV, fase. 2, 1868.
{Memorie lette ncRe sedute o comunicate)» ^
C068ON. — - Catalogne des plantes des iles de Madore et de Porto Santo (con-
tinuato dal fascicolo precedente pag. 97 e 181).
LoBET. — Herborìsation dans THérault en 1867, pag. 104. ^
RozE. — Nouvelles recherches sur les authérozo^ides des Mousses , pag. 109.
DuoHABTBE. — Sur la végétation d*una Broméliacée sans racines, pag. IH.
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256 PERIODICI
Fbéuinxau. — Essais d*éclairage pour Tanalyse des strìes des 'Di&tcanéeB,
pag. 115.
PÉBARD, A. — Note sur la section Chronosemium du genre TrifoUum de la
Flore fran^aise, pag. 121.
DuvAL-JouvE. — Des Saiicornia de l*Hérault, V paride, pag. 132, 2« parile
pag. 165.
Lefrang, e. — De Tacide atractjlique, pag. 141.
FouBNiBB , E. — Note sur les Hyménophyllées recueillies dans TAmérique
centrale par MM. Ch. Wright, Fendler et Th. Husnot, pag. 143.
pRiLLiEUX. — Sur les courbures que produisent les secousses sur les jennes
pousses des végétaux, pag. 149.
Babnsby. — Sur une anomalie du Baphanus caudatiis, pag. 151.
Lloyd. — Sur VHysanthea gratioloides , pag. 155.
Van Tieghbm. — Anatomie de TUtriculaire commune, pag. 158.
FouBNiEB, E. — Sur le genre Lennoat pag. 163.
Seynes, J. — Des rapports des Mycodermes avec les levùres, pag. 159.
EtÓANB, R. P. — Sur une nouyelle espèce de Croctis, pag. 192.
Bericht (13) der Oberhessischen GtséUschafl fùr Natur-und HeiOcunde.
Giessen im Aprii 1869.
HoFFMANN, H. — Pflanzeuarealstudien in den Mittelrheingegenden, p. 1, mit 7
Karten. (Vgl. den 12 Bericht der Obeom etc. 1867.)
Bauer. — Nachtrage zu der im sechsten Berichte erschienenen Uebersicht
der im Grossherzogthum Hessen vorkommenden Leber-und Laubmooee
und Farrn. p. 117.
VARIETÀ E NOTIZIE.
n Dottor A. Senoner di Vienna ci prega d* inserire la seguente notizia :
n D' Enapp, il quale nel pubblico botanico ò abbastanza conosciuto ,
è partito per la Bosnia per studiare quel paese, il quale in rapporto della
Flora è ancora una terra incognita. Egli raccoglie anche piante e per por-
tare ricca copia a casa desidererebbe allungare più che fosse possibile la sua
fermata nella Bosnia. Sin ad ora si sono associati diversi distinti Botanici per
alleggerire il peso delle spese, che deve incontrare Enapp. Vi sono S. E. TAr-
ci vescovo Haynald, Boissier, Ascherson, Gareke, Grisebach, Tommasini,
Janka, N&geli, Leonhardi, Tempsky, Erenberge e vari altri. Fra i Botanici
Italiani vi sark senza dubbio qualcheduno che avrebbe a caro possedere
piante di un paese, la cui Flora è ancor quasi del tutto sconosciuta. Chi
desiderasse prender parte avrebbe ad inviare 30 franchi in oro anticipata-
mente per una Centuria di Piante al D.' Adolfo Senoner — Landutrasse , Ba-
sumoffskygasse , n. 4, ovvero al Sig. A. Eanitz — Schlòplgaase , n. 22, a
Vienna, ovvero al Sig. P. Asoherson a Berlino -— Frìedrichstrasfle, n. 58.
R,
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NUOTO GIORNALE BOTANICO ITALIANO
Fascicolo IV. — Ottobre 1869.
F. delfino. ~ RIVISTA MONOGRAFICA DELLA FAMIGLIA
DELLE MABCGRAYIACEM precipuamente sotto l'aspetto
DELLA BIOLOGU OSSLà DELLE RELAZIONI DI VITA ESTERIORE. *
Parte descrittiva
MARCGRAVIACEAE Juss.
Nectarium extraflorale. Bracteae racheos florentis in corpus
nectarogenum et prò functione vexillari fulgide coloratum
conversae, petiolatae, petiolo plus minus pedunculis adnato.
Pedunculi uniflori bibracteolati. Flores hermaphroditi, prote-
randri, entomophili vel ornithophili, in racemum simplicem,
thyrsoideum, corymbiformem vel umbellseformem , velinspi-
cam spuriam dispositi. PoUen viscidum. Dichogamia ope insec-
torum vel avicularum fit nectar haurientium. Arbusculae Ame-
ricae tropicalis incolae.
Mbus L ELEUTHERADENIAE.
Bractearum melliferarum limbus a pedunculis (fertilibus)
solutus. Sepala quinque imbricata. Potala quinque libera vel
basi tantum coalescentia.
* Questo scritto fa parte di un lavoro inserito negli Atti della Società
Italiana delle Scienze naturali di Milano y anno 1869, VoL. XII. — li
sig. Delpino ci fa sperare di dare in uno dei prossimi numeri un riassunto
di tutto quel lavoro.
iVttovd Otom. Bot. Ital. 17
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258 RIVISTA MONOGRAIFIGA DELLE MABCGEAVUCE^
Subtribus. Ruyschieae. — Bractearum petioli cum pedun-
culo omnino coalescentes. Flores oligandri, verosimiliter dicho-
gami entomophili. Duo bracteolaB calyci aggregatae.
Genus I. Buyschia Jacq. Bractearum limbus in corpus so-
lidum extus mellifluum commutatus.
1. B, sphaeradenia nob. Gianduia mellifera globosa, a flore discreta.
2. 22. cymbadenia nob. Gianduia mellifera cymbiformis, fiori adproximata.
Genus II. Soupoubea Aubl. Bractearum limbus in calcar
cavum, intus melliflum conversus.
3. S, pileata nob. Os calcaris disco suborbiculari cinctum , fiori adprozimatum
4. S. aur iodata nob. Os calcaris biauriculatum, fiori adproximatum.
5. S, exaurictdata nob. Os calcaris denudatum, a fiore discretum.
Suhtribus. Noranteae. Bractearum petioli pedunculis prò
parte adnati, prò parte soluti. Flores subpolyandri, dichogami
ornithophili. Duo bracteolae calyci nunc adproximat» nunc
discretae.
Genus IH. Norantea Aubl. Bractearum limbus in cochtea-
ria, saccos, cacabos, bursas, numquam in calcar commutatus.
Subg. CocHLiOPHTLLUM nob. Bractearum petioli prope basim pedunculo-
rum soluti; limbi cochleariformes parvi; pedunculi longissimi secundi* Duo
bracteolsd a caljce discretsa, altemse.
6. N. hrasUiensis Chois., Cambes. Pedunculis declinato-pectinatis.
Subg. Sacciophyllum nob. Bractearum petioli prope apicem peduncu-
lorum soluti; limbi sacciformes, ampli, in fulgentissimum thyrsum dense
dispositi. Pedunculi brevissimi secundi. Duo bracteolsd a calyce plus minus
discretsB, altem».
7. ^. ^rwyanensw Aubl. Saccus mellifer subcylindricus , longus, coccineus, ore
rotundo.
8. N. japurensis Mart. Saccus mellifer oblongo-ovalis, roseus, extus verrucu-
losus^ ore lateraliter coarctato.
9. N. goyazensis Cambess. Saccus mellifer oblongo-ovalis, atropurpureus , extus
verruculosus , ore lateraliter coarctato.
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RIVISTA MONO0BAFICA DELLE ICABCGRAVUCEJE 259
10. N. paraensis Mart. Saccus mellifer obloDgo-ovalis, coccineos, ore con-
strìcto a ventre per dentìculum introflexum.
Subg. PsEUDOSTAOHYUM nob. Bractearum petioli prope florem soluti. Pe-
dancali cum ramo inflorescentisd omnino coaliti , spicam spuriam efformantes.
Flores triplici spira dispositi, non secundi. Duo bracteolsB calyci accretsB.
1 1. i^. anomala H. B. E. Limbus mellifer in galeam ore latissimo conformatus.
12. N. sessili flora Tr. et PI. Limbus mellifer cucullatus ore latiusculo.
13. N. Caccabion nob. Limbus mellifer in cacabum pyriformem conversus ore
angustissimo.
Subg. Btbsophyllum nob. Bractearum petioli prope basim pedunculorum
soluti; limbi bursiformes. Pedunculi longi in racemum corymbiformem di-
spositi, non secundi.
14. N. Adamantium Cambess. Rachis racemi longa, multiflora; saccus mellifer
bursiformis.
15. iV. cuneifólia nob. Racemi rachis brevis , pauciflora; saccus mellifer scro-
tiformis. Thalamus pedunculum obliquiter secans. "^
Tribus n. SYMPHYTADENIAE.
Bractearum melliferarum petiolus necnon limbus pedun-
culis (sterilibus) omnino adnatus. Sepala quatuor decussatim
inserta. Petala quinque in calyptram conferruminata. Flores
polyandri, omithophili. Duo bracteolae opposi tae et decussatim
calyci aggregatae.
Genus IV. Marcgravia Plum. Pedunculi florales in racemimi
umbellaeformem pendulum dispositi; centrales steriles et brac-
teati. Arbusculae hederseformes.
Subg. Orthothalamium nob. Thalamus axem pedunculi orthogonice
secans. Duo bracteolsB in apice pedunculi sat conspicusa.
16. M. pcUpantha nob. UmbellsB graciles 20-40 florso. Pedunculi longissimi,
folia tenuiora; habitus longe gracilior.
17. M. macroccUypta nob. Umbellae crasssB subduodecimflorsB. Nectaria brevia
dorsaliter recta sacciformia. Caljptra oblongo-conica.
Subg. Plagiothalamium nob. Thalamus axem pedunculi obliquissime
secans. Duo pedunculorum bracteolae fere obliteratsD et rudimentariaa.
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260 RIVISTA MOKOGRAFICA DELLE MABCQRAYUCEìE
18. M. cyrtogastra. nob. Nectaria rudiora, incurviventria. Spira pedanculomm
tam fertilium, tum Bterìlium , abaque interruptione, in axi continua.
19. M, cyrtonota nob. Nectaria elegantiora, incurvidorsa. Peduncnli steriles
a fertìlibus disjuncti, zona axeos nuda interjecta
Commentario.
Antonio Lorenzo Jussieu ne' suoi immortali Genera pianta-
nim^ aveva già ben definito i quattro generi di questa famiglia;
cosicché sotto questo aspetto i botanici posteriori a fronte di
lui sono in difetto per aver confuso i generi Buyschia e Sotirou-
bea. Per altro A. L. Jussieu non vide bene da principio le vere
affinità di questi generi: conciossiacchè ei mise le Marcgravie
e le Norantee a seguito delle Capparidee, con cui ben poco
hanno di comune , e le Ruischie e Souroubee collocava fra le
piante di dubbia sede.
Più tardi migliorò la sua maniera di vedere in una Me-
moire sur ime noiivelle espèce de Marcgravia et sur les affìnités
botaniques de ce genre (Ann. Miiséum d' Hist. Nat. 1809) propo-
nendo che le sopradette piante, più il genere Anthóloma^ ve-
nissero approssimate, anz' incorporate alla famiglia delle Gutti-
fere come una distinta tribù.
Aug. Piramo De Candolle nella sua Théorie élémentaire
(1813) , è stato il primo che abbia proposto la fondazione della
famiglia delle Marcgraviacee, e Choisy nel Prodromus ecc., ne
diede une monografia per altro imperfettissima, perchè rac-
chiude un genere estraneo (Antholoma suddetto), tre specie
dubbie e una multipla, delle 9 specie eh' egli annovera quattro
soltanto restando ineccepibili.
Endlicher (Genera plantarum) ne fa una famiglia del suo
gruppo ^elle Guttifere, e Bentham e Hooker (Genera plantarum ^
voi. I, parte I) una tribù della famiglia delle Temstròmiacee,
seguiti in ciò da Triana e Planchon (Prodromus florae Novo-
Granatensis, negli Annales des se. nat. 1862, tom. 17, pag. 359
e segg.).
Se avessi io qui ad esternare in proposito la mia opinione,
direi che le Marcgraviacee si approssimano estremamente
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EIVISTA MONOGRAFICA DELLE MABCQBAVIACEìE 261
pella forma dell'invoglio caJicino al genere Camdlia e polla
forma dell' androceo nonché dell' ovario al genere Citnis. Co-
sicché mi parrebbe doversi considerare come ima famiglia
intermedia tra le Auranziacee e le Ternstròmiacee.
Triana e Planchon (1. e.) asseriscono che la placentazione
degli ovuli presso le Marcgraviacee sia parietale, e perciò vor-
rebbero dubitativamente avvicinarle alle Cistinee o alle Cappa-
ridee. Mi risulta per altro che la placentazione é assile. Sarà
vero che i tramezzi (margini rientranti delle foglie carpidiali)
non giungano fino all'asse, ma ciò non impedisce che i semi
siano attaccati ad una gran placenta assile costato-raggiante.
n tipo che si ripete nei rappresentanti di questa piccola,
ma naturalissima famiglia, vogliasi sotto l'aspetto biologico,
vogliasi sotto l'aspetto morfologico offre in fondo una grande
uniformità.
H concetto biologico fondamentale che distingue queste
piante da tutte quante le fanerogame implica localizzazione
del nettario al di fuori del fiore e adozione delle brattee della
infiorescenza per adempiere le funzioni di nettario, di nettaro-
conca e di vessillo, ad esca e richiamo degli animali pro-
nubi.
I fiori sono costantemente peduncolati e i peduncoli co-
stantemente uniflori. Laonde quando Don {General system of
gardening and botanic) parlando delle sue Norantea Cordachida
e N. cacabifera, loro attribuisce pedunculi geminiflori, é in-
corso in un singolarissimo abbaglio che noi meglio spieghe-
remo infra.
Nel sottogenere Pseudostachyum i fiori, stando alla « mate-
riale apparenza » sembrano e sono sessili ; ma se ben si guarda,
si osserva sotto ogni fiore lungo l'asse primario una prolun-
gata decorrenza, indizio infallibile della originaria esistenza di
pronunziatissimi peduncoli, i quali, invece di crescere separati
ed autonomi, crebbero coaliti e fusi coli' asse primario. Adun-
que presso le Marcgraviacee non si può teoricamente discor-
rere di fiori sessili e di spighe: motivo per cui diedi il nome
di Pseudosiachì/um al sottogenere di cui si parla.
Le infiorescenze sono costantemente terminali. La fioritura
è centripeta in racemo tirsoideo, pseudospiciforme, corimbi-
forme od ombrelliforme.
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262 ETVISTA MONOGRAFICA DELLE MAECQRAVUCEìE
Ciascuna brattea nettarifera devesi considerare sempre
come costituita da due parti distinte, cioè dal picciuolo e dal
lembo. La parte mellifera è sempre il lembo.
Devesi inoltre contemplare sotto l'aspetto della sua ade-
renza col peduncolo florale idealmente, ossia teoricamente
nato alla sua ascella. Triplice è il grado di quest' aderenza.
la brattea è adnata al peduncolo per una porzione sol-
tanto del suo picciuolo come nel genere Norantea.
O è adnata al peduncolo per tutto quanto il suo picciuolo,
come nella sotto tribù delle Ruischie, ossia nei generi Ruyschia
e Souroubea.
infine è adnata al peduncolo non solo per tutto il pro-
prio picciuolo, ma eziandio per tutto il lembo, come nel genere
Marcgravia. In quest'ultimo caso i peduncoli privilegiati, e
quasi si direbbe soffocati da quest'aderenza, diventano sterili
ed atrofizzati alla cima.
Queste brattee vogliono anche essere contemplate sotto
l'aspetto della minore o maggiore perfezione con cui vennero
lavorate e convertite in organo nettarifero e vessillifero. Si ha
la seguente scala di perfezione:
1.° RuYScmA. Assenza di nettaroconca , glandola mellifem
poco cospicua.
2.* SouROUBEA exaurictilata. Sperone nettarifero senza vessillo.
3.** SouROUBEA pileata. Sperone vessillato.
4.** SouROUBEA auriculata. Sperone bivessillato.
5.° CJocHLioPHYLLUM. Cucchiaj poco appariscenti.
6.** Sacciophyllum , Pseudostachyum, Byrsophyllum. Borse
e sacchi di perfetto lavorio e adomi di vivi colori.
7.** Orthothalamtom polyanthum. Anfore.
8." Plagiothalamium cyrtogastrum. Anfore.
9.** Plagiothalamium cyrtonotum. Anfore.
La scala della perfezione organica si può dedurre bella-
mente altresì seguendo la evoluzione del concetto florale,
dall'asterismo semplice ove ogni peduncolo agisce per proprio
conto elevantesi gradatamente fino all'asterismo composto,
ove tutti i peduncoli agendo di concerto e in massa, formano
dell'infiorescenza un fiore composto.
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BIVISTA MOKOGBAFICA DELLE UARCQBAVIACRM 263
Eccone lo schema:
l.** RuYSCHiA. Tirsi poveri, fiori disgiunti, brattee poco appa-
riscenti.
2.*' SouROUBEA aurictdata e Souroubea pileata. Tirsi poveri, la-
xiflori, brattee appariscenti.
3." CocHLioPHYLLUM. Tìtsì ricchi , secundiflori , brattee poco
appariscenti.
4.' SacciophylluMjPseudostachyum. Infiorescenze densissime,
fulgidissime.
5.** Byrsophyllum. Racemi corimbiformi , non molto appari-
scenti, ma accennanti passaggio al concetto più elevato
e composto dell'ombrella.
6.*" Orthothalamixjm polyanthum. Ombrella a raggi lunghissi-
mi, indefiniti.
7.* Orthothalamium macrocahjptum e Plagiothalamium cj/rto-
gastrum. Ombrella a raggi brevi subdefiniti.
8.** Plagiothalamium cyrtonotum. Evolutissima sotto ogni a-
spetto e la più perfetta tra le Marcgraviacee.
Riflettendo su questa scala vedesi il tirso elevarsi e tra-
mutarsi in corimbo, e il corimbo elevarsi a sua volta e tra-
mutarsi in ombrella.
Quest'ombrella propria dei sottogeneri Orthothalamium e
Plagiothalamium ha perduto il significato d'infiorescenza ed
acquistò quello di un vero fiore composto, ove la pwfetta su-
bordinazione e la cooperazione dei peduncoli ad uà concetto
unico sono dimostrate da quelli del raggio che sono fertili e
da quelli del centro che sono sterili e convertiti in anfore net-
tarifere. Ck)sì in questo fiore composto gli organi sessuali
sono alla circonferenza, mentre al centro sta imbandita la ta-
vola di convito ai pronubi.
Presso il Plagiothalamium cyrUmotum l'asse primario dopo
avere generato i peduncoli fertili si allunga alquanto senza
nulla produrre; poi genera tutto ad un tratto da quattro a sei
peduncoli sterili con anfora. Qui abbiamo evidente caso di
maggior localizzazione e perciò di maggior perfezione.
Alcune Marcgraviacee sono oligandre, altre poliandre. La
ragione di ciò è biologica, essendo tali caratteri in correlazione
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264 RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGEAVLACE*
colla maggiore o minore vicinanza del nettario al fiore. È chiaro
che quando il nettario è vicino al fiore , il pronubo con breve
regione del suo corpo tocca le antere e gli stimmi; quando
invece il nettario è discosto dal fiore, Tarea di contatto è
proporzionalmente più estesa e quindi riesce vantaggioso un
maggior lusso pollinico.
Cosi nei generi Ruf/schia, Sotiroubea, Sacciophjllum, Pseudo-
stachì/um, ove il nettario è vicinissimo al fiore, notasi oligan-
dria, invece nei Byrsophyllum e nelle Marcgraviae, ove il net-
tario è assai discosto, si osserva la poliandria.
In tutte quante le Marcgraviacee poi pronunziatissima è
la proterandria. * È visibilissima non solo esaminando esemplari
secchi , ma eziandio consultando le eccellenti jtavole pubblicate
dal Martius {Nova genera et specics plantarum brasiliensium) sotto
i numeri 292-296.
Si possono nei fiori con tutta facilità distinguere quattro
stadii: 1.* lo stadio preflorativo, ove la corolla non ancora
espansa (presso le Eleuteradenie), oppure non ancor caduta
(presso le Sinfitadenie) serve d'integumento agli organi sessuali;
2.° lo stadio maschile, ove le antere sono mature e deiscenti;
3.° lo stadio femminile, ove cadono le antere e si svolgono gli
stimmi; 4.** infine lo stadio della fecondazione e fi^uttificazione,
mirabilmente contrassegnato dalla disarticolazione e caduta
del lembo bratteate nettarifero, il quale non ha più ragione
ormai d'esistere ulteriormente. E notisi che questa disartico-
lazione effettuasi non solo presso le Ruischie e Norantee, ma
eziandio presso le Marcgravie, propagandosi in queste ultime
la disarticolazione anche ai peduncoli .connati colle brattee
medesime. Tanto è razionale ed economa la natura anco nelle
menome contingenze!
Se si esamina la tavola 293 dell'opera sovra lodata del
Martius, rappresentante un ramo fiorito di Buyschia Spiùfiana
{Sourouhece auriculaUB varietas nob.) , della cima scendendo verso
* Nei fiori ermafroditi, per iscopi puramente dicogamici, spesso le antere
maturano prima degli stimmi, e qualche volta ha luogo l'opposto, matu-
rando gli stimmi prima delle antere. I fiori che sono nel primo caso li chiamo
proterandrif proterogM quelli che sono nel secondo caso, e singinandri quelli
ove lo sviluppo delle antere e degli stimmi ò contemporaneo.
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACEìE 265
la base della infiorescenza si notano 11 fiori nello stadio im-
maturo e preflorativo, 8 fiori nello stadio maschile, 1 fiore
nello stadio femminile, e 3 fiori denudati delle brattee ed entrati
nello stadio della fruttificazione.
La funzióne vessillare è adempiuta ordinariamente dalle
brattee commutate, le quali, specialmente nelle magnifiche
Norantee che compongono il nostro sottogenere Sacciophyllum,
apprestano alla facoltà visiva dei pronubi un tirso tinto di
vivissimo colore roseo, coccineo o atropurpureo. Nella Sourouhea
pileata il nettario ha una specie di ala di cappello colorata;
nella Sourouhea auriculata ha due ampie orecchie o vessilli pur
coloratissimi. Ma oltre ciò sogliono condividere tale funzione,
sebbene in piccola parte i peduncoli, il calice, la corolla, gli
stami che sono sovente più o meno colorati; salvo però il
genere Marcgravia, ove la corolla avendo del tutto deposta la
funzione vessillare, esagera per compensazione la funzione te-
gumentale, cambiandosi in una spessissima e dura calittra,
la quale a suo tempo, quando i fiori entrano nello stadio ma-
schile, si circoncide, si disarticola e cade.
Per quanto riguarda i pronubi, occorre valutare tutte le
contingenze sovra esposte e si riesce alle conclusioni seguenti:
Nel genere Ruyschia^ vista la esiguità dei fiori, la nudità
della glandola nettarifera, si conclude che i pronubi sono ani-
mali « leccatori, » probabilmente mosche. Nelle Souroubee,
la contingenza di una brattea cava calcariforme indiche-
rebbe che i pronubi sieno insetti apiari. Per contro nei ge-
neri Norantea e Marcgravia l'enorme sviluppo, la struttura
e disposizione dei sacchi melliferi, la distanza del nettario dal
fiore sono altrettanti indizi che i pronubi naturali di queste
piante sono uccelli mellisugi, occasionalmente rampicanti (2Vo-
chilus, Omismya e simili). Uccelli aventi una lingua specialmente
conformata esser devono i pronubi naturali della Norantea ano-
mala e N, brasiliensis^ a giudicare almeno dalla forma di scodella
assunta dai nettarli.
Ora che abbiamo delineate le generalità degli adattamenti
biologici presso le Marcgraviacee, dobbiamo dare alcuni brevi
cenni sui loro caratteri di pura significazione morfologica.
n tipo morfologico, sebbene di una rimarchevole fissità in
alcuni caratteri, pure si scinde bruscamente in due sottotipi, tra
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266 RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACE^
i quali non intercorrono forme intermediarie. Rimonta a Choisy
(1. e.) la divisione delle Marcgraviacee in due sottordini natura-
lissimi, in quello delle Norantee e in quello delle Marcgraviee.
Questa divisione non solo è buona dal punto di vista mor-
fologico, ma anco lo è dal biologico, e noi che studiammo
questa famiglia precipuamente sotto quest'ultimo aspetto, do-
vemmo sostituirvi i corrispondenti vocaboli di « Eleuteradenie »
(con brattee a lembo mellifero sciolto dai peduncoli) e di « Sin-
fìtadenie » (con brattee a lembo mellifero adnato ai peduncoli).
Ma se Choisy ha introdotto una divisione buona, buoni
non sono i caratteri da lui attribuiti alle due sezioni. Concios-
siacchè alle Norantee egli ascrive una corolla cinquepetala e
e gli stami adpressi e quasi inserti a questa corolla, e alle
Marcgraviee una corolla in forma di calittra e gli stami inserti
nel ricettacolo.
Ora tali differenze hanno poco valore in morfologia; infatti
la corolla sebbene caliptrata nelle Margraviee consta in origine
di cinque petali, e Tipoginismo o l'epipetalismo degli stami
sono caratteri nel caso attuale oscuramente accentuati, e ci
sembra non meritino grande attenzione.
A Choisy è evidentemente sfuggito il gran carattere divi-
sorio che consiste nella conformazione del calice. È sorpren-
dente infatti che il calice, il quale neUe tribù delle Eleuteradenie
o Norantee è composto di cinque sepali disposti in ordine spirale,
nelle Sinfitadenie o Margraviee è composto invece di quattro
sepali, in due ordini, opposti due per due e decussati. Questo
ò il vero e profondo carattere differenziale deUe due tribù, sotto
l'aspetto morfologico.
I singoli peduncoli hanno costantemente due bratteole.
È curioso seguire nelle varie specie la dislocazione delle me-
desime lungo il peduncolo.
Nel sottogenere Orihothàlamium sono approssimate al calice,
opposte tra loro e decussanti coli' inferior paio di sepali; per
modo che il calice apparisce come exasepalo; ed anzi molti si-
stematici lo diedero per tale, ma errarono, perchè quattro foglie
soltanto appartengono al calice, mentre le due più esterne sono
le bratteole di cui parliamo. Nel sottogenere Plagioihalamium
sono appena visibili e rudimentarie. Ciò indicherebbe che questo
sottogenere è comp8u:'so posteriormente.
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVLàCE^ 267
Nelle Ruyschie, nelle Souroubee, nei Pseudostachii queste
brattee sono immediatamente sottoposte al calice, ed è perciò
che alcuni autori descrissero il calice di queste piante come
composto di sette sepali , quando invece è costantemente un ca-
lice pentasepalo bibratteolato.
Nel sottogenere Sacciophyllum queste bratteole si discostano
dal calice, diventano alterne, e si dispongono a diversa altezza
lungo il peduncolo; nel Cochliojphfllum si discostano anche di più,
e nel Bj/rsoph/lhim per contro si riaccostano di nuovo al calice.
Le considerazioni biologiche e morfologiche sovr^dette ci
rivelano mirabilmente la catena genetica delle Marcgraviacee,
e la elevazione delle diverse specie nella scala della composi-
zione organica e in quella quasi parallela della perfezione
biologica.
Le Ruischie colle loro brattee semplicemente incrassate, ci
rappresentano V infimo grado di semplicità. Le Marcgravie in-
vece, e fra le Margravio i Plagiothalamiiim e fra questi il P. c?/r-
tonottim^ per la completa aderenza della brattea al peduncolo,
per la forma ombrellata della infiorescenza, per la metamorfosi
ed atrofia dei fiori centrali, per la perfetta localizzazione dei
medesimi, per la obliterazione delle bratteole peduncolari, in-
fine per una maggiore elaborazione dei vasinettariferi, segnano
il grado supremo della evoluzione biologica, morfologica e forse
anco genetica di questa famiglia.
A complemento di queste riflessioni credo utile unire qui lo
schizzo d' un albero o quadro genealogico delle Marcgraviacee,
ove le 19 specie sovra enumerate sono concatenate e disposte
tra loro, in modo da corrispondere in tutto e per tutto, se non
erro, alle loro reali affinità, e ai gradi della loro parentela. Il
quale quadro servirà anche come un saggio della maniera con
cui, secondo la teoria della variabilità delle specie, potranno
quindi innanzi essere rappresentate le affinità delle piante.
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE IfARCORAVlACE^
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVUCEìE 269
Mi rimane da ultimo a dare un breve cenno sulla vera
significazione morfologica degli ascìdii nettariferi proprii di
questa famiglia. Fin qui era generalmente un'incognita non
solo lo scopo e la funzione di queste strane forme, ma, per
molti botanici, eziandio la loro natura morfologica. Noi non
esitammo a dichiararle brattee metamorfiche, e brattee non
del peduncolo ma dell'asse dell'infiorescenza.
Augusto di S. Hilaire è della medesima opinione, poiché
a p. 198 della sua Morphoìogie vegetale ci dice che « le Norantea
» goyazensis nous dévoile parfaitement la nature de ces singuliers
• organes. Dans cette espèce les feuilles supérieures colorées en
» pourpre noir, comme les bractées elles-mèmes, ont leur bord
» replié en dedans; les bords des bractées inférieures sont non
• seulement rapprochés, mais ils se soudent à la partie supé-
• rieure , encore parfaitement distincts dans une grande partie
• de leur longueur; enfin chez les bractées plus élevées lasou-
• dure s'étend davantage et le capuchon se forme. »
G. L G. Meyer per quanto riguarda la natura di questi
ascidii presso la Sourotibea auriculata^ così si esprime nelle sue
primitia florte esseqiiehoensis^ 1818, p. 121: « corpus clavaeforme
calyci adnatumhancstirpem mirum in moduminsigniens non
ad bracteas (Willd. Krduterkunde, ed. 4, p. 94) referendum est.
Jam immortalis Linnaei definitio quid sit bractea (Philos. hot
ed. 3, p. 51, bractea dicitur folium florale, etc.) id minime
permittit. Non folium est nec folio simile, nec sane ei bractea)
officium attribuendum est. Non magis cum ascidio similitudo
ei convenit. Quare duplex falsum sit si bracteae ascidiiformis
(Willd. 1. e.) nomen huic corpori imponitur. Ex bisce in sen-
tentia fuimus, ei Inter plantarum fulcra sic dieta locum et
nomenproprium (nnthocorynium) aeque ac ascidio, ampullae, etc.,
concedendum esse. » Da questo passo si scorge come Meyer
andasse errato nello interpretare la natura di questi corpi, e
quindi il vocabolo anihocorynium da lui proposto per designarli
non è ammissibile.
Martius (Nova genera et species plani bras. IH. p. 181) si acco-
sta al vero ma non lo afferra. « Ascidium auctorum in Marcgravia
» et Naraniea obvium atque anthocorynium Meyeri in Ruyschia
• obtinens nil esse nisi bracteas florigeras anamorphosi peculiari
• adfeclas atque in locum insolitum remotas, comparatione ipter
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270 RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACB-»
» ipsas has plantas et alias afQnes evincitur. » Ora queste brattee
non sono già dislocate come scrive il Martius, ma sono invece
più meno adnate al penduncolo.
Maggiori difficoltà offeriva la interpretazione di questi ascidii
nel genere Marcgravia, Kunth (Synopsis plant. aecquinoct. orbis
novi, etc. t. IV, p, 234), erroneamente li ritiene come « pedun-
» culi commutati in folia marginibus involutis et connatis. •
Né più felice fu Miquel {Ann. des se. nat 3 serie 1, p. 38) di-
cendo: ' natura cucullorum optime mihi ita intelligenda videtur
» ut tamquam pedicelli steriles apice bibracteati habeantur, bra-
• ctea postica cucullato-cylindracea clavata elongata, antica ab-
• breviata. » Miquel, come si vede, li ritiene metamorfosi non
già della brattea nata suir asse , ma di due bratteole nate sul-
peduncolo.
Hooker e Bentham infine nei loro Genera plantarum incor-
sero nell'opinione infondatissima che presso il genere Marc-
gravia, a differenza dei generi Buyschia e Noraniea, cotali brat-
tee siano t a pedicellis liberae » quando invece è precisamente
l'opposto, essendo del tutto adnate ai pedicelli.
Quanto poi alla loro vera funzione, coordinata alla effet-
tuazione della dicogamia, nessuno autore ne ha dato fin qui
cenno, ad eccezione di Triana e Planchon, i quali in uno scritto
apposito, pubblicato nelle Mémoires de la société impériales
des sciences naturelles de Cherburg (t. IX; 1861) si limitano
a dire: « les ascidies des Margraviées, toujours rapprochés des
» fleurs n'attirent probablement les insectes que pour leur faire
• jouer un ròle indirecte ou non, dans Tacte de la fécondation. >
Parte critica
MARCGRAVIACEiE.
Choisy in D. C. Prodromus, etc. Voi. I, p. 565. — Guttiferarum tribna. Juss.
Ann. du Mus. Voi. 14, p. 37. — Gruttiferarum in classi ordo. Endl., genera
plantarum. — Temstrcemiacearum tribus. Bbnth. et Hook, genera plan-
tarum. — Tr. et Pl. prodromus florse Novo-Granatensis in Ann. des
se. nat. IV ser. , t. 17, p. 359.
Tribus I. Eleuthebadenm:. CNoraniece Chois. L e.
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACEìE 271
Subtribus. rutschibìe
Genus I. BUYSCHIA.
Jacquin, sei. st. amer. hist. p. 75, tab. 51. — Juss. gen. pi. (Inter plantas
incertsB sedis). — Lam. Encycl. (prò parte). — CnoiSY in D. C. prodr.
(prò parte). — Endl., genera plant. (prò parte). — Benth. et Hook.; gen.
pi. (prò parte).
Oss. Questo genere dififerisce da tutte quante le Marcgra-
viacee per avere le sue brattee metamorfosate in un corpo
mellifero solido, non cavo. Però mi parve incongrua Tamal-
gamazione di questo col seguente genere fatta da Lamark,
Choisy, Endlicher, Bentham e Hooker. Ma ben li aveva di-
stinti uno dall'altro il celebre autore degli ordini naturali.
Questa conversione delle brattee in glandolo solide, nude
e non ascidiiformi o calcariformi ha un grande significato bio-
logico. Ciò indica infatti che i pronubi ne sono animali lecca-
tori, non suggitpri. *
La oligandria in questo e nel seguente genere è in rela-
zione colla vicinanza del nettario agli organi sessuali, pochi
stami bastando per assicurare la trasposizione pollinica.
1. — Buyschia sphssradenia, Nob. Marcgravia micrantha, Pa-
VON ex herb. Norantea cacahifera Don (?).
Oss. Questa specie è fondata sopra un unico esemplare
esistente nell'erbario fiorentino colla etichetta scritta di mano
propria da Pavon « Marcgravia micrantha fi. per. »* Sventura-
^ Come, giosta il mito esopiano, la volpe ingannava la cicogna offe-
rendole cibo in piatti, e la cicogna ven^icavasi offerendo alla volpe cibo in
anfore , medesimamente i fiori riserbati all' azione pronuba degl' iusetti lam-
bitori (i fiori per es. di Hedera, di Euphorhia, di Evonymus, ec, ec.)
offrono il miele in piattelllni espansi, e i fiori riserbati a pronubi aventi
lunga proboscide, intendo dire a succiatori, come sarebbero lepidotteri, api,
trochili ec., portano riposto il miele entro tubi o speroni più o meno al-
lungati.
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272 RIVISTA MOICOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACEìE
tamente la parte fin qui pubblicata della Flora peruviana di
Ruiz e Pavon non arriva alle Marcgravie (Polyandria). Giusta
le indicazioni di Pritzel , in qualche privata biblioteca esiste-
rebbero , oltre le pubblicate, 176 tavole inedite, fra cui , sulla
fede di Don {General syst of gardening and hoianic), ben cin-
que rappresenterebbero altrettante Margraviacee indigene del
Perù, coi numeri e nomi seguenti, cioè: N. 436. Marcgravia
macrocarpa. — N. 437. M, obovata. — N. 438. M. Cordachida. —
N. 439. M. cacahifera, — N. 440. M, pentandra.
Ora nell'erbario di Firenze, ove si trova una parte dell'er-
bario di Pavon, sì hanno ben sei esemplari con etichetta ver-
gata da Pavon medesimo, cioè segnato l'uno col nome di
Marcgravia micranilia, l'altro di Marcgravia pentandra , il terzo
di Marcgravia nwnogyna, il quarto di Marcgravia ohlongifolia ,
il quinto di Marcgravia macrocarpa, il sesto di Marcgravia um-
iellatce species nova.
Ma ciò che mi riesce veramente inesplicabile si è che i
caratteri riferiti dal Don (1. e.) male corrispondono coi succi-
tati esemplari dell' erbario fiorentino, neanco con quelli segnati
omonimicamente (Marcgrama pentandra, M. macrocarpa).
Passando in rassegna le cinque specie pavoniane ripor-
tate dal Don, quella che più delle altre pare rassomigli la no-
stra Ruyschia sphceradenia sarebbe la Noraniea cacahifera Don
(Marcgravia cacahifera Ruiz et Pavon), notata coi seguenti ca-
ratteri: « leaves oblong; or obovato-lanceolate, obtuse, mucro-
nate; racemes long; flowers 2 together, the one sessile, the
other pedicellate. »
Qui devono essere notate parecchie cose. In primo luogo
la nostra pianta non è certamente una Norantea , né merita
poi tampoco il nome di cacahifera (kettle-bearing), poiché le
sue brattee piccole, sferiche non possono menomamente ve-
nire rassomigliate a cacahi o pentole^ a cui per contro somi-
gliano moltissimo le brattee di parecchie norantee.
Se non che riflettendo meglio sulla descrizione del Don
nasce il sospetto, o per meglio dire la certezza, che egli abbia
proprio avuto di mira la nostra pianta, oppure ima conge-
nere molto affine. Egli accenna a fiori gemini, di cui l'uno
sessile, l'altro pedicellato. Ora é contrario affatto alla natura
delle Marcgraviacee, di avere fiori gemini, ciascun peduncolo
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVUCE^ 273
essendo essenzialmente unifloro, e munito per lo più di brat-
tea nettarifera. Una Marcgraviacea a peduncoli geminiflori è
una vera impossibilità, per chi siasi ben famigliarizzato col-
r abito biologico e morfologico di tale famiglia.
Come dunque il Don ha potuto alludere a fiori gemini?
Senza dubbio egli ha creduto che la glandola bratteale sferica
accompagnante i singoli peduncoli fosse un fiore, e infatti,
guardando all'ingrosso si può fare questo scambio, e allora
precisamente pare di vedere sovra ogni peduncolo due fiori,
uno sessile, l'altro pedicellato.
2. — Bnyschia cymbadenìa , NoB. — Rtiyschia chisicefólia , Jacq.
1. e. (?). — Huyschia lauri folta, Presl. (?) bot. Bem. 1844,
■ pag. 24.
Oss. Di questa specie nulla possiede l'erbario fiorentino
all' infuori di pochi peduncoli florali, d'origine non segnata;
ma è quanto basta per accertare il bellissimo carattere diffe-
renziale consistente nella figura cimbiforme della gianduia
mellifera. Se io guardo alla figura e alla descrizione che dà il
Jacquin della sua R. cliisicefoUa, sono quasi certo che si tratta
della stessa specie. Medesimamente se confronto colla descri-
zione di Jacquin quella che Presi. (1. e.) dà della sua B. lau-
ri folia, non mi cade dubbio che quest'ultima tutt'al più sia
una varietà della jB. clusicefoliay Jacq.
Questa Ruyschia è interessante per due motivi. In primo
luogo perchè vogliasi per la forma allungata della sua glan-
dola, e per la inserzione di questa alla base del calice è un
anello di transizione tra questo genere e il seguente ; in se-
condo luogo perchè in questa, meglio che in ogni altra mar-
graviacea, si evince la vera natura del corpo mellifero che è
realmente una brattea commutata, nata sull'asse primario
della infiorescenza e più o meno altamente saldata col rispet-
tivo peduncolo florale (asse secondario). Infatti esaminando
colla lente un peduncolo, si distingue egregiamente pel suo
color nero il picciuolo della brattea saldato unilateralmente
(inferiormente) col peduncolo stesso in tutta la sua lunghezza.
Nuovo Giom. Bot. Hai. i8
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274 KIVISTA MONOGRAFICA DELLE MABCORAVIACEìE
La jR. Pavonii che Don (1. e.) costituisce alle spese della
Marcfjravia pentandra R. ePav. (FI. per. tab. 440), se realmente
si riferisce allo esemplare segnato con questo nome di M.pm-
tandra Pavon ed esistente nell'erbario fiorentino, non è altri-
menti una Ruischia ma una Norantea (vedi infi'a Pseitdosta-
chyum Caccaìnon),
Genus II. SOUBOUBEA.
AuBLET, Hist. des pi. de la Gujane fran9. 1775, voi. I, p. 244, t. 97. Jcss.
gen. pi. (Inter plantas incertse sedis). Suruhea Meyer, prirn. llorae esseq.
1818. p. 120. — Buyschia Lame, encycl. — Choisy in D. C. prodr. —
Endl. gen. pi. — Bexth. et Hook. gen. pi. — Te. et Pl. , prodr. fl. NovO'
granat. — Martius , nova gen. et sp. pl. bras. voi. 3.
Oss. Questo genere peli' importantissimo carattere biologicQ
dei suoi speroni melliferi, per cui si rende adatto a pronubi
non leccatori ma succianti (verisimilmente insetti apiarii), si
distingue benissimo dal precedente non meno che dai seguenti
generi. Può ritenersi intermedio tra le Ruischie e le Norantee.
Bentham e Hooker (1. e. voi. I. p. 1, pag. 181), i quali fu-
sero questo genere col precedente, fra gli altri caratteri ripor-
tano i seguenti: t bracteaB ad apicem pedicelli sub flore sessiles,
» trilobae, lobis linearibus, altero ascendente apice clavato,
» duobus demissis pedunculum equitantibus. » Ora questo ca-
rattere non solo non conviene affatto alle due nostre specie di
Buyschia^ ma neppure a due specie di Souroubea.
La corrispondente frase di Endlicher (Gen. pl. p. 1030) che
suona: « bractea colorata pedicelli apice inserta, simplici vel
» postico bicruri, antico in calcar cavum desinente » è meno
inesatta, in quanto che almeno si addice a tutte le Souroubee,
benché non alle nostre Ruischie.
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BIVI8TA MONOOBAFICA DELLE MAIlCGEAVLàCE^ 275
3. — Souroubea pileata, Nob. — Rw/schia pileophora^ Tr. et
Pl. in Ann. des se. nat. - S. IV, t. 17, p. 379.
Oss. Della descrizione di Triana e Planchon ricavo i se-
guenti caratteri :
floribus parvis, pedicellis curvulis flore vix longio-
ribus, bractea calyci contigua pendula pileifqrmi nempe e
disco suborblculari et sacculo centrali vel excentrico cylin-
draceo-conico constante
pedicelli paulo ante anthosim 5-6 millim. long. Bra-
cteoe sessiles, disco diametro 5-6 millim., sacculo vix 3-4 mil-
lim. long
La forme seule des bractées sufTirait pour distinguer
cette espèce. Ces organes rappellent à peu près un de ces
chapeaux dits somhreros^ dont le fond serait assez haut et les
bords assez larges.
Dai quali caratteri si rileva essere questa una pianta al-
quanto affine alla Uiiyschia qjnibadcnia^ massime per i suoi
floribus parvis e pedicellis curmdis flore vix longiorihiis. Non ostante
è una vera Souroubea se si pon mente alla cavità mellifera in
cui terminano le sue brattee.
4. — Souroubea auriculata, Nob.
a) S. guyanensis; Aublet 1. e. — Brattea coccinea, calice
giallo, petali sulfurei. Fiorisce in ottobre. Guiana francese.
b) S, Meyeri (Souroubea Aubletii, Meyer esseq.) brattea coc-
cinea, fiori aranciati. Fiorisce in settembre nell' isole Wacana-
noa (Surinam).
e) S. amazonica (Ruyschia Martius 1. e. tav. 293) ; brattea
coccinea, fiori citrini. Fiorisce in agosto nella riva del fiume
delle Amazzoni e nelle isole dell' arcipelago del Para.
d) S. spitziana (Ruyschia Mart. 1. e. tav. 293); brattea
coccinea, fiori aranciati; fiorisce in settembre nell' interno della
provincia del Para. Martius stesso esprime il dubbio che sia
una semplice varietà della precedente.
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276 RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACEìE
e) S. corallina (Ruyschia Mart. 1. e. t. 294); brattea e fiori
coccinei. Fiorisce in gennaio e febbraio nella riva del fiume
Japure provincia di Rio Negro.
f) S. hahiensis (Ruyschhia Mart. 1. e); brattee coccinee,
fiori gialli, a Bahia.
g) S. lepidota (Ruyschia Miquel, stirp. surin. selectae, 1850,
p. 94. tab. 27); brattea e fiori coccinei; abita il Para.
h) S. bicolor (Ruyschia Benth. bot. of. the voyage of Solphur
p. 73, tab. 29); brattee e fiori coccinei; dell'isola Gorgona.
t) 8. crassipes (Ruyschia Tr. e PI. I. e); corolla giallastra;
della provincia di Bogota.
Oss. Nell'erbario fiorentino esistono parecchi esemplari di
questa specie pervenuti da luoghi diversi. Il più notevole è un
esemplare raccolto da Linden nella prov. di Carabobo (Vene-
zuela), a fiori gialli e ad orecchie bratteali larghissime, corri-
spondenti per l'appunto alla Ruyschia amazonica var. dilatata
di Triana e Planchon (1. e, p. 578).
Ora esaminando questi esemplari e compulsando tutte le
descrizioni e le figure date dagli autori succitati, nasce la con-
vinzione che sebbene siansi fatte ben nove specie diverse, ap-
partengano in ultima analisi ad una specie sola. Tutte le dif-
ferenze che si possono rilevare sono inconcludenti e si riferiscono
a diversità. di colore in questo o in quell'altro organo florale,
a maggiori o minori dimensioni e proporzioni nello sviluppo
delle brattee, delle foglie, ec, ad epoche di fioritura differenti,
e a simili altre accidentalità che possono benissimo essere
spiegate colla diversità dei luoghi. Ma per contro si riscontra
in tutti gli esemplari secchi o disegnati lo identico tipo, e se
ne deve concludere tutto al più che si tratti di una specie, la
quale, nella sua monotipia, si riveli non ostante molto proclive
a variare.
Triana e Planchon (1. e. p. 377) si mostrano anch' essi tentati
a fondere in una specie sola le quattro descritte dal Martina
e la S. guyanensis d'Aublet: ma dopo questo, voltata non più
che una pagina, descrivono la loro Ruyschia crassipes, la quale
mi sembra riducibile anch'essa alla nostra S. auriculata.
Dicono gli autori succitati (p. 379) : « les dimensions relati-
» vement assez grandes des fleurs, les pédicelles épais et assez
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE 3IARCGRAVIACEiE 277
• remarquablement renflés, bien que d'une manière graduelle,
• les bractèes à divisions latérales plus courtes que Téperon,
» telle est l'ensemble des traits qui caracterise assez nettement
• cette espèce. » Ora queste differenze non mi sembrano tali da
giustificare la fondazione d'una nuova specie. Accennano tutt'al
più a una distinta varietà.
La Kuyschia (?) suhsessilis Bentham (1. e.) è probabilmente
una Souroubea-^ ma non è ben certo, perchè l'esemplare rac-
colto de Bentham era già troppo avanzato, e mancava delle
brattee mellifere, le quali adempiuta la loro funzione si disar-
ticolano tosto e cadono.
5. — Souroubea ezaurioulata , Nob. — Uuyschia dusioefolia,
LiNDEN ex coUect.
Oss. Per quanto veggo questa bellissima specie non è stata
descritta da nessuno, per la ragione che, essendo stata rac-
colta e distribuita da Linden sotto il nume di B. clusicefolia
Jacq. tale venne creduta effettivamente. Guardata all'ingrosso
somiglia infatti alla JR. clusixfolia^ ma ne differisce enormemente
per la brattea commutata in imo sperone e non già in un corpo
cimbiforme solido.
È distintissima altresì dalla specie precedente, perchè il
calcare mellifero è privo delle orecchie, e perchè è inserito al
di sotto dell'apice del peduncolo.
Questi due caratteri hanno un valore biologico di qualche
importanza e segnano tendenza o transito alle Norantee. Tale
specie è notevole anco per la località, essendo stata raccolta
nelle vicinanze di Vera Crux; così sarebbe la più occidentale
di tutte le Marcgraviacee.
Subtribus. Norantee.
Genus III. NOBANTBA.
AuBLET, hÌ8Ì des pi. de la Guyane fran^., p. 554. — Juss. gen. pi. — Chotst
in D. C. prodr. — Endl. gen. pi. — Benth. et Hook., gen. pi. — Cam-
BES. in Aug. S. Hil. Fi. Bras. merid. — Mabtius, nova genera et sp. pi.
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278 RIVISTA MOXOGKAFICA DELLE MARCGRAVIACE^
bras. — Tr. et PI. prodr. fl. Novo-Gi*anat. in Ann. se. nat. séries IV.
voi. 17, p. 372. — Ascium Scurebeb, gen. 358. — Sclmartzìa Veli., £1.
flum. Bras. voi. 5. tab. 81.
Oss. È presso questo genere che le brattee convertendosi
in ampi sacchi melliferi, adorni dei più vividi colori/ più o
meno remoti dal fiore, indicano come l'apparecchio dicogamico
sia stato commutato in vista dell' azione pronuba di uccelli
mellisugi e rampicanti, che appartengono probabilmente ai ge-
neri Trochilus e Omismya.
Subg. CocHLiopnYLLUM , Ndb.
6. — Norantea brasiliensis, Choisy in D. C. prodr. voi. I, p. 566.
— Cambes. in Aug. S. Hil. Fl. Bras. merid., voi. I, p. 311, 312.
Oss. L'erbario fiorentino possedè tre esemplari di questa
specie, l'uno raccolto a Rio Janeiro, l'altro a Fernambuco, il
terzo a Bahia. Quest'ultimo che porta l'etichetta « Norantea
haldensis^ Martii herbarium florae brasiliensis, N. 1048, » di-
versifica un poco per alcuni caratteri, come sarebbe a dire
foglie più anguste, calice più piccolo ec. Ma queste differenze
non mi sembrano tanto pronunziate da riclamare una specie
nuova.
Questa pianta per la forma di cucchiajo rotondo assunta
dalle sue brattee si distingue tipicamente dalle altre Norantee,
per cui ho pensato di farne un sottogenere distinto col nome
significativo di Cochliopliyllum. Il Cambessedes (1. e), dice che tali
brattee contengono un succo dolce.
Subg. Sacciophtllum Nób.
Oss, Questo sottogenere sopravanza i suoi congeneri per la
magnificenza e splendidezza de' suoi tirsi fioriti, nonché per lo
sviluppo de' suoi sacchi melliferi, grandi molto e coloratissimi
dei quali havvene un centinaio circa per ogni tirso.
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RIVISTA MOKOGRAFICA DELLE MAKCGEAVIACEìE 279
Sebbene d'aspetto assai diverso, pare è molto affine al
sottogenere precedente, ed offre al pari di quello bratteole dislo-
cate ed alterne sovra il peduncolo florale.
7. — Norantea guyanensis, Aublet, 1. e, tab. 220. — Ascitim
violaceum, Vahl. ecl. — Ascmm Auhleiii, Sfreno, syst.
veget. II, pag. 599.
Oss. L' erbario di Firenze ne possiede tre esemplari per-
venuti da Caienna e dal Surinara.
8. — Norantea japupensis, Mart. nova gen. et. sp. pi. bras.
voi. m, tab. 295.
9. — Norantea goyazensis, Cambess. in Aug. S. Hilaire, flora
Bras. mer., voi. I, p. 313.
Oss. Esitai lungamente prima di accettare la distinzione
delle due sovracitate specie.
L'erbario di Firenze non possiede che un esemplare rac-
colto a Goyaz da Gardner. La località dove è stato raccolto,
e la circostanza che corrisponde assai bene ai più saglienti
caratteri dati dal Cambessedes per la N. goyazensis^ sono ra-
gioni a bastanza perentorie per* credere che appartenga effet-
tivamente a questa specie. Se non che d'altro lato corrisponde
anco meravigliosamente ai caratteri dati dal Martius per la
N. japurensis. Che la N. goyazensis sia una varietà rupicola
nana e atropurpurea della N. japurensis.
Lascio al giudizioso lettore il conciliare come meglio crede
i caratteri differenziali seguenti.
Martius (1. e.) scrive della N. japurensis « frutex parasiticus
more Clusiae, in 30 pedum altitudine adscendens .... ascidium
membranaceum rosetim crescit in arboribus nemorum
primaevium prope flumen Japura .... floret januario.
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280
RinSTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVlACEiE
E Cambessedes (1. e.) scrive della N. goyazensis: « frutex
2-4 pedalis (?) .... bracteaB atropurpurece .... crescit inter rupes
montis Serra dorada in Prov.' Goyaz .... tioret julio.
Ora come avviene che l'esemplare suddetto raccolto a
Goyaz dal Gardner, e che verisimilmente dovrebbe essere un
genuino rappresentante della specie goiazense corrisponde be-
nissimo ai caratteri della specie giapurense? Fra le altre cose
il suo tirso florale lungo oltre due piedi non può verisimil-
mente essere prodotto da un frutice alto solamente da 3 a
4 piedi.
10. ~ Norantea paraensis, Mart. — Le. tab. 296.
Oss. L'erbario fiorentino ne possiede un esemplare rac-
colto da Spruce t ad cataractas fluminis Aripecuru » nella pro-
vincia del Para. Somigliantissimo per la forma dei sacchi mel-
liferi alla N. japurensis, ne differisce per questo che i medesimi
hanno una forma alquanto allungata, un picciuolo più lungo,
e l'orifizio introrsamente contratto.
Subg. PSEUDOSTACHYUM, Noh,
Oss, Ecco un altro naturalissimo sottogenere delle Norantee.
Fra i caratteri essenziali della famiglia annoverammo i se-
guenti: fiori costa.ntemente peduncolati: brattee nettarifere
saldate col rispettivo peduncolo almeno per una porzione del
loro picciuolo. Ma in questo sottogenere i fiori appariscono
sessili e le brattee sembrano emergere direttamente dall'asse
primario.
Ora' tutto ciò non è che una mera apparenza, e se ben
si guarda, nelle false spighe di questo sottogenere noi ab-
biamo un tirso a peduncoli assai lunghi ma fusi e coaliti
coU'asse primario. Cosi il nostro Pseudostachio rientra perfetta-
mente nel tipo della famiglia, e mentre, guardando superfi-
cialmente, si riterrebbe per la primitiva e più semplice forma
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACE^ 281
delle Margraviacee, mostrasi invece di essere una delle forme
più elevate e composte.
11. — ^ Norantea anomala, H. B. E.
Oss. Di questa specie io non conosco che la buona figura
data nel voi. VII, tav. 647 bis, dell'opera intitolo ta Nova genera
et species quas collegerunt et descripserunt . . . Humboldt
et Bonpland. — Se il disegno delle brattee è conforme al
vero, essendo esse scutelliformi e non cacabiformi si tratta
senza dubbio d'una buona specie; ma se il disegnatore vi
avesse messo qualche cosa di suo, non mi sorprenderebbe
che fosse una cosa sola colla nostra N. Caccabion, e per più
forte ragione colla seguente specie di Triana e Planchon.
Vero è che la descrizione del Kunth {synopsis già citato)
• bractea hemisphaerico-galeata » concorda pienamente colla
figura.
12. — Norantea Bessiliflora, Tr. et PI. 1. e. p. 373.
Oss. Estraggo dagli autori di questa specie i seguenti ca-
ratteri; spicis terminalibus sessilibus elongatis, spirali inferno
triplici multifloris, bracteis pendulis parvis cucuUatis^ stipite eis
breviore suspénsis, laiitiscule apertis.
I caratteri scritti in lettere ordinarie mettono fuori dubbio
che questa pianta appartiene al nostro sottogenere Pseudosta-
chic, e quelli declinati in lettere corsive la distinguono assai
bene dalla seguente N, Caccabion,
H carattere poi — bracteis latiuscule apertis — la distingue-
rebbe anche (falla specie antecedente, la quale è fornita di
brattee aventi l'apertura larghissima.
Al postutto è probabile che sia una specie intermedia tra
la precedente e la seguente.
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282 EmSTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVUCE^
13. — Norantea Caccabion, Nob. — Marcgrama monogìfna^ Pavon
ex herb. — M. p&iitandra,Vk\oì^ ex herb. — Buyschia Pavonii,
Don (?).
Oss, L'erbario di Firenze possiede due esemplari di que-
sta pianta, segnati m. p. dal Pavon V uno col nome di Marc-
gravla momgynia (sic) FI. Per. , l' altro con quello di Marcgravia
petitandra FI. Per.
Don (General system of gardening and botanic, voi. 1,
p. 625) alla sua Buyschia Pavonii appone come sinonima la
Marcgravia pentandra R. et Pav. È probabile che si tratti della
stessa pianta; ma in questo caso il Don sarebbe in fallo, per-
chè è una vera Norantea e non una Buyschia.
Questa specie è ben distinta dalle due precedenti pella
bizzarra forma delle sue brattee mellifere che vestono l'appa-
renza di graziose pentoline ad orifizio angustissimo.
Subg. BrESOPHYLLUM, Noì).
Oss, Questa è un'altra sezione naturalissima delle Norantea,
ove la infiorescenza, spogliando l'abito tirsoideo, riveste quello
di corimbo e segna manifestamente il transito alla ombrella
delle Marcgravie. Le borsettine nettarifere sono molto discoste
dal fiore e conseguentemente ha luogo un considerevole svi-
luppo della poliandra.
14. — Norantea Adamantium, Cambess., 1. e, p. 312, tab. 62.
Oss, Bellissima e distintissima specie di Norantea attestata
anche dal Martius (I. e. tab. 297, fig. 1). Ascidii plumbei. Cam-
bessedes dice che contengono un succo amarognolo. Ove ciò
sia viero, si riferirà certo a pronubi specialissimi.
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACEìE 283
15. — Norantea cnneifolia, Nob. — Marcgravià cunei folta ^
G. Gardner, Contrib. towards a flora of Brazil in Hook.
London journ. of bot. voi. II, a. 1843, p. 313. — Norantea
mixta, Tr. et PI., 1. e. (?)
Oss, L' erbario fiorentino ne possiede un esemplare raccolto
e spedito da G. Gardner.
È una specie senza verun dubbio molto affine alla prece-
dente, ma ne differisce per le foglie molto più anguste, per la
brevissima rachide del corimbo ridotto quasi ad ombrella, per
la brevità e scarsità dei peduncoli florali, perchè ha i petali
gialli e non atroviridi, e infine perchè è un frutice scandente
e non rupestre.
Questa specie è una pretta Norantea avendo le borse mel-
lifere affatto sciolte dai peduncoli, e Gardner che la descrisse
come una Marcgravià venne indotto in errore dall' apparenza
ombrelliforme delle sue infiorescenze.
Non si può negare per altro che questa specie, anche
più della precedente, si avvicini già molto al tipo delle vere
Marcgra?ne, specialmente pel carattere del talamo insediato obli'
quamente sulla estremità del peduncolo; carattere che è svilup-
patissimo in alcune specie di Marcgravià.
Leggendo attentamente la lunga descrizione che Triana e
Planchon danno della loro Norantea mixta (1. e. p. 374) , riflet-
tendo massime sul carattere espresso colle parole seguenti
t bractearum cucuUatarum corpore sacciformi oblongo 6-15 mil-
» lim., longo, parum ampliato, sulco tenui sectis lineam mediam
» percurso, apice interdiim obsctire hiloho, » da ove si ricava che
le brattee hanno precisamente V apparenza scrotiforme da noi
osservata sulla Norantea cuneifolia ; nasce spontanea la conget-
tura, che quest' ultima e la N. mixta appartengano alla stessa
specie. Del resto l'unico esemplare esaminato da Triana e Plan-
chon era, a confessione di essi medesimi, un individuo pato-
logico e teratologico: contingenza questa che tende ad aggiun-
gere anziché a torre forza alla nostra congettura.
VAsdum Selloi di Sprengel (Syst. veg., IL p. 599) con molta
probabilità appartiene a questa o alla precedente specie. Per
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284 RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACE^
quanto incompleta e brevissima sia la diagnosi data ivi, pure
tutti i caratteri quadrano assai bene.
Che cosa invece possa essere VAscium Berterii (Sprengel,
1. e.) non si hanno elementi sufficienti a decidere, neanco in
via d'approssimazione.
Tribua II. SYMPHYTADENI^. (Marcgraviea , Choisy, 1. e.)
Genus IV. MABCGBAVIA Plum, Amer. 29.
Jdss., j?en. pi., p. 244. — Choisy in D. C. prodr. I, p. 565. — Endl., gen.
pi. — Benth et Hook , gen. pi. — Triana et Planch , prodr. fl. Novo-
Gran. , I. e. p. 360.
Oss. Quanto è naturalissimo e distintissimo il genere Marc-
gravia in modo che non è possibile confonderlo cogli altri
tre generi della famiglia, altrettanto riesce difficile (e attual-
mente direi quasi impossibile) il districare il vero e real numero
delle sue forme specifiche. Troppo scarsi sono gli esemplari
raccolti negli erbarii, e troppo incomplete sono relativamente
ai punti di primaria importanza le diffuse descrizioni che ab-
biamo da diversi autori. Se a ciò si aggiunge che domina nei
suoi rappresentanti uno straordinario polimorfismo, spero che
sarà fino ad un certo punto giustificato fi mio tentativo di tron-
care le difficoltà, ammettendo non più di quattro tipi specifici,
ove si possono plausibilmente subordinare come Varietà le di-
verse forme fin qui descritta dagli autori.
Quanto ai caratteri generici nessuno, per quanto veggo,
ha fin qui dato una descrizione che vada esente da ogni
menda e censura. La migliore parmi quella data da Endlicher,
ma vuol essere rettificata in alcuni punti; per esempio quando
dice « calix tetra-exaph/Uus, foliolis inìbricatis • bisogna sostituirvi
« calyx tetraph/lliiSy foliolis decussatis. »
La descrizione di Bentham e Hooker (genera plantarum),
racchiude due gravi inesattezze , ascrivendo a' tal genere « Se-
pala quinque valde imhricata » e « hractea sacciformes^ in media
umbella stipitaUe, a pedicellis libera, » Come già si disse, il calice
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RIVISTA MONOGRAFICA DELLB MARCGRAVUCE^ 285
è tetrasepalo, e le brattee sacciformi, lungi dall'essere libere
dai peduncoli, sono anzi ad essi totalmente adnate.
Gli errori fin qui citati vennero felicemente corretti da
Triana e Planchon (1- e.); ma questi due autori incespicarono
a loro volta in altre inesattezze, non incorse dai litografi pre-
cedenti.
Ometterò di discutere la più che dubbia loro opinione che
la calittra coroUina risulti da saldatura di quattro petali. La
omologia colla corolla delle Norantee; la manifesta imbrica-
zione non simmetrica (apparentemente in quinconce) dei pezzi
corollini coaliti, accennerebbe secondo me a fusione di cinque
petali e non di quattro.
Tralasciando ciò, si critica il carattere t stamina..,, btseriata^
numquam vere uniseriata.
Già Choisy avea detto (1. e.) « stamina uniserialia membra-
fmlce ovarium circumdanti inserta^ » ed Endlicher aveva confer-
mato (1. e.) « stamina 12-40, disco membranaceo angusto imam
ovarii basim cingenti inserta^ uniseriata. »
Ora le nostre osservazioni darebbero perentoria ragione a
Choisy e a Endlicher.
I filamenti esilissimi nascono approssimati oltre ogni dire
tra loro, e tanto è vero che saldandosi alla base formano una
sottile membrana a foggia di corona attorniante l'ovario.
Questa corona non può essere facilmente veduta se non
che qualche tempo dopo la sfioritura. Presi (botan. Bemerk.)
non potè vedere tale membrana ; senza dubbio ciò dipese dal-
l' averne fatto ricerca durante la epoca della fioritura.
Ma ciò ha bisogno di maggiori chiarimenti ed eccoli. La
corona o membrana di cui parliamo, durante la fioritura è
seppellita nel tessuto talamico. Quando per altro, dopo ch'ebbe
luogo la fecondazione, l'ovario e la base del peduncolo ingros-
sano, e quando già da un pezzo si disarticolò e cadde la parte
libera dei filamenti, allora il talamo svelle e rigurgita dal suo
seno questa corona, la quale in tal punto è visibilissima anche
ad occhio nudo, e scorgesi attorniare la base dell'ovario.'
Ora chi consideri la sottigliezza di questa membrana o
base monadelflca degli stami, ha senza più la prova che gli
stami debbono essere necessariamente uniseriali.
Ma come avvenne che Triana e Planchon ed anche Presi
(come vedremo infra) si trovano d'accordo nell' infondata opi^
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286 RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCORAVIACEJS
nione che gli stami siano invece costantemente biseriati? Non
è difficile lo additare la causa di questa illusione. I filamenti,
sebbene approssimatissimi Tuno all'altro, possono adattarsi in
una sola serie perchè a bastanza esili ; ma non così le antere,
le quali, essendo molto più larghe, sono obbligate per man-
canza di spazio a cavalcare Tuna sull'altra, e si dispongono
effettivamente in due serie concentriche, e qualche volta anco
in tre. Ora è verisimile che gli autori precitati dalla biseria-
zione reale ed effettiva delle antere abbiano dedotta la bise-
riazione anche degU stami.
Queste sono le osservazioni critiche che occorrono quanto
ai caratteri generici. Quanto ai caratteri specifici dirò che la
causa della incertezza delle specie di Marcgravia fin qui de-
scritte devesi a parer mio nell'abbandono di quel principio che
pur è r anima della tassonomia, alludo al principio della su-
bordinazione dei caratteri.
Anche pella descrizione delle specie le dottrine biologiche
da noi propugnate forniscono un validissimo criterio. Gli or-
gani che servono a una funzione biologica, sebbene i più mo-
dificabili e variabili da specie a specie, sono per conto i più
costanti e fissi per ognuna e singola specie, di cui rappresen-
tano per così dire l'idea, il concetto, lo spirito.
È su questi organi quindi che deve a preferenza essere
rivolta la attenzione dei fitografi. E venendo al caso concreto
del genere Marcgravia^ i diversi autori, descrivendone le spe-
cie massime sovra i caratteri forniti dalle foglie, colsero poco
frutto dalla loro fatica; laddove sarebbero riusciti a ben altri
risultati se avessero descritto accuratamente le forme e le re-
lazioni di posizione, proporzione, numero, ec.
1." delle anfore nettarifere ;
2.'' dei raggi della ombrella;
S."* della calittra coroUina.
Le ombrelle delle Marcgravie sono costantemente rove-
sciate, come bene figura il Jacquin (Ara. t. 96) e Erowne
(lam. , tab. 26) , e sono rovesciate non già per deflessione , ge-
nicolazione o nutazione dell'asse, o per debilità del ramo fio-
rifero, ma perchè quest'ultimo cresce in direzione inversa alla
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BIVISTA MOXOGBAFICA DBLLE MAECORAVIACE^ 287
solita, rigidamente rivolto dall'alto aJ basso. Perchè ciò? Perchè
se crescesse con direzione dal basso ali* alto, le anfore reste-
rebbero rovesciate e perderebbero il miele. Quindi il ramo
fiorito di Marcgravia, figurato diritto nel Traité general de ho-
tanùjue per Le Maout e Decaisne , non è in posizione naturale.
Subg. Obthothalamium , ^06.
16. — Marcgravia polyantha , Nob. — M, oblongifolia Pavon ex
herb. — M. carnosa Presl., (?) hot. Bemerk., p. 23, 24. — M.
pedunculosa^ Triana et Planch. 1. e. pag. 371-372.
Oss. V erbario fiorentino ne possiede due esemplari, V uno
proveniente dall'erbario di Pavon, l'altro raccolto dal Gardner
al Brasile nella provincia di Minas Geraes.
La descrizione che dà Presl (1. e.) della sua M. comosa^ rac-
colta a Rio Janeiro, bene ponderata ci muove a credere che
si riferisca a una varietà molto robusta di questa specie. Egli
attribuisce ai fiori un doppio ordine di stami ; ma noi abbiamo
mostrato ciò essere probabilmente una illusione.
Anche la Marcgravia peduncfUosa di Triana e Planchon mi
pare vicinissima a questa specie e forse non n'è che una
varietà.
17. — Marcgravia maerocalypta, Nob. M. umbellata Linn. prò
parte; ~ M. umbellata, Jacq., select. stirp. americ. hist.
p. 150, tab. 96: — M. umbellata , Turpin, tab. ex dictionn.
d'Hist. nat. (Lévrault); — M. macrocarpa, Pav. ex herb.;
— M. Trinitatis, Presl. (1. e); — M. rectiflora Tr. et Pl.,
loco cit. p. 364-367 (exclusa var. Brownei).
Oss. È un tipo specifico polimorfo in estremo grado, va-
riabile assai nella forma delle foglie, delle maggiori o minori
proporzioni dei sepali, ecc. La forma peruviana è più piccola
in tutte le sue parti, eccettochè nei sepali che sono assai svi-
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288 RIVISTA MONOGRAFICA DELLE MARCGRAVIACEìE
luppati. La forma più grossa e cospicua parrebbemi quella di
San Domingo.
Questa specie è una delle due confuse da Linneo nella sua
Marcgravia umbellata. Infatti egli (species plantarum, editili),
per la sua Marcgravia umlellata , cita la figura del Jacquin
che si riferisce a questa nostra specie, e la figura del Plumier
e del Browne che si riferiscono alla nostra M. cyrtogasira.
La M. macrocalypta così come viene da noi circoscritta,
corrisponderebbe appieno colla M. rectiflora Tr. et PI. (L e.) , se
non escludessimo la Marcgravia di Browne, la quale, avendo
la calittra assai grossa e globosa, ci pare una cosa sola colla
M. cyriogastra. Vero è che Browne non segna nella sua figura
la obliquità del talamo florale; ma è facile che questo carat-
tere gli sia sfuggito.
La M. caudata^ M, nervosa^ 3L myriostigma di Triana e
Planchon (1. e.) e la M. Trinitaiis di Presi, (l. e), ci sembrano
forme riducibili a questo tipo.
Subg. Plagiothalamium Nób,
Oss. La obliquità del talamo florale rispetto all'asse del
peduncolo, carattere che distingue questo dal precedente sot-
togonere, ha un valore biologico di non poco rilievo, essendo
in perfetta correlazione coi pronubi e coi raggi delle ombrelle
che qui sono brevi, robusti e rettilinei. Imperciocché se il ta-
lamo qui non fosse obliquo, le antere e gli stimmi non ver-
rebbero agevolmente in contatto col corpo dei pronubi, come
è facile capire se bene si esamina la disposizione dell' appa-
recchio florale.
Invece nelle M. polyantha e Macrocalypta, i raggi delle om-
brelle sono assai più lunghi e gracili, e possono, mercè la
loro flessione, supplire assai bene alla mancanza di obliquità
nel talamo florale.
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RIVISTA MONOGRÀFICA DELLE MARCGRAVIACEìE 289
18. — Marogravia oyrtogastra, Nob. M. umbellata Linn. prò parte.
— Plum. (Barman, icones tab. 173). Browne, Jam.,
p. 244, tab. 26. — M. umbellata, Tr. ed PI. (1. e.) et
aliorum.
Oss, Tipo specifico variabilissimo avendovi varietà micrante,
varietàr a calittra globosa, varietà a calittra acuminata ec.
19. — Marcgravia cyrtonota, Nob. — M. acuminata^ Miquel?
Ann. des. se. nat., 3 ser. voi. I, pag. 37. — M. cuspidata,
Tb. et Pl. P (1- e.), p. 370. — M. coriacea, Vahl.? Ecl.
Oss. Questa specie, cosi sotto l'aspetto biologico che sotto
quello morfologico, io la ritengo come la più perfetta ed evo-
luta tra le Marcgraviacee.
È probabilissimo che sia identica colla M. acuminata del
Miquel. Tutti i caratteri corrispondono assai bene; ma non si
potrebbe avere certezza assoluta al riguardo, perchè nella non
breve descrizione del Miquel, non è tuttavia fatto cenno del
carattere più importante qual si è quello dei nettari incur-
vidorsi.
Anche la M, cuspidata di Triana e Planchon crederei ri-
ducibile a questa specie, sebbene presenti una variante assai
notevole nelle sue calittre, le quali, a vece di essere ovoidi,
sarebbero coniche ed acute. Di questa M. cuspidata dicono i
prefati autori che le brattee sono separate dai pedicelli fertili
mediante una porzione nuda del rachide. Ora questo carattere
è importantissimo, perchè, rompendo la continuità della spira
dei peduncoli florali e dividendoli in due regioni, accenna ad
egregia separazione di funzioni, e a divisione di lavoro, epper-
ciò segna im grado più elevato nella scala della perfezione
biologica. Ma essendo un carattere comune anche alla nostra
M. cyrtonota e alla M. coriacea di Vahl (sulla testimonianza di
Triana e Planchon, 1. e), mi porta a credere che queste tre
forme siano riducibili ad una sola specie.
Nnovo Qiom. Boi Ilal. 19
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290 RIVISTA MOKOORAPICA DELLE MARCGRAVlACEiE
Sono specie più che dubbie e da escludersi affatto:
!.• Marcgravia pietà (Willd. Mag. berol 1808, p. 172, Choisy ,
Prodr. ecc. V. I. p. 566); perchè fondata sovra esemplari a soli
rami sterili, i quali sono straordinariamente eterofilli;
2.* M. duìna Kuth (1. e. p. 235), probabilmente per ristesse
ragione, e infine;
3.* M. spiciflora Juss. (Mém. sur une nouvelle espèce de
Marcgravia negli Ann. du Museum d'Hist. nat. de Paris. 1809,
tab. 14).
Dopo avere penetrato le più intime ragioni biologiche e
morfologiche delle Marcgraviacee, io posso e debbo asseverare
che la figura succitata è una inconcepibile mistificazione, con
cui L. C. Richard soprafece A. L. Jussieu.
La infiorescenza è quella di una Norantea, e più precisa-
mente della Norantea Adamantium^ i fiori sono esattamente
quelli della Marcgravia macrocalypta (varietà peruviana), e le
brattee sono quelle di una Euyschia.
Ora la fantasia di un disegnatore, ma non già la natura
può fare di cosiffatti mostruosi connubii. Se si desse in realtà
una pianta conforme a quella prodotta dal Richard si avrebbe
un vero controsenso morfologico, biologico, e tassonomico.
È probabile che Richard abbia avuto un esemplare di
una vera Norantea nello stadio della fruttificazione, e che, vo-
lendo ripristinarlo nella precedente condizione di fioritura, ab-
bia creduto di non errare applicando al medesimo i fiori d' una
vera Marcgravia.
G. A. PASQUALE. Nota sulla TETEANTHERA CAUSTICANS.
Tetranthera caosticans — Persea causticans. Pasq. Cat. O. B.
di Napoli 1867, pag. 77. — - Arbor sempervirens Laurum no-
bilem referens, a pluribus annis in horto eulta quondam
falso nomine Lauri regalie -^ ramis altemis subvirgatis te-
naciter flexibilibus, glabris, extremitate vix pubescentibus.
Folia petiolata, petiolo semicylindraceo 1 centim. longo, ovata,
apice attenuata obtusiuscula, 10 centim. longa cum petiolo,
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NOTA SULLA TETRAKTHERA CAUSTICAXS 291
3 centim. lata, glabria integerrima, perfecte plana, pinnati-
nervia, venulis parce prominulis, reticulatis, opaca subatro-
viridia, subtus vix csBsia, glandulis vesicularibus pellucidis
minittissìmis (cum lente videndis) crebrissimis fceta. — Flores
hermaphroditi, umbellati in extremitate ramorum, nmbellis
quatuor-quinqiie-sexfloris, axillaribus terminalibusque, perulatis
(perularum squamis caducis), sexfloris; pedunculo primario
tenuissime pubescente petiolo paulo longiore (2 centim.) 5 pe-
dunculis secundariis, idest umbellarum brevissimis (in anthesi)
2-3 millimetra longis. Calyx sexpartitus, lobis rotundatis conca-
vis 4-5 millim. longis, tribus exterioribus brevioribus. Stamina 9 ;
sex exteriora lobis calycinis opposita, introrsa, antheris quadri-
locellatis , vai vis rotundis, filamentis cum connectivo continuis
subspathulatis apice emarginato; tria interiora antheris late-
raliter dehiscentibus (subextrorsis) quadrilocellatis, filamento
basi duobus glandulis luteis angulatis magnis suflulto. — Stami-
nodia tria Inter stamina interiora ad basim filamentorum exte-
riorum adfixa et cum staminibus interioribus altemantia, 1 mill.
longa filiformia. — Pistillum stamina subaequans, ovario glo-
boso; ovulo unico pendente foeto, stigmate subtrilobo. Fructus
pedunculo secundario post anthesim aucto vix incrassato cupu-
liformi (15 millim. lon.) insidens, fere obovato-globosus, 2 cen-
tim. Jatus, 2 centim. et 3 millim. longus, drupiformis; pericarpio
coriaceo subcarnoso. Semen globosum appensum, epispermo
osseo laevigato, 12 millim., diametri.
An Tetranthera càlifomica Hook, et Arn. Bot. Beech, p. 159
ex Meissner in DC. Prodr. voi. 15 part 1. pag. 192 ? (ubi fructus
indescriptus). Oreodaphne càlifomica Nees syst. p. 463. Bot. Magaz.
t. 5320?»
Floret Martii: In Horto neapolitano hoc anno septembris
primum fructificavit.
^ Pregato dal prof. Pasquale di riscontrare la figura della Tetran-
thera càlifomica nel Bot. Magaz. mi dispiace di non averlo potuto fare, es-
sendo che tutte e due le copie di cotesta opera, che si trovano in Firenze ,
una presso le collezioni botaniche al R. Museo di Fisica e Storia Naturale,
r altra alla Biblioteca nazionale, sono incomplete e da 10 anni non se ne
riceve la continuazione! Speriamo che la commissione per il riordinamento
delle Biblioteche del Regno porteria i suoi frutti.
Bed.
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292 NOTA SULLA VERONICA LOKOISTYLA
Ohs, Folii fragrantia odorem Lauri nobilis sine confricatione
in primis refert, at cum confractura summe excitans et de-
mum in sinus frontales penetrans caustica, sternutamentum
nec non capitis dolorem din permanentem ciet.
T. CARUEL. - NOTA SULLA VERONICA L0NGI8TYLA, Ball.
Sono già molti anni l'egregio botanico sig. John Ball trovò
sul monte detto « Pania della Croce » delle Alpi Apuane, una
forma curiosa di Veronica , che pubblicò sotto il nome di F.
longistyla nsgli Annals of naturai history^ credo dell'anno 1846.
Essa abita ancora diverse altre sommità della stessa giogana,
cosi la ♦ Tambura » dove V ha trovata il prof. Pietro Savi , e
le vicinanze del « Cavallo » dove Y ho raccolta io stesso.
Per r aspetto e i caratteri degli organi di vegetazione la Ve-
ronica longistyla non si distingue affatto dalla comune F. aphyUa^
abitatrice della stessa regione alpestre. I caratteri distintivi si
riscontrano nello stilo, e nella capsula. Nella F. aphylla questa
è di forma largamente ovale, e smarginata, ovvero anche cuo-
riforme a rovescio, è più lunga che larga, e supera sempre
più o meno le dimensioni del calice; lo stilo, lungo da 2 a 4 mil-
limetri , è d'ordinario la metà della capsula stessa. Nella F. lon-
gistyla per contro la capsula è larga quanto lunga, cioè cuo-
riforme arrotondi ta , appena appena più grande del calice , e
due volte più corta dello stilo , eh' è lungo 5 a 6 millimetri.
Bastano queste differenze a distinguere due specie? A
prima giunta si potrebbe credere di si, e di questa opinione
fui io pure nei miei primi studi sulle due forme. Però ho do-
vuto cambiare avviso per l' esame di un maggiore numero di
saggi della F. aphylla^ che mi hanno dimostrata la variabilità
in questa specie della foggia e delle dimensioni della capsula,
e della lunghezza dello stilo, come già sopra ho avvertito; e
più particolarmente per lo studio di un saggio raccolto dal dott
Rosellini sulle Alpi di Triora della Liguria occidentale, e ora
esistente nell' erbario dell' Orto Pisano, il quale costituisce una
forma intermedia alle altre due, per il suo stilo metà più
lungo della capsula, e la capsula stessa due volte quasi più
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EELAZIOXI BIOLOG. E GENEALOGl DELLE MARANTACEE 293
lunga del calice. Inclinerei dunque a credere la Veronica lon-
gistila una varietà a stilo allungato della V. nphylla. Resterebbe
a vedersi se alla varia lunghezza dello stilo si connettono mo-
dificazioni dell' androceo, tali da far rientrare questo caso nella
serie dei fenomeni dicogamici , quali ci sono presentati dalle
ben note Primule per esempio ? È uh quesito al quale non mi
è dato rispondere in mancanza di ricerche eseguite sulla
pianta viva.
F. DELFINO. — BREVE cenno sulle relazioni biologiche e
GENEALOGICHE DELLE MàRANTACEE.
Il Dott. Federigo Hildebrand , professore di botanica nella
Università di Freiburg (Baden) , al quale devesi la scoperta di
non pochi apparecchi florali ingegnosamente disposti per la
effettuazione della dicogamia, con lettera dell' 8 agosto scorso
ci scrive quel che segue:
«... In questo frattempo nell' istesso campo di studi {di-
» cogamici) ho potuto trovare alcune cose nuove. Per esempio
» un apparecchio d'impollinazione (Bestàubmgseinrichtmìg) assai
t singolare venne da me osservato presso la Maranta eebrina^
» ove il polline, ben prima dell' antesi, resta depositato in una
» concavità che si trova all'apice dello stilo; quando il fiore si
» apre, lo stilo si trova in posizione tale che, ove si eserciti
» una pressione sul petalo che l'avvolge, scatta subitanea-
» mente; e cosi il polline viene portato via dal corpo che ha
» esercitato la pressione, e resta poi abraso, per identico scatto
• dello stilo, dallo stimma dei fiori che sono subito dopo vi-
> sitati. >
Avuta questa interessante notizia, ci proponemmo di esa-
minare tale fenomeno sul vivo; ma non ci fu possibile di
procurarci esemplari di Maranta zébrina in fiore. Ebbimo in-
vece fiori di M. bicolor (Boi. Beg. tab. 786) , e di Jf . camuBfolia,
Cosi nell'una come nell'altra specie non tardammo ad
osservare lo scatto dello stilo, con ragione ed effetti che ci sem-
brano affatto identici a quelli avvertiti dal prof. Hildebrand.
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294 RELAZIONI BIOLOG. E GEl^EALOG. DELLE MARAlfTACEE
Tale come a noi si è rivelato, Y apparecchio di queste due
Marantacee merita di essere studiato e descritto alquanto cir-
costanziatamente: lo che procureremo di fare nelle seguenti
pagine.
I fiori delle Marantacee hanno raggiunto un grado estremo
d'irregolarità. I fiori irregolari sogliono essere almeno sim-
metrici; ma questi delle Marantacee hanno perduto ogni sim-
metria.
Adopriamo il termine « irregolarità » per seguire l'uso
volgare; dobbiamo però ripudiarne affatto il significato; poiché
i fiori cosidetti irregolari segnano costantemente un grado al-
tissimo di perfezione morfologica e biologica.
Se ciò si deve dire dei fiori irregolari simmetrici, con tanto
maggior ragione devesi applicare a quelli che hanno perduto,
oltre la regolarità, anche la simmetria. Adunque nei fiori delle
Marantacee dobbiamo essere preparati a ravvisare una singo-
lare perfezione biologica.
Ove noi ci facciamo a considerarli puramente sotto l'aspetto
materiale organografico, non troveremo forse fiori più incom-
posti e bizzarri in tutto quanto il regno vegetale; per cui sca-
bra oltremodo riesce la retta interpretazione morfologica delle
parti. Profondamente turbata è la inserzione degli organi : a
questo si aggiunge una inegualissima aderenza e fusione dei
medesimi: vi si complicano aborti di organi e aborti di parti
d'organo, e per coronare questa confusione vi ha degenera-
zione petaloide in tutti quanti gli stami.
Alla morfologia comparata, assistita dalla dottrina della
variabilità delle specie, è dato potere introdurre la luce nella
interpretazione morfologica dei fiori delle Marantacee.
Si debbono confrontare i fiori di Strelitzia, delle Zingibe-
racee, delle Marantacee, delle Cannacee, e delle Orchidee.
Nel genere Strditeia non è diffìcile orizzontarsi, concios-
siachè il fiore conservi una perfetta simmetria e una certa sem-
plicità. Con tre sepali alternano tre petali, uno dei quali è
trasformato in nettarotegio, ossia in coperchio della nettaro-
conca, e gli altri due formano una singolare guaina o scatola
pollinica, la quale può essere aperta soltanto dagli animali
pronubi. Entro questa scatola o guaina stesi per lungo giac-
ciono cinque stami normalmente anteriferi e un lungo stilo.
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ILELAZIONI BIOLOO. E GBirBALOO. DELLE MARANTACBE 295
Bisogna tener bene in mente che nella Strelitzia ed in altre
Musacee non vi hanno più di cinque stami, uno essendo com-
pletamente abortito. Avendo presente la qual cosa, noi non
faremo più la inutile fatica di cercare la esistenza di sei stami
nelle famiglie che discesero dalle Musacee (cioè nelle Orchidee,
Zingiberacee, Cannacee, Marantacee); e ci parranno frustranei
i tentativi di quei non pochi botanici, i quali nel tipo delle
succitate famiglie vollero per forza vedere la esandria, vale a
dire un carattere che non si rinviene più neanco nel loro stipite.
Ciò premesso passiamo alle Zingiberacee; esaminiamo per
esempio il fiore della Ktempferia longa Jacq. Non è difficile tro-
vare omologia perfetta col fiore di Strelitzia-^ omologia morfo-
logica, bene inteso, non biologica, giacché l'apparecchio dico-
gamico è affatto commutato.
Si distinguono a prima vista i tre sepali. I tre petali si
riconoscono subito, se non per altro, per la loro inserzione
perfettamente alterna coi sepali. Ma questi petali nelle Zingi-
beracee, non servendo più agli specialissimi scopi biologici
della Strelitzia^ riacquistarono una forma quasi normale mentre
nella Strelitzia avevano forme stranissime. Ciò che neUa Kcem-
pferia e nelle altre Zingiberacee vediamo stranamente meta-
morfosati sono i cinque stami, i quali nella Strelitzia erano
invece normali. Quattro infatti assunsero la forma, l'appa-
renza e la funzione petaloide. Due di questi quattro si unirono
per formare una specie di labello, * soventi volte bilobo. Il
quinto stame è allungatissimo, ed è profondamente solcato non
solo per tutta la lunghezza del filamento, ma eziandio per
quella del connettivo. Nel quale profondissimo solco resta in-
vaginato per tutta la sua lunghezza lo stilo, in modo che lo
stimma emerge dalla estremità di detto solco ed è impiantato
' Propriamente parlando, giusta i dati delle dottrine biologiche e dico-
gamiche da noi propugnate, il labello è per solito un organo, che gode di
una duplice funzione ad un tempo, cioè della funzione vessillare (per attirare
i pronubi colla vivacità delle tìnte) e della funzione soppedanea (per prestare
loro un'acconcia tavola di appulso quando vengono a raccogliere il miele).
Questo labello nelle Zingiberacee si potrebbe credere un organo mono-
mero; ma, dopo averne indagato la organogenia presso la Globba bractedata,
ci siamo assicurati che in realtà ò dimero. Laonde devesi ritenere costituito da
due stami metamorfosati in petali, e riuniti lateralmente.
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296 BELAZIOKI BIOLOO. E OENEALOG. DELLE ViRAKTACEE
sopra r apice dell' antera, restandone cosi impossibilitata la
impollinazione se non intervengono speciali animali pronubi.
Constatiamo cosi che nei fiori di una Zingiberacea non
manca neppure uno degli organi florali della Strelitzia e di
altre Musacee.
Il transito morfologico (e genetico) dalle Zingiberacee alle
Marantace e Cannacee non è tanto difficile ad essere intuito.
Per altro, in questa indagine genealogica, chi ci ha messo
sulla vera via è stato un beUissimo caso teratologico offertoci
da un fiore di Alpinia nutans.
VAlpiniaj come tutte le Zingiberacee, ha un'antera bilo-
culare. Ora nel succitato fiore mostruoso una loggia era abortita,
e la parte corrispondente del connettivo si era straordinaria-
mente allungata e dilatata, assumendo forma petaloìde. In
somrpa era in tal fiore avvenuto accidentalmente quel che
normalmente succede nelle Cannacee e Marantacee, ove uno
dei cinque stami ereditati dalle Musacee^ diventa petaloide come gli
altri quattro, abortisce una loggia d* antera, sviluppa V altra loggia,
si compiega longitudinalmente e nella sua piegatura abbraccia lo stUo.
Non è che con queste premesse che noi potemmo ren-
derci ragione soddisfacente della vera significazione morfologica
degli organi florali delle Marantacee, malgrado la estrema per-
turbazione cui furono sottoposti.
E venendo dapprima alla Maranta bicolor noi troviamo che
i suoi fiori e tutte le parti florali sorbano ancora completa omo-
logia (morfologica) coi fiori di Strelitzia.
Con tre sepali alternano tuttavia tre petali, sebbene di-
stortamente. Troviamo ancora i cinque stami, ma son diventati
tutti quanti petaloidi compreso il pollinifero. Oltre ciò sono
estremamente difformi gli uni dagli altri. Due sono dilatati e
molli; uno è carnoso e rigido; il quarto è compiegato e ad un
suo lato porta un callo sormontato da un dente; il quinto è
semianterifero.
Distrigato con qualche pena il valore morfologico di queste
parti cotanto difformate, se ad un morfologista puro e semplice
io domando che mi spieghi il perchè di queste difformazioni, io
so di porlo in grave imbarazzo. Ma per il morfologista biologo
la difformità delle parti non è che apparente, e gli si rivela
la effettuazione di uno dei più singolari apparecchi dicogamici.
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EELAZlOyi BIOLOG. E OENBALOG. DELLE VARAXTACEB 297
Il fiore della Maranta hicolor ha assunto i caratteri gene-
rali del tipo papilionaceo. *
I due stami petaloidi ed espansi, declinati al labbro in-
feriore, hanno a sé avocata la funzione vessillare e soppedaneà;
lo stame avente consistenza crassa e rigida si è localizzato al
labbro superiore ed ivi formando una specie di vòlta o fornice,
è contrassegnato da una macchia scura particolare (nettaro-
stimma giusta le idee di C. C. Sprengel) ed ha cosi avocato a
sé la funzione d' indicare e costituire la porta aJ nettare.
La nettaroconca é formata da un tubo procedente da sal-
datura in basso di tutti quanti i pezzi florali. Il nettario é un
punto sagliente glandoloso epigino, che giace in fondo alla
nettaroconca.
n quarto stame, compiegato nella sua lunghezza e uni-
lateralmente provvisto di un callo sormontato da un dente,
ha una funzione estremamente importante, la quale compendia
in sé tutto lo spirito dell' apparecchio. Ed ecco come.
Lo stilo allorché é giovanissimo ed in via di accrescimento
é diritto; ma di mano in mano che si sviluppa, le cellule
del lato superiore crescendo alquanto diversamente da quelle
del lato inferiore, acquista una tensione grandissima, per
modo che la sua naturale posizione, se fosse libero, sarebbe
quella di essere avvolto in spira piana (voluta). Ma, siccome
è abbracciato strettamente dal succitato quarto stame, il quale
fa le funzioni di rejjini o di una fortissima sartia che lo sot-
tende dalla parte inferiore, é obbligato a conservarsi in una
posizione diritta.
Massime giova, per mantenerlo in questa posizione for-
zata, mirabilmente quel callo che il quarto stame porta ad
* I fiori irregolari per lo più non sono nfe eretti nfe pendoli; ma sono
più meno patenti; e allora ordinariamente si conformano, per iscopo della
dicogamia entomofila, o al tipo labiato o al tipo papilionaceo. Caratteri gene-
ralissimi del tipo labiato sono localizzazione dell' esca (nettare) alla parte in-
fe^ore ; localizzazione delle antere e degli stimmi alla parte superiore ; cosi
r animale pronubo effettua la traslazione pollinica col suo dorso. Invece i ca-
ratteri generalissimi del tipo papilionaceo importano localizzazione dell* esca
(nettare) alla parte superiore , e degli organi genitali alla parte inferiore ; per
gnisa che il pronubo effettua la dicogamia mediante l'addome o lo stemo*
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298 BELAZIONl BIOLOO. £ GBNEALOG. DELLE MA&ANTACEE
uno de* suoi lati. Il qual callo si pone a cavalcioni dello stilo
ed impedisce che scatti e si eriga in alto attorcendosi in vo-
luta. Non perdiamo di vista che questo callo è sormontato da
un dente.
n quinto stame che porta mezza antera compie integral-
mente il suo mandato prima dell' antesi. Esso applica di
buon' ora al collo dello stilo, ove si trova una leggiera depres-
sione, la sua dimezzata antera, la quale deiscendo (ben prima
dell' antesi) versa tutto il suo polline nella depressione mede-
sima. Lo stimma è laterale, e benché vicino alla depressione
stilare pollinilega, pure ne è separato da una breve regione
che si copre di viscina bianchissima.
Quando succede l' antesi, l'apparecchio è convenevolmente
montato. Al lato- inferiore sta la tavola d'appulso per gl'insetti
nonché lo stilo, fasciato ed incarcerato dal quarto stame. Al
lato superiore sta lo stame che si è metamorfosato in porta e
in indicatore della nettaroconca, la quale in tal punto rigurgita
di miele.
Sopra volando un insetto ficca la testa nella apertura della
nettaroconca per suggere il miele, esercita coli' addome una
pressione sullo stilo (del quale perciò cresce la tensione), e
rimovendo qualche poco colla proboscide il dente sopracitato,
fa si che eziandio il callo si sposti e spostandosi perda la presa
dello stilo. Questo, libero e sfrenato ormai, scatta con vio-
lenza, batte contro l'addome o lo stemo dell'insetto, lo in-
vischia e depone nel vischio tutto il suo polline, abradendo
invece colla sua bocca stimmatica, opportunamente spalan-
cata , parte del polline ivi depositato per egual processo dai
fiori antecedentemente visitati.
In questa specie di Maranta^ lo stimma scattando si av-
volge rapidamente in voluta, e cosi facendo ostruisce la via
del nettare, per modo che i fiori non possono essere visitati
più di una volta, e in un attimo succede cosi la cessione del
polline proprio come l'abrasione del polline estraneo.
La Maranta cannaefolia offre un apparecchio affìitto identico,
salvo leggiere varianti.
Lo stilo scattando non si avvolge a spira, ma si arcua
semplicemente e resta adpresso con gran forza contro la porta
della nettaroconca, impedendone così d'ora in poi l'accesso.
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RELAZI017I BIOLOO. E OEVEALOG. DELLE VARAIH'ACEE 299
In oltre il fiore s'è reso più regolare, mercè l'aborto di
uno dei cinque stami petaloidi. 11 quale aborto si riferisce ap-
punto a quello stame che nella specie precedente recava la
minore utilità. Notammo infatti che, presso la Jf arante Wcotor,
la funzione vessillare e soppedanea era compiuta da due stami
petaliformi. Ora non reca grave svantaggio che sia invece
compiuta da un solo di detti organi. Anzi ciò segna un pro-
gresso nella evoluzione della idea biologica, essendovi più per-
fetta divisione di lavoro, e corrispondenza numerale delle
funzioni cogli organi. Ond'è che nella Maranta cantKsfolia e
Marante affini havvi uno stame con funzione vessillare e sop-
pedanea, un altro con funzione nettarostimmica e nettaroviaria,
un terzo con funzione di redini , un quarto infine con funzione
pollinìfera.
Se si esamina un fior vergine di questa Maranta^ trovasi
la bocca stimmatica emergere spalancata dalla estremità dello
staminodio che stringe lo stilo, pronta a raccogliere polline
eterodine. Un breve lembo dello staminodio stesso, per rin-
forzare la funzione e l'ufficio di freno, si piega a guisa di
uncino e si appicca ad uno dei margini della cavità stimmatica.
Nel genere Calaiheay a quanto si può giudicare dalle figure
che ne dà il Botanical Begisier, massime ove si consideri la
singolare arenazione dello stilo, l'apparecchio sarebbe identico
a quelli sovra descritti. Per altro nella C flavescens del Rio
Janeiro (Bot. Reg. t. 932) il tubo florale assai lungo ed angusto
indicherebbe pronubi esseme i lepidotteri ei trochili; laddove
nelle altre specie, C graridifolia^ C. violacea ec, e nelle suc-
citate Jf arante, tutta la struttura accenna ad insetti apiarii.
Medesimamente il Phrynium cóloratum^ se si sta aUa figura
dello stilo datane dalla tavola 3010 del Botanical Magazine^ deve
possedere un apparecchio identico. Questo Phrynium ci sembra
una pianta esattamente intermedia tra i generi Maranta e
Thalia.
Non resterebbe ora che ad esaminare appunto il genere
Thalia, per verificare se l'apparecchio scoperto primamente
dal prof. Hildebrand nella Maranta zehrina, sia o non sia co-
mune a tutte quante le Marantacee.
Dobbiamo premettere che da ben tre anni torturavamo la
mente per deciferare il significato biologico della struttura flo-
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300 RELAZIONI BIOLOG. E GEKEALOO. DELLE MARAUTACEE
rale nella Thalia dealbata ^ e sempre senza risultato. Finalmente
la scoperta d'Hildebrand ci pose sulla vera via, e benché, per
la stagione inoltrata, non avessimo, pochi giorni sono, a no-
stra disposizione se non che due o tre fiori di Thalia dealbata,
non ostante riuscimmo a comprenderne il costrutto.
Avviene anche in questa specie lo scatto dello stilo con
modi e risultati affatto analoghi ai sovra descritti, e, se noi
non potemmo avvertire il fenomeno prima d'ora, ciò è dovuto
alla circostanza che, mentre lo scatto in questione è nel genere
Maranta facilmente avvertibile, perchè lo stilo è abbastanza
esternato; nella Thalia dealbata invece lo stilo è internato assai,
e il suo scatto, succedendo nelP intemo del fiore non può es-
sere agevolmente avvertito se non che da colui il quale sia
opportunamente prevenuto.
Lievi sono le varianti offerte dai fiori della Thalia dealbata.
L'apparecchio si può considerare come duplicato. La infiore-
scenza in pannocchia presenta infatti una quantità di spicule
bifiore ove i due fiori avvolti da una brattea comune (gluma)
e da una brattea opposta bicarinata (glumella) ' fioriscono
contemporaneamente l'uno a destra, l'altro a sinistra.
Questi due fiori gemelli, ciascuno dei quali, separatamente
preso, non è simmetrico, formano tuttavia simmetria col loro
* Noi abbiamo la più radicata convinzione, che le Graminacee siano ima
progenitura delle Scìtaminee, e più precisamente la discendenza di uno stipite
affine al tipo della Thalia. Negli organi di vegetazione si notano le più sor-
prendenti concordanze. Poste a confronto le Graminacee e le Zingiberacee, si
avvertono i seguenti caratteri comuni; rizoma nodoso , contorto con pari ragione;
foglie identicamente guainanti , ligtdateO), a prefogliazione convoluta (!)t di-
stiche 0), n culmo poi della Thalia dealbatat la sua pannocchia , le sue brattee ,
sono evidentemente culmo , pannocchia e brattee di Graminacea.
Adunque parlando della Thalia, ci sia permesso di usare i vocaboli
culmo, ligula, spicule biflore, glume, glumelle bicarinate.
Noi non dissimuliamo le enormi differenze che si riscontrano nei fiorì;
ma bisogna aver presente che le Zingiberacee sono piante eminentemente en-
tomofile, mentre le Graminacee sono diventate prette anemofile, cioè fecon-
dabili esclusivamente dal vento; laon:]e ò razionale che presso queste ultime
siano del tutto abortiti gV'invoUucri colorati, e siansi rigenerati gli stami a
lunghi filamenti.
La dicogamia renderebbe fino ad un certo punto ragione di cosiffatte
differenze*
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BEL AZIONI BIOLOO. £ OENBALOO. DELLE MABANTACEE 301
insieme, essendoché le parti del fiore destro sono inversamente
disposte dalle parti omologhe del fiore sinistro. Questo accen-
nerebbe ad unità di concetto, e così avremmo in ogni spicula
della Thàlia un vero fiore composto, biflosculoso, e un appa-
rato dicogamico doppio o bilaterale.
Quindi la Thàlia a fronte delle altre Marantacee occupe-
rebbe un grado più elevato nella scala della composizione or-
ganica e della perfezione biologica.
Alquanto più elaborata è parimente la struttura dello stilo
e dello stimma. La cavità in cui la loggia anterale deposita il
polline, è meglio circoscritta; più estesa è la regione viscifera
e più profonda la cavità stimmatica.
Infine lo stilo scattando non si piega né ad arco né a voluta
ma si attorce a spira elicoide.
La Thàlia deàlbatà, che osserviamo già da oltre tre anni, a
Firenze matura semi in abbondanza ed i suoi fiori sono fre-
quentemente visitati dalPape comune.
Alle Marantacee si collegano con istretta parentela le Can-
nacee. Anche qui havvi deposito di polline sovra una espan-
sione dello stilo , ma lo apparecchio dicogamico nelle Canne è
commutato affatto, essendosi conformato al tipo labiato.
Le Orchidee pure hanno grandi tratti di affinità con questo
gruppo di piante. La congettura più probabile si è che siano
discese da un tipo fin qui ignoto, il quale dovette riunire al-
cuni caratteri delle Zingiberacee e delle Marantacee, vale a
dire dovette divenire più tardi lo stipite di entrambe. Invero
le Orchidee hanno un' antera biloculare come le Zingiberacee
un ginostemio ed uno stimma alquanto analogo a quello delle
Marantacee e Cannacee. *
Volendo in maniera grafica e giusta la nostra maniera di
vedere esporre la congetturale parentela di queste piante,
diamo qui lo schizzo di un albero genealogico, ove i tipi inter-
' Lo stame aemianterifero delle Cannacee e Marantacee ò dal suo moczo
in giù faso collo stilo. Laonde rappresenta un vero ginostemio comparabile
a quello più evoluto e perfetto delle Orchidee. La breve regione viscifera
dello stilo delle Marantacee è omologa, così sotto l'aspetto morfologico come
sotto gli aspetti fisiologico (!) e biologico (!), al rosteUo [(viscifluo) delle Or-
chidee (!).
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d02 EELAZIONI BIOLOO. E GENfiÀLOO. DELLE MARANTACEfi
mediarii ignoti (veri radicali ipotetici Éussimilabili ai radicali che
tanto giovano nello studio della chimica organica) sono segnati
con una serie lineare di punti.
/ <v^^
4^'
^ T. Mabantacek.
^ %, \ Gbàminacee.
Queste piante medesime, confrontandole sotto l'aspetto
biologico degli spedienti dicogamici, presentano enormi diffe-
renze. Si ponga a fronte un fiore di Strelitzia BegiruiB, * un
flore di Orchis^ * un fiore di Alpinia e di Hedychium^ ' un fiore
di Jf arante, e infine mi fiore di Canna, * e si troverà che gli
apparecchi dicogamici sono fondamentalmente diversi l'uno
dall'altro. E non ostante (cosa mirabile in tanta diversità) vi
ha in tutti un punto comune. Questo punto è la parte che
prende la viscosità per assicurare la dicogamia.
Nella Strelitzia il polline è collegato da fili viscosi, anàlo-
gamente a quello che succede in molte Onagrariacee ed Eri-
cacee. ' Oltre ciò lo stimma è viscosissimo. Nelle Orchidee la
• Vedi Hildebrand, BoL ZeiU 30 luglio 1869 p. 508-509, e il mio acritto
TJUer. osserv. suOa dicog. a p. 222-223, voi. XII degli AUi déHa 8oc. it. di
8C, nat. in Milano ^ 1869. Le osservazioni sui fiori di Stréliteia vennero dal
prof. Hildebrand e da me fatte e stampate contemporaneamente e indipen-
dentemente Tuno dair altro.
* Vedi Carlo Darwin, On the various contrivaneea hy which. . . , Orchids
are fertUised .... Londra , 1862.
' Vedi il nostro scritto Sugli appar. déHa fecondaz. ndU piante antocarp.,
Firenze, 1867, p. 22, 23. L* Alpinia ò un tipo la cui strattoni florale accenna
pronubi gli apiarii. Nello Hedychium invece V apparecchio zingiberaceo si ò
commutato per adattarsi alla azione pronuba dei lepidotteri. Infatti in quasi
tutti gli stimmi di fiori vecchi di parecchi Hedychium notai appiccicate al-
cune squame di lepidotteri.
^ Vedi Sugli appar. deUa fecondaz, ec. p. 23.
' Pronunziatissimo ò questo fenomeno presso le specie di (Enothera; i
fiori delle quali si aprono di sera ed hanno vita notturna, indicando così di
essere esclusivamente fecondati mediante farfalle crepuscolari e notturne. So-
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KELAZlOm BIOLOO. E QBXEALOO. DELLE MABAXTACEE 303
viscina è quella che dà origine alle masse polliniche, e che
produce le caudicole e i piedi viscosi, per cui le masse me-
desime aderiscono tanto curiosamente al corpo dei pronubi.
Nelle Zingiberacee la viscina è prodotta dal margine di dei-
scenza delle antere, e invischia il polline al dosso degl'insetti.
Nelle Marantacee la viscina è prodotta dallo stilo e in
quella brevissima regione che separa la depressione ove è de-
positato il polline dalla concavità stimmatica.
Nelle Cannacee infine la viscosità è tutta deferita al pol-
line; infatti lo veggiamo aderire alla superficie levigatissima
dello stilo, sulla quale viene temporaneamente depositato, fino
a che non sia portato via dai pronubi.
L' apparecchio dicogamie© delle Marantacee ha un punto
comune colle Cannacee. Mentre presso le Musacee, le Zingibe-
racee, le Orchidee, il polline è immediatamente dalle antere
ceduto ai pronubi, presso le Marantacee e le Cannacee è pre-
pravvolando infatti uno di tali insetti sopra un fiore e ficcando la proboscide
nel tubo mellifero epigìnico, non possono mancare di applicarsi alla mede-
sima grossi festoni di polline, i quali poi verranno in parte raccolti dagli
umidi e viscosi stimmi dei fiori che saranno subito dopo visitati.
È singolare che questa disposizione di brandelli viscosi pollinici, costi-
tuente il principale adattamento délF apparecchio dicogamico dell* (Enothera
hiennis, sia sfuggito totalmente a C. G. Sprengel, malgrado che egli abbia
intuito con sagacia stupenda gli altri rapporti così della fecondazione che
della disseminazione di detta specie (Vedi Entdechte Gèheimniss d. Nat. im
Bau und in d. Befruchtung der Blumen. Berlino, 1793, p. 217-223).
A pag. 221, loc. cit., Sprengel scrive: « Insetti diurni non ho mai os-
» servato sui fiori » (di (E. hiennis), « eccettuate le formiche. Ma queste non
» possono fecondarli. Un giorno però in cui pioveva e faceva tempo assai
» scuro scorsi nel mio giardino alle ore 11 antimeridiane un lepidottero cre-
» puscolare, passabilmente grosso, visitare i fiori di questa specie e di (E, mu-
> ricala. La sua tromba diritta e lunga presso a poco quanto il suo corpo,
» ei la figgeva nel ricettacolo mellifero » {Safthalter, nectaroconcha nob.), « ri-
> manendo, mercé il suo rapidissimo batter d*ala, librato, sospeso ed im-
» mobile nell'aria. In tal guisa suggeva il polline senza pericolo di essere
> bagnato dalle gocciole piovane che erano nei petali. Io tentai di impos-
» sessarmene per vedere se nel corpo e specialmente nelle ali avesse raccolto
» polline; ma non mi venne fatto. »
Osserviamo che, senza esaminare T insetto, bastava imitare plausibil-
mente con un sottile stecco o con una setola V azione della tromba suggente,
per vedervi aderire considerevoli festoni e branddli pollinici.
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304 RELAZIONI BIOLOO. E OEKEAT.OO. DELLE MARANTACEE
viamente depositato in una espansione dello stilo. Se passiamo
in rivista i fiori delle Fanerogame, troviamo ripetersi tale spe-
diente in altre famiglie di piante; vale a dire nelle Gampanu-
lacee, nelle Goodenoviee, nelle Brunoniacee, nella Spigélia ma-
rylandica e nelle Proteacee. Ora è logico che presso tutte codeste
piante la deiscenza delle antere e la effusione pollinica succeda
prima dell' antesi, mentre è parimente logico che presso tutte
le altre piante avvenga dopo V antesi. À questa speculazione
a priori corrisponde la realtà, e infatti presso le piante succi-
tate, ove il polline è dalle antere provvisoriamente depositato
sugli stili, la deiscenza delle antere avviene costantemente
prima deir antesi.
Ma nò la viscosità, né la deposizione pollìnica costituisce
lo spediente più mirabile dell' apparecchio florale delle Maran-
tacee. Havvi lo spediente principalissimo, fondamentale, che
trascina tutti gli altri caratteri, e questo è lo scatto dello stilo.
Esso forma l' anima per cosi dire dell' apparecchio.
L'elaterio, che nelle industrie umane con tanto profitto e
frequenza viene adoperato, è stato anco utilmente usufruito
dalla natura vegetabile per gli scopi biologici ossia attinenti atta
vita esteriore delle piante.
Taceremo delle diverse sorta di elaterii adottate per lo
scopo della disseminazione (per es. nei generi Geraniumy OxaliSy
Momordica ec.) , e ne accenneremo di volo alcune adottate per
lo scopo delle nozze incrociate.
Nella famiglia delle Orchidee dassi un genere triforme
(trioicO'póligamo)^ del quale una forma venne chiamata Catase-
tum (forma maschile), l'altra forma venne chiamata Jlfyanf%t«5
(forma ermafrodita) e la terza venne chiamata Monachanikus
(forma femminile), nella erronea credenza che si riferissero a
tre generi distinti. Ora nella forma Catasetum^ se si toccano
due processi filiformi esistenti entro il fiore, i medesimi, ir-
ritabili come sono, si spostano e spostandosi liberano le masse
polliniche, le quali elasticissime e tenute fino a tal punto in
una posizione forzatissima, si slanciano contro il pronubo che
ha irritato detti processi, e mediante il loro piede viscoso si
appiccano stabilmente in determinata parte del corpo del me-
desimo. Questo singolare fenomeno che venne convenevol-
mente descritto da C. Darwin nella sua opera sulla feconda-
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RELAZIONI BIOLOG. E GENEALOO. DELLE MAEANTACEE 305
zione delle Orchidee, non è nullamente comparabile a quello
delle Marantacee, perchè si riferisce ad elaterio delle masse
polliniche, non dello stilo.
Neanco può essere tratto in comparazione l'elaterio dei
dieci stami del genere Kalmia^ ove il pronubo entrando nei
fiori per suggere il miele, si trae alcun poco addietro i fila-
menti viscosi, e fa, scattare le antere sopra di sé, le quali,
battendo sul suo corpo da dieci lati diversi, possono impol-
linarlo per bene, e metterlo cosi nella necessità di effettuare
le nozze promiscue che altrimenti non potrebbero aver luogo. «
Un caso invece meno dissimile lo ha descritto e figurato
il prof. Hildebrand nella Boi. Zeit per TA. 1866 a pag. 75-76,
tab. IV, fig. 10, 11, 12, 13. La Lopezia coronata è diandra o se
si vuole monandra, possedendo in linea verticale, dal lato
superiore uno stame ad antera bene sviluppata, e dal lato
inferiore uno staminodio che ha precisamente una funzione
identica allo staminodio marantaceo che serve di freno. Infatti
nel luogo dell' antera, sviluppa un lembo petaloide cocleari-
forme. Questo lembo abbraccia V antera dello stame superiore,
il quale resta cosi obbligato e sotteso verso la parte inferiore,
in posizione forzata. Presentandosi un insetto, e toccando il
lembo cocleariforme, questo scatta dall'alto al basso, mentre
l'antera scatta dal basso all'alto, e impollina il pronubo nella
regione che corrisponde , quando si poserà nei fiori vecchi ,
precisamente al punto ove si sviluppa lo stimma (la Lopezia è
eminentemente proterandra) ; restando così assicurate, me-
diante tale elaterio, le incrociate nozze tra gli stimmi dei fiori
vecchi e il polline dei fiori giovani. Questo apparecchio difle-
risce però sempre da quello delle Marantacee, perchè lo ela-
terio ha luogo negli stami non nello stilo.
Ma in parecchie leguminose noi finalmente rinveniamo
un apparato che ripete in modo m^eraviglioso gli adattamenti
generali e speciali dei fiori marantacei.
Il prof. Hildebrand (Boi. Zeit 1866 p. 74) e noi {App. fec.
neUe antoc, 1867), con poca divergenza di vedute e non sapendo
* Vedi AUi della Soc. lU di Se. nat. di Milano^ voi. XII, 1869, p. 121, 122.
In questo genere se non soccorrono gV insetti , non pub aver luogo né la dico-
gamia, né la omogamia.
Nuovo Oiom. Bot. Hai 20
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306 RELAZIONI BIOLOO. E QENEALOO. DELLE MARAUTACEK
l'uno deir altro, osservammo detto apparato nelle Medicagini.
Ma il medesimo esiste anche nelle Indigofera, nel Cytisus cana-
riensiSy C. albus (Hildebrand, L e); nella Genista pilosa^ ger-
manica ^ genttensis, nello Spartium juncetim (vedi Atti della Soc.
Ital. delle se. nat in Milano, 1868, voi. XI, pag. 311-317).
Pochi giorni sono nel giardino botanico di Boboli rilevam-
mo un apparecchio affatto simile egualmente bene eseguito in
parecchie specie di Desmodium.
L'apparecchio a scatto presso tutte queste Leguminose
offre sorprendenti analogie con quello delle Marantacee. La lo-
calizzazione della nettaroconca (quando questa esiste) al labbro
superiore, la localizzazione al labbro inferiore della tavola di
appulso, delle redini che con forza sottendono lo stilo, lo scatto
di questo, la proiezione del polline omoclino contro l'addo-
me dell' insetto visitatore , la simultanea abrasione di polline
eterodine per parte dello stimma, sono cose tutte che avven-
gono con istessa ragione e con pari effetto così nelle Legumi-
nose suindicate come nelle Marantacee.
Presso i generi Medicago e Indigofera oltre l' esca del polline
vi è di più l'esca del miele; ora quando è avvenuto lo scatto,
lo stimma innalzandosi al labbro superiore, viene a chiudere
definitivamente l'accesso alla nettaroconca; cosicché i loro fiori
non possono venir visitati dagli insetti più di una volta sola.
La stessa cosa vedemmo che succede anche nei fiori -delle
Marantacee.
Queste sono le mirabili congruenze che si rivelano in piante
tanto differenti quali sono le Marantetcee e le Papilionacee; con-
gruenze.che confermano la obiettività reale e non fantastica di
quell'apparato florale dicogamico che noi denominammo « ap-
parecchio papilionaceo a scatto. •
Firenze, addi 7 settembre 1869.
Federico Delfino.
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RIBLIOGRAFIA 307
BIBLIOGRAFIA
Hkbmàmn HoFFMAJiN. Untersuchungcn zur Bestimmung des Werìhes wn Species
und Varietàt. Fin Beitrag zur Kritik dér Darmn'schen Hypotìiese. (Becher-
ches pour servir à fixer la valeur des notions : Espèce et Variété. Contribu-
tion à la critique de Vkypothèse de Darwin). Gieasen. J. Ricker, 1 869, 171 pag.
M. H. Hoffmann, professeor de botanique à Giessen^ pnblie, soas ce
titre, le résultat de 14 années d^observations et d^expériencea de sélection
Artificielle, dont un premier résumé, portant sur les traTaux des 7 premières
années (1855-62) se trouve déjà consignó dans le « Botanìsclle Zeitung »
de 1862, pag. 1 et 2. L'auteur, dans ces premières recherches , avaìt trouvé
qu'une variété à graines rouges du haricot ordinaire (Phaseoltis vulgarisy
P. sphigricus ìuematoearpus Savi) s*était maintenue constante pendant une
sèrie de générations successi ves, et que de petites variations de la colora-
tion des graines 8*étaient montrées réfractaires aux essais les plus rigou-
reux de sélection artificielle, destinés à les fixer, c'est-k-dire à en faire des
fòrmes constantes. Toujours, en continuant la culture (isolée) des variétés en
question, Tauteur les avait vues rapidemeut retoumer au type primitif.
Les nouvelles observations de M. Hoffinann, continuées sur les mèmes
objeti avec diverses modifications , pendant une seconde sèrie de 7 ans, con-
firment essentiellement ses premiere résultats , et c*est en se fondant sur ces
résultats ainsi que sur ceux obtenus par d'autres observateurs, que le bota-
niste de Giessen déclare incompatible avec les données actuelles de la science
le prìncipe de la varìabilité Ulimitée des formes organìques, proclamé par
Fècole de Darwin.
Les expérìences de Tauteur peuvent se subdiviser en 8 chefs prìncipaux:
1.** essais de sélection : culture isolée de certaines varìétés survenues dans la
coloration des harìcots sans cause exteme connue ; oontinuation de la culture
de ces varìétés pendant une sérìe d^années consécutives; observations sur
l«ur degré de persistance: 2.° essais de croisement entro diverses sortes ou
diverses espèces de harìcots: 3.*» recherches sur Tinfluence que le climat et
la composition du sol sont capables d'exercer sur la production des varìétés.
Ne pouvant pas entrer dans le détail de toutes les expérìences de M. Hoffmann,
qui ont été très-nombreuses, nous nous en tiendrons au résumé qu*il donne
lui-mème de Tensemble de ses travaux, et nous ne rapporterons que celles
de ses observations qui nous paraissent présenter un intérét special.
I. Phaseólus vtUgaris, Toutes les formes réunies sous ce nom par les bo*
tanistes, et ayant de commun entro elles le mode de germination' ainsi
* C'est à dire, des cotylédons épigés, en opposition au Phas, muUiflortis
dont les cotylédons , d'aprbs Alefeld, sont hypogés. Le mème auteur signale
une différence légère existant dans la structure du stigmate des deux espèces.
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UU8 UIBUOG RAFIA
que la longueur relative de Finflorescence , mais difterant par la forme, la
grandeur et la coloration dea graines, montrent, en se reproduisant , une
constance parfaite de leur.i caractìsres. Tel est le cas du moina pour toutea
Ica aortes sur leaquellea M. Hoffmann a expérimenté. Ces formea ne varient
pus easentiellement et il n'y a jamaia eu de passage de Tune h Tautre. Lea
changementa du climat, du aol, de Texpoaition se aont montrés impuissants
juaqu'à préaent, li produire dea variét(5fl.
Quelquea variationa ae aont produitea apontanément, c^eat-à-dire sona
rinfluence de cauaea inlernea inconnuea. Maia il n'a été poasible d'en fixer
aucune par la aélection artificielle la plua rigoureuse.
Etant donnéea la constance de caractèrea, constatée pour toutea lea for-
mea de haricota qui ont aervi à ces expériencea, et Vinconstance dea varia-
tiona « apontanéea » qu'elles ont préaentéea, Tauteur en condut qu*& ce
point do vue on eat force de lea conaidérer comme de véritables eapècea.
Voici, du reste, comment M. HofFmann définit Vespèce dana lea couaidéra-
tions générales dont il fait precèder l'exposé de aea expériencea: — Le cri-
tèrium décisif pour la notion de l'espèce, dit-il, eat la filiation directe, la
conaanguinité, (a'il eat permia d'appliquer ce terme en botanìque). L^ensem-
Ne des individus dont la conaanguinité ou la filiation directe est démontréet
constitue une espèce. Lea définitiona de Cuvier et de Flourena ne diffèrent
de celle de M. Hoffmann qu'en ce que lea premiera ajoutent comme critèrea
lea caractèrea diagnostiques et la feconditi. Quant à M. Hoffmann, il n'at-
tache qu'une valeur secondairo aux aignea caractérìatiques par leaquels il
devient poasible de reconnaìtre et de claaaifier une espèce. Selon lui^ la con-
aanguinité de deux individua eat le fait capital, indépendamment de la que-
stion de aavoir ai cea deux individua, iaaua de la méme aouche, penyent ètre
reconnus comme tela. « Que lea divergencea dea eapècea, dit-ila, aoient grandes
» ou petites, qu'ellea portent aur dea caractèrea essentieU ou secondaires
> (termea qui d'ailleura ne correapondent & aucune idée déterminée), cela
* eat abaolument indiffórent pour la question dea eapècea ; ce qui eat déciaif ,
» au point de vue pratique, c'eat la conatance, Timmutabilité de cea.diver-
> gencea, de quelque nature qu*ellea aoient » (p. 21). La considération des
caractèrea n'aurait d'importance que pour la ayatématique ; Tauteur d'ail-
leura met fortement en doute la poaaibilité de circonacrire en parolea,
pour chaque caa particulier , Tétendue dea caractèrea «norphologiquea d*une
espèce.
Quant au mode pratique d'établir une eapèce, voici comment M. Hofi^nann
conaeille de procéder. Tonte forme ae présentant avec dea caractèrea mor-
phologiquea suffisamment (?) marqués, aana montrer de paaaagea vera d'au-
trea formea, eat proviaoirement conaidérée comme eapèce. Maia si de Tobaer-
vation uPérieure il réaulte que la forme en question eat reliée ò, d'autres
formes par dea paaaagea, elle prend le nom de variété, — (Exemple: Se-
dum albissimum, etc.) Ou bien encore il ae trouve que Ton a à faire ò, un
hyhride (exemple: Salix hippophaèfólia Tb., de 8. triandra et viminalis).
Jusqu'k ce que Tun de cea deux cas aoit empiriquement conataté, la forme
on queation devra forcément conserver aon rang d'espèce. L'auteur ajoute:
< et quand la poaaibilité de la rédnction serait démontrée pour cent cas,
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BIBLICO RAFIA 309
» il ne s'en auit nuUement qu'elle devra se réaliser égalcment pour cent
» autres cas » (p. 24).
Toùtefois, ò, la page suìvante, Tautenr concède qa*il existe des varìa-
tions en partìe très-fortes qui sont eusoeptibles d'étre fixées. Leur connexion
génóalogique avec la forme-mère est alors démontrée par Texìstence de
formes intermédiaires et de passage. D^après ces données^ il n^est pas per-
mia, selon Tanteur, de considérer comme appartenant à la mdme espèce dea
formes en apparence très-voisines (tellea que les diffèrentes races da fro-
ment et du seigle), en se fondant simplement sor le < peu de valeur » do
leurs caractères différentiels. Uexpérience seule ou Tobservation directe dea
pasaages d^une forme & Tautre , autoriae leur réunion. C'est ainai que beau-
coup d^eapèces traditionellea dea auteurs sont circonscrites d^une manière par-
faitement arbitraire et que, p. ex., la plupart des formes réuniea aous le nom
de PÌMseólus mdgarist ont la valeur de vraiea eapècea, malgré les divergencea
peu conaidérables qu^elles préaentent dana la coloration des fleurs et des graines.
Continuant Texposé de aes résultats obteuus sur le Phas. vtdgariSt M. Hoff-
mann avertit que les graines présentant de légères variations de forme et
de coloration, se rencontraient souvent dans les mèmes gousses avec d*au-
tres graines normales, appartenant au type-mère. — Les mémes variations
n'étaient quelque foia qu'unilatérales , c*est-à-dire ne portant que aur un
coté d*une graine, du reato normale.
L'auteur a également essayé d*obtenir des croisements entro les diffé-
rentes sortes du liaricot ordinaire , soit en semant les graines pèle-mèle , de
fa^on à obtenir un rapprochement intime des diverses infloreacences et &
favoriser ainsi leur fécondation croisée par les insectes, soit en fécondant
artificiellement les jeunes pistils de Tune des formes avec le polle n d*une
autre. Ces tentatives de fécondation artificielle sont décrites par l'auteur avec
des détails minutieux; elles ne conduisirent ò, aucun résultat, probable-
ment à cause des particularités de la fécondation naturelle des fleurs du
haricot, particularités qui rendent l'opération de la fécondation artificielle
très-difficile, sinon impossible. Cet acte, en eflet, a lieu dans les conditions
naturelles bien avant Tépanouissement des fleurs, et mème avant Touver-
ture de la carène, alors que les organes sexuels se trouvent encore entor-
tillés en spirale, de aorte que pour tranaporter le poUen étranger sur le
atigmate et pour enlever les anthères, on est force de fendre la carène,
c^est ò, dire de faire subire la fleur une lésion grave. M. Hoffmann donne
des détails intéreasants, illustrés par des gravures, sur T épanouissement des
fleurs de haricot, qui a lieu soit pendant la nuit soit pendant les premières
heures de la matinée. L'auteur a étudié ces phénomènes en coupant les
jeunes inflorescences couvertes de boutons, et en les conaervant dana Teau,
sona des cloches de verro. Il ressort de ces observations qu*& une epoque
où les bords de Tétendard ont à peine commencé ò, s'ouvrir de bas en haut,
et où la carène est encore hermétiquement fermée, les anthères miaes k
nu par une incision de la partie aupérieure de la carène, ae montrent déjh
ouvertes en partie, et que déjà alors le stigmate est abondamment couvert
de graìns poUiniques. Maintenant seulement, Téteudard se déploie plus
complètement ; en mème temps les dcux ailes, d^abord cldaes, s'ouvrent et
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310
BIBLIOGRAFIA
laissent entre elles un tr^-petit espace par leqael un insecte pouirait, à
la rìgueur, s'introduire dans la fleur. L'auteur toutefois affirme n'en avoir
jamais tu se poser sur la fleur a cette période de répanouissement , et d^après
ce qui précède, il est clair qu'en ce moment Tintervention des insecies est déjà
rendue superflue, puÌBque Timpollination, suivant Tautenr, a eu Iku en grande
partie. Plus tard , lorsque la pointe de la carène 8*est ouverte et que les allea
se sont repliées en bas et en arrìère, une pression très-légère (celle d^nne abeille
p. ex.) sur les ailes suffitpour faire sortir le stigmate de la carène; dèa que cette
pression vient à cesser, le style aussitót retoume à saposition première. —
Dans ce doublé mouvement, de nouyeaux grains de poUen sont détach^ dot
anthères par les poils qui gamissent Textrémité du stjle , et transportés sur
le stigmate. — Ces phénomènes ont déjà été signalés par Darwin qui, du
reste, ainsi que Delpino, nie la possibilité de la fécondation monogamique
des fleurs du haricot. Les expériences de M. Hoffmann paraissent au oontraire
démontrer que^ dans cette papilionacée, la fécondation dichogamique est impos-
sible et que cet acte ne peut avoir lieu qu*entre les organes m&les et femelles
de la mème fleur. L'examen microscopique démontre en outre, suiyant flofiìnann,
que le' pollen du haricot a déj^ atteint son complet développement à une
epoque où la fleur est encore hermétiquement fermée de toutes parta.
D'une autre sèrie d* expériences faites par Tauteur en 1866, il résulte
que rintervention des insectes est une condition favorable, mais non point
indispensable è. la fécondation des fleurs du haricot. Après avoir empèché
Tapproche des insectes au mojen de sacs de gaze dont il recouviuit les
jeunes inflorescences, Tauteur vit néanmoins, 2 foia sur 7, se développer des
fruits normaux. Ces expériences , répétées avec diverses modifications les années
suivantes, ne réussirent pas: les fleurs tombèrent et aucun fruit ne se dé-
veloppa. Mais ce résultat négatif ne saurait ètre mis sur le compte de la
non-intervention des insectes , attendu que les sacs de gaze, en s'imprégnant
d'humidité, détérioraient la plupart des fleurs et les faisaient tomber déjà
à rétat de boutons. La mème chose arrivait quand les inflorescences étaieni
mises sous des cloches de verre ou glissées dans des cylindres de verre fermés
en bas avec de la ouate. Mème quand Tair exteme était tout à fait seo,
rintérieur des cloches ou des cylindres était continuellement recouvert de gout-
telettes de rosee , et les fleurs tombaient après avoir pris une coloraiion bru-
n&tre ou gris&tre.
n. Phaseólus muiUflorus. Ainsi que nous Tavons dit plus haut, toutes les
formes comprises sous ce nom, sont envisagées par M. Hoffmann comme ne
constituant qu'une seule espèce. — Les graines présentent troia colorationa
typiques: a marbrures violettes et noires, b marbrures brunea et blanchea,
e blanc uniforme; et de plua deux nuancea de paaaage: d lilaa dair, avec
quelques rares stries noires (appartenant très-probablement à a, à en juger
d'après la couleur des fleurs qui paraissent to^joura la produire), et e blanc
ou blanc jaun&tre avec quelques rares stries d'un brun foncé (appartenant
très-probablement à ò, pour les mèmes raisona expoaéea pour (2).
Ces colorationa dea grainea correspondent à des couleura particulières
des fleurs qui les ont produites ; a: fleurs rouges; h: fleurs panachées de blanc
et de rouge, ou bien de rose incarnat et de rouge; e: fleurs blanches.
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BIBLIOGRAFIA 311
En rcvanche les mdmes graines ne reproduisent pas toujours les mémes
fleurs; et de chacune des graines a, ò on e, il peut nattre dea fleurs préaen-
tant tojites les nuanoes connuea. ainsi qae dea graines appartenant soit aux
3 nuances typiques, soit anx 2 nuances de passage.
Pas noe seule de ces yariétés n'a pa étre fizée par la culture. Jamais
non plus Tauteur n*a trouvé, dans une méme ^^ousse , dea graines diverse-
ment colorées. Ce qui a été dit de Tintenrention des insectes pour le Phas,
vulgaris, s'applique également au Fhaa. muUiflorw; cette intenrention, tout en
étant utile à la fécondation, n'en est cependant pas une condition indispen-
sable, et tout porte à croire que les fleurs de Fhas. mvUiflorus se fécondent
en grande partie elles-mèmes.
Des essais de croisement entro le Phaa. vtUgaria et le muUiflorua ont con-
stamnient échoué. L*auteur ajoute que tona lea aemis ont été faits au jardin
botanique de Giessen et toujours à une distance de 40' k 150 paa Tun de Tautre.
A la fin du compte-rendu de ses expériences, M. Hoffmann cite quel*
ques observations étrangères, se rapportant ò, cette mème question de la
variabilité des baricots sous Tinfluence de la culture. Un certain nombre de
ces observations sont confirmatives de celles de Hoffmann (de Candolle,
Graudin) ; d'autres, en revanche, (v. Martens, Beichart) ne parlent pas en
faveur de Fimmutabilité de toutea les formes du haricot ordinaire. M. Hoff-
mann lui-mème concMe que les divergences de forme et de couleur, obte-
nues par certains horticulteurs déjà au bout d'un petit nombre de généra-
tions, sont assez considérables pour ne pas permettre une généralisation
absolue de cette loi d'invariabilité qui semble ressortir de ses expériences
personnelles sur le Phaa. wdgaris. U est vrai que quant k la fixation des
varietés ainsi obtenues, les auteurs en question ne donnent aucun renseigne-
ment conduant.
Le livre de M. Hoffmann.se termine par un répertoire^ rangé par ordre
alpbabétique , de 150 genres végétaux dont une ou plusieurs espèces ont été
Tobjet d'observations relatives k la question de la variabilité des espèces.
Les varietés obtennes, leur degré de fixité, ainsi que les faits d'hybridisa-
tion etc. sont brièvement indiqués avec le nom des auteurs. Ce répertoire,
extrait d'un grand nombre d'ouvrages de botanique et d'horticulture , et en-
ricbi de plusieurs observations nouvelles de M. Hoffmann lui-méme, est une
source précieuse de renseignements relatifs k la théorie darwinienne et donne
un intéressant aper9u des faits principaux qui, en botanique, militentpour
et contro rhypethése du transformisme. Une liste analogue d'observations ,
tirées de la zoologie, est donneo par Tauteur au coinmencement du Hvre.
M. Hoffmann , dans sa discussion contro la théorie darwinienne , se fonde
pnncipalement sur le raisonnement suivant: Les partisans de Thjpothèse de
revolution graduelle des étres, dit-il, se contentent d'avoir reconnu le fait
que les espécea varient et que ces variations, dans quelques cas, peuvent
devenir eomiantes; ila partent de là pour admettre que, dans certainea di-
rections, ces chaugements sont susceptibles de se continuer ò, Tinfim. Maia
ìò, précisément est le noeud de toute la discussion, et le point qu'il s'agit
de démontrer , si Ton veut aauver rhypothèse. Or la variabilité dea eapèces
est gi-ande, maia non point illimitée; et autant que nous enseigne jua-
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312 BIBLIOGRAFIA
qu'aujourdbui robservation , elle ne dépasse jamaìs certaines lìmites, exac-
tement déterminées et en general assez étroites. De plus la science ne pos-
sMe pas encore un seul fait probant à Tappai de Topinion qu^one '^rìété,
une foia produite , puisse étre fizée au point de ne plus montrer aucune ten-
dance à retouraer coUatéralement au type orìginaìre. Or pour qu*nne variété
puisse se maintenir et s'élever au rang d^espbce nouvelle, il est indispen-
sable que cette tendance au retour soit éteinte, mème dans d^autres condi-
tions extérieures, de climat, d*exposition, etc. ainsi que dans le cas d*un
mélange sexuel avec d'autres formes yoisines. En analysant les mémorables
recberches de Darwin sur les races de pigeons (Cólumba livià), Hoffmann ar-
rive au résultat que cea recberches, loin de venir k Tappui de la tbéorie
darwinienne, constituent plntOt un fort argument contre elle. En effet, de
Taveu mème de Darwin, il n^existe pas de race artificielle^ qui, croisée avec
une autre race voisine, ne retoume presque aussitòt au type originaire. Les
« bonnes » espèces, ajoute Hoffmann, ne montrent pas cette tendance au
retour, mème sous rinfluence de la culture ; elles ne peuvent dono pas étre
le résultat d'une sélection naturelle. D'ailleura rien ne démontre jusquìi pré-
sent que des races bien marquées puissent naltre à Tétat sauvage, par la
sélection naturelle ; tout ce que Ton sait aujourd*hui, c'est qu'il existe de
très-Ugcres variations produites par le climat ou par la position géographi-
que. Encore Tinfluence des climats est-elle absolument nulle dans beaucoup
de cas. Des 200 espèces de plantes européennes qui se sont naturalisées dans
TAmérique du Nord dans le courant de troia siècles, pas une seule n'a
produit une variété tant soit peu notable. L'auteur lui-mème, en cbangeant
Tengrais, le terrain, Texposition de ses plantes, n*obtint pas un nombre
plus grand de graines modifiées qu*en cultivant les plantes dans leur terrain
ordinaire. En 1865, désireux d'étudier Tinfluence des climats, il envoja des
graines du Phas. sphartcus hoematocarpus Savi, aux directeurs des jardins bo-
taniques de Montpellier, de Gènes, de Palerme, d'Amsterdam, da Pétersbourg
et de Christiania , avec prière de les cultiver et de lui renvojer des spécimcns
de la récolte d'automne. Seuls, MM. Todaro de Palerme et De Notaris de Gènes
correspondirent au désir de M. Hoffmann et les graines qu'ils envojèrentse
trouvèrent exactement semblables à celles qu'ils avaient semées.
De toutes ces considérations, dont nous n'avons pu donner qu'un abrégé
très-succinct, et pour le détail deaquelles nous renvoyons le lecteur à l'ou-
vrage lui-mème, Tauteur déduit que Thypotbèse de Darwin est fondée sur
des prémisses non sanctionnées par Texpérience. Mais tout en signalant ce
coté faible, M. Hoffmann est le premier ò, reconnaltre la grandeur et la
simplicité de la conception darwinienne; et il se rallie k Topinion suivante,
exprimée dans un journal littéraire allemand:
< Supposons, et ce cas n'est point impossible, qu'après des recberches
» séculaires, la totalité ou la majorité des savants compétents se déclarent
> contre la théorie de Darwin, il n'en serait pas moins vrai que Tappari-
» tion de cette théorie a marqué une epoque nouvelle et grandiose dans la
> science. Si Ton considero que depuis la publication du livre sur Torigine
> des espéces, des milliers d'yeux inattentiCs jusqu'alors, ont commencé k
> examiner la nature k un point de vuo nouveau , on ne s'étonnera plus de
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BIBLIOGRAFIA 313
» rimmense nombre de vérites inattcndues qui ont jailli de ce concours
» d'obsenrations accumalées par les efPorts des défenseurs aossi bien que dea
» adversaires du darwinisme. Peu importe à ravancement de la science,
» aoquel des deux pariis resterà fiaalement la victoire. Une erreur souvent
» a condoit à des découvertes merveilleoses, et plus d*une fois il est arrivò
> aoz investigateors de la véritó ce qui arriva k Saiil qui , envoyé k la
> recherclie des &nesses de son pére, trouva un royaume. »
E. Leyhb.
Sulla struttuba anatomica della foglia neWAtriplex numtnularia Hort. Os-
servazioni fatte da G. Ligopoli. (Estratto dagli Annali déW Accademia
degli Aspiranti Naturalisti, Seconda Era, voi. II. Napoli 1869), in-8.
12 p. con una tavola.
L* Autore richiama l'attenzione sulla natura del parenchima verde e
sulla conformazione dei fascetti fibre vascolari delle foglie di cotesta pianta.
Riproduciamo le conclusioni di cotesti studi con le parole stesse dell' autore.
l.^ Nella foglia dell' J.^rfpZ^ nummtdaria esiste un tessuto cellulare
sotto-epidermico che non ò V abituale parenchima verde ; esso h analogo per
la forma delle cellule e per la natura del contenuto amorfo ad una specie
di tessuto la prima volta ritrovato dal Trecul nel Pipcr hlandum e nelle
Begonie; colla differenza però che nella specie in esamo si trova quasi ugual-
mente sviluppato in tutte e due le pagine della foglia, mentre nelle altre
sta solo a pagina superiore.
2.® L* epidermide che per sé stessa non offrirebbe notabili particola-
rità h ricoperta da un gran numero di glandole cuticolari, che pel modo di
crescere e di conformarsi si deprimono mutuamente e si convertono in squame ,
alle quali ò dovuta la tinta grigiastra della foglia.
3.® n parenchima verde della foglia consta di due sistemi di cellule ,
uno centrale che circonda immediatamente i fascetti fibroso- vascolari, T altro
periferico come quello che normalmente si trova in tutte le foglie aeree.
4.® Nel primo sistema le cellule han figura che varia tra la conica e
la rettangolare, e sono disposte circolarmente come si scorge nel taglio tra-
sversale. La loro parete h pìh spessa che in quelle limitrofe, e contengono
amido, clorofilla, ed amido e clorofilla insieme in un medesimo granello.
b."^ Poiché la consistenza di queste due sostanze ha dato luogo alla
ricerca di sapere quale di esse sia la prima a formarsi , e come abbia luogo
la costituzione della clorofilla col noccioletto amidaceo , le indagini all'uopo
istituite in un momento in cui la mente era sgombra d' idee preconcette,
hanno dimostrato evidentemente che V amido e la clorofilla in forma granu-
lare nella medesima cellula sarebbero due formazioni autonome, e Tuna
mai sempre indipendente dall'altra, quantunque si abbiano per base di
loro formazione un elemento comune, il plasma della cellula vegetale, e
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314 BIBLIOGRAFIA
che il noccioletto amidaceo , quando esiste entro il globulo di clorofilla , sa-
rebbe una formazione secondaria.
6.® I globettini di amido libero non presentano struttura apprezzabile
ai più forti ingrandimenti; ed i grani di clorofilla assumono la forma ve-
scicolare perchè elimitati da una pellicina anista che ne costituisce la pa-
rete propria. Essi perciò si potrebbero paragonare alle cellule gonimiche dei
liicheni , anche per avere come quelle il potere di riprodurre sé stesse nei
modi che abbiamo di sopra indicato néiV Atriplex nummuHaria, ed ancora
constatato né\Y Acrosticum àlcicome.
Eed.
De" vantaggi che lo studio della botanica può ritrarre da una collezione di
autografi t aggiunto un cenno storico sovra il Cirillo. Letto all'Accademia
Pontaniana neUa tornata del dì 28 febbraio 1869 dal socio ord, Vincenzo
Cesati. Napoli, 1869, in-8, 18 p. con autografo dei Cirillo.
11 titolo di già spiega a sufficienza lo scopo di questo scritto, ed io non
starò a ripetere tutti i vantaggi che possono risultare da un autografìario
per gli studi fitografici e che sono stati elegantemente esposti dall'autore.
Le notizie sullo sventurato Cirillo, a cui i quieti studi di Flora non valsero
per difenderlo dalla mannaia del carnefice, si leggono con vero interesse. Ad
esse si può aggiungere il catalogo delle sue opere che il Bar. Cesati ha avuto
il gentile pensiero di comunicarci e che agli amanti di bibliografia non fark
dispiacere di vedere qui riprodotto, essendo più completo di quello pubbli-
cato dal Carusi (Vita di Domenico Cirillo, ediz. 4.*, Salerno 1869).
1. Ad botanicas institutiones introductio. Neap. 1771, in-4. con 2 tav. (V'ha
una ediz. del 1766).
2. Funda menta botanica, si ve philosophise botanic» esplicatio. Neapoli,
pars. I, 1783; pars. Il, 1787, in-8. con 2 tav.
NB. — Sul frontispizio del voi. Il leggesi Edilio tertia auctìor. Ebbi
questa edizione dalla Germania, ed ò quella alla quale si riferisce la let-
tera del Yahl. — Delle due precedenti non mi fu possibile avere contezza.
8. De essentialibus nonnullarum plantarum characteribus. Neap. 1784, in-8.
con 4 tav.
4. Plantarum rariorum regni Neapolitani, fase. I. Neap. 1788, in-foL con
12 tav. col. — fase. Il, Ne^?. 1792, in-fol. con 12 tav. col.
5. Tabulsa botanica elementares. Neap. 1773.
NB. — Così sta stampato neir opuscolo del Carusi. — Nel Prìtzel
(Thesaur, p. 49) all'art, n. 1860, leggesi: € Tabulse hot. elem. quatuor
priores, sive Icones partium qusa in fundamentis botanicis describuntur.
Neap. 1790, in-fol. min. pag. 18, tab. 4. — Nell'elenco a stampa com-
pilato nel 1791 dall' istesso Cirillo sta unicamente notato: Tabule bota-
nicsB elementares quatuor primse. in-4. senz' altra indicazione.
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NUOVE PUBBLICAZIONI 315
6. De Cypero papyw Neap. 1787.
Cosi nel Camsi. — Io riescii, or sono pochi giorni , a disseppellire
una magnifica edizione Bodoniana, in-fol. max. s. imp., presso ono dei
più meschini rivenditori di libri usati, ed ò precisamente quella men-
zionata dal Pritzel 1. e. all'art, n. 1861. Eccone il titolo:
€ Dominici Cyrilli, M. D., Ci/perus Papyrtis Parmce. In sedibxis
Palatinis, 1796. Typis Bodonianis, » in-fol. max. con 2 tab. col.
Nella prefazione l* autore non fa cenno di una precedente edizione.
7. Discorsi accademici. Napoli 1789, in-12.
NB. — Sono in numero di 11; soltanto l'ottavo « Del moto e deUa
irritabilità de* vegetabili > risguarda alla botanica.
8. Oratio prò studiorum instauratione, in-4. ? Con questo titolo (erronea-
Toente scrissi Inaugurazione nella mia memoria), sta accennato questo
lavoro dal Cirillo stesso nel suo elenco. Non v*è apposta data; non si
sa se abbiavi qualche attinenza colla botanica; da nissuno vien fatta
menzione del medesimo.
Il testo del II fase delle plant. rar. fu riprodotto negli Annali di botanica
deir Ustori, fase. Xm (anno 1795) p. 44-65. — L'tfsteri prometteva la
ristampa anche del I fase; ma più non si sovvenne.
Le seguenti opere botaniche vengono accennate dal Carusi siccome
inedite:
a) Institutiones botanicse juxta Methodum Toumefortianam. (Forse il primo
lavoro del Cirillo);
ì)) Plantarum rariorum r. Neapolitani fase, tertios;
e) Monografia su le Orchidi;
d) Osservazioni all'opera di Buffon ed al Genera pi. del Linneo.
NUOVE PUBBLICAZIONI.
AxsLL, S. — Om anordningama de fanerogama v&xtemas befruktning af
Severin Axell, med 58 i texten intryckta figurer. — Sfcockholm iwar
haeggstrSms boktryckeri 1869; in-8. 116 p. Pris 2 Rdr. Rmt.
Babington, Ch. C. — The British Rubi. An attempt to discriminate the
spieces of Rubus known to inhabit the British Isles ; in-8. 305 p.' —
London 1869.
Baillon, H. — Histoire des plantes. Monographie des Connaracées et des
Légumineuses-Mimosées. Illustrée de 37 fig. dans les textes. Paris (Ha-
chette) 1869. gr. in-8. 71 p. Prix 4 fr.
BoMMEB, J. E. — Les Platanes et leur culture; in-8. 24 p. e 2 tav. — Bruxel-
les, (Mayolez), 1869.
Dabwin, Ch. — Notes on the fertilization of Orchids (from the Annals and
Magaz. of Nat. History, for september 1869), in-8. p. 19.
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316 PERIODICI
Delfino, F. ^ Ulteriori osservazioni sulla Dicogamìa nel Regno vegetale,
per Federico Delpino , aiuto alla cattedra di botanica di Firenze , ec.
— Parte prima. — Milano (tip. Bemardoni) 1868-69, in-8. 243 p. (Estratto
dagli Atti della Società Italiana di Scienze Naturali. Milano, voi. XI-XII,
1868-69.)
GoUNERMANN, W., und L. Rabenhobst. — Mycologia europsea. Abbildungen
aller in Europa bekannten Filze m. kurzem Text versehen. Gross Quart.
Heft. 1 u. 2. Tab. l bis 12. — AmanitaD. — Dresden 1869.
Hawabd, J. Elliot. — The Quinology of the East Indian Plantations, con
3 tav. color. X. 44 p. — London, (L. Reeve and Co), 1869.
Uagbka, Karl. — Phanerogamen-Flora des Herzogthums Oldenburg, auf
Grundlage von TrentepoPs Flora unter dem Beistande anderer Botani-
ker zusammengestellt von Karl Hagena. (Separatabdruck aus dem 2.
Bande der Abhandlungen des naturw. Yereines za Bremen). — Bremen ,
(Mailer), 1869; in-8., 49 p.
KocH, Karl. — Dendrologie. — B&ume, Straucher und Halb-Str&acher,
welche in Mittel-und Nord-Europa im Freien kultivirt werden. — Parte
prima, contenente le Polipetale; in-8. grande, 775 p. — Erlangen,
(F. Enke), 1869.
March AND, L. — Ré vision du groupe des Anacardiacées. Paris (Baillière) 1869.
Gr. in-8. 198 p. con 3 tav. in rame.
Meissker, C. F. — Denkschrift auf Cari Friedr. Phil. von Martius; in-4.
28 pag. — Miinchen, (G. Franz), 1869.
ScHiMPER, W. Ph. — Traiti de Paleontologie vegetale ou la Flore du monde
primitif dans les rapporta avec les formations géologiques et la Flore
da monde actuel. — Deux voi. gr. in-8. avec un atlas de 100 planches
grand in-4. lithographiées. — Parie (J. B. Baillibre et Fils, rue Hau-
tefeuille 19), 1869. — Sono di già in vendita il voi, 1. ed i fase. 1-2
dell'atlante, contenenti 50 tavole. Prezzo L. 50.
SoHLOSSER, J. C. et-FARKAs-VuROTiNOViCH, L. — Flora croatica exhibens stir-
pes pbanerogamas et vasculares cryptogamas qusB in Croatia, Slavonia
et Dalmatia sponte crescunt nec non illas qu» frequentissime coluntar.
— Zagrabriae, apad fr. Zupan (Albrecbt et Frédler) , 1869.
Tbrracciano, N. — Notizie intomo aM'AQantus glandtdosa Denf. e sua col-
tivazione sui monti Tifati. — Caserta, 1869, in-8. 15 p.
Periodici.
The Journal of Botany Brìtish and Foreign edited hy Berthold Seemann,
Num. LXXVn-LXXXI, 1869.
GuiLFOYLE, W. R. — Botanical tour among the South-sea Islanda, p. 121.
Boswell-Syme, J. ^ Report of the London botanical exchange Club, p. 136.
DiGKiE, Prof. — Notes on rango in depth of marine Algse, p. 148.
Carruthers, W. — On the Genus Knorria, Stem. (con una tav.). p. 153.
Anderson, Tdomas. ^ Report on the cultivation of Cinchona in Bengal for
the year 1867-68. p. 155.
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PERIODICI
317
Hance, H. F. — On Ilabenaria Micrsiana, Champ*, p. 161.
— Sertulum chinense qaartum, p. 163.
Makn, Hobage. — Statistica and geographical rango of Hawaiian (Sandwich
Islanda) pianta, p. 188.
MdELLEB^ Febd. von. — Report of the Victorian Government Botaniat,
p. 183.
Bracn, Alex, and G. Bodché. — Reviaion of the Genna Sanguisorba,
p. 202.
MiEBS J. — On the Genoa Symbólanihus. (con una tavola), p. 217.
BucHENAU^ Fr. — Index criticua Batomacearum, Aliamacearum, Jancaglna-
cearomque hucnaque deacriptarum, p. 219.
Cbombbé, James. — New Britiah Lichena, p. 282.
Hance, H. F. — Notea on the Fem-Flora of China, p. 234.
Prbntice, Ch. — On new apeciea of Hypoderrhis, p. 240.
WoBTHiNGTOS G. Smith. — New and rare Britiah Hymenomycetoua Fungi
(con una tavola), p. 249.
L.\iTDBB LiNDSAY, W. — Notoa on aome Compoaitce of Otago, New Zealand.
p. 252.
Mobe G. a. — Diacovery of Atra uliginosa Weihe, at Roundatone, Co. Gal-
way. p. 265.
Tlie Journal of the Linnean Society. — London. Voi. XI.
Botany. n. 50, 51.
Spbuce, R. — PalmsB Amazonicse, aive Enumeratio Palmanim in itinere auu
per regiones Americse aBquatoriales lectarum. p. 65.
Jahrbacher fUr wissenschaftlidie Botanik. Herauagegeben von D.' N. Pringaheim.
Voi. Vn. Parte 1-2. cop 12 tav. Leipzig (W. Engehnann) 1869.
Baranetzky J. — Beitrag zur Kenntniaa dea aelbatandigen Lebena der Flech-
tengonidìen, mit. Taf. 1. p. 1.
Buchenau, Fr. — Ueber die Richtung der Samenknoape bei den Aliamaceen,
mit Taf. 23. p. 19.
LuEBSSN, Chr. — Zur Controverae Uber die Einzelligkeit oder Mehrzelligkeit
dea PoUena der Onagrarìeen, Cucurbitaceen und Corylaceen, mit
Taf. 4-6. p. 34.
Fischer von Waldheim. — Beitrage zur Biologie und Entwickelungageschichtc
der Uatilagineen , mit. Taf. 7-12. p. 61.
MùLLER, N. J. C. — Unterauchungen iiber die Diffuaion atmoaphàrischer
Gaae in der Pflanze und die Gaaauaacheidung unter verachiedenen Be-
leuohtungabedingungen, Il Theil, mit. Taf. 3. p. 145.
— — Ueber den Durchgang von Waaaerdampf durch die geachloaaene Epi-
dermìazelle. p. 193.
Notiz iiber die Farbstoffe im Chlorophyll. p. 200.
Kraus, Gr. Ueber die Ursachen dor Formanderungen etiolirenden Pflanzen.
p. 209.
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318 PERIODICI
Linnaea. Ein Journal far die BoUmik in ihrem (janzen Umfange. Nuova
Serie, voi. II, parte I. 18G9.
MClleb, Carolus Hai. — De Muscorum Ceyloneusium coll«ctione, p. 1.
Kuhn, Max. — Reliquias Mettenianae, p. 41.
Hedwigicu NotizUatt far kryptogamische Studien. N.*» 4-7, 1869.
Fdckel, L. — Ueber Fleischhakia Auerswald, p. 49.
MiLDE, J. - Bryologiscbe Mitthcilougen, p. 49.
KChn, J. — Calyptospora nov. gen. Uredinearum, p. 81.
Auerswald, B. — Sarcospluera Awd. novum genus Discomjcetum, p. 82.
JuBATZKA et MiLDE. — Barhda insidiosa sp. nova, p. 97.
Flora, oder aUgemeine botaniscJie Zeitung. Regensbarg, n. 18-21, 1869.
Wabming, Eoa. — Uebersicht flber die wichtigsten Erscheinungen in der
diinischen botanischen Literatur, p. 273.
Ntlandbb, W. Circa reactiones Parmeliarum adnotationes, p. 289.
— Addenda nova ad Lichenographiam europseam, p. 293.
SoHBFFEB, H. C. C. — Observationes phytographicsB, p. 299, 305.
Hasskabl, C. — C. van Gorkom's Bericht ùber die Chinakultor auf Java.
1 Quartal 1869, p. 310.
Nylander, W. — De reactionibus in genere Bicasolia, i^. 313.
— De reactionibus in genere Physcia, p. 321.
llEiGHENBAOH fil. » Cypripedium Parishii, p. 222.
Botanische Zeitung n. 29-37. — 16 luglio, 10 settembre 1869.
HiLDEBBAND. — Weitere Beobachtungen Uber die Best&ubung der Blathen.
p. 473. 489. 505.
Ealghbbehneb, C. — Polypori species nova. p. 496.
Seynes, J. de — Ueber Mycoderma vini, p. 521.
Reiohenbach, fil. — Zu Neurosoria Mett. p. 525.
Pfitzer. — Ueber die mehrfache Epidermis und das Hypoderma. p. 526.
Haustbin, J. — Ueber die Einbobrung der Geraniaceenfriichte in den Boden.
p. 528. ,
Db la Rub, E. — Ueber Krystalldrusen bei einigen Pflanzen. p. 537.
Kuhn, J. — Der Rost der RunkelrubenblS*tter , Uromyces Beta. p. 540.
LoRENTZ, P. G. — Notiz ùber die einbeimischen Cinclidotus-Arten p. 553.
MOLLER, N. J. C. — Eine allgemeine morphologiscbe Studie. 1. Die Schimper-
Braun'achen Constanten. p. 509.
De Bart, a. — Zur Kenntnisa insektentòdtender Pilze. p.'^85. 001.
MOLLER, Fritz. — Ueber eine dimorpbe Faramea. p. 606.
BuUetin de la Société Botani(iue de France. Tome XVI, n. 1-2, 1869.
RozE ET CoRNU. — Sur deux nouveaux types génériques (Cyrtosiplkon et Ba-
sidiophoraìi p. 7. v
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PERIODICI 319
FouBKiBB, E. — Sur le groupe des Lennoacées, p. 10.
Clo8. — De rinnocuité dee fruits de Tlf common, p. 12.
Chatin. — Sur les arbres et arbostes taruffiers, p. 19.
DucHABTBE. — SoT nn cas de formatioa de racìnes adventìves intérieu-
rea, p. 26.
Setnbs de. — Snr le genre Mycencuirum, p. 29.
liOHBABD, A. — Sur les feuìlles normales du Lathyrus Aphaca, p. 34.
Clos. — Des caractères du genre Koelreuteria, p. 34.
RoTBB. — Nécessité d*un nouveau signe pour indiquer la durée de certaines
plantes, p. 37.
Fbanghbt. — Sur les yariations parallèles de quelques Verbascum, p. 38.
Gband, le. — Sur la végétation de la plaine du Forez, p. 58.
Db Candolle. — Sur les conditions de la végétation des Truffes, p. 62.
— Béponse k diverses questions et critiques faites sur le recueil dea • Loia
de la nomenclature Botanique, » p. 64.
Gbis. — Sur les ovules des Cycadées, p. 81.
BoTEB. — Plantes nouvelles pour la Cdte-d'Or (deuxième partie), p. 90.
Pbillibux. ^ Sur les propriétés endosmotiques des cellules geléea, p. 91.
Mabtins. — VAnagyris fcetida considerò comme un type exotique, p. 100.
DuBiEU DI Maisonnbuye. — Sur le Ficus repens, p. 104.
DuYAL-JouYE. — Sur les feuilles et les noeuds de quelques Graminées, p. 106.
— Sur les parois cellulaires du Panicum vaginatumy p. 100.
Clos. — De Tirritabilité des stigmates chez les Bignoniacées, p. 114.
— De la question de priorité quant à Tétablissement de la famille des
Cycadées, p. 115.
Sapobta. — Sur la flore des terrains pliocènes de Meximieux, p. 117.
Faiybe. — Sur la nature morphologique de Tovule chez le Primula sinensisy
p. 124.
Pbillibux. — Effet de la gelée sur les plantes; formation de gla9on8 dans
les tissus des plantes, p. 140.
LoBET. — Lettre sur la confusion d'un Narcissus hybride avec le JV. biflorus,
p. 152.
Pebabd. — Sur la flore de Tarrondissement de Montlu^on, p. 154.
BozE. — Sur quelques ergots de diverses Graminées, p. 176.
BuQetin de la Société BoycUe de Botanique de Bdgique, Bruxelles. Tome VIU,
n. 1, pam le 19 aoùt 1869.
HoBEN, Fbanq. van. — Observations sur la physiologie des Lemnacées,
p. 15.
CoGNiAUX, Alf. — Essai d'analyse des Moosses pleurocarpes de Belgique
sans le secours des organes de fructification, p. 88.
PiBÉ, L. — Recherches bryologiques. — Revue des Mousses acrocarpes de
la flore belge, p. 109.
Martinis, a. — Quelques mots sur VAlsine paMìdat Dmrt. p. 135.
Marchal, è. — Les Muscinées des environs de Visé. p. 136.
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320 PERIODICI
Annales des Sciences ncUuréUeSj 5* sèrie, Boianique, Tome X, n. 1, 2. 1868.
(15 juin, 15 ooùt 1869).
Seynes, J. de. — Sur le Mycoderma vini, p. 3.
Trécul, a. ^ Observations sur la levùre de bière et sur le Mycoderma cer-
visiiB, p. 10.
— De riufluence de la generation dite spontanee sur les résultats des
recherches concemant T origine de la levùre de bière, p. 39.
Van Txeqhbm. — Anatomie de rutriculaire commun, p. 54.
MiLLARDBT. — Sur la nature du pigment des Fucotdées, p. 59.
SiRODOT, S. — Le Cóleanthus suhtUis, dans le département d^Dle-et-Vilaìne,
p. 65.
Kraus, Gr. — La tension dù tissu et ses conséquences (Die Gewebespannun^
des Stammes und ihre Folgen). Analyse par M. Millardet. p. 71.
Faivre, e. — Études physiologiques sur le latex du Mùrier blanc, p. 97.
Beale IstittOo lombardo di scienze e lettere. Rendiconti. Serie II. Voi. II. 1869.
Milano.
Gaboyaolio, Santo. — Di una nuova specie di Sensitiva arborea che si
coltiva neirOrto Botanico dell* Università di Pavia (sunto di una me-
moria) p. 39.
Messan nome specifico ò dato a questa nuova specie di MimoBa. La descrizione ò in
italiano. Non conosciamo la memoria in esteso.
— Sulla istituzione di un laboratorio di Botanica crittogamica per lo studio
delle malattie delle piante e degli animali, che sono prodotte da critto-
game parassite, p. 712.
Atti del Beale istituJto veneto di scienze, lettere ed arti. — Serie IIL —
Voi. XIV. — 1868-69.
VisiANi E., e Saooardo, P. A. — Catalogo delle piante valscolari del Veneto
e di quelle più estesamente coltivate, p. 71. 303. 477. (continua.)
Ci riserbiamo di dame una notizia ai nostri lettori quando sar& finito di pubblicare.
Bollettino détta Società geografica italiana. Fase. DI. Firenze. Sett. 1869.
Delfino, F. — Alcuni appunti di Geografia Botanica a proposito delle Ta-
belle Fitogeografiche del prof. E. Hoffmann. p. 273.
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321
VARIETÀ E NOTIZIE.
CoNOBESSo DI Natubalisti ITALIANI. — Nei gionù 23-26 dello scorso agosto
ebbe luogo in Catania la IV Riunione straordinaria della Società di Scense
naturali di Milano. I lavori presentati alla Sezione di Botanica non furono
molti e per la massima parte si ridussero a comunicazioni, a rettifidiOi a notizie.
Presiedè i lavori della Sezione il padre Tomabene direttore dell'Orto
botanico di Catania. Egli presentò un suo lavoro sui Licheni della campagna
romana; un primo Supplemento alla sua « Lichenographia sicula » e due
comunicazioni, una relativa alle Crittogame vascolari dell* Etna ed una
intomo ai frutti delle CéUis occidenUdis e 0. Tournefartiù — Il prof. Pedicino
annunziò la presenza del Triceratium arcticum nel mare di Capri e descrìsse
una nuova Coccaneis raccolta pure a Capri assegnandole il nome di Cpar-
' ihénopea, — Il prof. Licopoli parlò di alcuni suoi studi anatomici sulle
glandolo che si trovano più frequentemente nei lobi del calice della Te-
coma radicanSf della Catalpa bignonioides e di altre specie consimili —
n prof. Gibelli presentò una Memoria corredata dei relativi disegni «-Sulla
genesi delle fruttificazioni dei Licheni angiocarpi ». I gonidi secondo le con-
clusioni di questo lavoro concorrerebbero direttamente e come « elemento
essenziale » alla genesi di quei Licheni col fornire ad essi il materiale per
la formazione degli aschi e delle spore. La teorìa del signor Schwendener,
secondo la quale i Licheni si dovrebbero riguardare come Funghi che si nu-
trono di Alghe, troverebbe un certo appoggio negli studi del prof. Gibelli, se
studi ugualmente diretti ed ugualmente recenti instituiti dal signor FQisting
non venissero a negare ai gonidi qualunque azione sulla genesi degli apoteci
dei Licheni angiocarpi. Altre esperienze ed altre osservazioni potranno de-
cidere la questione se, come avvertiva il prof. Gibelli, specialmente in cose
tanto delicate gli osservatori vorranno avere uguale il metodo come hanno
uguale lo scopo. — Il sig. Caldesi volle richiamare alla mente le Alghe ma-
rine della Sardegna fatte raccorrò e pubblicate attraverso le peripezie poli-
tiche del 1866 dal signor Lud. Rabenhorst di Dresda, declinando ogni respon-
sabilità relativamente alla scelta e alla determinazione di alcune. — Fu anche
annunziata la lettura dì una Memoria del prof. Silvestri sullo sviluppo della
materia oleosa nel fiore e nel frutto delle olive , ma ciò non ebbe luogo al-
trimenti perchè r autore fu chiamato a presiedere ai lavori di altra Sezione.
Egli avrebbe poi dato notizia di una pioggia particolare avvenuta in Cata-
nia il 23 marzo 1869 durante una forte burrasca e vento impetuoso di le-
vante. L* acqua era rossastra: non ne fu conservato alcun residuo ma per
quello che si può rilevare da un disegno di una goccia ad un ingrandimento
di 500 diametri fatto alla camera lucida dallo stesso prof. Silvestri sembra
che una tale colorazione fosse dovuta alla presenza di un Alga d' acqua dolce
{Chtamydococcw pluviaiis?) prevalente su frantumi di Lyngbya su molte ma-
terie terrose, VorticeUe ec, provenute forse dai palustri dintorni di Siracusa
e di LentfhL
Nwvo Oiom. Boi. Ital. 21
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322 VARIETÀ E NOTIZIE
In ana gita alle Isole dei Ciclopi poterono i Botanici Ik convenuti rac-
corrò varie specie di Alghe e di Licheni, e nclV escursione alla cima del-
TEtna arricchire le proprie collezioni di molte piante particolari a quella
localitk e studiarne la distribuzione sui fianchi stessi di quella grande
montagna. E. M.
Cattedra di botanica nella R. Università di Torino. — Sappiamo
che cotesto posto h stato messo a concorso. Quantunque noi crediamo che il
concorso alla Cattedra di Botanica di Napoli neir anno 1867 avesse fatto
chiaramente conoscere chi per meriti dovrebbe essere scelto pel primo posto
vacante, quando non fosse accettato da altri che vi avesse diritti indiscu-
tibili, pure non ci dispiace di vedere un nuovo concorso, piuttosto che
correre il pericolo di rimettersi al giudizio della Facoltà medica di Torino.
Quanto essa sia poco competente a giudicare questioni di Botanica, lo ha
chiaramente dimostrato facendo stampare sotto i suoi auspici l'opera sui Fun-
ghi del signor Valenti. Se essa non ne ò convinta legga la rivista crìtica che
di cotesta opera ò stata data nel Journal of Botany di B. Seemann, nel fa-
scicolo di Luglio di quest'anno a p. 207. La critica è acerba, e satirica, ma
ad onta del dispiacere che ci fa e della vergogna che proviamo (non tanto
per il suo autore, quanto per la detta Facoltà) siamo costretti di confessare
che è la pura e nuda verità.
Fiori singolari. — Il Dott. Seemann sul principio di quest'anno ha tro-
vato nelle montagne di Nicaragua (America centrale) presso la miniera di
Jovali, una Aroidea gigantesca prossima pei caratteri al genere Dracontium;
e3sa aveva una spata di due piedi di lunghezza e un piede e 8 pollici di dia-
metro, che era sorretta da un peduncolo di 4 pollici di diametro ed alto 4 piedi.
Lo spadice era 4 pollici lungo e 9 largo. — La pianta aveva una sola foglia
di 13 piedi d'altezza ed il solo picciolo ne misurava dieci. — Nel medesimo
viaggio il Dott. Seemann ha trovato pure un genere nuovo di Anonacea
molto rimarchevole per la dimensione e V odore cadaverico dei suoi fiori, di
un colore atro- violaceo. Il Dott. Seemann crede che sia T Anonacea a petali
più grandi , ma se è vero che i suoi fiori sono della dimensione di un Tuli-
pano, io rammenterei che quelli dello Sphaerothalamus insignts Hooker, di
Bomeo sono alquanto più grandi. — Sapranthus Nicaraguensis h il nome
di battesimo della nuova specie, che non è punto più simpatico del carat-
teristico Stinkadora che volevan darle i nativi. È notevole che fra le Ano-
nacea americane il colore violaceo scuro e l'odore cadaverico è assai fre-
quente, segno sicuro che esse sono fecondate da mosconi, come ci ha fatto
conoscere il signor Delpino , essere il caso per VAsimina trUoba. Cotesta cir-
costanza sembra molto più rara fra le Anonacee asiatiche (se pure occorre
talvolta) e non mi si é mai offerta fra le oltre 120 specie di cotesta famiglia
da me raccolte in Bomeo.
Orto dei Semplici in Firenze. — Il prof- Carnei ha lasciato la dire-
zione dell'Orto botanico de' Semplici in Firenze, eh' è stato ceduto dal Gk>-
vemo al Municipio della città. Bbdat.
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323
INDICE
Lavori Originali
Arcangeli, G. — Sopra alcune forme regolari delle cellule vegetali. Pag. 209
ÀRDissoNE, F. — Studi sulle Alghe italiche. Ordine delle Crittonemee. > 161
Beogari, 0. — Illustrazione di due nuove specie di piante bomensi. » 65
Caldesi, L. — Lenzites faventina. Cald ^^ ,_ . » 133
Caruel, T. — Sulla Cyclanthera explodens » 14
— Foljgalacearum Italicarum conspectus » 18
— Sulla Gimnospermìa delle Conifere » 92
— Juncearuni italicarum conspectus » 96
— Sul vincolo lanuto nei semi delle Luzole » 130
— Struttura delle foglie della Passerina hirsiUa » 194
— Valerianacearum italicarum conspectus » 213
— Nota sulla Veronica longistyla Ball > 292
Delfino, F. — Rivista monografica della famiglia delle Marcgraviacee. > 257
— Breve cenno sulle relazioni biologiche e genealogiche delle
Marantacee > 293
De Notaris, G. — Nota sulla Ligula delle Graminacee . . . . > 25
Margugci, e. — Le ricerche del D.' P. Savi sulla Fecondazione della
Sàlvinia natans > 198
Pasquale, G. A. — Nota sulla Pachira glabra » 221
— Nota sulla Tetranthera causticans >
Savi, P. — Nota sulla Bivoruea Saviana Car » 195
— Continuazione delle ricerche sulla fecondazione della Sàlvi-
nia natans • > 203
Trevisan, V. — Sul genere Dimelsena di Norman » 103
Uzielli, G. — Sopra alcune osservazioni botaniche di Leonardo da Vinci > 7
Bibliografia, Varietà, Notizie, Necrologie.
Adansonia .... Pag. 141-147
Alkanna lutea. » 160
Annales des Sciences natu-
relles. . . . ^ 62-145-255-328
Annals and Mag. of Nat. His-
tory » 53
Aroidea gigantesca .... » 322
Associazione libei'a dei colti-
vatori a Ghistelles ...» 64
Atti del R. Istituto lomb. di
scienze e lettere. ...» 320
Atti del R. Istituto veneto . » 320
Atti della Soc. ital. di Scienze
naturali > 60
Raillon (Adansonia) . . > 141-147
Backhouse, James. — Cenno
necrologico »
BéUevalia Wébbiana. ...»
Bericht (13) der Oberhessi-
schen Gesellschafk fìir Na-
tur-und Heilkunde ...»
Bbrtoloni, Antonio. — Ne-
crologia »
Bibliografia . . » 27-133-222-307
Biblioteche di Firenze . . . » 138
BotanischeZeitung »59-61-141-254-318
BuUetin de la Société Bota-
nique de Belgique . . . » 319
64
158
256
149
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324
INDICE
Bnlletin del la Société Bot. de
France. . Fag, 142-146-255-318
Ballettino bibl. » 60-138-252-315
Ballettino della Soc. geogra-
fica italiana > 320
Càbubl, T. — Sai modo di
tenere i cataloghi degli
Orti Botanici » 157
Cattedra di Botanica a To-
rino » 159-317
Ceratonia Siliqua » 160
Comptes rendas hebd. dea
séancefl de TAcad. dea
Sciences de Paris . . . » 147
Congresso di Naturalisti ita-
liani » 315
DiLBSSEBT, FBANgois. ^ Cenno
necrologico > 64
EcKLON, Cristian Friedbioh.
Cenno necrologico ...» 64
Esposizione orticola a Fietro-
bargo » 64
EucalyptiM glóbulus Lab. . » 159
Flora » 141-254-318
Gennari, P. — Piante morte
per il freddo in Sardegna. > 159
Hedwigia . . . Pag, 58-61-140-318
58-317
> 256
» 222
57-318
158
153
Jahrbùcher ffir wiss. Bota-
nick »
Knapp, D. — Esplorazione
Botanica nella Bosnia. .
Lamenti del Redattore. . .
LinnsBa »
Martius, Carl Friedrich von >
Mimismo dèlia, BéUevalia Web-
bìana >
MoRis, Giuseppe Giacinto. —
Necrologia >
Parlatore F. — Cenni necro-
logici di Antonio Bertoloni
e Giuseppe Moris ...»
Pioggia di Polline .... »
PoBPPiG, Eduard. — Cenno
necrologico
Pringsheim (Jahrb.). . . »
Repertorio di Bibliografia bo-
tanica per r anno 1868. >
SapranthtM nicaraguensis . .
SCHKITZLEIN, AdALBERT. —
Cenno necrologico • . .
Seemann (The Joum. of Bo-
tanj) .... » 49-61-140-316
The Journal of the Linnean
Society ...» 54-60-140-817
149
160
58-317
42-143
» 322
» 63
RIVISTE BIBLIOGRAFICHE
Baillon, H. — Histoire des Plantes Pag. 37-247
Batka, J. B. -- Monographie der Cassien Grappe Senna . » 251
BuBANi, P. — Flora virgiliana » 225
Cantoni, G. — La fecondazione dei fiori ermafroditi ... > 242
Cesati, V. — De* vantaggi che lo studio della Botanica paò
ritrarre da ana collezione di autografi ec. » 314
Cesati, Passerini, Gibblll — Compendio della Flora italiana ♦ » 238
Db Notabis, G. e Baolibtto, E. — Erbario crittogamico
italiano » 30-133
De Notaris, G. ^ Epilogo della Briologia italiana ... » 224
Db Visiani, R. ^ Nota di dae nuovi generi di piante fossili » 236
Garbiolibtti b Morigoia. — Cenni istologici sai seme del
Sólanum Lycopersicum » 243
HoFFHANN, H. — Untersuchungen zur Bestimmang des Wer-
thes von Species and Yariet&t > 307
Inzbnga, G. — Funghi siciliani » 230
LiooPOLi, G. — Sulla strattura anatomica della foglia neir J.^-
plex nummtdaria Pag, 313
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ixDicE 325
Pablatobs, F. — Flora italiana » 27
Pasquale, G. A. — Sa d* una forma inTolnta della Capala
deUa Quereus Bex » 40
— Nota sulla Fachira glabra > 221
— Flora TesuTiana > ivi
— Su di alcune piante naturalizzate, ec > 244
Riunione straordinaria della Società Italiana di Scienze Natu-
rali, tenuta in Vicenza nei giorni 14, 15, 16
e 17 settembre 1868 » 135
Sacgabdo , P. a. — Della storia e letteratura della Flora Teneta » 235
Tebraooiano, N. — L' invernata del 1869 . » ivi
— Cenno intomo a certe piante da selva cedua » 246
Tekyisak, V. — Lichenotheca veneta > 233
— Sopra le Felci denominate Struthiopteris e delle loro più
' strette affinità » 137
Walpibs. — Annales Botanices systematic» ' > 41-247
TAVOLE BELATTVE AI LAVORI OONTENUTI IN QUESTO YOLUHB.
Tav. L — CyclatUhera exphdens (vedi a pag.) 14
> n-IV. — Balanophora reflexa > 65
» V. — Brugmansia Lowi > 85
> VI-XI. — Alghe Italiche » 161
» Xn. — Biwmaa Saviana Car > 195
» X^L — Germogliamento delle spore di Saivinia
natans » 203
Ikdicb alfabetico
dei nomi di atttobi citati nei bepebtobi biblioobancl
Aitchinson, 55. 140. — Anderson, 140. 316. — Anonimo, 51. — Anzi, 42.
— Archer Briggs, 50. — Amo Aé, 254. — Amold, 56. 254. » Asa
Graj, 140. — Ascherson, 57. 61. 144. — Auerswald, 59. 61. 141. 318.
— Ausbergue, 45. — Axell, 315.
Babington, 50. 315. ^ Backhouse, 51. ^ Bagliéito, 42. 60. — Baillon, 43.
139. 141. 142. 147. 148. 315. — Baker, 48. 46. 50. — Balfour, 53. -r-
Balsamo, 253. — Beranetzky, 317. — Barber, 60. — Barla, 43. —
Bameville, 142. -— Bamsbj, 256. — Barrillet 254. — Barthelemj, 148.
255. — Bary, 43. 143. 318. — Bauer, 256. — Bautier, 43. — Beccari, 42.
— Béchamp, 44. — Beiche, 253. — Bennett, 50. 140. — Bentham, 55. —
Berkeley, 55. — Bemoulli, 61. — Bescherelle, 142. — Blanchard, 148. —
Blondeau, 54. — Bloxmam, 61. — BOckeler, 57. 61. ~ Bocquillon, 44.
— Bommer, 315. — Bonorden, 61. — Boswell-Syme, 316. — Bouché, 317.
— Braun, 44. 253. 255. 317. — Briggs, 52. 53. 61. — Brongniart, 44.
61. 147. 148. — Brown, 50. — Buchenau, 44. 51. 55. 62. 143. 317. —
Bunge, 254.
Caporale, 60. — Carrière, 44. — Carroll, 51. — Carrathers, 140. 316. —
Carnei, 44. 60. 142. 147. — Carusi, 42. — Cazin, 44. — Caspary, 141.
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326 INDICE
— Cesati, 42. 139. — Chalon, 44. 254. — Charbonnier, 44. — Chatm,
319. — Chriat, 44. 141. — Clarke, 52. — Clos, 44. 142. 146. 147. 319.
— Cogniaux, 819. — Cohn, 61. — Colin, 148. — Collingwood, 54. 60.
— Collins, 49. — Cooke, 53. — Condamine, 148. — Corderncy,
141. — Corenwinder, 145. — Cornu, 318. — Correa de Mollo, 54. —
Cosson, 142. 146. 255. — Cotton, 45. — Cramer, 143. — Crombie,
61. 140. — Crombè, 317. — Cuppari, 60. 139. — Cui-tis, 55. —
Cnsin, 45.
Darwin, 45. 55. 315. — Decaisne, 47. — De Candolle, 45. 319. — Debé-
rain, 255. — De la Rne, 318. — Delchevalerie, 253. — Delondre, 49. —
De Notaris, 42. 60. — Delpino, 42. 60. 316. 320. — Dickie, 54. 60. 140.
316. — Domer, 57. — Dubrnnfaut, 147. — Ducbartare, 45. 142. 255. 319.
— Dumonlin, 45. — Duncan , 140. — Durieu de Maisonneave , 45. 146. 319.
— Duval-Jonve, 142. 146. 256. 319.
Eaton, 255. — Eeden, 45. — Eiben, 59. — Eichler, 141. 144. 254. — Elliot, 316.
— Engelmann, 45. 144. — Engler, 57. 145. — Eulenstein, 45. — Ernst, 50.
— Eugène, 256.
Pabber, 54. — Faivre, 319. 320. — Famintzin, 58. 143. -- Farkas-Vukoti-
novich, 316. — Fermond, 45. — Filhol, 148. — Fischer von Waldheim,
317. — Forbes Watson, 45. — Foumier, 142. 146. 147. 256. 319. —
Franchet, 319. — Frank, 144. 145. — Frémineau, 256. — Fremy, 147.
— Frojo, 60. — Fuckel, 140. 318. — Fueisting, 144.
Gaddi, 252. — Gaebel, 59. — Garovaglio, 42. 320. — Geyler, 58. — Gi-
belH, 42. 139. — Gibson, 52. 53. — Gisping, 50. — GOppert, 45. 215.
— Gorini, 252. — Gorkom, 56. 57. 141. — Guillard, 141. 146. —
Goirand, 142. 146. — Gouriet, 148. — Gonnermann, 316. — Grand ,
319. — Grimm, 52. — Grindon, 45. — Gris, 147. 319. — Groenland, 146.
— Grunow, 45. 58. — Guilfoyle, 316. — GuUiver, 61.
Hagena, 316. — Hager, 253. — Hallier, 45. 56. — Hampe, 141. 255. —
• Hance, 50. 51. 52. 53. 55. 61. 140. 317. — flartig, 59. 62. 145. —
Harteen, 143. — Hasskarl , 56. 57. 318. — Hanstein, 46. 145. 318. —
Hazslinsky, 143. — Heer, 54. — Hegelmaier, 46. — Hellbom, 56. 61.
Hemsley, 51. — Hermann, 56. 143. — Henslow, 60. — Hewett, 46. —
Hildebrand, 58. 144. 254. 318. — Hilgers, 58. — Hoffmann, 46. 141.
253. 254. 256. — Hofmeister, 46. 61. 143. — Holzner, 57. — Hooker, 46.
52. 60. — Horen, 319. — Howard, 53. 54. 61. 316.
Inzenga, 42. 139. — Irmisch, 144. — Juratzka, 318.
Kalchbrenner, 318. — Kirk, 140. — Kirschleger, 146. — Klatt, 46.51.57.
— KlinggrftflP, 254. — Koch, 316. — Kraus, 148. 317. 320. — Krem-
pelhuber, 56. 254. — Kubn , 46. 52. 57. 59. 62. 255. 318. — Katzing, 46.
Lackowitz, 46. — Larambergue, 142. 146. — Lauder-Lindsay , 47. 61. 140.
317. — Lange, 46. — Lawson, 140. — Lebel, 142. — Lecoq, 146. —
Lefranc, 146. 256. — Leighton, 53. 54. — Leitgeb*, 54. 144. — Le-Maout, 47.
— Leeqnereux, 47. — Lestibondois, 148. — Leveque de Vilmorin, 147. —
Licopoli, 42. — Lindsay, 50. 51. — Lloyd, 256. — Loew, 58. — Lom-
bard, 319. — Lorentz, 47. 56. 144. 145. 254. 318. — Loret, 255. 319.
-ri Lindemann, 47. — Luersen, 47. 317.
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INDICE 327
Mac Owan, 61. — Maly, 47. — Mann, 317. — Marchal, 319. — Marchand, 316.
— Marcucci, 139. — Martens, 47. 254. — Martin, 47. — Martinis, 319.
— Martina, 147. 319. — Marson, 47. — Marò, 60. — Masters, 53. 54. 55.
— Maury, 51. — Manael Weale, 60. Maxter, 61. — Mechan, 51. 53. UO.
— Meiasner, 316. — Miégeville, 146. -— Miers, 54. 317. — Mignot, 47. —
Milde, 47. 51. 56. 59. 141. 143. 144. 318. — Millardet, 148. 320. —
Miquel, 47. 140. 142. 147. — Mitfcen, 50. 55. — Moggridge, 47. —
Mohl, 61. — Molende, 49. —Montagna, 253. — More, 52. 53. 317. —
Moreno, 48. — Morren, 253. — MìQler, C. (ber.), 48. — Mailer, C. (hai.),
318. — Mailer Fr., (von), 51. 52. 60. 317. — Moller Pritz, 59. 141. 144.
318. — Moller Fr., 144. — Moller H., 145. — Moller J., 56. 57. 58. —
Moller K., 57. — MOlbr N. C, 58. — Moller N. J. C, 58, 255. 317. 318.
— Moller N. J., 58. — MOnter. 56.
Naegeli, 48. — Nieasl, 48. 59. — Nitschke, 59. - Nylander, 56. 57. 141. 318.
Oersted, 141. — Oliver, 48. 54. — Oudemana, 48.
Parlatore, 42. 60. 255. — Pariah, 61. — Paria, 147. — Pasquale, 43. —
Paaserini, 42. 139. — Payer, 48. — Payen, 148. — Perceval Wright, 6.
— Pérard, 146. 256. 319. — Perrier de la Bathie, 146. — Petounni-
kow, 146. — Pfitzer, 58, 318. — Pfluemer, 143. — Philipp!, 143. 145. —
Pire, 48. 319. — Pitra, 58. — Planchon, 48. 142. — PoUender, 48. —
Pouchet, 148. — Powell, 52. 53. — Prentice, 317. — Preaton, 51. — Pril-
lienx, 62, 255. 256. 319.
Rabenhorat, 48. 316. — Rauwenhoff, 142. — Reboud, 146. — Reeas, 58.
59. 61. — Reichenbach, 56. 318. — Renault, 255. — Rivière 146. —
Rivet, 142. — Ripart 145. — Rohrbach, 48. — Roumeguère , 48. — Ro-
yer, 142. 255. 319. — Roze, 142. 146. 147. 148. 255. 318. 319. — Ruasel,
50. 140. — Ruason, 48.
Saccardo, 43. 320. — Sacchéro, 252. — Sachs, 48. — Saldanha de Gama, 146.
— Saliabury, 49. — Saporta, 142. 145. 147. 319. — Sauter , 57. 141. —
Savi, 43. — Scheffer, 318. — Schenk, 141, 255. — Scholaser, 316. —
Schmidt, 49. 52. 140. — SchOnbein, 144. — Schultz, 57. — Smith, 49. 50.
52. 53. 140. — Schimper, 54. 316. — Schweinfuith, 49. 57. 145. — Schwen-
dener, 143. — Scott, 55. — Shortt, 140. — Sperk, 245. — Spruce, 54.
317. — Seemann, 49. 50. 51. 53. — Senft, 49. — Seynea, 147. 148. 256.
318. 319. 320. — Silvestri, 253. — Sirodot, 320. — Solma-Laubach, 58.
61. 62. — Soubeiran, 49. — Spruce, 317. — Stizenberger, 145. — Stras-
burger, 62. 145. 255. — Stratton, 50. 51. 52. — Strohecher, 56.
Tate, 43. — Terracciano, 316. — Terreil, 147. — Thielens, 49. — Trécul, 141.
147. 255. 320. — Tieghem (van), 62. 145. 147. 148. 255. 256. 320. —
Timirjaseff, 62. — Trevisan, 60. 139. — Trimen, 50. — Tripp, 49. —
Tulasne, 255.
Valenti - Serini, 43. — Valon, 142. Vétillard, 148. — Visiani, 320. —
Wagner, 139. — Walther, 49. — Walz, 144. — Warming, 141. 318.
Watson, 52. — Windsor, 55. — Wittmach, 57. — Wittstein, 49. —
Wood, 54. — Woolls, 54. — Woronin, 59. 62. — Worthing, 140. —
Worthington, 317. — Wright, 61.
Zigno, 43.
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328
ERRATA.
Fag> 21 Un, 15, niceensis, si legga: nicffiensis. La medosima trasposizione
del dittongo è accaduta a pagine 22, l. 8, — 215, I. 19,
— 218, l 30 — 219, l. 16, — 220, l. 7, 21 e 32.
Kadsura
degli eredi, V Erbario e le altre (di-
lezioni alla dttà di Ginevra^ della
quale è oriunda la famiglia Delessert.
2 decim.
sia stato
caule monocotiledone
le Bàlanophorea
syiluppatiBsimo
era
1867
nei figli
faccie
pag. 14
20 si legga: « La section soit longi-
» tudinale , soit transversale d*une cellule adhérente k ses
» Toisines par des faces planes étant hexagonale , combien
» aura de faces le solide géométrique ou le poi jèdre qa«
» constitue cette cellule? Ses deux moitiés, siqpérieure et
» inférieure, sont embrassées chacune par »ix cellule8,ce
» qui lui donne deux fois six ou douze faces ; en outre , en
» haut et en bas, elle adhère à deux cellulea placéee
» rune en dessus, Tautre en dessous, ce qui lui donne deux
» autres £aces qu*on peut appeler ses deux bases, et qui
» portent le nombre total k quatorze. Les cellulea dont la
» coupé est hexagonale forment dono chacune, du moina
» quand elles sont régulières, un solide à quatorze fìMses
» (tétradécaèdre) et non k douze comme on le dit souyent. »
La seconda figura deve stare al posto della prima e la
prima a quello della seconda.
38 .
39, Tcdauma
64 «
4, degli eredi.
66 >
8, 2 cent.
68 >
> 21, sia stata
76 1
> 21, caule mocotiledone
— 1
> 28, la Baianophorete
78 .
* 18, snlupatissimo
151 >
► 1, avea
—
► 8, 1862
156 )
» 20, nel figlio
195
» 12, foglie
209 ^
—
► 6, pag. 43
» 8. Da onesta alla ricr
211
233
239
244
249
250
12, difficile
13, ben speciali
18, scorie
23, impetussissimi
31, finalmente
27, VAremonia e V A-
phanes,
ben difficile
speciali
scorie
impetuosissimi
facilmente
VAremonia, e V Aphanes
Fine del VoLUijifE I.
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